Tu quoque
commedi in 3 atti di
Giancarlo Varagnolo
1º Atto
[La scena: un divano sulla sinistra con un tavolinetto in primo piano e uno sgabello nel fondo, a destra un tavolo "essenziale" da lavoro con fogli e un paio di sedie; ingresso sulla destra, cucina sulla sinistra; eventali decorazioni etno & new age.]
Scena I
Giovanni [sul divano, libro in mano e fogli sulle ginocchia]: Ottimo. [annota mormorndo]
Mary [entrando con borse, tela o carta, della spesa]: Eccomi qua.
Gio [senza guardarla]: Ciao, cara; serve aiuto?
Ma [posando le borse sul tavolo]: Non avevano tofu, ma in compenso i germogli di soia erano in offerta. A che punto sei?
Gio [stiracchiandosi]: È più facile scrivere un libro che non redigere un volantino che deve essere chiaro-semplice-esplicativo in un riassunto sinottico d'una sintesi distillata.
Ma: Dopo vediamo assieme, quando arrivano Floriana e Teresa.
Gio: È come un buco nero siderale.
Ma [riprendendo i pacchi della spesa e andando in cucina]: Di chi stai parlando?
Gio: Ah? Scusa: mi sto perdendo in divagazioni ... poetiche. [M. esce] Il messaggio del volantino contiene tanta energia implosa che è come una stella spenta, un'attrazione smisurata che (...)
Ma [rientrando con un bicchiere lungo in mano]: Bon, al lavoro. Ne vuoi un pochino? Sedano e carota.
Gio: No, grazie; ho appena bevuto un orzo; [leggendo da un foglio] " ... è nel tuo agire quotidiano che". Agh! Niente subordinate, le congiunzioni [correggendo] sle-ga-no.
Ma: Giovanni, rilassati, snebbia il cervello; rivediamo tutto dopo. [seduta al tavolo] Se vuoi venire qui ad aiutarmi ... , [faceta] "supervisore"!
Gio: Om! [occhi chiusi, testa sullo schienale del divano]
Ma [fogli con disegno, pennarello in mano]: Questo potrebbe andare, ma manca di verve: l'immagine è [accorgendosi del rilassamento di G.] Oh, scusa.
Gio [senza mutare posizione]: No, no, parla pure. Lo sai che sono per le vignette che stimolino la gente a commentare positivamente [si alza con calma] e a ritenere il messaggio.
Ma: Beh, chi vuoi che non commenti "alla grande" [gesto su disegni e tavele sul tavolo] le vittime della vivisezione?!
Gio [andando verso M.]: Ne abbiamo già discusso. Non si tratta di épater-le-bourgeois, ma di stimolare, attivare, ma non proprio pungolare, che è negativo, chi è contrario alla vivisezione, agli esperimenti sugli animali, all'abbandono dei cani d'estate, alla caccia ... alle balene, ...
Ma: Sì, sì: chiaro. Vediamo qua. [prende in visione fogli]
Gio [al tavolo]: Che animali sono questi?
Ma: Quali? [inorridita] Ma sono indios! Come ti permetti (...)?
Gio sorridendo, in calare]: Ma sì, Mary, lo so, lo so. È, appunto, che non capisco cosa ci facciano qui. È una manifestazione animalista o no?
Ma: Sì, di solidarietà e sensibilizzazione verso gli animali.
Gio: E allora non mischiamo le cose. Un obiettivo, un soggetto, un problema alla volta. Già non mi è piaciuta la bagarre di due mesi fa, ricordi?
Ma: Taci, va', li avrei strozzati ...
Gio [faceto]: Ma, signora! La credevo pacifista e contro la pena di morte.
Ma [giocosamente stizzita]: Sciocco! [blando tentativo di colpirlo con la mano che poi posa sul bicchiere vuoto]: Portamene un altro poco. [G. va] Mezzo! [guarda i disegni, sbuffa]
Scena II
Gaia [entrando da dx]: Ciao, ma'! [bacio]
Ma: Ciao, tesoro! Tutto bene? [continuando a guardare le bozze]
Ga [dà chiari segni di disagno, anche nella voce]: : Grazie, ma' ...
Ma [la guarda e la riguarda]: Um, qualcosa che non va?
Ga [imbarazzata]: È che ... che ...
Ma: Che ...? [più perplessa che curiosa]
Ga [tutto d'un fiato]: Ho visto Émile mangiare un hamburger.
Ma: Mangiare un che?
Ga [in colpa]: Sì, lo so che non dovrei fare la spia, ma penso sia meglio che lo sappiate.
Ma [non molto colpita]: Boh, "spia", esagerata! Vuoi dire un panino con ...?
Ga [con più animo]: Sì, e non è la prima volta! Per questo ho pensato di dirtelo.
Ma: Ma non vedo che cosa ci sia di così tragico a mangiare un panino.
Ga [leggermente esasperata]: Ma mamma: con due, due polpette di CARNE!
Scena III
Gio [rientrando]: Chi ha due polpette di [scherzozamente inorridito, imitando G.] "carne"?!
Ma [sospirando]: Émile.
Ga [lucubre]: In pancia.
Gio [sorpreso]: È sicuro? Quando ...?
Ma: Gaia, dicci ...
Ga [prendendo fiato, a testa bassa]: Io l'ho visto almeno tre o quattro volte ...
Scena IV
Aaran [entra non visto da sx, si ferma dietro il divano, interessato].
Gio: Ma come fai a sapere quel che mangiava tuo fratello? Quel che c'era nel suo panino?
Ma: Eh!?
Ga [sicura]: Nella paninoteca dove era non vendono nulla di vegetariano. Oh sì, fprmaggio; che è bianco e lui nel panino ... si vedeva benissimo lo scuro bello grosso della carne cotta! [vedendo i genitori non convinti] E poi ... e poi la Stefy, quell'ntipatica, l'ha detto tutta petulante alla Rachele: "Il fratello della Gaia va matto per gli hamburger! [berciando] Ma non sono vegetariani?" La ssstr...
Aaran: Di che cosa va matto Émile? [I tre si girano verso A.]
Ma: Di ...
Ga [piatta]: Carne.
Gio [a G.]: Chiediamoglielo a lui , eh?! {fino ad ora il pubblico dovrebbe aver creduto che A. è É.}
Aa [inorridito]: Carne di animali morti?
Ga [stizzita]: No, vivi.
Aa: Cosa?!
Ma: Smettetela. Aspettiamo, come dice papà, che Émile rientri e ... e ci dia una spiegazione.
Gio: Ecco, sì. [si sposta al divano]
Aa [al padre]: Come può essere che Émile abbia fatto cio? Mangiare un ... un ...
Ga: Cadavere.
Gio: Lo spirito è forte, ma la carne [s'accorge della gaffe]. Tutti possono sbagliare.
Ga: Sì sì, come dici tu: sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico, papà.
Aa: Preservare ... cosa ...?
Ma: Per-seve-rare: continuare a fare; ma non è detto che ...
Gio: Non è poi la fine del mondo se (...)
Ga: Ma poteva dirlo!
Ma: Beh, sì, Gaia ha ragione: se ne poteva parlare ... discutere ...
Gio: Già: farlo di nascosto ...!
Aa [alla madre]: Che cosa ha fatto Émile "di nascosto"?
Ma: Niente.
Ga: Mangia carne, carne.
Aa: Ma che schifo!
Gio [a A.]: Ma che cosa ne (...)?
Ma: Giovanni!
Gio: Va bene. Esiste un problema.
Ma: Direi.
Ga: Già!
Gio: Ma non vedo come se ne possa discutere se manca l'interessato.
Ma: Parliamone noi.
Gio: Non so se ... [occhiata a A. e G.]
Ma [un po' seccata]: Riguarda tutti noi, le nostre scelte, il modo di vivere ...
Aa [infantilmente sconsolato]: Questo Émile non me lo doveva fare.
Ga rude]: E invece l'ha fatto!
Gio: Ehi, ehi! Sembra che abbia fatto uno sgarbo direttamente a te. Calma.
Aa: Non è giusto però.
Gio: Chiaro che non ha fatto una bella cosa.
Ma [mesta]: E alla vigilia della manifestazione per i diritti degli animali.
Aa: Proprio. E io che gli ho anche regalato Winnie the Poo.
Ga [un poco infastidita]: Ma questo che cosa c'entra?
Aa: Ma Winnie non è un orsetto? È un animale, no?!
Ma: Tesoro, è immaginario! [suono dolce: ingresso]
Aa: Eccolo!
Gio: Mah, non credo: non ha le chiavi?
Ma [guardando l'orologio]: Deve essere Floriana e Teresa, le avevo invitate qui per aiutarci [va all'ingresso] nel lavoro ... [fuori campo] Oh, benvenute! Puntualissime. Accomodatevi. [entrano]
Scena V
Gio [andando incontro alle donne]: Ehilà, farfalline amorose! Pronte alla pugna?!
