venerdì 31 agosto 2012
Costa.
Pre-compleanno Ek Chua.
"Vara: xé gìa".
Vara: xé gía.
Novella ne la guera de Clugia di Giancarlo Varagnolo.
La scena: piazza di mercato com palchetto, a lato.
Musica ä ballo”. Personaggi giá in scena, immobilitá (“quadro”)fino apertura totale sipario.
1^
Comare 1= Misembra che lar oba oggi va a costar di piú.
Comare 2= Son tutti mariuoli codesti venditori!
C! = Uma pezza di panno la costa come du’ libbre di carne.
C2 = Poffa’, e la farina che l’é piú cruschello che fiore.
C1 = L’á bem da dir!
C3 = Oi, madonne, vedeste lo stallo del sale?
C2 = Ora che ci penso ... nol vidi.
C1 + L’é due dia che falta. Messer Nicia, che n’é del saltaio?
Messer Nicia = Non va esser facile che l’arrivi. No ‘l save, donne, che Venegie l’é presa d’assedio per quei de Pádua eGenoa?
C3 = Oh, la santa Croce! Non istará la guera achí anco ‘!?
Venditore (intromettendosi) = Son beghe de repubbliche da mar: van disputando per lo primato com la Sublime Porta.
MN = Ma, domineiddio, son infingardi saracini!
V = L’ouro e lo argento com la croce o la crescente il valor permane e non muda la fe’.
C2 = Il guadagno é guadagno.
C1 = Col dimonio istesso baratterebbero mercanzia ...
C4 (com 2 polli) Che novitá che istate assí mugugnosi. Son men concitati questi due messeri (mostra i polli)!
Acquaiolo = Acqua della fonte Gordura, toglie la sete e placa la calura! Madonne?!
C4 = Aspettiamo che lo Nostro Signore facci de novo lo meracolo de lê Canne!
C3 = Che vai a dire ...
C1 = Com l’acqua almeno si va sicure che non ci pongano zozzerie; nel vino, eh, messere ...
MN = In vino veritas veritatis veritando ...
2^
Clerico vagante = Messer Nicia, il vostro latino va migliorando!
Studente = Piú vino pi’conosentia.
Gogliardo = Ma miglior é il vino, maggior é la bontade del sapere.
MN = Eccoli qua i nostri studenti.
V = Di che vi posso servire?
A = Bevessero um po’ d’acqua, c’andrebbero meglio ...
G = Lê gentil madonne son di questi paraggi?
S = Son esse bisognose di confortevol conforto?
C1 = Andiamo, son bischeri forestieri.
C4 = Un terzo pollo lo gradirei a disnare!
CV = Gallo, madonna mia cara, gallo non pollo.
C4 = La cresta la vedo bem alta, ma lo ...
C2 = Si vada, si vada.
S = Amor che a nullo amato, amar ...
G = (canta mentre lê comari s’attardano a um banco, sguardi furtivi).
V = É tutto questo che imparate?
CV = Oh no, messere, ma di trivia e di quadrivia, di cotto e di crudo, di caldo e di fresco, di questo e di quello.
MN = Piú t’immischi com loro e peggio é.
S = Siam valenti, siam studenti, lê nostre menti piú possenti com istudiamenti ...
G = Che vedon le mie ancor assonnate pupille (s’avvia al palchetto)!
CV = De’ comici! Che s’inizi bene la giornata.
Vara: 2
V= Giornata?! L’é quase sesta.
S-CV-G = Spettacolo! Spettacolo!
Comico = Chi ci acclama ancor pria di goderci? É la fama nostra giá giunta d’innanzi a noi a pungular l adi voi curiositade e ...
G = Optime, optime (applaudendo)!
S = Bem inizio, da vero istrione.
CV = Che si va raccontando?!
C = Vi apriró il mio cuore (canta accompagnandosi com il liuto, entrano altri comici).
Un passante = Basta com lê pene d’amore, ci si faccia divertir ‘nu poco!
C = (giullarata – commenti a soggetto dal pubblico).
Comici = I fatti degli altri com nostre parole narrati vi abbiam, ahora senza parlare le nostre baravure vi abbaglieran. (giocolieri, saltimbanchi, mangiafuoco ... secondo disponibilitá)
Servo di mercante = (trafelato) Pádua entro in Clugia! Li padovani presero Clugia e tutte le saline!
Gente = (stupore a soggetto)
CV = Come?! Clugia! Presa!! (strattonando SM) Quando? Come? Che sai mai tu?!
SM = Fu ieri; no láltro ieri: tutto il contado esulta!
Che contado, infingardo pitocco! Io de Clugia so’ e mi dolgo.
SM = Discolpa, la gente de Pádua intendea.
S = Devastaron?
CV = Uccisero ...?
C1 = Chi son essi?
MN = Son de Clugia, sono estudiante de l’universitas universitatis. Quegli é figlio di messer Zeno, mercante di sale.
C2 = Lo sale de Clugia ...
SM = Altro non so; ma Venegia é rinserra e non presa, non doma. E com Pádua é Genua.
V = Ora é chiaro: la forza e l’intento ....
MN = L’invidia e la bramosia ...
G = L’onore e la riscossa: si parta, adunque!
3^
(Viene portata uma tavola e due panche, giungono altri studenti: clamore a soggetto; venditori e comari escono di scena, alcuni restano per fare gli avventori della taverna –utilizzando i banchi di vendita.)
S = Vino: é próprio quel che ci vuole. (Ballata del vino.)
Oste = Quando mai il vino non é bem voluto, cercato, bevuto?! (Vedendoli mogi) Pene d’amore!? Uh? Debiti di giuoco ...
G = Clugia é presa.
O = Clugia della laguna, sorella de Veniegia? Si mormora de l’invidia e de l’acribia de’ signori de Pádua.
G = E ora com Genua ....
O = possa: il gato e la volpe ...
S = Il leone non prevarrá!
CV = Clugia cadê ...
S = Fu tradimento ...
CV = De chi ? Perché?? No. Lo sapremo: andremo in Clugia.
G = Si parta.
Ostessa (entra) = Per andar dove? Um posto solazzevole come questo, miei cari, dove mai ...?
G = O coppiera degli dei mortali, lascia che lê nostre lagrime scorrano sui tuoi morbidi colli e monticelli e valli ....
Oa = (allontanondo lê mani di G) Piangi dalle dita, furfantello?
S = Non la pátria, non lê perdute genti, né il dolor d’essi ti smuove adunque da lubriche voglie?
G + Frate, piú che l’onor pote il digiuno ...
CV = Oh, si vada!
Vara: 3
Oa = (canzone goliardica a ballo, alcuni avventori danzano imitando Oa.)
CV = (finita la canzone, alzandosi) Io vo!
G = Si vada. (all’ao) Addio, mia musa, mescitrice d’ambrosia.
S = Clugia, veniam; ci attendi per San Marco e il Leon!
Avventore 1 = Che va a ‘ser tanto sicura de la victoria?
A2 = Che i ciuchi fosse’ boni da far battaglia, non sabia!
A3 = Oh, che l’acqua affoga e l’é salata lassú da voi.
A1 = Che a trar lo sale la si tramuti in vino?!
A2 = La stan salando bem davvero li genovesi ...
CV = Parla come badi!
S = (estraendo um pugnale) Vado a porre la língua tua in salamoia.
G = Ci mettiamo si um po’di sale ‘no tuo podice lardellato.
Ao = Oh, di grazia, ci si comporti da gentilomeni e lê disputande lê si vada a concludere in piazza d’armi co’ padrini. Voi dovete andar a salvar Clugia. Ite! Voi amate discorrere umettando la garganta com vino? Facite! Inter vos.
A3 = A praticar gli studenti ... mi diventa badessa/
(Si affievoliscono le luci, gli studenti preparono i bagagli; resta solo uma tavola + panca, gli altri escon tutti.)
G = (sale sulla panca e canta uma serenata d’addio; notte)
4^
Barcaiolo = Ssssiti che seno i vê sente, semo quase visín al pasagio.
S = Alora non ci vuol molto.
G = Speremo.
B = Si; siti! Tazé.
Armigeri = (canzone fuori scena, man mano che entrano gli studenti si accasciano – utilizzare panche come argini dell’ipotetico fiume) Notte di luna: chi mai sara si bischero da passare?!
A2 (com lanterna) = Luna o non luna, bischeri o non bischeri, siamo bem qui all’adiaccio invece d’essere a letto.
A3 = E che faresti a letto solo, eh?A2 = Chi sarebbe mai a letto solo, o grullo!
A1 (inciampando) = Mannaggia a san Crispino abate! O letamaio di Peretola: vuoi tener ferma codesta lanterna?!
S = Puzzano si, assai.
G = Il fior fiore de’ canaglie della Bassa.
B = Son contadini senza terra né famiglia né dimora.
S = Son zotici servi della gleba fuggiti; pezzenti lazzari.
B = Quando é fame ...
CV = Me li mangio io vivi se hanno fatto del male ai miei!
G = Bello stomaco!
S = E diamoci uma bella pestata, forza!
A3 = Te brombole el corpo, Nervin?
A2 = No, porché?
A1 = Siti!
B = Siti.
S = E zó!
A3 = A ghe qualcun!
G = Pronti? (cenni di assenso) Daghe!
A2 = Anvedili! (scontro a soggetto – sganciamento)
A1 = Al soccorro! All’erta!
S = Di qua pria che n’arrivino altri!
G = Pu (sputa) bravi boni da gnente, cavroni!
CV = Vien via. Allá prossima!
B = Sé tuti mati. (escono tutti – grida fuori scena)
Armigero graduato = (entrando) Di qui son dunque fuggiti?!
A2 (lanterna) = Sì, signore.
A1 = Eran assai e ci prenderon all'improvviso.
Ag = Uomini in armi o borghesi, vilici ...?
A1 = Giovani borghesi, poder 'ser estudianti.
Ag = Póffah, mariuoli dalla pancia piena! Clugia manda ben longe i suoi figli a gozzovigliare nelle universitas.
A1 = Son ricchia assai, per lo sale.
Ag = Lo sale ... Lielo salerà Padua a breve il companatico.
A1 = Venegia non è doma ...
Ag = Se l'Ungaro s'appresta, il leone sarà presto domato; per lo momento è captivo 'na gaiba.
A1 = Occorron ancor navicelle, queste malnate acque e la fanghiglia che vi sostà non permettono l'avvicinarsi né con cavalli né con grosse navi.
Ag = La fame passa sovra tutto e la penuria si porta da sé non con cariaggi.
A1 = Genua pode ser alleata fidata per l'invidia che la rode di Venegia.
Ag = Son mercanti, gli uni e li altri: fan ben i lor mercati. Hora con Padua Genua s'allea ma gli occhi volti ha nei mari d'oriente.
A1 = Gran bella cosa ...
A3 (ritornando dal lato opposto) = Non v'è traccia alcuna. Forse una barca li ha raccolti tutti e van per rivi.
Ag = "Caron dimonio, con occhi di bragia ..." (Sosta, uscita. Aa si portan con sè le panche.)
5ª
Barcaiolo (con pertica mima di portare la barca, canta; albeggia)
S (nascosto) = Manca molto, ché qui nel fondo mi par di aspetar la metamorfosi d'omo in sfógio.
Cv (nascosto) = Volta il volto e vagliati mirar le stelle.
S = Con la pancia in alto la sua vuotezza mi affligge maggiormente, mio astronomico camerata filosofo.
Cv = Potessi io di contra placare la brama di apprender buone novelle.
B = Estote parati. L'alba con le sue dita di rosa pone un velo su li occhi di chi vigilò e non schiude ancor quei che dormirono.
