venerdì 31 agosto 2012

"Vara: xé gìa".

Vara: xé gía.


Novella ne la guera de Clugia di Giancarlo Varagnolo.



La scena: piazza di mercato com palchetto, a lato.

Musica ä ballo”. Personaggi giá in scena, immobilitá (“quadro”)fino apertura totale sipario.

1^

Comare 1= Misembra che lar oba oggi va a costar di piú.

Comare 2= Son tutti mariuoli codesti venditori!

C! = Uma pezza di panno la costa come du’ libbre di carne.

C2 = Poffa’, e la farina che l’é piú cruschello che fiore.

C1 = L’á bem da dir!

C3 = Oi, madonne, vedeste lo stallo del sale?

C2 = Ora che ci penso ... nol vidi.

C1 + L’é due dia che falta. Messer Nicia, che n’é del saltaio?

Messer Nicia = Non va esser facile che l’arrivi. No ‘l save, donne, che Venegie l’é presa d’assedio per quei de Pádua eGenoa?

C3 = Oh, la santa Croce! Non istará la guera achí anco ‘!?

Venditore (intromettendosi) = Son beghe de repubbliche da mar: van disputando per lo primato com la Sublime Porta.

MN = Ma, domineiddio, son infingardi saracini!

V = L’ouro e lo argento com la croce o la crescente il valor permane e non muda la fe’.

C2 = Il guadagno é guadagno.

C1 = Col dimonio istesso baratterebbero mercanzia ...

C4 (com 2 polli) Che novitá che istate assí mugugnosi. Son men concitati questi due messeri (mostra i polli)!

Acquaiolo = Acqua della fonte Gordura, toglie la sete e placa la calura! Madonne?!

C4 = Aspettiamo che lo Nostro Signore facci de novo lo meracolo de lê Canne!

C3 = Che vai a dire ...

C1 = Com l’acqua almeno si va sicure che non ci pongano zozzerie; nel vino, eh, messere ...

MN = In vino veritas veritatis veritando ...

2^

Clerico vagante = Messer Nicia, il vostro latino va migliorando!

Studente = Piú vino pi’conosentia.

Gogliardo = Ma miglior é il vino, maggior é la bontade del sapere.

MN = Eccoli qua i nostri studenti.

V = Di che vi posso servire?

A = Bevessero um po’ d’acqua, c’andrebbero meglio ...

G = Lê gentil madonne son di questi paraggi?

S = Son esse bisognose di confortevol conforto?

C1 = Andiamo, son bischeri forestieri.

C4 = Un terzo pollo lo gradirei a disnare!

CV = Gallo, madonna mia cara, gallo non pollo.

C4 = La cresta la vedo bem alta, ma lo ...

C2 = Si vada, si vada.

S = Amor che a nullo amato, amar ...

G = (canta mentre lê comari s’attardano a um banco, sguardi furtivi).

V = É tutto questo che imparate?

CV = Oh no, messere, ma di trivia e di quadrivia, di cotto e di crudo, di caldo e di fresco, di questo e di quello.

MN = Piú t’immischi com loro e peggio é.

S = Siam valenti, siam studenti, lê nostre menti piú possenti com istudiamenti ...

G = Che vedon le mie ancor assonnate pupille (s’avvia al palchetto)!

CV = De’ comici! Che s’inizi bene la giornata.

Vara: 2



V= Giornata?! L’é quase sesta.

S-CV-G = Spettacolo! Spettacolo!

Comico = Chi ci acclama ancor pria di goderci? É la fama nostra giá giunta d’innanzi a noi a pungular l adi voi curiositade e ...

G = Optime, optime (applaudendo)!

S = Bem inizio, da vero istrione.

CV = Che si va raccontando?!

C = Vi apriró il mio cuore (canta accompagnandosi com il liuto, entrano altri comici).

Un passante = Basta com lê pene d’amore, ci si faccia divertir ‘nu poco!

C = (giullarata – commenti a soggetto dal pubblico).