Teresa [allibita-svanita]: Ma noi non andiamo a dar pugni a nessuno.
Floriana [didattica]: Ah, Teresa, vedo che il latino te lo sei dimenticato tutto! "Pugna": battaglia! Con tutto il Giulio Cesare che abbiamo tradotto ...
Te: Lo odiavo il latino! E la professoressa ... ancor di più ... con quel suo fare [accenna delle manfrine].
Ma Vado a prepare una tisana, eh?!
Gio: Lascia, cara, vado io. [prima di uscire] Alla frutta?
Ma: Sì, la scatola è già sul tavolo.
Te: Oh, ma come è diventato grande! [a M.] È il piccolo, vero? Gaia è proprio diventata una signorina. Chissà quanti spasimanti ...
Flo: Teresa, non essere impertinente!
Te [imperturbata]: E il giovanotto, il bell'Émile, dov'è? Non è in casa? Eh, i giovani ...
Ma [laconica]: All'università.
Aa [serafico]: È andato a mangiare carne [misterioso] cruda.
Ga: Ma che cruda!
Te: Cosa?!
Aa [a Ga.]: L'hai detto tu poco fa.
Ga stizzita]: Ho detto hamburger! E la carne ce la mettono dentro cotta abbrustolita, cipollino!
Ma: Ragazzi, smettetela!
Te [allibita]: Carne.
Aa: Sì sì, mio fratello Émile: gnam gnam [scimmiotta un "cannibale"].
Flo: Ma va', non ci credo. [guarda M.]
Aa: Gaia l'ha visto! Gaia l'ha visto!
Scena VI
Gio [entrando con il vassoio]: Il tè è servito. [va verso il tavolinetto]
Aa: Papà, raccontaglielo tu!
Gio: Io non ho visto nulla.
Ma: Vogliamo smetterla? Per favore.
Flo [a Ga. sottovoce]: Sei proprio sicura che Émile ...?
Te: Ma non è possibile; non è possibile, andiamo ... [scuotendo la testa, verso Gi.]
Gio [compíto, ancora nei panni del "maggiordomo"]: Purtroppo, miss Teresa, anche noi avremo uno scheletro nell'armadio fra poco; sic et simpliciter.
Te [vago rimprovero]: Ancora con il latino, Giovanni! Non avrai qualche prurito fondamentalista cattolico, eh, Gio'?!
Ma: Beviamo 'sto tè prima che si raffreddi.
Aa: A me non piace, questo qui.
Gio: Bene; allora il signorino può andare nei suoi appartamenti a bersi un succo di pesca biologica.
Aa: Posso prendere una fetta di pane integrale ai cinque cereali con l'uvetta?
Ma: Una.
Aa: Woa! Vado. Ciao! [esce, sx]
Scena VII
Gio [rilasciato]: Fíu!
Flo: Allora? Che è successo? [sedendosi sul divano]
Te: Non ci sarà, per caso, altro oltre a ...
Ma: Non so, non so. Le novità, la novità l'ha portata Gaia ora. [sedendosi sulla sedia]
Gio [finendo di versare il tè]: Non precipitiamo le cose [facendo zittire G. con un cenno]. Non mi sembra, punto prima, che Émile sia reo confesso e, secondo, che quello che ha fatto ... [velocemente] sia punibile a norma di legge. [devolve le tazze fra la costernazione generale]
Ga: Papà, ma cosa dici?
Flo: Non è questo il punto, direi.
Ma: Giovanni, non è questo il momento di scherzare. È una cosa molto grave per noi; per me e te, la famiglia ..
Te: Ma anche per noi, Mary, che l'abbiamo visto crescere il nostro Émile.
Gio: Va bene, siamo seri; benché io continui a dire che è flatus vocis - scusa, Teresa, non l'ho fatto di proposito - voglio dire che è fiato sprecato parlare senza che Émile sia qui per-lo-meno a chiarire il suo comportamento. Ammettiamo che sia uno scherzo. Supponiamo che l'abbia dovuto fare per una scommessa fra studenti. Eh, Mary, ti ricordi quanta birra m'è toccata bere ai nostri tempi d'università?
Ma: Credo sia un po' ... abbastanza diverso.
Ga: Lo credo bene che sia diverso: nessuno ti aveva avvisato prima del perché non farlo, e poi l'ubriacarsi pregiudica solo te e nessuno viene assassinato per produrre un boccale di birra!
Te: Come sarebbe? Mi sa che ho perso il filo ...
Flo [paziente, a T.]: La birra è vegetale, la carne ... Le tiri il collo alla gallina prima di metterla in pentola, no?
Gio: Ok, mi arrendo, cioè me ne sto zitto e buono, qui. [siede sullo sgabellino]
Ma: Bene. E adesso?
Gio: Che fare? Lo diceva anche [vedendo le espressioni delle donne] Va bene va bene, [in calare] chiedo scusa chiedo-scusa chiedo-scusa.
Flo: Penso siano da vedere le cause; i motivi. Perché l'ha fatto.
Te: Giovanni però, e io mi associo a lui, diceva di aspettare il ragazzo prima di ... prima di fargli il processo.
Ga [seccata]: Sì, vabbe', capisco. Ma io l'ho visto più di una volta, tutto allegro ingozzarsi il paninazzo alla carne: due rondelle grosse un dito!
Ma: Vi ricordate quel vecchissimo film "Indovina chi viene a cena?", uh?
Gio: Amore, questa è empatia, simpatia, sintonia! Stavo quasi pensando la stessa cosa. [le manda un bacio sulla punta delle dita]
Ma: Va be', va be', calmati; grazie, amore. Dicevo ...
Ga [neutra]: Indovina chi viene a cena.
Flo: Bellissimo film.
Te: Mi sa che ho pianto ... È quello con il medico ... bell'uomo, bruno (...)
Flo: Nero.
Te [a Ga.]: Ma sai, cara, non di quelli neri-neri.
Ga: Mi dispiace, ma non ho visto il film.
Te: No?? Ma è un (...)
Gio: Non vorrei essere scortese, ma andiamo al punto. Mary ...
Ma: Grazie, Gio'. Il film m'è venuto in mente per ... contrappasso, come immagino direbbe un professore - vero, Gio'? Perché lì la figlia va fino in fondo agli insegnamenti egualitari anti-razzisti integralisti dei genitori, bianchi, e s'innamora di un negro. Noi invece, dopo venti anni di cucina vegetariana, di cultura vegetariana, di macrobiotica, di attivismo per i diritti degli animali ... [afasia]
Flo: Mary, non te la prendere! Non è colpa tua se ... se ...
Te: Tutti sbagliano! Voglio dire: non tu, ma Émile. Così giovane, così ...
Ga: Quasi ventun anni, non direi proprio che è un pivellino, eh, papà?
Gio: Stavo pensando ... Mi sto accorgendo ora di essere padre, il padre; l'altro.
Ma: Che cosa vuoi dire con questo, Giovanni?
Gio [quasi a se stesso]: Che siamo noi i PADRI, l'autorità da contestare. Lo status quo ante.
Ga: Che c'entra? Non ti capisco, papà.
Te: Se parla latino!
Gio [a G.]: Se i figli fanno qualcosa di diverso ... il confronto è con chi? Con i genitori; o no?
Te: Ah i figli, i figli.
Ma: Cosa vorresti dire? Che c'è una logica ...
Flo: Anche noi siamo state "figlie": è questo.
Ga: Fatemi capire, ché qui c'è una figlia.
Te: Ma tesoro, anche noi (...)
Gio [fra l'animato e il pedante]: Vi butto lì un esempio personale: le mie idee originali personali vengono forse dagli insegnamenti di mio padre? No; anzi molti punti di vista sono antitetici, discordi, opposti.
Ma: Ma tuo padre è un ...
Gio: Diciamolo pure: un conservatore.
Ma: Un po' pochino chiamarlo "conservatore".
Te: Mary!
Gio [neutro]: Tua madre invece ... [molto ironico] la Passionaria.
Ma: È l'età.
Gio [falsamente sorpreso]: Io me la ricordo sempre così, da trent'anni.
Ga: Beh, la nonna è una rompi.
Ma: Vogliamo parlare di noi?
Te: Le nonne, poverine ...
Gio: Dovrebbero essere abolite. [vedendo le facce sconcertate] Anche i nonni, maschi, , ovvio.
Flo: Giovanni, che discorsi stai facendo?
Ma [salace]: L'incipiente ... senilità.
Gio [come rispondendo a un quiz]: Italo Svevo.
Flo [seccata]: Che c'entra?
Te: Che?Gio: Pubblicità! [meno faceto] Quel che voglio dire è che gli adulti, i senili, sì, i vecchi siamo noi. [movemdo le mani per zittire le esclamazioni] I nostri 20-25-30-40 anni in più di Gaia (...)