S (alzandosi) = Se Goliardo stava con noi, potevate esser Castore e Polluce de trovadori de la barena. Si potea ben portar colui seco noi.
Cv (alzandosi) = Non necessitaava correr perilia vana, egli non ha alcuno in Clugia.
S = Ma si pote ...
B = Si pote quel che si può e due homeni non si notano, tre fan già gruppo ed è sospetto, quattro, poi, è reato. Andate ora.
S & Cv (in proscenio, saluti, si guardano intorno, uscita) (Campana che suona le ore; entrano le donne : )
Prisca = El posto xé questo, e le sie xé apena sonae. I dovarave essere qua.
Tonia = L'orologio del sior Dondi a va precisin precisin, ma chi naveghe no sa de cossa che a va incontro!
Onorina = No vorave che ghe fusse capitao qualcossa.
T = Lo savaressimo! Ché i bocaloni de bifolchi de Padua no i se fa scampare ocasion per vantarse che i xé i pi' forti.
P = Oh Ssignoresanto! Visto che i gera in salvo, no i podeva stare 'ndove che i gera? Massa grassia, sant'Antonio!
T = Lassa stare chel santo, ché no a xé de i nostri.
O (stupita) = Cossa vuoravela dire? I santi no i xé per tuti i cristiani?!
P = Tasi, fia, che co chela voçeta da canarin i te sente fin a Brondolo.
O = Ma varda che no' se possa gnanca parlare per paura de chei busegatti!
T = Cossì la xé, fantolina.
P = Várali ... I me pare lori.
S (correndo) = Mare!
P (commossa) = Ensemenio!Cossa zestu venuo a fare qua? Se i te ciape e te cope 'sti assasini.
S = Volevimu savere come che stevi ...
O = Piene de fame semo, e de paura.
S = Cossa vai fato? Come ha podesto essere che i venisse fin dentro a la nostra Ciosa?!
T = Cossì la xé sta, cossa vuostu che capimo nualtre done ... I dize che lori gera de pi' e che le galie del dogado no le ha podesto 'rivare in tempo ...
O = Però le sta per arivare, sastu!
P = I dize ...
S = Come "i dize" ? Viele o no viele?! Dovemo fare ...
P = Cossa voravistu fare?
Cv = El nostro dovere de citadini e de omeni de onor.
P = Che sarave de farve 'masare! No se minga solda' vualtri.
Cv = No ghe vorà mondo a imparare ...
T = Sarà ...
S = Mi so za tirare co la balestra mondo ben, siora mare.
O = No ti me lo avevi mai dito.
S = Cossa vuostu che te conta tutto a ti, anche robe da omeni.
O = Oh ció, vardelo, l'omo!
P = Volé finirla?! Pitosto: cossa farè adesso? Se i ve vede e ve ciape e do xé le robe: o fe giuramento de essere dei lori o i ve 'masse.
S = Prima bià che i ne ciapa ...
P = Fai manco el piavolo!
T = Eh, dové stare attenti perchè i x´invelenii: i sa de essare in trapola come i sorzi.
Cv = Adesso che semo qua tanto vale che restemo ...
P = A far cossa? Do panse de pi' da impenire co la penuria che ghe xé.
O = Gnanca pi' gransi se trove da magnare. T = Qualchedun, i m'ha dito, saveu, magne sorzi!
O = Cossa distu?! Me se volte el stomego.
P = Ssst! Chi xé che arive?
S = A me pare un frate.
T = Sí, a xé fra Iginio, quelo che n'ha avisá che venivi qua.
Iginio (trafelato) = Ch'el signore ve benedissa omnes et uniquisque; brava zente deve una mossa! I serenissimi i sta per venir a cimento e 'sti indemoniai i xé pi' vigili e in sospeto che unquam. Scondeve da qualche parte, e ste quieti.
S = Ma, padre, nuialtri voressim ...
P = Tasi e ascolta quelo che el padre t'ha dito!
O = Portemoli a casa, donca.
T = Mi dirave de no: co tute che le petegole che sta in cale ghe vole puoco che ghe sbrissa una parola e cosí tuta Ciosa vien a savere che i xé sconti là.
P = Cossa femio?
I = Andè via de qua, intanto. No tuti insieme, insane mentis! Vualtri do, alle sconte via, vardè de arivare a san piereto, dixeghe che ve mando mi, ma no feve vedare dal nonsolo: a xé un macaco bocalon. E vualtre done restè co mi, e preghemo ch'el Signore Domine nostrum n'agiuda.
(Saluti e abbraccia soggetto. Le donne li guardano allontanarsi. Antifona/canto religioso condotto dal frate.)
P = Oh no, mariassantissima adolorata!
O = I soldai!
T = I ... i li ha ciapai. (Grida, alterco, ordini fuori scena)
I = Benedeto sia il nome del Signore! Bia' che cora là onsinoe i li cope! Che il Signore sia con noi con la sua misericordia. (esce)
O = Andemo anche nualtre, salvemoli.
T = No, che femo peso! Làsaghe fare a fra Iginio, a xé esperto in 'ste cosse, e a xé omo de ciesa.
P = No i ha rispeto de nissun, chei malnati: i xé pezo dei saracini.
Armigero (entrando dal lato opposto) = Vu, no avareste mejo da faser che mantenesene quive a guatar li fatti altrui?! Non tenete una dimora et labura donneschi?! Fora, fora!
T (sottovoce) = Andemo, prima che no a ne salta adosso, 'sto fiolduncan.
6ª
(Entrano gli armati, S e Cv, i "gudici", ultimo I.)
Ax (al cenno del Giudice) = Furono presi nel fare del giorno, armati in contrada Tombola; si dichiaran de Clodia. S'opposero al richiamo, brandendo armi. Feriron un fante ...
Ay = Perchè non li si passò di botto a fil di spada? li si fe' favellare per lo meno?!
Ax = Si dichiararon clerici nati in Clugia ma dimoranti in Bononia dove attendebano agli studiorom. D'altro non sanno a fingon di non sapere.
Gi (scrutandoli) = L'aspetto non è di assoldati, e le mani son di donzelletta. pode ser che dican verdagi, ma questo non allevia la realtà che si mostraron inemici e ..
S = La terra che ci generò chiamaci a difenderla, è nostro dovere e speme. Inemici sí, d'ogni ribaldo che ci opprime!
Ax (strattonandolo) = Taci, pidocchietto malnato!
Ay (ironico) =Latra di gusto e forbito il giovine cagnolo veneto. Vederemo se non guairà all'approssimarsi della scure su la sua garganta alba.
S = Non temo no ...
Ax (lo fa tacere con una piattonata) = Ti strappo la lingua e pendulo tutt'insieme@
Cv = Lacialo! (riceve anche lui colpi)
Ay = Li si porti in riva e la si faccia finita! Due mocciosi han da rubarci così il nostro tempo e la patientia nostra?!!
I = Pietade, misericordia! Fu l'amore e le preoccupazioni per i loro cari che mossero isti due pueri a introdursi nascostamente in Clugia. Non aveano niuna mala intenzione ... scapparon .. sol si difesero ma quando furon presi.
Ax = Frate: ancor ti impicci ...!
Gi = Dunque, voi li conoscete.
I = Sí ... no .. ecco ...
Ay = Parla, per lo teu deo, fra tentenna! (Entra trafelato un armigero messaggero)
Am (vedendo tanta gente si ferma; sguardi d'intelligenza con Gi, che lo fa avvicinare; dialogo bisbigliato concitato, poi:)
Gi (mellifluo) = Son o non sono, essi clerici sedicenti de isto loco?
I = Sí.
Gi = E han essi quivi casa e parenti? Come me lo pode dimostrare, reverendo frate?
Ay = Che è isso? Furon presi con l'arme in pugno, donca li si nechi!
S = Io son Sandro de' Penso, de la contrada de santi Andrea (intona una canzone elegiaca su Chioggia(.
Cv = E eo ...
I = Tacite, tacite!
Ay = Lasciali cantare i due galletti, ci risparmian tempo de li torturare e giungere prima alla lor genìa!
S = Che vorreste dire?
Cv = Vigliacchi, marrani: con le donne e gli inermi sfogate il vostronfiele! Non prevarrete ...(viene malmenato)
I = Pietade e misericordia d''essi!
Ay (accingendosi a sfoderare la spada) = Li fo' tacere ben io, per sempre!
Gi (fermandolo e, a parte ) = Lascia andare; lascia andarew, ti dico.
Ay = Che mai? Non è più legge di guerra?
Gi = Forse ci convien mostrarci magnanimi e timorati di Dio ...(al gesto di stizza-sorpresa di Ay) "del diman non v'è certezza". Brutte nuove il messaggero or ora mi recò: le navi della serenissima sono state avvistate al largo di Pellestrina, e come ben sapete noi non ...
Ay (irritato) = E dunque?
Gi = Un atto di clemenza ci potrebbe tornar utile se ...
Ay = Ma che dite? Non saremo vinti! Abbiamo ancora ...
Gi = Che abbiamo mai? Le sorti si son già decise di fuori, voi forse nol sapete? Qui si giuoca una ultima mossa per onor al dio della guerra. Quali sono qui le nostre forze, le nostre reali possibilità: non ci si muove da quest'isola e siamo allo stremo.
Ay = Ma un cavaliere ...
Gi = La vita è una, e la sorte non è sempre frutto del caso. (aldi AA) Li si conduca alle secrete. Voi frate restate, addiverremo ad un accordo, in nomine deus.
I = Sia fatta la volontà del Signore domine nostro.
(Mentre escono da un lato, dall'altro entra trafelato un A, ma parla quando gli AA, S e Cv sono usciti)
A = Son qui! Son giunti! Son sbarcati alla Marina! Truppe di terra alla Bebe! (reazioni a soggette degli astanti)
Ay = Non ci si arrenda! Resistere, resistere! (esce correndo)
Gi (uscendo calmo) = Preghi padre per le nostre anime, siamo tutti figli di un unico dio salvatore.
I (inizia a benedire mormorando, ma si ferma quando rimane solo e prorompe in :) Alleluja, benedetto sia ...(canta un'antifona, quindi esce continuando l'inno)
7ª
(dal lato opposto entrano disordinatamete AA, fanno per uscire dall'altro lato, ma desistono, ritornano e e ri-ritornano per poi uscire cautamente dal lato d'entrata; dal lato opposto, vocianti di giubilo, entrano i veneziani:)
Capitano de mar = Clugia, diletta sorella, è liberata! Sia gloria a san Marco!
V1 = I nemighi xé in fuga. 'Stavolta Radua se la tenimo ben streta in pugno. E i genovesi ... apena che gavemo tempo ...
V2 = Che si riconosca l'inemigo dal solidale: ste' 'tenti che i soldai no fassa marubio e vermenessi.
V3 (entrando con Cv, S e alcuni prigionieri anziani) = Vardè cossa che ghe gera nele secrete. Solo questi.
Prigioniero= Cola fame che ghe gera, i copeva tuti quei che i ciapeva, noialtri i n'ha tenuo ...
Pr2 = Come ostagi, per i bessi.
Cp = E i do zovani? Me parè in bon stato, vualtri. Come zela?
S = I n'aveva apena ciapao, Capitan.
Ppr (confermano)
Cp = E se' ciosoti?
S & Cv = Ben sí: ciosoti de Ciosa! (entrano le donne e il frate)
Prisca = Sia benedeto el Signore! Vegnì che ve struca, fioi mii!
Onorina = Me vien da pianzare da tanto che su contenta; ma anche spauria: come che i se sbuele! Le cali xé tuto un sbrisso de sangue.
Cp = Sono donca loro congiunte, este femene?