Comici = I fatti degli altri com nostre parole narrati vi abbiam, ahora senza parlare le nostre baravure vi abbaglieran. (giocolieri, saltimbanchi, mangiafuoco ... secondo disponibilitá)

Servo di mercante = (trafelato) Pádua entro in Clugia! Li padovani presero Clugia e tutte le saline!

Gente = (stupore a soggetto)

CV = Come?! Clugia! Presa!! (strattonando SM) Quando? Come? Che sai mai tu?!

SM = Fu ieri; no láltro ieri: tutto il contado esulta!

Che contado, infingardo pitocco! Io de Clugia so’ e mi dolgo.

SM = Discolpa, la gente de Pádua intendea.

S = Devastaron?

CV = Uccisero ...?

C1 = Chi son essi?

MN = Son de Clugia, sono estudiante de l’universitas universitatis. Quegli é figlio di messer Zeno, mercante di sale.

C2 = Lo sale de Clugia ...

SM = Altro non so; ma Venegia é rinserra e non presa, non doma. E com Pádua é Genua.

V = Ora é chiaro: la forza e l’intento ....

MN = L’invidia e la bramosia ...

G = L’onore e la riscossa: si parta, adunque!

3^

(Viene portata uma tavola e due panche, giungono altri studenti: clamore a soggetto; venditori e comari escono di scena, alcuni restano per fare gli avventori della taverna –utilizzando i banchi di vendita.)

S = Vino: é próprio quel che ci vuole. (Ballata del vino.)

Oste = Quando mai il vino non é bem voluto, cercato, bevuto?! (Vedendoli mogi) Pene d’amore!? Uh? Debiti di giuoco ...

G = Clugia é presa.

O = Clugia della laguna, sorella de Veniegia? Si mormora de l’invidia e de l’acribia de’ signori de Pádua.

G = E ora com Genua ....

O = possa: il gato e la volpe ...

S = Il leone non prevarrá!

CV = Clugia cadê ...

S = Fu tradimento ...

CV = De chi ? Perché?? No. Lo sapremo: andremo in Clugia.

G = Si parta.

Ostessa (entra) = Per andar dove? Um posto solazzevole come questo, miei cari, dove mai ...?

G = O coppiera degli dei mortali, lascia che lê nostre lagrime scorrano sui tuoi morbidi colli e monticelli e valli ....

Oa = (allontanondo lê mani di G) Piangi dalle dita, furfantello?

S = Non la pátria, non lê perdute genti, né il dolor d’essi ti smuove adunque da lubriche voglie?

G + Frate, piú che l’onor pote il digiuno ...

CV = Oh, si vada!

Vara: 3



Oa = (canzone goliardica a ballo, alcuni avventori danzano imitando Oa.)

CV = (finita la canzone, alzandosi) Io vo!

G = Si vada. (all’ao) Addio, mia musa, mescitrice d’ambrosia.

S = Clugia, veniam; ci attendi per San Marco e il Leon!

Avventore 1 = Che va a ‘ser tanto sicura de la victoria?

A2 = Che i ciuchi fosse’ boni da far battaglia, non sabia!

A3 = Oh, che l’acqua affoga e l’é salata lassú da voi.

A1 = Che a trar lo sale la si tramuti in vino?!

A2 = La stan salando bem davvero li genovesi ...

CV = Parla come badi!

S = (estraendo um pugnale) Vado a porre la língua tua in salamoia.

G = Ci mettiamo si um po’di sale ‘no tuo podice lardellato.

Ao = Oh, di grazia, ci si comporti da gentilomeni e lê disputande lê si vada a concludere in piazza d’armi co’ padrini. Voi dovete andar a salvar Clugia. Ite! Voi amate discorrere umettando la garganta com vino? Facite! Inter vos.

A3 = A praticar gli studenti ... mi diventa badessa/

(Si affievoliscono le luci, gli studenti preparono i bagagli; resta solo uma tavola + panca, gli altri escon tutti.)

G = (sale sulla panca e canta uma serenata d’addio; notte)

4^

Barcaiolo = Ssssiti che seno i vê sente, semo quase visín al pasagio.