Te: Esagerato: quaranta anni in più!
Gia: Scusa, era per dire; comunque il punto è che loro sono i giovani e che siamo diversi.
Ga: Come "diversi", papà?
Te: Eh, perché voi giovani ... con tutta quella musica che rimbomba ...
Ga: Quale musica?
Flo: Teresa, guarda che Gaia suona il violino, classico.
Te [non convinta]: Eh, va' ...?
Ma: Gio', io non vedo queste differenze, queste diversità.
Gio: Ma ci sono , ci sono. gaia è nata e cresciuta in questo ambiente culturale, noi: io, tu, Teresa e Floriana, eh? ce lo siamo creato, costruito poco a poco.
Flo: Ma non vedo che male ci sia se i tuoi figli sono stati così fortunati ad avere genitori così ... così moderni.
Ma: La funzione dei genitori è la trasmissione della corretta visione del mondo.
Flo: Educare è questo.
Te: Mostrare la retta Via.
Gio: Quindi diamo per assodato che i genitori agiscano in vista e per il bene dei propri figli, o no?
Flo: Beh, non sempre ...
Ma: Ma chiaro che ci sono genitori incompetenti, ignoranti, ottenebrati!
Te: Purtroppo è così ...
Ga [verso M.]: Ma uno vede quando ha genitori ritardati mentali.
Ma [severa]: Gaia!
Te [a F.]: Che ...?
Flo [a T., a parte]: Non è politicamente corretto; adesso si deve dire "diversamente dotati".
Gio: E chi è che decide le qualità mentali dei genitori? I figli! Sulla base di che cosa? [sguardo; assertivo] È qui che casca l'asino.
Ga [con sufficienza]: Ma da come si comportano!
Flo: Ma per le idee retrive, reazionarie, fobiche che (..)
Te: Da quali programmi guardano alla TV.
Gio: I programmi tivú ... Ma, scusate, non sappiamo tutti che la qualità è peggiorata? I programmi spazzatura, tipo "Guradami che io-mi-lavo-i-denti-e-lui-si-metti-le-dita-nel-naso" sono fatti dai figli per i figli di questi genitori che almeno guardavano da giovani solo i giochi a premi "intelligenti".
Ma: Cosa vorresti dire? Che syiamo andando in peggio?
Te: Io direi di sì.
Gio: No, non è questo il punto. È che i figli, e le figlie, non fanno proprio molto caso a quello che dicono i genitori. Nel bene e nel male.
Ga: Non è vero, papà!
Te: Ma molti giovani fanno così: non ascoltano.
Ma: Quindi ...?
Gio: Nel bene e nel male ... Possiamo dire che, grazie al cielo, non tutte le ciambelle escono col buco.
Ma: Le ciambelle sarebbero ..., scusa?
Te: E i buchi ...?
Flo: Ma che esempio è?
Ga [festosa]: Quelle con il buco pieno di carne tritata che ha mangiato Émile!
Gio [a G.]: Eh, non proprio proprio, ma ci sei vicina.
Te: Ah, capisco.
Flo: Beata te, , ma io [segno negativo con testa e mani].
ma [sardonica]: E, di grazia, chi è la cuoca, o il cuoco [indicando Gi. con il mento], di queste polpette senza buco?
Gio: Noi, chiaro. Siamo noi a fare le "ciambelle" ..., come il seminatore che semina e i grani vanno di qua e di là: non tutti a buon fine.
Te: È un classico.
Flo: Ah!
Ma [pensosa]: Vorresti dire che (...)
Gio: Mary, quel che voglio dire, alla fin fine, è che non facciamo una tragedia se un figlio, un nostro figlio, ha deviato dall'insegnamento dei genitori, di noi.
Te: Sì, appunto, non ...
Ga: Però non è giusto! Ha sbagliato! Ci ha mentito.
Ma [a Ga.]: Quando torna mi sente, non ti preoccupare, Gaia.
Te: Ma, poverino, sentiamo (...)
Flo: Sì, certo, sentiremo le sue ra(gioni ...)
Scena VIII
Aa [comincia a gridare prima della sua entrata]: Eccolo, eccolo! Sta arrivando, sta arrivando Émile!
Ma [a A.]: Da solo?
Aa: Sí, da solo, da solo. [va alla porta d'ingresso]
Ga: Adesso le sente ...
Gio [a G.]: Prima sentiamo lui, eh.
Ma: Calmi. Vediamo se è lui a parlare per primo.
Te: Io porto le tazze di là, eh!?
Gio: Ti aiuto.
Ma [a Gi.]Tu resti qua.
Aa [sottovoce]: Eccolo, eccolo. [Teresa va verso la cucina]
2º Atto
[Cucina-soggiorno: tavola a sinistra, un piccolo divano a destra dov'è la porta d'ingresso - la "cucina" è appena dietro le quinte di sinistra.]
Scena I
Émile [seduto a tavola]: Proprio così, proprio così.
Zia Odilia [dalla cucina, fuoriscena]: Però tua sorella poteva prima parlare con te.
Em: Figurati! È da quando siamo piccoli che non perde occasione per ... per fare la spia.
Odilia [entrando con piatti]: Immagino tua madre ...
Em: Beh, sì, era molto ... sulle sue; ma è il papà che, adesso che ci penso, è stato ...
Od [sorridendo]: Avrà sproloquiato come suo solito, eh?!
Em: No, zia. È stato molto calmino e ... come fosse stato il giudice istruttore, sai, zia, come nei film polizieschi.
Od: Un processo in piena regola; [tenera] povero piccolo.
Em: Beh, una bella scgridata, con testimoni e giurati.
Od: Perché? Chi c'era lì da voi in casa?
Em: Teresa e Floriana, due amiche della mamma.
Od: Vegetariane anche loro scommetto.
Em: Certo, zia; figurati: se sono amiche di mamma!
Od: Proprio niente carne, eh?!
Em [guardando il piatto davanti a sè e alla zia]: Non ne hai messa qui vero, eh, zia?
Od: No, no, per carità! non ti preoccupare: non vogliuo essere accusata di corruzione di minorenne! [ride sedendo di lato]
Em: Ne ho quasi 21, zia!
Od: Lo so, lo so. Ma lo sai com'è tua madre ... Sanno che sei qui?
Em: Sì, gliel'ho detto prima di venir via. Aaran proprio non la smetteva più di berciare "cannibale! cannibale!", così ho detto che venivo qui per ... per calmarmi. Te li raccomando i fratelli minori!
Od: Ne so qualcosa ... con tuo padre. Quand'era giovane ... da [gesto di strozzare].
Em [ride]: Ma era così orribile?
Od: Giovanni? Sì. Ma che cosa è successo, insomma?
Em: Che tutti me ne hanno dette di tutti i colori.
Od: Lo immagino; intendevo: che cosa hai combinato tu, esattamente.
Em [interdetto]: Ho mangiato un hamburgher ...
Od: Uno? Il primo? E Gaia era lì e t'ha visto. Che sfortuna!
Em [imbarazzato]: No, sì, cioè ... Ecco, zia: non era il primo e Gaia m'aveva già visto precedentemente ed ora mi stava controllando, mi spiava [occhiataccia di O.], sì zia, per essere certa che quello che mangiavo alla paninoteca era carne.
Od [neutra]: Quindi ... Da quanto è che [mettendo in bocca una forchettata di insalata]?
Em: Da ... un paio di mesi. [boccone] Ma qualche pezzetto di salame all'ora della merenda ... fin dalle elementari.
Od: Fumi, anche?
Em: Fumare? No! Che c'entra, zia?
Od: Così, per [forchettata]. Sai: la mia prima sigaretta l'ho fumata a 16 anni.
Em: E t'hanno scoperta subito anche te!?
Od: Puf, quasi. È l'odore che è difficile da far sparire, da nascondere. Ma noi stavamo attenti. Era vietato, neh!
Em: Però anche la carne ...
Od: No, tesoro, la carne e il pesce e le uova e il burro e tutto il resto che i tuoi non ti permettono di mangiare, non è vietato, non è "proibito".
Em: Ma ... ma ...
Od [alzandosi]: Scusami, ho dimenticato di portare da bere? Birra? Vino?
Em: No, zia, grazie, no. Acqua.
Od [uscendo]: Perché non ti piace o perché ...?
Em: Perché ... perché ... è meglio l'acqua.
Od [da fuori]: Sicuro?
Em: Sì, zia.
Od [rientrando, bottiglia grande di birra e bicchiere d'acqua]: Eppure tutti i medici sono concordi nell'affermare che mezzo bicchiere di vino o uno di birra aiuta la digestione.
Em: Dei cibi grassi.
Od: Ah [meravigliata]!? Però? [suono stridulo del campanello] Chi può essere? [va all'ingresso, dx; da fuori] Che sorpresa! Va', vai.
Scena II
Gaia [entra seguita da O.]: Ho pensato di portare questi [libri e un borsone di carta] a ... Ciao, Émile..