I = Sí, una xé la mare e 'st'altra la sorela.
Cp = E el pare dove xelow
I = Fra puoco el rivarà; A xé un domino de le saline, e stava fuora man de lori, Dio li castiga, per non dover lavorare per i nemighi. A xé uno conosuo, de la consulta çitadina, saveu?!
(entrano altri soldati, balestrieri, civili, Goliardo e studenti - a soggetto, indi canzone finale.)
São Paulo, luglio 2007.
Giancarlo Varagnolo
Novella ne la guera de Clugia di Giancarlo Varagnolo.
La scena: piazza di mercato com palchetto, a lato.
Musica ä ballo”. Personaggi giá in scena, immobilitá (“quadro”)fino apertura totale sipario.
1^
Comare 1= Misembra che lar oba oggi va a costar di piú.
Comare 2= Son tutti mariuoli codesti venditori!
C! = Uma pezza di panno la costa come du’ libbre di carne.
C2 = Poffa’, e la farina che l’é piú cruschello che fiore.
C1 = L’á bem da dir!
C3 = Oi, madonne, vedeste lo stallo del sale?
C2 = Ora che ci penso ... nol vidi.
C1 + L’é due dia che falta. Messer Nicia, che n’é del saltaio?
Messer Nicia = Non va esser facile che l’arrivi. No ‘l save, donne, che Venegie l’é presa d’assedio per quei de Pádua eGenoa?
C3 = Oh, la santa Croce! Non istará la guera achí anco ‘!?
Venditore (intromettendosi) = Son beghe de repubbliche da mar: van disputando per lo primato com la Sublime Porta.
MN = Ma, domineiddio, son infingardi saracini!
V = L’ouro e lo argento com la croce o la crescente il valor permane e non muda la fe’.
C2 = Il guadagno é guadagno.
C1 = Col dimonio istesso baratterebbero mercanzia ...
C4 (com 2 polli) Che novitá che istate assí mugugnosi. Son men concitati questi due messeri (mostra i polli)!
Acquaiolo = Acqua della fonte Gordura, toglie la sete e placa la calura! Madonne?!
C4 = Aspettiamo che lo Nostro Signore facci de novo lo meracolo de lê Canne!
C3 = Che vai a dire ...
C1 = Com l’acqua almeno si va sicure che non ci pongano zozzerie; nel vino, eh, messere ...
MN = In vino veritas veritatis veritando ...
2^
Clerico vagante = Messer Nicia, il vostro latino va migliorando!
Studente = Piú vino pi’conosentia.
Gogliardo = Ma miglior é il vino, maggior é la bontade del sapere.
MN = Eccoli qua i nostri studenti.
V = Di che vi posso servire?
A = Bevessero um po’ d’acqua, c’andrebbero meglio ...
G = Lê gentil madonne son di questi paraggi?
S = Son esse bisognose di confortevol conforto?
C1 = Andiamo, son bischeri forestieri.
C4 = Un terzo pollo lo gradirei a disnare!
CV = Gallo, madonna mia cara, gallo non pollo.
C4 = La cresta la vedo bem alta, ma lo ...
C2 = Si vada, si vada.
S = Amor che a nullo amato, amar ...
G = (canta mentre lê comari s’attardano a um banco, sguardi furtivi).
V = É tutto questo che imparate?
CV = Oh no, messere, ma di trivia e di quadrivia, di cotto e di crudo, di caldo e di fresco, di questo e di quello.
MN = Piú t’immischi com loro e peggio é.
S = Siam valenti, siam studenti, lê nostre menti piú possenti com istudiamenti ...
G = Che vedon le mie ancor assonnate pupille (s’avvia al palchetto)!
CV = De’ comici! Che s’inizi bene la giornata.
Vara: 2
V= Giornata?! L’é quase sesta.
S-CV-G = Spettacolo! Spettacolo!
Comico = Chi ci acclama ancor pria di goderci? É la fama nostra giá giunta d’innanzi a noi a pungular l adi voi curiositade e ...
G = Optime, optime (applaudendo)!
S = Bem inizio, da vero istrione.
CV = Che si va raccontando?!
C = Vi apriró il mio cuore (canta accompagnandosi com il liuto, entrano altri comici).
Un passante = Basta com lê pene d’amore, ci si faccia divertir ‘nu poco!
C = (giullarata – commenti a soggetto dal pubblico).
Comici = I fatti degli altri com nostre parole narrati vi abbiam, ahora senza parlare le nostre baravure vi abbaglieran. (giocolieri, saltimbanchi, mangiafuoco ... secondo disponibilitá)
Servo di mercante = (trafelato) Pádua entro in Clugia! Li padovani presero Clugia e tutte le saline!
Gente = (stupore a soggetto)
CV = Come?! Clugia! Presa!! (strattonando SM) Quando? Come? Che sai mai tu?!
SM = Fu ieri; no láltro ieri: tutto il contado esulta!
Che contado, infingardo pitocco! Io de Clugia so’ e mi dolgo.
SM = Discolpa, la gente de Pádua intendea.
S = Devastaron?
CV = Uccisero ...?
C1 = Chi son essi?
MN = Son de Clugia, sono estudiante de l’universitas universitatis. Quegli é figlio di messer Zeno, mercante di sale.
C2 = Lo sale de Clugia ...
SM = Altro non so; ma Venegia é rinserra e non presa, non doma. E com Pádua é Genua.
V = Ora é chiaro: la forza e l’intento ....
MN = L’invidia e la bramosia ...
G = L’onore e la riscossa: si parta, adunque!
3^
(Viene portata uma tavola e due panche, giungono altri studenti: clamore a soggetto; venditori e comari escono di scena, alcuni restano per fare gli avventori della taverna –utilizzando i banchi di vendita.)
S = Vino: é próprio quel che ci vuole. (Ballata del vino.)
Oste = Quando mai il vino non é bem voluto, cercato, bevuto?! (Vedendoli mogi) Pene d’amore!? Uh? Debiti di giuoco ...
G = Clugia é presa.
O = Clugia della laguna, sorella de Veniegia? Si mormora de l’invidia e de l’acribia de’ signori de Pádua.
G = E ora com Genua ....
O = possa: il gato e la volpe ...
S = Il leone non prevarrá!
CV = Clugia cadê ...
S = Fu tradimento ...
CV = De chi ? Perché?? No. Lo sapremo: andremo in Clugia.
G = Si parta.
Ostessa (entra) = Per andar dove? Um posto solazzevole come questo, miei cari, dove mai ...?
G = O coppiera degli dei mortali, lascia che lê nostre lagrime scorrano sui tuoi morbidi colli e monticelli e valli ....
Oa = (allontanondo lê mani di G) Piangi dalle dita, furfantello?
S = Non la pátria, non lê perdute genti, né il dolor d’essi ti smuove adunque da lubriche voglie?
G + Frate, piú che l’onor pote il digiuno ...
CV = Oh, si vada!
Vara: 3
Oa = (canzone goliardica a ballo, alcuni avventori danzano imitando Oa.)
CV = (finita la canzone, alzandosi) Io vo!
G = Si vada. (all’ao) Addio, mia musa, mescitrice d’ambrosia.
S = Clugia, veniam; ci attendi per San Marco e il Leon!
Avventore 1 = Che va a ‘ser tanto sicura de la victoria?
A2 = Che i ciuchi fosse’ boni da far battaglia, non sabia!
A3 = Oh, che l’acqua affoga e l’é salata lassú da voi.
A1 = Che a trar lo sale la si tramuti in vino?!
A2 = La stan salando bem davvero li genovesi ...
CV = Parla come badi!
S = (estraendo um pugnale) Vado a porre la língua tua in salamoia.
G = Ci mettiamo si um po’di sale ‘no tuo podice lardellato.
Ao = Oh, di grazia, ci si comporti da gentilomeni e lê disputande lê si vada a concludere in piazza d’armi co’ padrini. Voi dovete andar a salvar Clugia. Ite! Voi amate discorrere umettando la garganta com vino? Facite! Inter vos.
A3 = A praticar gli studenti ... mi diventa badessa/
(Si affievoliscono le luci, gli studenti preparono i bagagli; resta solo uma tavola + panca, gli altri escon tutti.)
G = (sale sulla panca e canta uma serenata d’addio; notte)
4^
Barcaiolo = Ssssiti che seno i vê sente, semo quase visín al pasagio.
S = Alora non ci vuol molto.
G = Speremo.
B = Si; siti! Tazé.
Armigeri = (canzone fuori scena, man mano che entrano gli studenti si accasciano – utilizzare panche come argini dell’ipotetico fiume) Notte di luna: chi mai sara si bischero da passare?!
A2 (com lanterna) = Luna o non luna, bischeri o non bischeri, siamo bem qui all’adiaccio invece d’essere a letto.
A3 = E che faresti a letto solo, eh?A2 = Chi sarebbe mai a letto solo, o grullo!
A1 (inciampando) = Mannaggia a san Crispino abate! O letamaio di Peretola: vuoi tener ferma codesta lanterna?!
S = Puzzano si, assai.
G = Il fior fiore de’ canaglie della Bassa.
B = Son contadini senza terra né famiglia né dimora.
S = Son zotici servi della gleba fuggiti; pezzenti lazzari.
B = Quando é fame ...
CV = Me li mangio io vivi se hanno fatto del male ai miei!
G = Bello stomaco!
S = E diamoci uma bella pestata, forza!
A3 = Te brombole el corpo, Nervin?
A2 = No, porché?
A1 = Siti!
B = Siti.
S = E zó!
A3 = A ghe qualcun!
G = Pronti? (cenni di assenso) Daghe!
A2 = Anvedili! (scontro a soggetto – sganciamento)
A1 = Al soccorro! All’erta!
S = Di qua pria che n’arrivino altri!
G = Pu (sputa) bravi boni da gnente, cavroni!
CV = Vien via. Allá prossima!
B = Sé tuti mati. (escono tutti – grida fuori scena)
Armigero graduato = (entrando) Di qui son dunque fuggiti?!
A2 (lanterna) = Sì, signore.
A1 = Eran assai e ci prenderon all'improvviso.
Ag = Uomini in armi o borghesi, vilici ...?
A1 = Giovani borghesi, poder 'ser estudianti.
Ag = Póffah, mariuoli dalla pancia piena! Clugia manda ben longe i suoi figli a gozzovigliare nelle universitas.
A1 = Son ricchia assai, per lo sale.
Ag = Lo sale ... Lielo salerà Padua a breve il companatico.
A1 = Venegia non è doma ...
Ag = Se l'Ungaro s'appresta, il leone sarà presto domato; per lo momento è captivo 'na gaiba.
A1 = Occorron ancor navicelle, queste malnate acque e la fanghiglia che vi sostà non permettono l'avvicinarsi né con cavalli né con grosse navi.
Ag = La fame passa sovra tutto e la penuria si porta da sé non con cariaggi.
A1 = Genua pode ser alleata fidata per l'invidia che la rode di Venegia.
Ag = Son mercanti, gli uni e li altri: fan ben i lor mercati. Hora con Padua Genua s'allea ma gli occhi volti ha nei mari d'oriente.
A1 = Gran bella cosa ...
A3 (ritornando dal lato opposto) = Non v'è traccia alcuna. Forse una barca li ha raccolti tutti e van per rivi.
Ag = "Caron dimonio, con occhi di bragia ..." (Sosta, uscita. Aa si portan con sè le panche.)
5ª
Barcaiolo (con pertica mima di portare la barca, canta; albeggia)
S (nascosto) = Manca molto, ché qui nel fondo mi par di aspetar la metamorfosi d'omo in sfógio.