S = Alora non ci vuol molto.

G = Speremo.

B = Si; siti! Tazé.

Armigeri = (canzone fuori scena, man mano che entrano gli studenti si accasciano – utilizzare panche come argini dell’ipotetico fiume) Notte di luna: chi mai sara si bischero da passare?!

A2 (com lanterna) = Luna o non luna, bischeri o non bischeri, siamo bem qui all’adiaccio invece d’essere a letto.

A3 = E che faresti a letto solo, eh?A2 = Chi sarebbe mai a letto solo, o grullo!

A1 (inciampando) = Mannaggia a san Crispino abate! O letamaio di Peretola: vuoi tener ferma codesta lanterna?!

S = Puzzano si, assai.

G = Il fior fiore de’ canaglie della Bassa.

B = Son contadini senza terra né famiglia né dimora.

S = Son zotici servi della gleba fuggiti; pezzenti lazzari.

B = Quando é fame ...

CV = Me li mangio io vivi se hanno fatto del male ai miei!

G = Bello stomaco!

S = E diamoci uma bella pestata, forza!

A3 = Te brombole el corpo, Nervin?

A2 = No, porché?

A1 = Siti!

B = Siti.

S = E zó!

A3 = A ghe qualcun!

G = Pronti? (cenni di assenso) Daghe!

A2 = Anvedili! (scontro a soggetto – sganciamento)

A1 = Al soccorro! All’erta!

S = Di qua pria che n’arrivino altri!

G = Pu (sputa) bravi boni da gnente, cavroni!

CV = Vien via. Allá prossima!

B = Sé tuti mati. (escono tutti – grida fuori scena)

Armigero graduato = (entrando) Di qui son dunque fuggiti?!

A2 (lanterna) = Sì, signore.


A1 = Eran assai e ci prenderon all'improvviso.

Ag = Uomini in armi o borghesi, vilici ...?

A1 = Giovani borghesi, poder 'ser estudianti.

Ag = Póffah, mariuoli dalla pancia piena! Clugia manda ben longe i suoi figli a gozzovigliare nelle universitas.

A1 = Son ricchia assai, per lo sale.

Ag = Lo sale ... Lielo salerà Padua a breve il companatico.

A1 = Venegia non è doma ...

Ag = Se l'Ungaro s'appresta, il leone sarà presto domato; per lo momento è captivo 'na gaiba.

A1 = Occorron ancor navicelle, queste malnate acque e la fanghiglia che vi sostà non permettono l'avvicinarsi né con cavalli né con grosse navi.

Ag = La fame passa sovra tutto e la penuria si porta da sé non con cariaggi.

A1 = Genua pode ser alleata fidata per l'invidia che la rode di Venegia.

Ag = Son mercanti, gli uni e li altri: fan ben i lor mercati. Hora con Padua Genua s'allea ma gli occhi volti ha nei mari d'oriente.

A1 = Gran bella cosa ...

A3 (ritornando dal lato opposto) = Non v'è traccia alcuna. Forse una barca li ha raccolti tutti e van per rivi.

Ag = "Caron dimonio, con occhi di bragia ..." (Sosta, uscita. Aa si portan con sè le panche.)



Barcaiolo (con pertica mima di portare la barca, canta; albeggia)

S (nascosto) = Manca molto, ché qui nel fondo mi par di aspetar la metamorfosi d'omo in sfógio.

Cv (nascosto) = Volta il volto e vagliati mirar le stelle.

S = Con la pancia in alto la sua vuotezza mi affligge maggiormente, mio astronomico camerata filosofo.

Cv = Potessi io di contra placare la brama di apprender buone novelle.

B = Estote parati. L'alba con le sue dita di rosa pone un velo su li occhi di chi vigilò e non schiude ancor quei che dormirono.

S (alzandosi) = Se Goliardo stava con noi, potevate esser Castore e Polluce de trovadori de la barena. Si potea ben portar colui seco noi.

Cv (alzandosi) = Non necessitaava correr perilia vana, egli non ha alcuno in Clugia.