Em [sulle sue]: Ciao.
Ga [imbarazzata]: La mamma ha detto che era meglio se ... Papà ha detto che sono questi che ti servono per ...
Em [cattivello]: E Aaran non ha detto niente?
Ga: Aaran? No; ah, sì: di ... di ... di fare il bravo.
Od [ridendo]: Bisogna sempre dar ascolto ai fratelli minori!
Em [sbuffando ironico]: Sì, proprio.
Od [a G.]: Metti qui [indica il divano], da' a me. Vuoi mangiare qualcosa? Un tè? Siediti.
Ga [un passo verso la tavola, ci ripensa]: No, niente; grazie, zia. Me ne vado via subito. [non si muove]
Od [andando in cucina]: Un bel bicchierone d'acqua pura del nostro acquedotto, come al tuo fratellone, eh?
Scena III
Em [uscita O., sottovoce]: Che cosa sei venuta a fare qui? A vedere se mangio carne con la zia Odilia? [levando il piatto] Toh, guarda, spi-o-na pettegola.
Ga [sottovoce, stizzita]: Vergognati! Anche la fuga da casa. Buffone!
Em: Guarda chi parla! La principessa sul pisello.
Ga [sibilante]: Cannibale!
Em [conciliante]: Guarda che non mi offendi proprio, ché cannibale è chi mangia esseri umani.
Scena IV
Ga [vedendo rientrare la zia, con volume normale]: Gli animali sono nostri fratelli e non bisogna ...
Od: Ragazzi, non incominciamo a litigare qui e ancora con queste storie, ché già tuo papà m'ha fatto una testa così [gesto] e proprio non lo sopporto piÙ!
Ga: Papà dice (...)
Od: Lascia perdere! Ma guarda un po' te che fratello mi doveva capitare!
Em: Eh [cenno vago di "silenzio"].
Od: Qua l'acqua. [poi al tavolo si versa la birra nel bicchiere che ha già in mano]
Ga: Grazie. [dopo un piccolo sorso] Papà [altro sorsetto] è qui, giù. [sorso]
Em [sospettoso]: Papà da solo? [cenno d'assenso di G. che finisce di bere]
Od [un pochino stizzita]: E perché non è salito con te? Cos'è: non si [gesto]?
Ga [rapidamente]: È che è in auto mi ha dato un passaggio fin qui e non c'è un parcheggio qui sotto così mi aspetta giù in automobile e (...)
Od [molto dubbiosa]: Non c'è parcheggio...?
Ga: Non c'era.
Em: E papà è giù ...?
Ga [cenno d'assenso col capo, s'avvicina alla tavola e pone il bicchiere]: Grazie, zia.
Od: Figurati, tesoro. L'acqua la si dà anche ai condannati a morte, diceva mia nonna.
Em: Zia! [un trillo breve del campanello d'ingresso, piccolo sobbalzo di G.]
Od: E chi è? Mio fratello che ti fa fretta! [irata] Mascalzone! [va verso la porta]
Ga [imbarazzata]: Papà aveva detto che potevo fare con comodo.
Od [da fuori, ironica]: Oh, guarda chi si vede! Benvenuto, professor Giovanni.
Scena V
Gio [entrando dietro a O.]: Ho trovato da parcheggiare all'angolo, così ho pensato di salire a salutare ...
Em: Papà ...
Od [sempre ironica]: Che giorno fortunato! Quasi quasi mi faccio dare un parcheggio permanente così, chissà, che non ci si veda più spesso.
Gio: Già. Però anche tu potresti venire (...)
Od: No, grazie. Non vado nemmeno alla messa per non sentire le prediche, figúrati!
Em [divertito]: Ma così non rischi di andare dritta all'inferno, zia?
Od: Io? Figúrati ...
Gio [un po' titubante]: Beh, avrai sentito ... [cenno della testa verso E.]
Od [finta tonta]: Che cosa?
Gio [a E.]: Gliel'avrai detto, no?! [cenno d'assenso di E.]
Gio [guarda E. e O.]: Non è certo una situazione facile da gestire.
Od [fredda]: Un bel rospo da ingoiare, direi.
Ga [schifata]: Zia!
Od: Oh, scusa, cara! Diciamo una bella carota da [gesto vago].
Gio: Odilia, puoi anche smetterla con il sarcasmo. Posso sedermi? Grazie? [siede sul divano con G.]
Od [siede alla tavola e beve la birra]: Qualcosa da bere, fratellino?
Gio: Sì, dammene un po'.
Ga [incredula]: Papà?!
Gio [si alza, va alla tavola, O. gli versa la birra nel bicchiere di E.]: Quando ci vuole, ci vuole. Un bicchiere non fa male a nessuno.
Od: È quello che dicevo ad Émile. Vedi che anche tuo padre la pensa come me?!
Ga [petulante] La mamma non la pensa così.
Od & Gio [all'unisono]: La mamma è la mamma ... [si guardano e ridono]
Od [porgendo la mano a pugno con il mignolo in fuori]: Una volta si faceva così con i mignoli e s'esprimeva mentalmente un desiderio, ricordi?
Gio: Gribbio, me n'ero dimenticato! Ogni volta che si dicevano frasi uguali [intreccia il suo mignolo con quello di O.]
Ga: Ma funziona?
Em: È una sciocchezzuola da ragazzini! Cosa vuoi che (...)
Gio: Tentar non nuoce.
Od: Il solito credulone! È un gioco, niente più.
Ga: Non è detto.
Em: Gaia ...
Od [amichevole]: Adesso che hai espresso il desiderio, dimmi, Gio', dove è il problema.
Gio [beve, siede sul divano]: O tempora o morae.
Od [sbuffa]: Non incominciamo con il latino dell'Azzecca garbugli! Non fan più nemmeno la messa.
Gio: Hai perfettamente ragione, anzi: hai ragione due volte perché sono io che voglio sentire, in tutta pace e tranquillità e comprensione, sì, comprensione, quello che ha da dire Émile.
Em [sorpreso]: Io? Che cosa dovrei dire?
Ga: Confessare e scusarti.
Od: E far penitenza. Molto cristiano, neh?!
Gio: No, no, niente di tutto questo! Io voglio sapere, oggettivamente, se c'è un motivo, una ragione, una causa, un quel-che-è che ti ha portato, Émile, a, diciamo-così, dimenticare gli insegnamenti miei e della mamma..
Od [ironica, guardando E.]: Solo questo, oggettivamente.
Ed [perplesso]: Ma non lo so, papà.
Ga: Ma l'hai fatto. [aggressiva] Perché l'hai fatto? Come hai potuto farlo?
Gio & Od [all'unisono]: Calma, lascialo par.. [si guardano, ridono, si stringono per i mignoli].
Ga [sbuffa, disapprovando]: Nah!
Em [un po' rinfrancato]: Sinceramente non lo so. E credimi, papà, non ho mai capito perché non potessi mangiare molte delle cose che tutti, tutti i miei compagni di scuola sembravano non solo soddisfatti di mangiare, ma ne erano golosi.
Ga: Ma se la mamma ce l'ha spiegato un milione di volte!
Od: Flatus [ride ponendosi la mano davanti la bocca].
Em [smarrito]: Sì, lo so: questo intasa le areterie, quello aumenta i lipidi, quell'altro ti diminuisce ... E io guardavo i miei compagni di scuola e, sì, c'erano quelli ciccioni e quelli foruncolosi e quelli che ne so, ma la maggioranza era come me e manguiava le ... "schifezze", le "porcherie", i "veleni" come li chiama la mamma e anche il papà.
Gio: No, no, calma; facciamo un distinguo. La mamma parla di schifezze, ed io l'ho ripresa più volte dicendole di non usare termini negativi se non offensivi - una volta, diomio, ha chiamato ...va', lasciamo perdere. Scusa, continua.
Em: Dicevo che si può fare a meno di tutto quel "junk food", tanto per capirci, ma se l'amico te lo offre, credendo di farti il più grande piacere di questo mondo, e ti dà le sue patatine fritte, il suo cioccolattino di cui è supergoloso, un morso del toast rinforzato al prosciutto di cui va matto ...
Ga [al volo]: Perché è matto, appunto.
Gio: Ssst.
Od [piattamente]: Pettegola.
Em: Io accettavo e mangiavo, e non ci vedevo niente di male, non vedevo niente di così orribile e temibile, di tutto quello che ci spegavate a casa o agli incontri di macrobiotica, vegan eccetera dove si continua da andare.
Gio: Quindi è stato un cammino progressivo, e lungo, eh?
Em: Sì, papà.
Gio: E non ti sei mai sentito in colpa? Colpa no, ... diciamo: a disagio?
Em: All'inizio sì, ovvio. Anzi, credo d'aver avuto un po' di paura a mangiare quelle cose così "nocive" alla salute.
Ga : Sono nocive.