Cv (nascosto) = Volta il volto e vagliati mirar le stelle.
S = Con la pancia in alto la sua vuotezza mi affligge maggiormente, mio astronomico camerata filosofo.
Cv = Potessi io di contra placare la brama di apprender buone novelle.
B = Estote parati. L'alba con le sue dita di rosa pone un velo su li occhi di chi vigilò e non schiude ancor quei che dormirono.
S (alzandosi) = Se Goliardo stava con noi, potevate esser Castore e Polluce de trovadori de la barena. Si potea ben portar colui seco noi.
Cv (alzandosi) = Non necessitaava correr perilia vana, egli non ha alcuno in Clugia.
S = Ma si pote ...
B = Si pote quel che si può e due homeni non si notano, tre fan già gruppo ed è sospetto, quattro, poi, è reato. Andate ora.
S & Cv (in proscenio, saluti, si guardano intorno, uscita) (Campana che suona le ore; entrano le donne : )
Prisca = El posto xé questo, e le sie xé apena sonae. I dovarave essere qua.
Tonia = L'orologio del sior Dondi a va precisin precisin, ma chi naveghe no sa de cossa che a va incontro!
Onorina = No vorave che ghe fusse capitao qualcossa.
T = Lo savaressimo! Ché i bocaloni de bifolchi de Padua no i se fa scampare ocasion per vantarse che i xé i pi' forti.
P = Oh Ssignoresanto! Visto che i gera in salvo, no i podeva stare 'ndove che i gera? Massa grassia, sant'Antonio!
T = Lassa stare chel santo, ché no a xé de i nostri.
O (stupita) = Cossa vuoravela dire? I santi no i xé per tuti i cristiani?!
P = Tasi, fia, che co chela voçeta da canarin i te sente fin a Brondolo.
O = Ma varda che no' se possa gnanca parlare per paura de chei busegatti!
T = Cossì la xé, fantolina.
P = Várali ... I me pare lori.
S (correndo) = Mare!
P (commossa) = Ensemenio!Cossa zestu venuo a fare qua? Se i te ciape e te cope 'sti assasini.
S = Volevimu savere come che stevi ...
O = Piene de fame semo, e de paura.
S = Cossa vai fato? Come ha podesto essere che i venisse fin dentro a la nostra Ciosa?!
T = Cossì la xé sta, cossa vuostu che capimo nualtre done ... I dize che lori gera de pi' e che le galie del dogado no le ha podesto 'rivare in tempo ...
O = Però le sta per arivare, sastu!
P = I dize ...
S = Come "i dize" ? Viele o no viele?! Dovemo fare ...
P = Cossa voravistu fare?
Cv = El nostro dovere de citadini e de omeni de onor.
P = Che sarave de farve 'masare! No se minga solda' vualtri.
Cv = No ghe vorà mondo a imparare ...
T = Sarà ...
S = Mi so za tirare co la balestra mondo ben, siora mare.
O = No ti me lo avevi mai dito.
S = Cossa vuostu che te conta tutto a ti, anche robe da omeni.
O = Oh ció, vardelo, l'omo!
P = Volé finirla?! Pitosto: cossa farè adesso? Se i ve vede e ve ciape e do xé le robe: o fe giuramento de essere dei lori o i ve 'masse.
S = Prima bià che i ne ciapa ...
P = Fai manco el piavolo!
T = Eh, dové stare attenti perchè i x´invelenii: i sa de essare in trapola come i sorzi.
Cv = Adesso che semo qua tanto vale che restemo ...
P = A far cossa? Do panse de pi' da impenire co la penuria che ghe xé.
O = Gnanca pi' gransi se trove da magnare. T = Qualchedun, i m'ha dito, saveu, magne sorzi!
O = Cossa distu?! Me se volte el stomego.
P = Ssst! Chi xé che arive?
S = A me pare un frate.
T = Sí, a xé fra Iginio, quelo che n'ha avisá che venivi qua.
Iginio (trafelato) = Ch'el signore ve benedissa omnes et uniquisque; brava zente deve una mossa! I serenissimi i sta per venir a cimento e 'sti indemoniai i xé pi' vigili e in sospeto che unquam. Scondeve da qualche parte, e ste quieti.
S = Ma, padre, nuialtri voressim ...
P = Tasi e ascolta quelo che el padre t'ha dito!
O = Portemoli a casa, donca.
T = Mi dirave de no: co tute che le petegole che sta in cale ghe vole puoco che ghe sbrissa una parola e cosí tuta Ciosa vien a savere che i xé sconti là.
P = Cossa femio?
I = Andè via de qua, intanto. No tuti insieme, insane mentis! Vualtri do, alle sconte via, vardè de arivare a san piereto, dixeghe che ve mando mi, ma no feve vedare dal nonsolo: a xé un macaco bocalon. E vualtre done restè co mi, e preghemo ch'el Signore Domine nostrum n'agiuda.
(Saluti e abbraccia soggetto. Le donne li guardano allontanarsi. Antifona/canto religioso condotto dal frate.)
P = Oh no, mariassantissima adolorata!
O = I soldai!
T = I ... i li ha ciapai. (Grida, alterco, ordini fuori scena)
I = Benedeto sia il nome del Signore! Bia' che cora là onsinoe i li cope! Che il Signore sia con noi con la sua misericordia. (esce)
O = Andemo anche nualtre, salvemoli.
T = No, che femo peso! Làsaghe fare a fra Iginio, a xé esperto in 'ste cosse, e a xé omo de ciesa.
P = No i ha rispeto de nissun, chei malnati: i xé pezo dei saracini.
Armigero (entrando dal lato opposto) = Vu, no avareste mejo da faser che mantenesene quive a guatar li fatti altrui?! Non tenete una dimora et labura donneschi?! Fora, fora!
T (sottovoce) = Andemo, prima che no a ne salta adosso, 'sto fiolduncan.
6ª
(Entrano gli armati, S e Cv, i "gudici", ultimo I.)
Ax (al cenno del Giudice) = Furono presi nel fare del giorno, armati in contrada Tombola; si dichiaran de Clodia. S'opposero al richiamo, brandendo armi. Feriron un fante ...
Ay = Perchè non li si passò di botto a fil di spada? li si fe' favellare per lo meno?!
Ax = Si dichiararon clerici nati in Clugia ma dimoranti in Bononia dove attendebano agli studiorom. D'altro non sanno a fingon di non sapere.
Gi (scrutandoli) = L'aspetto non è di assoldati, e le mani son di donzelletta. pode ser che dican verdagi, ma questo non allevia la realtà che si mostraron inemici e ..
S = La terra che ci generò chiamaci a difenderla, è nostro dovere e speme. Inemici sí, d'ogni ribaldo che ci opprime!
Ax (strattonandolo) = Taci, pidocchietto malnato!
Ay (ironico) =Latra di gusto e forbito il giovine cagnolo veneto. Vederemo se non guairà all'approssimarsi della scure su la sua garganta alba.
S = Non temo no ...
Ax (lo fa tacere con una piattonata) = Ti strappo la lingua e pendulo tutt'insieme@
Cv = Lacialo! (riceve anche lui colpi)
Ay = Li si porti in riva e la si faccia finita! Due mocciosi han da rubarci così il nostro tempo e la patientia nostra?!!
I = Pietade, misericordia! Fu l'amore e le preoccupazioni per i loro cari che mossero isti due pueri a introdursi nascostamente in Clugia. Non aveano niuna mala intenzione ... scapparon .. sol si difesero ma quando furon presi.
Ax = Frate: ancor ti impicci ...!
Gi = Dunque, voi li conoscete.
I = Sí ... no .. ecco ...
Ay = Parla, per lo teu deo, fra tentenna! (Entra trafelato un armigero messaggero)
Am (vedendo tanta gente si ferma; sguardi d'intelligenza con Gi, che lo fa avvicinare; dialogo bisbigliato concitato, poi:)
Gi (mellifluo) = Son o non sono, essi clerici sedicenti de isto loco?
I = Sí.
Gi = E han essi quivi casa e parenti? Come me lo pode dimostrare, reverendo frate?
Ay = Che è isso? Furon presi con l'arme in pugno, donca li si nechi!
S = Io son Sandro de' Penso, de la contrada de santi Andrea (intona una canzone elegiaca su Chioggia(.
Cv = E eo ...
I = Tacite, tacite!
Ay = Lasciali cantare i due galletti, ci risparmian tempo de li torturare e giungere prima alla lor genìa!
S = Che vorreste dire?
Cv = Vigliacchi, marrani: con le donne e gli inermi sfogate il vostronfiele! Non prevarrete ...(viene malmenato)
I = Pietade e misericordia d''essi!
Ay (accingendosi a sfoderare la spada) = Li fo' tacere ben io, per sempre!
Gi (fermandolo e, a parte ) = Lascia andare; lascia andarew, ti dico.
Ay = Che mai? Non è più legge di guerra?
Gi = Forse ci convien mostrarci magnanimi e timorati di Dio ...(al gesto di stizza-sorpresa di Ay) "del diman non v'è certezza". Brutte nuove il messaggero or ora mi recò: le navi della serenissima sono state avvistate al largo di Pellestrina, e come ben sapete noi non ...
Ay (irritato) = E dunque?
Gi = Un atto di clemenza ci potrebbe tornar utile se ...
Ay = Ma che dite? Non saremo vinti! Abbiamo ancora ...
Gi = Che abbiamo mai? Le sorti si son già decise di fuori, voi forse nol sapete? Qui si giuoca una ultima mossa per onor al dio della guerra. Quali sono qui le nostre forze, le nostre reali possibilità: non ci si muove da quest'isola e siamo allo stremo.
Ay = Ma un cavaliere ...
Gi = La vita è una, e la sorte non è sempre frutto del caso. (aldi AA) Li si conduca alle secrete. Voi frate restate, addiverremo ad un accordo, in nomine deus.
I = Sia fatta la volontà del Signore domine nostro.
(Mentre escono da un lato, dall'altro entra trafelato un A, ma parla quando gli AA, S e Cv sono usciti)
A = Son qui! Son giunti! Son sbarcati alla Marina! Truppe di terra alla Bebe! (reazioni a soggette degli astanti)
Ay = Non ci si arrenda! Resistere, resistere! (esce correndo)
Gi (uscendo calmo) = Preghi padre per le nostre anime, siamo tutti figli di un unico dio salvatore.
I (inizia a benedire mormorando, ma si ferma quando rimane solo e prorompe in :) Alleluja, benedetto sia ...(canta un'antifona, quindi esce continuando l'inno)
7ª
(dal lato opposto entrano disordinatamete AA, fanno per uscire dall'altro lato, ma desistono, ritornano e e ri-ritornano per poi uscire cautamente dal lato d'entrata; dal lato opposto, vocianti di giubilo, entrano i veneziani:)
Capitano de mar = Clugia, diletta sorella, è liberata! Sia gloria a san Marco!
V1 = I nemighi xé in fuga. 'Stavolta Radua se la tenimo ben streta in pugno. E i genovesi ... apena che gavemo tempo ...
V2 = Che si riconosca l'inemigo dal solidale: ste' 'tenti che i soldai no fassa marubio e vermenessi.
V3 (entrando con Cv, S e alcuni prigionieri anziani) = Vardè cossa che ghe gera nele secrete. Solo questi.
Prigioniero= Cola fame che ghe gera, i copeva tuti quei che i ciapeva, noialtri i n'ha tenuo ...
Pr2 = Come ostagi, per i bessi.
Cp = E i do zovani? Me parè in bon stato, vualtri. Come zela?
S = I n'aveva apena ciapao, Capitan.
Ppr (confermano)
Cp = E se' ciosoti?