S = Ma si pote ...

B = Si pote quel che si può e due homeni non si notano, tre fan già gruppo ed è sospetto, quattro, poi, è reato. Andate ora.

S & Cv (in proscenio, saluti, si guardano intorno, uscita) (Campana che suona le ore; entrano le donne : )

Prisca = El posto xé questo, e le sie xé apena sonae. I dovarave essere qua.

Tonia = L'orologio del sior Dondi a va precisin precisin, ma chi naveghe no sa de cossa che a va incontro!

Onorina = No vorave che ghe fusse capitao qualcossa.

T = Lo savaressimo! Ché i bocaloni de bifolchi de Padua no i se fa scampare ocasion per vantarse che i xé i pi' forti.

P = Oh Ssignoresanto! Visto che i gera in salvo, no i podeva stare 'ndove che i gera? Massa grassia, sant'Antonio!

T = Lassa stare chel santo, ché no a xé de i nostri.

O (stupita) = Cossa vuoravela dire? I santi no i xé per tuti i cristiani?!

P = Tasi, fia, che co chela voçeta da canarin i te sente fin a Brondolo.

O = Ma varda che no' se possa gnanca parlare per paura de chei busegatti!

T = Cossì la xé, fantolina.

P = Várali ... I me pare lori.

S (correndo) = Mare!

P (commossa) = Ensemenio!Cossa zestu venuo a fare qua? Se i te ciape e te cope 'sti assasini.

S = Volevimu savere come che stevi ...

O = Piene de fame semo, e de paura.

S = Cossa vai fato? Come ha podesto essere che i venisse fin dentro a la nostra Ciosa?!

T = Cossì la xé sta, cossa vuostu che capimo nualtre done ... I dize che lori gera de pi' e che le galie del dogado no le ha podesto 'rivare in tempo ...

O = Però le sta per arivare, sastu!

P = I dize ...

S = Come "i dize" ? Viele o no viele?! Dovemo fare ...

P = Cossa voravistu fare?

Cv = El nostro dovere de citadini e de omeni de onor.

P = Che sarave de farve 'masare! No se minga solda' vualtri.

Cv = No ghe vorà mondo a imparare ...

T = Sarà ...

S = Mi so za tirare co la balestra mondo ben, siora mare.

O = No ti me lo avevi mai dito.

S = Cossa vuostu che te conta tutto a ti, anche robe da omeni.

O = Oh ció, vardelo, l'omo!

P = Volé finirla?! Pitosto: cossa farè adesso? Se i ve vede e ve ciape e do xé le robe: o fe giuramento de essere dei lori o i ve 'masse.

S = Prima bià che i ne ciapa ...

P = Fai manco el piavolo!

T = Eh, dové stare attenti perchè i x´invelenii: i sa de essare in trapola come i sorzi.

Cv = Adesso che semo qua tanto vale che restemo ...

P = A far cossa? Do panse de pi' da impenire co la penuria che ghe xé.

O = Gnanca pi' gransi se trove da magnare. T = Qualchedun, i m'ha dito, saveu, magne sorzi!

O = Cossa distu?! Me se volte el stomego.

P = Ssst! Chi xé che arive?

S = A me pare un frate.

T = Sí, a xé fra Iginio, quelo che n'ha avisá che venivi qua.

Iginio (trafelato) = Ch'el signore ve benedissa omnes et uniquisque; brava zente deve una mossa! I serenissimi i sta per venir a cimento e 'sti indemoniai i xé pi' vigili e in sospeto che unquam. Scondeve da qualche parte, e ste quieti.

S = Ma, padre, nuialtri voressim ...

P = Tasi e ascolta quelo che el padre t'ha dito!

O = Portemoli a casa, donca.

T = Mi dirave de no: co tute che le petegole che sta in cale ghe vole puoco che ghe sbrissa una parola e cosí tuta Ciosa vien a savere che i xé sconti là.

P = Cossa femio?