Gio: Per piacere, gaia. Il punto non è questo. Ho cercato di spiegarmi, di farvelo capire anche a casa con la mamma e le sue amiche; il nocciolo del problema non è né il quando né il perché né il come sia potuto accadere che vent'anni di educazione non abbiano dato i risultati sperati. [prende fiato, guarda il bicchiere vuoto]
Od: Allora è: dove avete sbagliato? Ancora birra?
Ga: No, papà, basta; ché devi guidare.
Gio: Qual è il limite, Dilly?
Od: Quella che puoi tenere in corpo! [ride] Per legge? Due bicchieri.
Em: Posso? [indicando la bottiglia]
Ga [scandalizzata]: No, anche tu!?
Em: Se beve papà, perché io non posso "assaggiare", eh?
Od: Ben detto, nipote.
Ga [a E., sottovoce]: Tutto tua zia. [O. prende altra birra e bicchiere, versa, bevono; E. non sembra apprezzare]
Gio: Bom. Il mio interrogativo etico è questo (...)
Od: Giovanni, parla chiaro, per favore.
Gio: Va bene, va bene. La domanda che io mi faccio, che faccio a me stesso è: se mi dichiaro democratico, libertario, libero-pensatore più o meno buddista, con quale diritto posso interferire, giudicare, bocciare le scelte altrui?
Od [seccata]: Ah Giova', possibile che tu debba sempre buttarla in filosofia? E sempre estremistica? Il tuo Budda non parla del "giusto mezzo", cioè né troppo di qua né troppo di là?
Ga: Papà, non capisco dove tu voglia arrivare.
Em: Mi sembra di aver capito. Però, se ho capito giusto, non concordo.
Gio: Cioè? Perché?
Em: Perché ... perché ... tu .. ti rifiuti di dare un giudizio, di prendere posizione.
Od [esultante]: Mi sa che ho un nipote più intelligente di mio fratello! Eh, Giovannino?
Gio: No, no, aspetta. Siamo chiari: io giudico (...)
Ga: Ci mancherebbe altro, papà, che tu non lo ... condannassi!
Od: Oddio! Esagerata!
Em: Va bene, sentiamo.
Gio: Non voglio dire che io mi astengo dal valutare il tuo operato, Émile. Ma che non posso ... "condannarti", come suggerisce tua sorella.
Ga: Cosa vuoi dire, papà?
Gio: Che, ovvio, la mia è una valutazione negativa, ma da questo arrivare a proporre un ...
Od: Una ... penitenza?
Ga: Ma che senso ha? Ha sbagliato e quindi ...
Gio: Così sbaglio io?
Od: Appunto.
Ga: Cioè?
Em: mi sto perdendo. [trillo prolungato del telefono]
Od: Uffa! Scusate, vado a rispondere. [esce]
Scena VI
Gio [stancamente]: Se io credo nella Libertà, nel libero arbitrio ... dico quel che penso e punto.
Ga: Ma allora?
Gio: Allora, cosa, Gaia, cosa? Riprovazione morale quanta ne vuoi, ma niente, niente di più.
Ga: E così lui ... lui ...
Scena VII
Od [facendo capolina dalla cucina]: La signora architetto chiede per quanto ce ne avete ancora.
Gio: Dille [vedendo il gestaccio della sorella, si alza e va al telefono].
Od: Mi sono persa la conclusione, o no?
Em: Che rompicapo!
Ga: Papà dice che (...)
Gio [rientrando]: Andiamo. La mamma è un pochino [smorfia] irritata.
Od: Un pochino [smorfia ridicola].
Gio [a E.]: Tu resti qui? Va bene. Odelia, scusa per il disturbo ...
Od: Non ci pensare, non ti preoccupare. Telefona quando vuoi.
Ga: Ciao, zia. Scusa. [verso la porta con G.]
Od: Ciao, tesoro, ciao, Giovanni. Non preoccuparti per lui. [li segue alla porta]
Em [alzandosi]: Ciao.
Ga [girandosi]: Sabato c'è la manifestazione animalista in piazza: venite, vero?
Em & Od : Certo. Ma certo, sicuro. [G. e G. via]
Scena VIII
Od [rientrando, dx]: Allora?
Em [andando al divano e stendendosi]: E allora ... Cosa vuoi che ti dica, zia?! [guardando nella borsa] La mamma m'ha mandato il pigiama ...
Od: La mamma è sempre la mamma.
Em: È che a me non sembra d'aver fatto niente di così ... così grave; ecco.
Od [sedendosi alla tavola]: Sì, lo so come ci si sente: sfuriate e rimproveri da tutte le parti e tu ... [sospira] e tu che cadi dalle nuvole; con un bel tonfo.
Em: Un ... un ... Non so, ma sono frastornato.
Od: E incredulo e allibito, eh?
Em: Sì, non riesco a capacitarmi, a ...Ma era così anche quando tu eri giovane?
Od: Intendi dire se ho avuto rogne, "dissapori" con i miei?
Em: Beh, sì.
Od [sorridendo]: Neanche te lo immagini! E tuo pdre ancor di più. Lui era completamente dall'altra parte della barricata: discussioni continue con tuo nonno ...
Em [sorpreso]: Non ci credo!
Od: Eh, sì, mio caro! Io avevo problemi in quanto donna ... La nostra era una famiglia abbastanza ... all'antica. Mettersi il rossetto, solo un pochino, neh, era già uno scandalo.
Em [interessato]: Sul serio?
Od: Certo! scuola anche se eri all'ultimo anno, e avevi già 17, 18 anni, non era permesso. E le gonne?! [ride] Le famose, "scandalose", minigonne erano, per noi, io e le mie amiche, gonne normali, cioè sotto il ginocchio, che noi tiravamo su ai fianchi, ma sempre vigili e pronte a farle scivolare giù alla lunghezza [cenno di virgolette] "normale".
Em [ride]: Che buffo! [pensndoci] Eccitante, però, come ... come un gioco!
Od: Sì, indubbiamente, anche se il pegno da pagare, se lo venivano a sapere ... Sai quante domeniche io e tuo padre abbiamo trascorso chiusi in casa per castigo?
Em [incuriosito]: Ma lui, papà, lui, che faceva di "proibito", cioè che non piaceva ai nonni?
Od: Chiacchierava troppo!
Em: Chiacchierava? Cioè?
Od: Tuo padre fino ai 14-15 anni è stato il figlio modello che tutti igenitori vorrebbero avere. Anche dopo, non è che sia mutato molto come carattere, come modo di fare, ma te lo immagini dichiarare a pranzo a due attempati genitori timorosi di Dio che la religione è l'oppio dei popoli?
Em [sbalordito]: No!? [rabbuiato] Però penso che neanche alla mamma, a mia mamma, farebbe piacere sentirselo dire.
Od [stupita]: Ma tua madre non è miscredente?
Em [incerto]: Che io sappia non è in nessuna congregazione, chiesa o ... Però è convinta che ci sia un Ente superiore; è molto sullo spirituale. Papà [segno di ignorarlo].
Od: I suoi erano, sono cristiani, o no?
Em: I nonni ... quegli altri? Sì, abbastanza, cioè ancora adesso si rammaricano che noi non siamo stati battezzati.
Od [vivace]: Vedi, vedi? Anche lei, tua mamma, non ha seguito i suoi genitori: ci si è messa contro; ha infranto, "disobbedito" alle loro regole!
Em [sprovveduto]: Beh, zia, sì. Però, però il loro modo di vedere poteva essere sbagliato. Mi dicevi della minigonna, prima, che ...
Od: Certo! E adesso tutte le ragazzine vanno in giro con le natiche di fuori; per i miei genitori è stata una battaglia persa. Non per questo loro erano nel torto e io nella ragione. Chi ti dice che come erano sbagliati i nonni ora non siano nell'errore i padri; e le madri?
Em [vagamente ironico]: Mi sembri papà, adesso.
Od [sardonica]: Siamo fratello e sorella, no?! [ride]
Em [piatto]: E allora che faccio; cioè cosa va bene ch'io faccia a questo punto?
Od [seria]: La decisione è tua. Io, e in parte tuo padre, possiamo meramente metterti in guardia, e il cuore in pace, sul giusto, sul "concetto di" giusto come direbbe Gio', e sullo sbagliato.
Em [amaro]: Tutto è relativo, vuoi dire; personale?
Od: Sì.
Em: Non è la mia filosofia, il mio modo di vedere; non mi sono mai piaciuti i sofisti.
Od: Non sto parlando di filosofia, che a me non è mai piaciuta, tutta; sto parlando di vita quotidiana, di nonni-padri-figli e ... nipoti. [sorriso statico]
Em [dopo un attimo di riflessione]: Mi fai una camomilla, zia, per favore? [il telefono squilla]
Od [alzandosi]: Il Big Ben ha suonato. Limone e zucchero?
Em: Niente zucchero, grazie.