S & Cv = Ben sí: ciosoti de Ciosa! (entrano le donne e il frate)
Prisca = Sia benedeto el Signore! Vegnì che ve struca, fioi mii!
Onorina = Me vien da pianzare da tanto che su contenta; ma anche spauria: come che i se sbuele! Le cali xé tuto un sbrisso de sangue.
Cp = Sono donca loro congiunte, este femene?
I = Sí, una xé la mare e 'st'altra la sorela.
Cp = E el pare dove xelow
I = Fra puoco el rivarà; A xé un domino de le saline, e stava fuora man de lori, Dio li castiga, per non dover lavorare per i nemighi. A xé uno conosuo, de la consulta çitadina, saveu?!
(entrano altri soldati, balestrieri, civili, Goliardo e studenti - a soggetto, indi canzone finale.)
São Paulo, luglio 2007.
Giancarlo Varagnolo
Acrilico. 16/4/2012
Indice:
1 - Ingresso nella casa.[ La padrona è quasi una megera.]
2 - Presentazione del gruppo [A, studente di ingegneria elettronica, 19, ingenuo, suona il basso; B, fidanzata, 17, brillante, studentessa alla Scuola d'arte; C, fratello di B, 21, suona la batteria, grezzo; D, studente liceale, 16, talentoso, suona la chitarra solista; E, amico di A, 19, studente di sociologia, svagato, suona la chitarra; F, amica di B, studia alla Scuola d'arte, piperita-patty, corista].
3 - La scoperta dei quadri [che sono del precedente affittuario, morto insolvente].
4 - Un fine settimana con il gruppo. [Potrebbe essere Bruxelles.]
5 - E se vendissimo i quadri?
6 - Indagini di mercato, sondaggio con la padrona di casa.
7 - Concerto come anteprima della mostra.
8 - Restauro e arricchimento delle tele.
9 - La 1ª e la 2ª mostra.
10 - Venduti! E adesso?
Terza persona, ma con monologhi-racconto.
Inserire foto nel testo WordPad.
Indice:
1 - Ingresso nella casa.[ La padrona è quasi una megera.]
2 - Presentazione del gruppo [A, studente di ingegneria elettronica, 19, ingenuo, suona il basso; B, fidanzata, 17, brillante, studentessa alla Scuola d'arte; C, fratello di B, 21, suona la batteria, grezzo; D, studente liceale, 16, talentoso, suona la chitarra solista; E, amico di A, 19, studente di sociologia, svagato, suona la chitarra; F, amica di B, studia alla Scuola d'arte, piperita-patty, corista].
3 - La scoperta dei quadri [che sono del precedente affittuario, morto insolvente].
4 - Un fine settimana con il gruppo. [Potrebbe essere Bruxelles.]
5 - E se vendissimo i quadri?
6 - Indagini di mercato, sondaggio con la padrona di casa.
7 - Concerto come anteprima della mostra.
8 - Restauro e arricchimento delle tele.
9 - La 1ª e la 2ª mostra.
10 - Venduti! E adesso?
Terza persona, ma con monologhi-racconto.
Inserire foto nel testo WordPad.
4 W D .
Giancarlo Varagnolo
4 W D
dramma in 3 atti
Personaggi:
Vatsa : giovane donna lesa alla colonna vertebrale.
Weini : infermiera.
Emuna : amica di V.
Araya : compagno di V.
Nebai : amico di A.
Isaias : amico di A.
Kedir : giovane invalido.
Nizan : anziana assistente di V.
Pazienti e inservienti.
Scene:
Atti I e III : piccolo monolocale poveramente arredato.
Atto II : bar del Centro di Riabilitazione .
L'azione si svolge ad Asmara, oggi.
- La camera è poveramente arredata, è ricavata da uno stanzone suddiviso con paratie di truciolato. Una sola porta a destra, una finestra con tendina al lato opposto. Nell'angolo vicino alla finestra un letto di ferro da ospedale. Piccolo scaffale con libri, bicchiere, ... In primo piano a sinistra un tavolo costruito rozzamente; due sedie scompagnate, alcuni scanni, primus o fornello a carbonella, due ... tre scatoloni; una scalcagnata poltrona sulla destra. Vestiario appeso alle pareti e alla porta (che si apre con il battente verso il pubblico). Manifesti e ritagli di giornale alle pareti.
- Il bar ha due porte, destra e sinistra. Tavoli e sedie scompagnati. Due in proscenio, tre dietro. Il banco è in fondo, leggermente obliquo. Finestra in fondo. Due-tre manifesti alle pareti. (I manifesti o locandine sono quelli della propaganda ufficiale.)
1
A T T O I
Scena I (Mizan, Emuna)
Mizan = [sta pulendo la stanza con lo scopetto]
Emuna [da fuori, bussando] = C'è nessuno. Vatsa?!
M = Arrivo, arrivo. [apre]
E [entrando] = Oh, Mizan, come stai? Tutto bene?! E Vatsa ...?
M = Oh, tutto bene signorina, grazie al Cielo. Vatsa è andata in infermeria per la visita di controllo.
E = Va meglio? Qualche progresso?
M = Un pochino pochino sì. E ha ripreso a studiare, vede i libri?
E = Dovrei mettermi a studiare anch'io, almeno imparare bene una lingua straniera.
M = Oh per quello non ci vogliono studi: basta parlarla.
E = Ah, Mizan! E leggere e scrivere ... [voci di fuori]
M = Sono tornate.
Scena II (dette più Weine e Vatsa)
Weini = Eccoci all'ovile. [entra di schiena tirando:]
Vatsa [seduta nella sedia a rotelle, ilare] = Ma che ovile: nido! Cantuccio del gatto ... [giravolta, fronte al pubblico, vede:] Emuna! Che sorpresa! Che piacere rivederti!
E = Oho, ti trovo benissimo. [abbraccio]
V = Fatti vedere! Novità? Le tue pulcette vaganti ti danno ancora fastidio?
E = Alcune me le hanno tolte, ma qui al fianco ce n'è ancora una che mi tormenta e non la possono estrarre.
V [all'infermiera] = Sai, quella volta a me neanche un graffio, e a Emuna schegge piccole piccole un po' ovunque: un colino per il tè! [ridono]
M = Bevete qualcosa? [accenna a preparare il fornello]
E [estraendoli dalla borsa] = Ti ho portato dei mandarini.
V = Oh, grazie! Ma racconta, dimmi ...! [a Nizan] No, Nizan, lasca stare: andremo al bar a bere un'aranciata.
W [a Emuna] = Vieni dal fronte?
E = No, sono della riserva ... il dolore, talvolta, è insopportabile, qui [al fianco].
V = Dopo tutto questo tempo?
E = Sono microscopici frammenti che camminano e s'arrugginiscono, anche.
W = Non si potrebbe estrarli?
E = Se lo si faceva subito ...! Adesso sono penetrati a fondo e ci vuole un monitoraggio speciale ...
V = Magari da un bel dottore!
W = La cura ha sempre un miglior effetto!
E = Sempre voglia di scherzare, tu.
V = Oh, no, dico sul serio! [strizzando l'occhio a W]
W = Qui intorno non mi sembra ci sia proprio nulla di simile [ride], c'è più scelta al fronte, immagino!
V [seria] = Con il rischio di perdere tutto. All'improvviso. Le ferite si rimarginano e sono sopportabili e ti permettono di vivere ancora. Ma se al dolore delle cicatrici si aggiunge il rimpianto acre del ricordo ...
E = Vatsa!
V [a W] = Eravamo tutti e tre lì quando bombardarono all'improvviso sbucando da dietro il rialzo dell'amba: non c'era alcun riparo nella valle e poco serviva sparare agli aerei in volo ...
E = E a noi cos'è servito appiattirci sul terreno?
V = Che siamo ancora qui.
E [amara] = Vedo ... Sarebbe stato meglio ...
V = Se fosse valso a qualcosa.
W [cercando di alleggerire la tensione] = Tutto serve, tutto NON serve: siamo nelle mani di Dio.
E = Belle mani!
M = Emuna!
V = Emuna, scusa, scusami. E' stata colpa mia: non dovevo farti ricordare, ma noi due siamo il riflesso di momenti che ci tengono legate al passato, e immettono una terza presenza; e una quarta, e una quinta e tutti quelli ...
M = Beh, basta adesso. Il sole è lo stesso, ma il giorno è nuovo.
W [sospirando] = E lungo.
[Breve pausa silenziosa]
V = Nazareth? Sinae? Murad?
E = Eh, Nazareth ha avuto una bambina, lo scorso mese! Ha lasciato l'ospedale e adesso è qui in città.
V = Col marito?
E = No lui ... E' rimasto giù ... Non la sposerà! ...
W = La bambina sta bene? La mamma ...?
E = Purtroppo ... taglio cesareo; ma è tutto a posto ora, stanno bene: vengo ora da casa di Nazareth.
V = Così lui ...! Lo conosco?
E = Non credo, è uno nuovo venuto all'ospedale dal Nord. Uno con la puzza sotto il naso perché ...
M [interrompendo] = Si bagna le scarpe quando piscia!
V [ridendo] = Mizan!
W = Posso andare adesso che c'è la tua amica. Piacere d'averti conosciuta. Arrivederci, Mizan.
Scena III (M, V, E)
V = Ciao e grazie! [a E] Siediti, siediti.
E [sedendo su una sedia] = E' nuova di qui? [accennando all'infermiera uscita]
V = Sì, è una maestra elementare, richiamata da poco. Il fidanzato insegna informatica in un istituto superiore. E tu? Fidanzato ...?
E = Lascia perdere; ho avuto il mio daffare a consolare la mia amica Nazareth in tutte le crisi con il suo ganzo in questi ultimi mesi, che di mettermi con qualcuno ... proprio ...[scuote la testa]. E tu e Araya?
V = E' venuto a trovarmi tre settimane fa. Finora gli è andata bene, con l'aiuto di Dio ...
E = Siete ... Lui è ancora ... con te?
V = Mi ama, ancora, certo. E che ... che ...
M = Che un uomo è un uomo, e ...
V = Lo so, lo so.
M = E allora ... [ammiccamenti]
E = Come?
V = Mah che! Mah dai!
Scena IV (dette più Kedir su sedia a rotelle)
Kedir [battendo alla porta] = Vatsa! Ci sei? [gridando] Si può?!
M = Arrivo, arrivo! [va e apre]
E = Chi è?
V = Kedir. Vedrai ...
K [entra spingendosi con una certa velocità, evoluzione da virtuoso, ferma la carrozzina fra V e E] = Principessa, codesta damigella dalle treccine pendenti e il naso qual piccola fava io mai prima d'ora incontrai!
V = E' la mia carissima amica Emuna, che lavora all'ospedale di ...
K = Oh, anche lei è dei nostri, voglio dire: del nostro ambiente. Kedir: per servirla, gambe permettendo. [agita con una mano i calzoni vuoti, porge l'altra a E]
E [stringendo la mano] = Piacere.
V = Tutto bene?
K = Come no?! [sarcastico] Ho segnato due gol nella partita di calcio ieri pomeriggio!
V = Kedir! Non incominciamo ...
K = Eh che?! Se ci fosse un po' di musica ... Vero, Mizan, come balliamo bene il rock-n-roll [accenna ad un rock muovendo con le mani le vuote gambe dei calzoni]
M = O matto, matto!
V = Visto che c'è la mia amica, non potresti ...
K = Oh, va bene va bene. [a E] Che si fa di bello nel mondo dei bipedi?
E [abbozzando un sorriso] = Non molto ... le solite cose ... si chiacchiera, si ... ascolta la radio, si ...