I = Andè via de qua, intanto. No tuti insieme, insane mentis! Vualtri do, alle sconte via, vardè de arivare a san piereto, dixeghe che ve mando mi, ma no feve vedare dal nonsolo: a xé un macaco bocalon. E vualtre done restè co mi, e preghemo ch'el Signore Domine nostrum n'agiuda.

(Saluti e abbraccia soggetto. Le donne li guardano allontanarsi. Antifona/canto religioso condotto dal frate.)

P = Oh no, mariassantissima adolorata!

O = I soldai!

T = I ... i li ha ciapai. (Grida, alterco, ordini fuori scena)

I = Benedeto sia il nome del Signore! Bia' che cora là onsinoe i li cope! Che il Signore sia con noi con la sua misericordia. (esce)

O = Andemo anche nualtre, salvemoli.

T = No, che femo peso! Làsaghe fare a fra Iginio, a xé esperto in 'ste cosse, e a xé omo de ciesa.

P = No i ha rispeto de nissun, chei malnati: i xé pezo dei saracini.

Armigero (entrando dal lato opposto) = Vu, no avareste mejo da faser che mantenesene quive a guatar li fatti altrui?! Non tenete una dimora et labura donneschi?! Fora, fora!

T (sottovoce) = Andemo, prima che no a ne salta adosso, 'sto fiolduncan.



(Entrano gli armati, S e Cv, i "gudici", ultimo I.)

Ax (al cenno del Giudice) = Furono presi nel fare del giorno, armati in contrada Tombola; si dichiaran de Clodia. S'opposero al richiamo, brandendo armi. Feriron un fante ...

Ay = Perchè non li si passò di botto a fil di spada? li si fe' favellare per lo meno?!

Ax = Si dichiararon clerici nati in Clugia ma dimoranti in Bononia dove attendebano agli studiorom. D'altro non sanno a fingon di non sapere.

Gi (scrutandoli) = L'aspetto non è di assoldati, e le mani son di donzelletta. pode ser che dican verdagi, ma questo non allevia la realtà che si mostraron inemici e ..

S = La terra che ci generò chiamaci a difenderla, è nostro dovere e speme. Inemici sí, d'ogni ribaldo che ci opprime!

Ax (strattonandolo) = Taci, pidocchietto malnato!

Ay (ironico) =Latra di gusto e forbito il giovine cagnolo veneto. Vederemo se non guairà all'approssimarsi della scure su la sua garganta alba.

S = Non temo no ...

Ax (lo fa tacere con una piattonata) = Ti strappo la lingua e pendulo tutt'insieme@

Cv = Lacialo! (riceve anche lui colpi)

Ay = Li si porti in riva e la si faccia finita! Due mocciosi han da rubarci così il nostro tempo e la patientia nostra?!!

I = Pietade, misericordia! Fu l'amore e le preoccupazioni per i loro cari che mossero isti due pueri a introdursi nascostamente in Clugia. Non aveano niuna mala intenzione ... scapparon .. sol si difesero ma quando furon presi.

Ax = Frate: ancor ti impicci ...!

Gi = Dunque, voi li conoscete.

I = Sí ... no .. ecco ...

Ay = Parla, per lo teu deo, fra tentenna! (Entra trafelato un armigero messaggero)

Am (vedendo tanta gente si ferma; sguardi d'intelligenza con Gi, che lo fa avvicinare; dialogo bisbigliato concitato, poi:)

Gi (mellifluo) = Son o non sono, essi clerici sedicenti de isto loco?

I = Sí.

Gi = E han essi quivi casa e parenti? Come me lo pode dimostrare, reverendo frate?

Ay = Che è isso? Furon presi con l'arme in pugno, donca li si nechi!

S = Io son Sandro de' Penso, de la contrada de santi Andrea (intona una canzone elegiaca su Chioggia(.

Cv = E eo ...

I = Tacite, tacite!

Ay = Lasciali cantare i due galletti, ci risparmian tempo de li torturare e giungere prima alla lor genìa!

S = Che vorreste dire?

Cv = Vigliacchi, marrani: con le donne e gli inermi sfogate il vostronfiele! Non prevarrete ...(viene malmenato)

I = Pietade e misericordia d''essi!