Od [esce; da fuori, grido di gioia]: Émile, Émile: c'è Aaran al telefono!
Em [stancamente, a se stesso]: Oddio, cosa vuole ora mio fratello? [si alza e va verso la cucina]
Od [appena visibile]: Dice se gli dai il permesso di usare non so che cosa.
Em [prima di sparire in cucina]: Se lo sogna che gli dia ... [da fuori] Dimmi, piattola!
3º Atto
[All'aperto, tre tavoli oblunghi, sedie; scritta "Bar" o simili - il bancone si suppone fuori scena, sx. Al tavolo a sx: P-E-G-R]
Scena I
Gaia [dopo aver succhiato con la cannuccia]: Ah, ci voleva! Fa un bel caldo oggi.
Rachele [con il bicchiere in mano]: Io m'ero portata una bottiglietta d'acqua, ma l'ho finita quasi subito. E con tutto quel cantare e gridare ...
Paolo [con un boccale di birra]: Questa penso proprio di essermela meritata. [tracanna]
Ga: Vedi di non ubriacarti.
Pa: Ma figúrati! Sono talmente disidratato che evapora prima d'arrivare in gola.
Ra [a E.]: Ma come fai a bere un tè caldo con questo caldo?
Pa [ilare]Il tè nel deserto, ovvio. [canticchia, con movenze, una melodia araba]
Émile [allungando il bicchiere verso R.]: È tè alle foglie di menta; se lo bevono in Marocco, Tunisia, Egitto (...)
Pa: Babilonia, Groenladia e Alasca [comicamente] "bono è, tu bevi: piace".
Em [mentre gli altri ridono]: A me piace, a parte il fatto che disseta completamente.
Pa: Anche la birraperò: la bevono tutti!
Ga: Sì, e d'inverno scommetto che riscalda.
Pa: L'hai detto [serio]: riscalda i cuori nel gelo.
Ra [ridendo]: Sì, ti vedo: due cuori e un boccale di birra.
Em [celiando]: Non era due cuori e una capanna?
Ga [finta seria]: Perché solo un bicchiere? Bel tirchio!
Pa: Ragazze! Un bicchiere ... alla volta, altrimenti si scalda; e poi: una capanna? Ma facciamo una pizzeria, con una bella, calda fumante odorosa pizza al prosciutto e carciofini.
Ra: Prosciutto? [gurdano P. interrogativi]
Pa [g-lissando]: Non vi piace ... la pizza?
Ra [esterefatta]: Ma, Paolo, ti rendi conto ...?
Ga [incredula]: È carne!
Pa: Beh? Carne, sì, ma solo due fettine di prosciutto ...
Ga: Come "due fettine"?
Pa [confuso]: Non è che due fettine ...
Ra: Ma Paolo! Non è il numero che conta.
Em [accennando al boccale]: Non è come bere birra che due va bene, tre ti gira la testa, quattro ... ciao!
Ga [non si capacita]: Guarda un po' te: dopo una manifestazione contro le sevizie agli animali.
Pa: Però io mica ... mica gli faccio niente.
Ra: Tu no, ma se mangi il prosciutto, sai ...
Pa [infantile]: Due fettine; ogni tanto!
Ga [ironica]: Ah, sì, per due fettine, basta che gli taglino la coda ... ed ecco fatto!
Pa [costernato]: Come la coda? Il prosciutto non è la parte migliore del maiale?
Em: Ah, Paolo! Del maiale morto.
Ra: Sì, perché per fare le tue due fettine di prosciuttino da mettere sulla tua pizzetta ... ammazzano un maiale grosso così, dopo averlo tenuto legato con la testa dentro un truogolo!
Ga: E noi oggi siamo scesi in strada per protestare contro questo.
Ra: Contro le mucche ingrassate a ormoni, contro le galline d'allevamento ...
Em: La caccia alle balene ...
Pa: Ma io non mangio balene! E il latte non lo sopporto.
Ra: E il tonno?
Pa: Quello in scatola?
Ga: Oh, no! Ci sei o ci fai? Spiegaglielo tu, Émile, visto che è tuo [gesto di sufficienza].
Pa: Ho capito, ho capito. [quasi serio] Ma non si può scherzare?!
Ra: Come scherzo è abbastanza cretino, non ti pare?
Ga: Ma tu sei vegetariano o no, Paolo?
Em [quasi a parte]: Oddio, ci siamo, di nuovo.
Pa [poco sicuro]: Io sarei vegetariano, cioè sono vegetariano, ma ...
Ga: Ma ...?
Ra [seccata]: Uno lo è o non lo è! Non si può essere il signor vegetariano della domenica.
Em [conciliante]: Lasciatelo parlare.
Ga [con sufficienza]: Sì, sì, sentiamo. Cos'è che non va?
Pa [timido]: È che ... che mia madre ... Insomma: è lei che fa da mangiare.
Ra: Anche la mia; e quella di Émile e Gaia, no?!
Pa: Sì, certo, però ... [d'un fiato] le vostre sono vegetariane, la mia ... "adora" lo spezzatino, "ama" le bistecche impanate, "s'esalta" con la preparazione dell'osso buco, e i ravioli al prosciutto nel brodo vero di carne è il simbolo dei giorni di festa per lei. [beve l'ultimo goccio: delusione!]
Em: Miseriaccia! Da infarto.
Ga: Immagino che sia cicciona e abbia problemi cardiaci e di fegato.
Pa [pacato]: Penso di sì, cioè sì, ma è sempre allegra, vivace ... Una donna in gamba.
Em [amichevole]: Guarda che non abbiamo [indicando G.] niente di personale contro tua madre. È che ... mia madre, figúrati, fu, per un periodo, vegan.
Ra [con un certo afflato]: Sì, però, ecco; voglio dire: anch'io ho la mamma carnivora, anzi tutti in famiglia mangiano carne, salumi, ... pesce> E mi prendono anche in giro, però oltre a questo dover sempre stare lì a discutere e litigre con i miei fratelli, io mangio quello che dico io, quello che è corretto mangiare.
Ga: Brava, Rache'! [battono 5]
Em [burlando]: Che donna!
Pa [serio]: Sì, brava; brava, non lo nego. Però io non me la sento di ... di ... dare un dispiacere a mia madre.
Ra: Che sarà mai? Ti spieghi con lei e lasci mangiare la carne agli altri!
Ga: Che ci vuole? Sei mica un bambino, no?!
Em [riflessivo]: Nessuno è più un bambino.
Ra: E allora ...?
Ga: Bisogna far valere le proprie opinioni, le proprie ragioni specialmente quando si sa, si è certi di essere nel giusto.
Em: Il giusto di chi?
Ga: Dicevi?
Em: Nulla, nulla; riflessioni mie personali. [occhiata inquisitrice di G.]
Pa: Vedo che non vedete il problema: io e mia madre, punto. [R&G:??] In casa mia siamo solamente io e mia madre.
Ra: Beh?!
Ga: Che cosa cambia rispetto a [cenno verso R.]?
Em [in crescendo]: Parecchio; molto. Tutto.
Ra: Perché?
Ga [seccamente]: Tu che ne sai?
Em [vagamente sarcastico]: Dimentichi che sono "ospite" della zia, "single' e non-vegetariana.
Ga [incredula]: Anche lei fa tutte quelle [guardando P.] schifezze di carne e tu ... le mangi?
Em [seccato]: Intanto non sono "schifezze"; non lo dico perché le abbia mangiate, ma mi sembra molto ... maleducato, impertinente e come minimo intollerante disprezzare quello che noi pensiamo, così [gesto vago], sbagliato.
Ra: Sono sempre pezzi di carogne, di animali morti, uccisi.
Em: Le patate, ipomodori, l'insalata e i carciofi, invece, li mangi vivi.
Ra: Cosa c'entra? Sono vegetali; non ... non ...
Pa [rinfrancato]: Mia madre ci parla ai suoi gerani.
Ga [quasi a parte]: Il lardo le ha dato al cervello.
Em: Volevo semplicemente ricordare che ci sono persone che accreditano nella sensibilità vegetale e ... ci parlano [sguardo a P.], le accarezzano, le abbracciano, chiedono scusa se tagliano un ramo ... Un po' come i cacciatori delle Grandi Praterie che chiedono scusa alla cacciagione prima di scuoiarla.
Ra [inorridita]: Che schifo? E comunque dopo se la mangiano, i puzzoni!
Ga [intuendo]: Ah, però! Quindi [a E.] prima di azzannare la tua prossima polpetta do carne, dirai una preghierina per il ... defunto! [guarda R. complice]
Em [scocciato]: Ma fammi il piacere ...!
Pa [ingenuamente]: Ragazze, anche i lupi, le tigri, i leoni ... prendono e mangiano gli altri animali. È la legge di natura, no?
Ra [sprezzante]: E tu ti metti allo stesso livello di una bestia?