K = Si cammina, si corre, si salta; si danno calci nel sedere a qualcuno! Si va dietro alle belle donne ...
V = Oh, lo puoi fare altrettanto bene con questa [batte sgraziatamente sul bracciolo della sedia a rotelle]
K = Ah! E al primo gradino ... ciao!
E = Siamo proprio così maleducate?!
V [a E] = Lascialo parlare. [sorniona] L'amore lo si fa con gli alluci, non lo sapevi? [ride]
K = Sìì, anche con quelli, anche con i piedi!
M = Oh questa è buona! Io proprio ... [nega scuotendo la testa]
V = E gli dai retta, Mizan?!
E = Comunque ...
K = Sì?
E = Niente.
K = Sentiamo, sentiamo.
V = Su, smettiamola. Sei venuto per ...?
K = Per...? [si guarda intorno furbescamente] Ma per ...
[bussano]
V = Avanti avanti. [ai due] Sembra di essere all'aereoporto.
K [a E, ironico] = Non se ne può più: gente gente gente ...
Scena V (detti più Araya, Nebai, Isaias)
Araya [entrando] = Buongiorno.
V [girandosi di scatto] = Araya!! [tenta di postare la carrozzina per andargli incontro]
A = Vatsa! [le corre vicino; abbraccio prolungato]
Nebai e Isaias [entrano, accennano un saluto; chiudono la porta]
V = Come stai? Tutto bene?!
A = Sì sì. Sono appena arrivato. Con ...
V = Bentornato Nebai! Bentornato Isaias! Venite, venite! [abbracci]
K [ad A] = Beh, generale! Quali buone nuove?
A [dandogli una manata sulla spalla] = Sempre scherzoso il nostro Kedir!
K = Per servirla! Conosce madamigella ... ehm?
E = Emuna. Sì, ci conosciamo. [abbraccio, in piedi]
K = Oho, non giochiamo troppo di piedi, voi due!
V = Allora? Sedetevi, sedetevi. [M porge sgabelli]
A = Ci fermiamo tre giorni ...
K [interrompendo] = Troppa grazia, santa Rita!
V [materna] = Vuoi stare un po' zitto e lasciar parlare gli ...
K [c.s.] = Ooh, me ne vado, ma me ne vado. [a E] Lei che fa, signorina? Resta?! Beh, allora ... [si porta gli indici verticalmente alla bocca].
V [a N] = Tua moglie? I bambini? Tutto bene?!
Nebai = Sì. Sesina ha vinto un premio, a scuola.
V = Complimenti. E tu Isaias?
Isaias = Non c'è male ...
N [intromettendosi] = Stanno forse aumentando il famiglia [cenno sulla pancia].
V = Tua moglie aspetta un bambino? Oh, è magnifico! Falle gli auguri per me, Isaias.
K [canta cantilenando come un bambino] = Happy birthday to you, happy birthday to you. [poi, viste le occhiatacce delle donne:] Va bene [portandosi un indice alle labbra] Va bene [indici in croce sulle labbra come per giurare].
I = Farai tu da madrina, Vatsa; vuoi?
V = Sì, certo: E anche Emuna.
E = Quando sarà il momento, quando sarà il momento.
M = Preparerò un pane speciale; conta su di me, Isaias.
A = Speriamo sia un maschio forte e ...
E = Maschio o femmina che differenza fa ai giorni nostri?
M = Un maschio è sempre ...
V = Più testone delle femmine!
K = Io ... che cosa c'entro? E' lui [A] che ha detto "il maschio, un maschio, son maschio" [motteggia]
A = Esprimevo solo la mia preferenza!
V = Vorresti un bambino-bambino?
N = Ahi, è meglio che ce ne andiamo.
I = Penso proprio di sì.
V = Mah, va, sciocchini! Parliamo un po' di cose serie: novità dal ... [cenno con la testa]?
A & N = Il solito. [ridono per l'unisono]
A = Tentano di logorarci.
N = E' uno stillicidio.
I = Noia e tensione insieme.
E = E non solo in prima linea! Continuano con la loro odiosa tattica di spaventare gli abitanti dei villaggi con incursioni aeree; terrorizzano la gente indifesa, che lavora.
V = Ma non si può fare qualcosa ... di più?
N = Loro non si muovono e noi non siamo in grado di fare una manovra d'attacco di largo raggio.
I = Non siamo, lo sanno tutti, così numerosi da poter sfondare in profondità e mantenere le posizioni.
K = Già, siamo, compresi vecchi e bambini, meno di un decimo, dico UN decimo di loro.
A = Sì, uno a dodici.
K = Come si fa a vincere il campionato: abbiamo solo il portiere!
V [rassegnata] = Finirà.
E = La faremo finire!
N = Speriamo; se non si muovono le forze internazionali di pace ...
K = Te li raccomando i mediatori "bla-bla-bla"! E poi quelli sono sordi e testardi e figli-di-buona-donna dalla nascita.
V = E' il loro governo; il popolo non sa e non vuole la guerra.
I = Parecchi disertano, è vero.
N = E che magri sono ... Affamati.
M = Voi che mangiate di buono? Trovate uova laggiù?
A = Non è che mangiamo pasta al forno e zighinì di pollo ogni giorno, ma le razioni sono sufficienti.
K = E la birra non manca, o sbaglio?!
N = Per il freddo è meglio l'arakì.
E = Ah, il tè speziato con tanto zucchero. Che bisogno c'è di alcol che annebbia il cervello.
K = Donna, parla per te. Una bella bevuta in compagnia è un'abluzione dell'anima!
V = Abluzione [ride]; dopo ti ci vuole la doccia fredda per farti ritornare in sè.
M = Un po' di "sua" nelle feste comandate ...
V = Mizan, anche tu adesso!
I = Beh, noi andiamo. [si alza accennando a N]
N [alzandosi] = Sì, andiamo alle nostre famiglie. Ripasseremo prima di ripartire. [a A] Ci vediamo domani mattina, intesi. Buonasera, buonasera.
K = Dritti dritti a casa, eh [fa cenno di bere]?
M, V, E, A = Arrivederci. [escono I e N]
Scena VI (detti)
E [ad A] = Allora?
A [scuotendo la testa] = Con le piogge è arrivata la malaria; tutto qui.
E = Me la so presa anch'io il mese scorso: è la seconda volta.
V = Adesso sei guarita bene?
A = Piuttosto datemi qualche notizia voi: laggiù non abbiamo l'antenna parabolica. Veramente manca anche la corrente elettrica, oltre ai televisori.
K = Notizie belle o brutte; tristi o allegre?
A = Belle, diamine!
K = Allora sportive: vince sempre il migliore e lo spettacolo, confetta di torta, a tutti. Calcio? Pallacanestro? Tiro-alla-fune all'ONU?
E = Cosa sta succedendo in Medio Oriente? Ho sentito qualcosa alla radio, ma ...
K [interrompendo] = Capisco che anche a me interessino i campionati di calcio di tutto il mondo, ma non vi bastano le rogne di qui? Quasi quasi vi parlo di ciclismo, che è l'unico sport che non posso soffrire.
V [scherzosa] = Perché non lo può fare.
K = Come no! A quattro ruote motrici, te lo do io il Giro d'Italia e il Tour de France [fa delle evoluzioni con la sedia]. Coraggio [a V] donna ... [ricordandosi del di lei braccio inabile] Beh, ci son sempre di questi gingilletti sportivi a motore!
A = Noi, finché il pallone resta gonfio, giochiamo a palla-volo, poi ... a calcio ... anche coi barattoli della conserva!
E = Si vede che non avete molto da fare se vi restano energie da buttare contro una palla.
K = Perché, la signorina ...
V [intromettendosi] = Lavora a tempo pieno come gnerica in un ospedale.
E = E non c'è un minuto di riposo, nemmeno per chi sta a scartabellare in ufficio, figurati gli altri.
A = Sei ancora lì?
E = Sì, niente trasferimenti; così mi tocca fare da mangiare; e pagare l'affitto. Qui ad Asmara avrei mia famiglia: mia madre ...
K = I tuoi genitori abitano qui in città?!
E = Siamo tornati dopo la Liberazione. Prima è stata dura, nascosti in campagna.
K = Io ero all'estero, i miei erano fuori da tempo. Sono ritornato anch'io dopo. [cambia tono] Giusto per farmi conciare così l'anno scorso!
V = Kedir. Calmati: io sono seduta qui da otto anni, la sai bene. Lo sai bene che per me è già una grazia poter star seduta, ora, e potermi spostare in questo modo. [sempre materna] Kedir, lo so che è dura ... all'inizio.
A = Ce n'è di peggio anche in questo ospedale. Lo so che è di poca consolazione ...
M = Sei vivo e in salute. Fosse tornato così mio figlio ...
E = Quando è successo?
M = Tanto tanto tempo fa; non mi ricordo nemmeno più ...
V.= Gesù Giuseppe Maria, non potremmo guardare al futuro o al presente con un po' di ... di meno melanconia? Animo!
A = Hai ragione, Vatsa, guardiamo al presente.
E = Meglio al futuro: per me oggi è dura.
K = Eh, mi sembra uno degli ultimi film che ho visto. Le melense commediole americane con il finale felice e moraleggiante. Posso dire: "Che palle, ragazzi"?
V = No. Io invece ne ho visto uno bellissimo, di lei che incontra lui, no ... cioè si scrivono e s'incontrano, ma non proprio perché incontrarsi s'incontrano, ma non subito ...
K = Ma è la boiata che ho visto io!
V = Se è bellissimo!
K [imitandola] = Bellissimo! Perché alla fine si sposano. E lui da carogna capitalista pieno-di-soldi-cinico diventa buono, buono ... Ah, le donne!
V = Può succedere!
A e K = Nei film! [si stringono la mano]
V = Emuna difendimi!
E = Non lo so. Non ho avuto tempo per ... per sognare. Ho sempre guardato quello che mi succedeva intorno ... e talvolta volevo dimenticarlo. Guardo il cielo, un cespuglio, le stelle, un sasso ... e non pensare a niente; come posare la mente, l'anima, sull'acqua del mare, cullarsi nel movimento della risacca.
A e V [si guardano "teneri"]
K [scherzosamente serio] = Ma io, questa qui, la sposo! [ad E] Musa incorrotta-da-sogni-di-celluloide, vuoi tu in sposo il qui presente Kedir ...
V = Promesso già a tutte le infermiere dell'ospedale!
K = Non è vero; e poi: vale l'ultima promessa. Misan, dì tu la verità.
M = Un bravo ragazzo ... che chiacchiera troppo.
K = Ma il cuore, il cuore ... Misan ...
M = Uh! Grande, grande come il santo monte Ararat.
E = E' meglio che vada.
K = Non te ne andrai per causa mia; mi scusi.
E = No, è semplicemente tardi. M'aspettano a casa per cena. Ripasso domani; riparto fra due giorni.
A = E' stato un piacere rivederti, Emuna. [si alza per stringerle la mano]
V = A domani!
K = Vengo con lei. [tristemente] Qui che resterebbe per l'arsura di questi occhi?!
V = Che sciocco pazzerello!
E = A rivederci!
K = Mi preceda, al trotto. Ciao, tortorelle.
M [apre la porta, fa uscire E e K, poi esce e se la chiude alle spalle].
Scena VII (V e A)
[Breve attimo di silenzio, vociferare di K in evanescenza.]
V [teneramente] = Araya.
A [più naturale] = Vatsa. [si stringono le mani]
Tela: fine I atto
A T T O II
Scena I
[Seduti al tavolo di sinistra: V, W, K. Un barista. Due mutilati ad un tavolo, uno ad un altro in 2^ fila.]
W = Dovrebbero portare oggi il nuovo televisore.