Ay (accingendosi a sfoderare la spada) = Li fo' tacere ben io, per sempre!

Gi (fermandolo e, a parte ) = Lascia andare; lascia andarew, ti dico.

Ay = Che mai? Non è più legge di guerra?

Gi = Forse ci convien mostrarci magnanimi e timorati di Dio ...(al gesto di stizza-sorpresa di Ay) "del diman non v'è certezza". Brutte nuove il messaggero or ora mi recò: le navi della serenissima sono state avvistate al largo di Pellestrina, e come ben sapete noi non ...

Ay (irritato) = E dunque?

Gi = Un atto di clemenza ci potrebbe tornar utile se ...

Ay = Ma che dite? Non saremo vinti! Abbiamo ancora ...

Gi = Che abbiamo mai? Le sorti si son già decise di fuori, voi forse nol sapete? Qui si giuoca una ultima mossa per onor al dio della guerra. Quali sono qui le nostre forze, le nostre reali possibilità: non ci si muove da quest'isola e siamo allo stremo.

Ay = Ma un cavaliere ...

Gi = La vita è una, e la sorte non è sempre frutto del caso. (aldi AA) Li si conduca alle secrete. Voi frate restate, addiverremo ad un accordo, in nomine deus.

I = Sia fatta la volontà del Signore domine nostro.

(Mentre escono da un lato, dall'altro entra trafelato un A, ma parla quando gli AA, S e Cv sono usciti)

A = Son qui! Son giunti! Son sbarcati alla Marina! Truppe di terra alla Bebe! (reazioni a soggette degli astanti)

Ay = Non ci si arrenda! Resistere, resistere! (esce correndo)

Gi (uscendo calmo) = Preghi padre per le nostre anime, siamo tutti figli di un unico dio salvatore.

I (inizia a benedire mormorando, ma si ferma quando rimane solo e prorompe in :) Alleluja, benedetto sia ...(canta un'antifona, quindi esce continuando l'inno)



(dal lato opposto entrano disordinatamete AA, fanno per uscire dall'altro lato, ma desistono, ritornano e e ri-ritornano per poi uscire cautamente dal lato d'entrata; dal lato opposto, vocianti di giubilo, entrano i veneziani:)

Capitano de mar = Clugia, diletta sorella, è liberata! Sia gloria a san Marco!

V1 = I nemighi xé in fuga. 'Stavolta Radua se la tenimo ben streta in pugno. E i genovesi ... apena che gavemo tempo ...

V2 = Che si riconosca l'inemigo dal solidale: ste' 'tenti che i soldai no fassa marubio e vermenessi.

V3 (entrando con Cv, S e alcuni prigionieri anziani) = Vardè cossa che ghe gera nele secrete. Solo questi.

Prigioniero= Cola fame che ghe gera, i copeva tuti quei che i ciapeva, noialtri i n'ha tenuo ...

Pr2 = Come ostagi, per i bessi.

Cp = E i do zovani? Me parè in bon stato, vualtri. Come zela?

S = I n'aveva apena ciapao, Capitan.

Ppr (confermano)

Cp = E se' ciosoti?

S & Cv = Ben sí: ciosoti de Ciosa! (entrano le donne e il frate)

Prisca = Sia benedeto el Signore! Vegnì che ve struca, fioi mii!

Onorina = Me vien da pianzare da tanto che su contenta; ma anche spauria: come che i se sbuele! Le cali xé tuto un sbrisso de sangue.

Cp = Sono donca loro congiunte, este femene?

I = Sí, una xé la mare e 'st'altra la sorela.

Cp = E el pare dove xelow

I = Fra puoco el rivarà; A xé un domino de le saline, e stava fuora man de lori, Dio li castiga, per non dover lavorare per i nemighi. A xé uno conosuo, de la consulta çitadina, saveu?!

(entrano altri soldati, balestrieri, civili, Goliardo e studenti - a soggetto, indi canzone finale.)



São Paulo, luglio 2007.

Giancarlo Varagnolo



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