Em [quasi sarcastico]: Non siamo bestie anche noi, in fondo? Siamo delle scimmie nude, no?!
Pa [con un ritorno di buonumore]: L'uomo discende dalla scimmia: è scientifico.
Ra [acida]: Parla per te!
Pa: Certamente! Lo so che voi donne ... [tonto] Sapete che non ho la minima idea da dove possiate venire?
Em [ridacchiando e toccandosi la fronte]: Devono ancora arrivare, Paolo; non ci sono ancora! [i due ridacchiano]
Ga: Vediamo cosa ha da dire la mamma sull'argomento.
Em [sorpreso]: La mamma?
Ga [saputella]: Sì, ecco, vedi: sta arrivando.
Scena II
Mary [avvicinandosi]: Salve, ragazzi! [accennando al tavolo] Si può? [assenso corale]
Giovanni [al fianco di M.]: Salve! Vedo che vi siete già rinfrescati l'ugola. [avvicinando due tavoli]
Ma [sedendo alla sx di R. che s'è spostata sul lato longitudinale]: Beh, come vi è sembrata?
Aaran [arrivando con un bicchierone plastificato in mano con cannucce]: Salve gente! Ciao, Émile. [avvicinatosi] No, papà, mi siedo io qui [sx di M.]; grazie.
Ma: Stupenda giornata! Stanchi?
Gio: Stanchi, loro? [siede a sx di A.] Sono giovani, altroch´!
Aa: Però sono stanco anch'io. Ho male ai piedi.
Em: Pappamolle.
Ga: Più che lunga, è stata molto lenta la marcia: ci si fermava ogni due minuti!
Ma: È così che si fa, tesoro! Serve a socializzare, a parlare con la gente, a confrontarcsi ...
Gio: Ad andare al gabinetto.
Aa [allegro]: Eh, sì, io ci sono andato [al Gi.] una volta ...
Ra: Bellissima! Visto quanta gente?
Pa: In maggioranza donne, [soggettivo] chissà perché?
Em: Alcuni slogans non mi sono sembrati adeguati, un po' troppo ...
Gio: Concordo con te: troppo negativi, violenti direi.
Ma [scettica]: Non mi pare. Quale, per esempio?
Em: Beh, quello contro la caccia. Non solo un po' "forte", ma antitetico, mi sembra.
Ga: Quale?
Em: "Chi agli animali spara / merita la bara.", non mi sembra molto "felice" come approccio comunicativo con i cacciatori: "va' morire ammazzato!" non è proprio l'inizio d'un dialogo.
Aa: Loro ammazzano e noi gli auguriamo la stessa sorte! Chiaro.
Gio: Ma non è così; non è "occhio per occhio, dente per dente"! Do ragione a Émile: non è così che si incomincia a far ragionare la gente.
Pa: A me è piaciuto il cartello con la scritta: "Se andasse di moda la pelle umana, la indosseresti?". Da brivido.
Ga: Uhá, me l'ero dimenticato! Un po' truce, con l'immagine abbinata ... [disgustata]
Pa: Molto fantasy, molto ...
Gio: Ambiguo, al di là del macabro. Ambiguo perché la gente, vero Paolo?, ci fa un pensierino. [imbarazzo e stupore di P.]
Em: E direi anche di smetteral con le immagini degli animali torturati negli esperimenti di laboratorio! Sono raccapriccianti! Uno chiude gli occhi e rimuove, cancella, scorda.
Ma: Ma è la raltà, Émile! È quello che realmente succede. La gente deve sapere la verità sui test , su come e su chi vengono fatti!
Em: Ho i miei dubbi che mostrando l'orrido, il disumano ...
Ga [provocatoria]: Beh, che cosa proponi tu al posto di queste immagini?
Em [dubbioso]: Nessuna, penso.
Ra: Solo parole? Non bastano, no.
Gio: C'è sempre il pericolo dell'assuefazione all'immagine, come i cadaveri umani che si vedono quasi quotidianamente al telegiornale: chi ci fa più caso?
Ma [insofferente]: Possiamo mica pensare a tutto! Mi sembra che fosse tutto concordato.
Ra: Tanti sono arrivati all'ultimo momento ...
Ga: Sì, i soliti che vengono solo per divertirsi a gridare.
Pa: Casinisti spontaneisti.
Em: Beh, non esageriamo; voglio dire che le associazioni, i gruppi, le "cellule" sono tante: chi è contro la caccia, chi contro la vivisezione, chi per l'abolizione delle corride ...
Ra: Ci sarebbe da manifestare ogni giorno!
Ma: Lo si può fare. [vedendo le espressioni interrogative] facendo ogni giorno quello che riteniamo giusto, ed essendo da esempio.
Gio: "Ogni piccolo atto quotidiano sia ...", uffa, mi sfugge ... Com'è la frase?
Ga [a P., sorniona]: Non basta una volta alla settimana.
Pa [risentito]: Io, che c'entro?
Ga: Eh, che lo sai! Oggi qui e domani ... in paninoteca! Anfibio!
Em [a G.]: La vuoi smettere!?
Pa [allibito]: Anfibio?Che è? Un (...)
Ga [acida]: Nell'acqua e nel pantano, né carne né pesce.
Aa: Sì, perché anche il pesce è carne: non si mangia.
Gio: Non perché è "carne", ma perché è un essere vivente, Aaran!
Aa: Anche le cozze?
Gia: Certo! I mussulmani addirittura le considerano immonde, come cibo.
Ra [positiva]: Però hanno un gusto (...)
Aa: Le hai mangiate? Le hai mangiate!
Ra: Beh, sì, quand'ero piccola, al mare.
Gio: Risotto o spaghetti? Io (...)
Ma: Giovanni! [occhiataccia] Spiega che ti puoi beccare il tifo e morirne.
Aa [sorpreso]: Morire?
Gio [un po' confuso]: Eh sì, già, certo.
Pa [ongenuamente]: Solamente se le mangi crude; cotte [gesto: va bene].
Ga: Anche le cozze ti piacciono?
Pa [interdetto]: Beh ... [assenso].
Aa: Ma un vegetariano non le mangia! Sono animali, vero, papà?
Gio: Un vegetariano, ovvio che non le mangia!
Aa Allora lui [indica P.] non lo è. Se le mangia ...
Ga: No che non lo è.
Em [indicando verso la piazza-platea]: Anche tutti quelli lì non lo sono!
Ma: Scusa, ma è venuto qui, alla manifestazione, solo perché è tuo amico?
Em: Non penso.
Aa [sottovoce a Gi.]: Per la Rachele, mi sa.
Pa [titubante, poi sicuro]: Molte cose che io nemmeno immaginavo me le ha fatte conoscere Émile. Però sono qui perché trovo orrendi gli esperimenti sugli animali vivi e ... completamente stupide, barbare, le corride. E poi ... tutto il resto: le pellicce, le foche, ...
Ra: però continui a mangiare carne, eh, Paoluccio!
Aa [dando una gomitata a Gi., sottovoce]: Visto? [cenno di Gi. a A. di tacere]
Ma [intendendo]: Ah, Paolo non è vegetariano. [annuisce guardando E.]
Ra, Ga, Em [insieme, ma in modalità diverse]: No.
Gio [conciliante]: Ma lo diventerà quanto prima, vero Paolo? Tempo al tempo ...
Aa: La zia, però ...
Scena III
Odilia [entra e s'avvicina]: Buon dí a tutti!
Gio [girandosi per vedere]: Lupus in fabula! Stavamo proprio (...)
Od [tra il serio e il faceto]: Sparlando di me. Ho un fischo alle orecchie [gsto].
Em [mentre gli altri salutano, istrionico]: Sì, zia! Aaran lì diceva che ..che ... [ostenta di non ricordare]
Aa [abboccando]: Non sei ancora diventata vegetariana! Non è vero, zia?
Ma: Aaran!
Gio [affabile]: Qual buon vento ti ha portata qui, Odilia?
Od [al tavolo, in pidi]: Lo stesso che ha portato voi.
Gio: Cioè? Non dirmi ...
Em: Siamo venuti assieme alla manifestazione; poi io sono andato con il gruppo di Gaia e la zia [la guarda interrogativo] non so.
Od: Ero verso la fine del corteo [ridacchiando] dove un gruppo di giovani con costumi e maschere di animali inscenava delle pagliacciate, abbastanza gustose ...
Ma [sulle sue]: Pagliacciate ...
Gio [per minimizzare]: Sì, Mary, il gruppo universitario dei cosi, lì, del ... [non ricorda]
Od: A me facevano ridere, ridere di gusto intendo. Molto bravi e centrati.
Gio: Siediti, Odilia.
Aa: Ma dove erano? ché non li ho visti!
Od [un attimo di sitazione]: Grazie. [siede vicina a Gi; a A.]In fondo, quasi alla fine del corteo.
Ga: Come ti è sembrato, zia? Qui se ne stava parlando.