V = Non era l'antenna che non funzionava bene?
W = Per quello che ne capisco, era il televisore che non andava; vedremo come riceve il nuovo.
K [è già un po' brillo] = Seh, nuovo! Il nostro lo hanno portato in un altro Centro e ce ne restituiscono uno già riciclato, che andrà peggio ...
W = Se è nuovo, è nuovo. E poi si vede, no, se la roba è usata. Che diffidente!
K = Ne ho viste, ne ho viste ...
V = Cosa vuoi aver visto ché la mamma deve ancora pulirti bene gli occhietti.
W [irridente] = Occhietti strabici, anche; con tutto quel guardarsi la punta del naso ...
V = Che pende dritto dentro il bicchiere di birra ...
K [guardando altrove] = Qualcuno cerca rogne?!
W = Io veramente cercavo qualcuno che riparasse un rubinetto dei bagni.
V = Anch'io avrei bisogno di qualcuno che mi sistemasse il tavolo che traballa [fa l'occhiolino a W].
W = Quando vediamo Kedir gli possiamo chiedere se ci fa questo piacere.
V = Chissà dove sarà? Chissà?!
K = La vogliamo smettere di prendere in giro?!
V [vivace] = Oh, ben tornato fra noi, signor Kedir! Dove è stato tutto questo tempo! Novità?
K = In questo mare di piscia color birra. [neutro, mostrando il bicchiere e bevendo il contenuto in una sorsata]
W [teatralmente schifata] = Dio, che volgarità!
V = E la beve anche!
W = Vatsa, per piacere.
K [schioccando la lingua] = E' il piacere figlio del dolore, o il dolore assenza del piacere? Ma se pago il piacere con il dolore che ne deriva, il dolore, capite, il male, gli affanni e tutto il resto ... [ciondola la testa]
W [a V] = Che ha?
V [va cenno che ha bevuto troppo]
K [alzando la bottiglia, senza girarsi verso il banco, chiama] = Birra!
W [seria] = Kedir, se stai male anche questa volta, faccio rapporto.
K [imitandola] = Ed io con il tuo rapporto ... [pausa, tono alterato] non, non mi ci pulisco un bel niente! [ironico] Ma me lo metto in cornice [declamatorio]: ecco signori un attestato delle mie benemerenze sportive: il pentatlon della sopravvivenza, mia! [si versa la birra che gli han portato] Alla nostra! [beve appena un sorso]
V [alzando il suo bicchiere di aranciata] = Allo sterco di dromedario!
W [indicando il bicchiere] = Vatsa: ma è solo aranciata?
V [assentendo con la testa] = E a quello di mucca! All'utilità della cacca [sorso] nel mondo! [sorso; tono naturale] Contento? Che ne dice il signorino Kedir che si fa la doccia con le sue lacrimuccie?
K [senza acrimonia] = Ma va' a ...
V [a W] = Vedi, lo sterco serve [contando sulle dita storpie, con difficoltà] uno, per la concimazione dei campi; due, per fare un fuocherello niente male; tre, se non ti dispiace l'odore, a me piace - ci intonachi la casa; quattro, [vivace] ci fai la birra doppio malto per lui [indica K, ride].
K = E tu ci fai, quando è calda, gli impacchi ...
W [disgustata] = Uhà!
Scena II (detti più E)
V [interrompendolo] = Emuna! Qui!
E [saluta, poi siede]
V = Che cosa prendi?
K = Le offro una birra.
V = Non badargli. Aranciata, va bene?!
K = Ma se vuol bere birra!
E = No, grazie, non bevo birra; mi dà alla testa.
K = Le prime! Poi ...
V [interrompendo seccata] = Kedir, pensa per te!
W = Carina questa giacca! Comprata qui?
E = Non lo so: è un regalo.
K = Qualche ammiratore?
V = E se fosse!?
W [toccando e guardando le rifiniture] = Proprio ben fatta.
K = Ben fatta, ma non eccezionale, dai!
W = Che ne vuoi sapere tu di sartoria, ché mi tocca cucirti i bottoni!
K = Parlavo di quello che c'è dentro, sotto la giacca.
W [non afferra l'allusione] = Che c'è?
V = Sempre galante ... come un venditore di capre!
E [guardandosi il busto] = Non vedo che cosa possa vedere.
K = Vedo vedo! A buon intenditor ... Salute! [sorso]
W = Intenditore! Hai studiato su quei quattro ritagli di giornale che hai attaccato alle pareti della tua camera?
V [ironica] = No. Spiava le sue sorelle dal buco della serratura! E [indicandolo] se tanto mi dà tanto ...
K [risentito] = Che cosa hai da dire sulle mie sorelle?
V = Niente! [leziosa] Che se hanno gli occhi belli come i tuoi ... Mmh [gesto d'apprezzamento].
W [strizza l'occhio a E] = Eh, sì!
E = La bambina di Nazareth sta venendo su bene.
V = E lei? Nessuna complicazione per l'operazione?
E = No, si è rimessa perfettamente.
V = E ... lui?
E = Sparito; deve essersi fatto trasferire.
W = Bel mascalzone!
K [biascicando] = Ognuno ha la sua croce!
V = Che croce e croce! Lei se non voleva il bambino poteva stare attenta, va bene! Ma lui ora, scappare come un ladro, peggio di un ladro, farabutto vigliacco!
E = Vigliacco e pappa-molle, e irresponsabile, questo sì!
W = Che tempi! Se ne approfittano perché i padri, i fratelli, i parenti sono dispersi.
K = Va bene: ci vado a parlare io; lo prendo per il collo questo gran figlio di buona donna e [caricando il tono da spaccone]: "Hai seminato? [gesto] E adesso aiuti nel raccolto! Fuori i soldi per il mantenimento del piccolo! No? E allora ti taglio i ... zak!" [sorso di birra]
W = Intanto stai attento a non versarti addosso la birra.
V [a E] = Tu come va? Trasferimento?
E = Macché: niente. Però Sina è riuscita a farsi mandare più vicino. Il uo braccio?
V = Meglio, ancora esercizi conla mano per muovere le dita [mostra] separatamente. [ride] Non ci riesco ancora.
W = Ancora tre-quattro settimane e potrai mangiare con la destra come prima.
K = Con la bocca, così: ahm! [con le dita unite si dà una pacca sulla fronte, poi su un orecchio, poi in un occhio] Ahm! Ahm!
V = Sciocchino! [ridono tutte e tre]
E = Beh, vado. Mi fermerò di più la prossima volta: ho parecchia roba da comprare. Certi prodotti costano meno al mercato di qui che in provincia.
V = Riguardati!
W = Le schegge?
E = Mi danno meno fastidio; quando fa male prendo queste pasticche [estrae dalla borsa].
W = Ah [guardando la scatola] antispasmodico [restituisce].
K = Posso averne una, ché ho un po' di tosse, la sera ...
W [spazientita] = Per la tosse! So io che pastiglie ti darei: quelle per calmare i cavalli!
V [a E in piedi] = Ciao, ci vediamo.
E = Devo pagare ... [indica la bottiglietta d'aranciata]
V e K [insieme]= No, lascia perdere!
K = Offro io, miss top model, bella dentro e fuori.
E = Grazie. [ultimi saluti]
K = Prometti che ritornerai a trovarmi? A vedere me, me?! [fa per prenderle il braccio]
E [scostandosi] = Sì, certo certo. Ciao, adesso, ciao! [esce]
Scena III (detti)
K [guardando verso l'uscita] = Bella, bella. E senza vizi: non beve, non fuma, non ...
V [intromettendosi] = Non dà retta agli ubriachi ...
W = Beh, anch'io non bevo birra e non fumo! [risatina]
K [a W] = Tu sei antipatica! [con tono pettegolo] Fai questo, fai quello; non fare questo, non fare quello. E [alzando la voce] quelle maledette iniezioni: mai una volta che non senta male.
W = Non è colpa mia: è il liquido.
K [sarcastico] = Il liquido, il liquido. [beve]
V = Penso di sì, anche a me indolenzisce ... qua dietro.
K = In-do-len-zi-sce! [livido] A me fa male, e il dolore, quello insopportabile, quello atroce, quello insopprimibile è qui, alle gambe, capisci? nelle gambe che non ho più. Il dolore è qui [mostrando e agitando i calzoni], qui, viene da quello che ho perso!
V [materna] = Calmati, Kedir, capisco; calmati.
W [impaurita] = Oddio, un'altra crisi.
K = Calmarmi? Va bene, va bene; perché [ridendo di se stesso] vedete, uno seduto come fa ad incazzarsi? Come si fa stando inchiodati ad una sedia a bestemmiare e scaricare la rabbia che uno ha in corpo! Neanche questo ci è permesso, neanche lo sfogo della nostra miseria. Dio! poter dare quattro calci e sfogare la mia bile. [rassegnato]
V [suasiva] = Kedir, Kedir: non pensarci, ci stai troppo dentro con la testa.
K [irato] = E come si fa? Dimmelo! Come si fa se ad ogni momento ti accorgi che non ce le hai più le gambe? Eh!? [più calmo] La tua amica è uscita, ed io ... [patetico] Mi vedi accompagnare quel bel paio di gambe lunghe arrancando con il mio trabiccolo? Mi vedi annaspare alla maniglia della porta? [isterico] Mi vedi che lei, lei, si [urlando] china a salutarmi? [fa per bere: vuoto] Un'altra birra! Un'altra birra!
W = Kedir ...
K = Fammi bere; lasciami perdere.
V = Mi lasci dire che ti capisco, visto che mi trovo nella tua stessa situazione? Mi lasci dire che pensarci su giorno e notte soltanto per compiangersi è controproducente, non risolve il problema, è, con una tua espressione, una cazzata? Le gambe non ce le darà più nessuno indietro. Non dirmi che io ce le ho ancora: lo sai benissimo che sono un peso morto in più se non riesco a muoverle.
K [trinca dalla bottiglia] = Proprio a me doveva capitare!
V [arrabbiata] = Idiota! E quelli che sono morti? E quelli che sono mutilati peggio di te? E quelli che sono andati fuori di testa? Almeno io e te ragioniamo ancora, possiamo godere la vita ancora!
K [sarcastico, ubriaco] = E comodamente seduti in poltrona.
V = Cerca di ragionare dalle ginocchia in su, e non piagnucolare come un bambino!
K = E chi piange? Io? Mi sparo piuttosto un colpo di fucile in bocca [beve dalla bottiglia]. Che credi? Mi sparo. [beve; alza la bottiglia vuota] Birra! Birra! [si sposta dirigendosi verso il banco, cozza contro sedie e altre carrozzine - proteste, grida]
V [facendo atto di seguirlo] = Kedir ...
W [trattenendola] = Lascialo perdere ... vedi ... [due assistenti intervengono e spingono la sedia a rotelle fuori con il vociante-gesticolante K]
V = Che pena, che pena.
Scena IV (dette, poi A e I)
W = Ogni volta che beve dà di matto.
V = Lui si sfoga così; altri ... la disperazione se la tengono dentro. Non è facile, credimi.
W = Capisco, ma ... [nel fare il gesto verso l'uscita] Oh, guarda chi c'è!
A e I [entrati, salutano - I ha un braccio sotto la camicia]
V = Che sorpresa! Come va?
A [chinandosi a baciarla] = Ben, bene! E tu?
V = Il solito, cosa vuoi. Sedetevi. Isaias [saluta].
W = Si dà da fare, parecchio, altroché!
V [notando la manica vuota di I] = Dio! Cos'è? Cosa ti è successo al braccio?
I = Niente: Niente di grave, me la cavo in quindici giorni.
V = Come è stato?