Gio [umorato]: Le impressioni del pubblico, dei passanti, degli osservatori esterni, delle donne [cenno a O.] di casa...
Od [cogliendo l'humor del fratello]: Veramente io ho partecipato, quindi non so se posso essere così obiettiva come spettatrice "esterna".
Ma [freddina]: Non mi sembra che tu sia molto addrentro alle tematiche che abbiamo portato in piazza oggi, perciò ogni ... giudizio, impressione ... critica ...
Ga: Erano facili da capire i perché della nostra protesta, zia?
Aa: Ma mangi ancora carne?
Gio: Ssst, Aaran, una domanda alla volta.
Od [frizzante]: Se devo essere sincera mi son goduta la passeggiata, ehm, la manifestazione: cazzarola! erano secoli che non facevo una cosa del genere. Anzi, m'ero dimenticata che si facevano. Bei tempi, eh, Giovanni!?
Gio [pretendendo risentimento]: Sì. Quello che m'è rimasto più impresso è che voi "femministe" non ci volevate proprio noi maschi nei vostri corte: ci scaccoiavate a zoccolate.
Aa: Con che cosa?
Ga: Lascia parlare la zia o ti do io una zoccolata in testa!
Od [seriosa]: Mi sembra che gli argomenti ... i casi che avete portato in piazza siano molto chiari, semplici. Il problema è che la gente acolta, è senza dubbio d'accordo con voi ... Come si fa a non inorridire guardando certe foto con quelle povere bestiole seviziate!?
Em: A me non piacciono, le immagini, sono ... sono angoscianti ... disgustose.
Ra: Ma è la verità vera! È quello che fanno nei laboratori!
Od: Se devo essere sincera, anche a me fanno una certa impressione ... negativa.
Ga: E allora, quando si passa davanti a una macelleria? Bello schifo!
Ma [come assente]: Se poi una ci va dentro a quell'esposizione di bestie morte anmazzate ...
Od [pacatamente difensiva]: Ma è diverso! Una botta, e via! EW di sopravvivenza si tratta. Da che mondo è mondo (...)
Ma [seccata]: "Da che momdo è mondo" ...: allora lasciamo tutto come sta, visto che è sempre stato così! Eh?
Od [un po' alterata]: E diventando tutti vegetariani che cambiamo il mondo e andiamo tutti in paradiso?
Ga: Ammazzare gli animali è il primo passo per uccidere i propri simili!
Ra: Le tossine della carne , poi, sono cancerogene.
Aa [sapientino]: Bisogna aver rispetto per tutti gli esseri viventi.
Pa: Chissà il leone e la tigre che cosa hanno da dire in proposito! Avete visto quel film (..)
Od [ridendo]: Già me lo vedo un leone a sgranocchiare una pannocchia lessa!
Ma irritata]: C'è poco da ridere! Il leone ha solo l'istinto, gli esseri umani possono discernere e decidere.
Gio [citando]: Hanno il libero arbitrio.
Em [scettico]: Liberio ...
Od: Libero o non libero, a me sembrano tutti problemi marginali e, scusate, fittizzi. Di solito è chi ha mangiato carne fino a ingozzarsi che si "pente" e diventa vegetariano!
Ga: Non direi! Guarda l'India ...
Ra: Giusto!
Gio: Bell'esempio.
Od [stupita]: "Bell'esempio"? Ah, Giova', e sì che di Storia dovresti saperne più di me! I poveri discgraziati indú sono stati costretti a mangiare solo verdura, l'imposizione era dei vaccari conquistatori che così proteggevano le loro mandrie.
Ma: Questa poi!
Gio [colpevole]: Beh, sì, questo è vero, "storico".
Od: E sono il popolo che ha la più bassa prospettiva di vita.
Aa [ingenuamente]: Ma sono tanti, miliardi!
Em [irritato]: Cosa c'entra!?
Od: E s'ammazzano alla grande; non mi sembra un popolo calmino e ... intelligente.
Ga: Ma tu li offendi, zia!
Gio: Calma, calma. Lasciamo perdere gli esempi dei popoli e culture perché ... il buono e il negativo ci sono ovunque.
Pa [titubante]: Se posso ... Ecco: ho visto un documentario sugli Eschimesi; mangiano solo carne, per lo più cruda, e l'unica verdura, l'unico vegetale è una specie di muschio ...
Ra: Ma guarda dove vivono!
Od [ironica]: Beh, adesso potrebero farsi madare maizema e germogli di soia per via aerea, neh?
Ga [seria]: Perché no? Se capissero che ...
Em [critico]: Che cosa dovrebbero capire? Che è meglio venire a vivere, anzi, morire in una città inquinata come la nostra?
Aa: È tanto inquinata, papà?
Od: Quel tanto che basta.
Gio: Eh sì, ha ragione la zia.
Aa: E allora facciamo qualcosa, eh, mamma? Facciamo (...)
Od: Facciamo ... che [indicando il bicchiere plastificato di A.] la gente non usa cose di questo tipo che sono difficili da smaltire, da eliminare.
Ma [con sufficienza]: Se bastasse solo questo ...
Od [imitandola]: Se bastasse solo mangiare noccioline e ... bruciare incensi ... che sono inquinanti, poi!
Gio [a M. e O.]: Per favore: non incominciamo.
Ga: Ognuno fa quel che può.
Ra: Nel suo piccolo.
Pa: Eh, quello che puÒ. [a R.] E allora perché mi rompi tanto le .. ., uh?
Ra: Come sarebbe: che io ti rompo ... quando mai?
Em [bertucciando]: "Continui a mangiare carne, eh? pappamolle!"
Ga [aggressiva]: Beh, sì, è vero! Non potrebbe smetterla?
Em [faceto]: Vergogna, [gesto di zampata, e ruggito] tigre del Bengala.
Pa [sta al gioco]: Ma come? Non vede [arruffandosi i capelli] che sono il re leone?
Aa [ingenuo]: E io chi sono? Chi sono?
Em [fra il serio e l'ilare]: La gallina chicchirichí.
Aa: Una gallina chicchirichí, perché?
Em: Perché la gallina chicchirichí rompe le scatole tutto il dì.
Pa: E io che credevo per via del potente cerebro.
Aa: Mamma, hai sentito Émile che ha detto?
Ma [seria]: SÍ, l'ho sentito; [acida] lui e il suo amico.
Ga: I carnivori nascosti.
Ra: Le iene. [illuminata] Le iene! [a Ga.] Sì, sono due iene, due iene perché ridono e mangiano cadaveri. [ridacchia]
Ma [verso E. e P.]: Complimenti.
Od: Anche le iene sono animali da "salvare", o sono di serie B?
Gio: Si tratta di salvare tutti, cioè di dare spazio a tutti. Che ognuno sia libero senza che qualcuno s'imponga su un altro, su un altro essere vivente.
Od: Quindi?
Gio [smarrito]: Quindi, cosa? [neutro] Tolleranza, comprensione, amore.
Pa [a Ga. e R.]: Amore ...
Od [leggermente incattivita] Sei sicuro di quello che dici? [guardando M.] Anche lei è d'accordo? Sì? Allora Émilio torna a casa sua, cioè vostra.
Em [protesta fiacca]: Ma zia ...
Ma [sostenuta]: Per me ... Basta che mi prometta di non mangiare carne.
Ga: Eh, sì; deve promettere
Aa [infantilmente]: E le promesse si mantengono, caro mio.
Pa [a E.]: Bene, no?!
Od: Il babbo che dice? D'accordo? [provocatoria] Richiede anche lui la promessa di ...?
Gio [non molto sollevato]: Per me tutto bene. È Émile che deve essere d'accordo; che deve decidere.
Od [sorniona]: Libero arbitrio. [attimo di silenzio, tutti gurdano verso E.]
Aa [lacrimoso]Dai, Émile, dí di sì! Dai, Émile, torna!
Scena IV
Floriana [entrando con Teresa, coppetta in mano] Guarda chi c'è qui! Tutta la famiglia riunita!
Teresa [leccando un gelato]: Ciao Aaran! Ciao Émile!
Gio [giulivo]: Oh, guarda qui le nostre due colombelle!
Te [schernendosi]: Colombelle ... quando mai, Giovanni?
Ma [inquisitoria]: Non ditemi: panna e uova! Eh?
Te [ammutolisce con il gelato alle labbra]: Mhm.
Flo [imbarazzata, rimestando nella coppetta]: Penso ... non so ... credo di ... sì.
Pa [a E.]: Non siamo colombelle ...
Em [serafico]: Siamo oche. [occhiataccia di Ga.]
* sipario *
{nota > Vestiario: le donne sono etno-tardo femministe, meno Odilia che è normale; padre e figli = casual, Aaran un po' più radical-"moderno", Paolo è trasgressivo.}
São Paulo, (16-) 22 marzo 2012.
Giancarlo Varagnolo
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