A = Le solite vigliaccate: colpi di mortaio e mitragliate di disturbo, giusto per tenerci in tensione e farci saltare i nervi.
I = E farci mandare a casa per convalescenza!
V = Ma sentilo, l'incosciente!
I = Vatsa, lasciami dire, fammi consolare della paura che mi son sentito addosso!
A [a V] = Lo sai bene come ci si sente quando improvvisamente ti scoppia l'inferno intorno e non sai da dove venga e da che parte prendere posizione.
V [come trasognata] = Poi torna il silenzio. Ed è quasi peggio, perché senti allora il cuore che batte come un tamburo, veloce, veloce mentre trattieni il respiro e il dubbio che possa riprendere ti inchioda al suolo.
I = O ti metti a urlare maledicendoli.
A = Così vai fuori di testa e fai cazzate.
W [ostentando ilarità] = Beh, dai! E' passata! Cosa prendete?
V [mentre ordinano, ad A] = Tutto a posto ... [pausa, cambio tono] E Nebai?
A e I [ammutoliscono, si guardano mogi].
V = E Nebai? Nebai ...
A [chinando la testa] = C'è rimasto.
W = Morto? [all'assenso dei due, si fa il segno della croce] Dio!
V = Come?
I = Colpito in pieno.
A = Sùbito.
I = Non se ne è neanche accorto di ...
V = E la moglie ...[lo sa]?
A e I [gesti di impotenza, commiserazione, non di assenso].
W = Che disgrazia!
[portano un bicchiere di tè per I e una bibita per A - attimo di silenzio]
W = Ma non stanno negoziando per la pace!
V = Siì, credi a loro!
A [pacato] = La buona volontà c'è da parte nostra.
I [bevendo in fretta] = Beh, io debbo andare. Buona giornata a tutti. [alzandosi; ad A] Telefona ...
A = Sì, certo.
V = Saluta la mammina. Come va la gravidanza?
I = Bene, bene, grazie. Un pancione ... [gesto; saluti, esce]
W [guarda l'orologio, poi] = Beh, scusate, devo andare per ... Torno a prenderti più tardi, Vatsa. [si alza, va salutando]
A = Casomai ... sono qua io ...
Scena V (A, V, avventori)
V [avvicinandosi di più] = Tu stai bene, vero?
A = Sì.
V [toccandolo] = Direi che sei stato fortunato.
A [vagamente imbarazzato] = Sì.
V = Ti fermi molto? Quanti giorni hai di licenza?
A = Un paio.
V = Possiamo andare a salutare Nazareth e pranzare in quel ristorante fuori città, con il laghetto ...
A = Beh, vedremo ...
V = Non hai l'automobile questa volta? Non la puoi usare?
A = No, sì .. ce l'ho, ma non so se potrò ... se avrò tempo ...
V = Che cosa devi fare?
A = Devo ......
V = Che cosa c'è, Araya?
A = Mah, niente. E' che non posso ... Non ho tempo, questa volta.
V = Va bene, non importa. [gli prende la mano]
A [sottraendo la mano al contato] = E' meglio che vada.
V = Resta ancora un altro pochino; sembra che te ne voglia fuggire.
A = No, è che ... ho un appuntamento ...
V [tentando ilarità] = Hi, lasciali aspettare un pochino! E' così importante? [lo guarda dritto negli occhi]
A [abbassando lo sguardo] = No. Ma bisogna che vada.
V [rendendosi conto della freddezza di A] = Ma che hai? Se è per la ..., per quel che vi è successo ... tesoro, sono qui per aiutarti. Parla; sfogati con me; raccontami le tue ... ansie.
A = No, non è quello; grazie. Non è dei morti che ci si preoccupa.
V = E allora, dunque?!
A = Forse è meglio ... [fa per alzarsi]
V [afferrandogli maldestramente il braccio] = Araya, che ti succede? Che cosa c'è? Non ti ho mai visto così! Non ti ho mai sentito così lontano, distante da me. Che c'è? Che cos'hai?
A [testa china] = Penso .....
V [ansiosa] = Sì?
A [alzando lo sguardo, tutto d'un fiato] = Penso sia meglio non vederci più.
V [incredula] = Che dici?! Perché?
A = Non mi sembra onesto.
V = Ma che cosa ...? [non capacitandosi] Che cosa c'è di male nel venire a trovarmi? Sono la tua fidanzata.
A [guardandola] = Vatsa.
V [incerta] = Sì?
A = Vatsa, cerca di capire ...
V [attonita] = Capire ...
A = Mi sono impegnato con un'altra.
V [come se non capisse] = Un'altra ...?
A [sopra-tono] = Un'altra donna: Mi sono messo con un'altra donna. Vatsa, ti vogliobene, credimi, ma ... ma come posso ...
V = Potevo immaginare che tu andassi con altre donne; un uomo è un uomo, dicono. Ma questa è ... una cosa seria?
A = Vatsa, perdonami! Ma vedi ... cerca di capire ... che famiglia ... ? Lo so, lo so: sono egoista, ma avere dei figli, una famiglia ... Perdonami!
V [disillusa, atona] = Perdonare che cosa? la salute tua e di ... quell'altra? Perdonare che tu vuoi vivere per intero e non la metà di esistenza quotidiana che mi è concessa?
A = Non parlare così! Lo sai: ti voglio bene. Ma ...
V [quasi interrompendolo] = Ma non posso essere la madre dei tuoi figli; non posso essere la mogliettina che ti aspetta a braccia spalancate ...[ironica] a gambe aperte.
A = Smettila: così fai del male ad entrambi!
V = Cosa pretendi? Un "ciao e figli maschi!"?
A [si alza, mette una mano sulla spalla di V] = Ora vado; cercherò di tornare ...
V [interrompendolo e scrollando la mano dalla spalla] = Sì, vai, è meglio. Lasciami sola a sbrigarmela da me ... Dio! ... [si porta goffamente le mani al viso]
A [patetico] = Non fare così, ti prego. Verò a ...
V [flebile] = Sì si, vai, vai adesso.
A [afono] = Ciao. [vorrebbe toccarla; s'avvia, si volta, esce]
Scena VI (V; cameriera, clienti)
V = Una birra! [quando la cameriera sta per stappare la bottiglia la ferma] O forse è meglio un gin? [la guarda; sorride amara] Portami un tè; che mi riscaldi il cuore. [a sé] Buffo: che mi mettessi a bere e a sragionare come Kedir! C'era d'aspettarsela; me l'aspettavo. Era il mio terrore nei primi mesi: come potevo tenere un uomo legato a me, ridotta a una marionetta spezzata? Fa meno male, ora; è accaduto quello che si paventava, che si era vissuto nell'immaginario troppe volte. [arriva il bicchiere di tè, mescola lentamente] Un uomo ... e anche una donna, hanno bisogno ... Non basta l'affetto; oh sì, è importante ... E io che cosa posso fare, che cosa posso dare in cambio ... Unirmi come, a lui? Ho mentito a me stessa fino ad ora, mi sono nascosta la realtà illudendomi come una sciocca cieca e senza cervello che tutto fosse come prima, che tutto fosse rimasto come prima: che importanza poteva avere la mia infermità se ci si amava? Io ero sempre la stessa. Io sono sempre la stessa. dentro. Ma questo mio corpo? Amiamo il viso, le mani, le fattezze di una persona: la sua carne. Hai ragione, Araya, hai ragione.
Scena VII (V, W, gente)
W [saluta qualcuno venendo al tavolo di V, quindi] = Se n'è già andato?
V = Sì, era atteso da qualche parte.
W = Ultimamente è sempre in corsa, il tuo Araya.
V = Ora che me lo fai notare ...
W = Ritorna più tardi?
V [neutra] = Non credo.
W = Come?! Perché mai?
V = Beh, se uno ha di meglio ...!
W = Come sarebbe? Cos'è 'sta storia!?
V [seria, guardando fissa W] = Se n'è trovata un'altra. [vedendo l'espressione di sorpresa] Una donna, presumibilmente sana, che sposerà presto, suppongo.
W = Che porco! Che mascalzone!
V [ridendo per l'ira di W] = Ma non è che un uomo!
W = Appunto! Tutti falsi e ... e ... maniaci!
V = Anche tuo marito?
W = Quello prima di tutti. [calmandosi] Allora, come è stato? Cosa t'ha detto?
V = Niente di più di quello che ti ho detto: che si è impegnato con un'altra donna e, quindi ...
W = E tu, gliene avrai dette quattro? [al gesto negativo, indifferente di V] Come? Uno ti pianta e tu lo lasci andare così, senza ... ?! E la scusa, che scusa ha tirato fuori?
V = Ha detto ... Ma non mi sembrano scuse. Penso che sia anzi una buona ragione ... Insomma vuole farse una famiglia e io non sono nelle condizioni di essere una moglie, e una madre!
W = Ma va'! Cosa dici? Potevate vedere se ... Hai chiesto al medico?
V = Weini, non è solo quello. Tutta la vita a spingere una sedia a rotelle. Ti vedi, tu?
W = Che c'entra! Non si può lasciare uno di punto in bianco, così!
V = Cosa doveva fare? Me l'ha detto, e ...[gesto].
W = Ma tu lo ami ancora?
V = Credo di sì.
W = E ... e ... io, a mio marito, gli caverei gli occhi!
V [ride] = Perché, poi?
W = Non si fa così: non si abbandona una donna perché ... perché ci si è stancati di lei.
V [calma] = Se n'è andato perché più in là di così io non posso andare, non lo posso seguire. [alterandosi] Anch'io voglio una famiglia mia, ma non posso averla. Io, io non posso!
W = Ma almeno avevi qualcuno che ...
V [interrompendola; con forza] = Che si sacrificava per me. No, meglio così. Sola. Libera. Liberata da un sogno che m'ha fatto sì lottare per continuare a vivere, ma nel quale mi ero rifugiata per non vedere me, qui, ora, così.
W = Vatsa! [come per calmarla]
V [la guarda incominciando a ridere piano]
W = Cosa c'è, adesso?
V [ilare] = Domani sarà anche un nuovo giorno, ma ora devi aiutarmi a fare la pipì!
W = Oh. [si alza e s'appresta a spingerla fuori]
Tela. Fine II atto.
A T T O III
Scena I (V e M)
M [seduta su uno scanno, taglia verdure] = Scrivi, scrivi, scrivi; sempre con la faccia sui libri.
V [al tavolo, con alcuni libri e quaderni] = Lasciami finire.
M = Come la figlia di Bisirat: libri libri libri ed è diventata matta!
V = Non è diventata matta per i libri, ma perché ... Oh! Mizan: se voglio trovare un impiego, visto che il mio corpo conta poco, devo usare il cervello, e per ingrandire il cervello devo mettermi tutte queste parole [indica i libri] dentro la testa.
M = Uhà, tempi moderni! Le donne ...
V = Le donne non sono diverse dagli uomini. Se abbiamo combattuto possiamo benissimo fare anche tutto il resto.
M = Un uomo ... Le done devono occuparsi della casa ...
V = Oh, Mizan!
M = L'uomo lavora! Tròvati un uomo e tu ti prendi qualcuno che ti aiuti in casa: non c'è bisogno di studiare.
V = Non incominciare; che uomo vuoi che ... Smettila! Non voglio aver bisogno di uomini! Posso farcela da sola. Con il mio lavoro. Te li raccomando gli uomini: finché sei piacente, finché sei disponibile, finché servi loro ... Poi ti lasciano, ti buttano come un pacchetto di sigarette vuoto.
M = Un uomo ...
V = Ma che uomo e uomo! Lasciami studiare adesso.
M [dopo una pausa] = Senza una famiglia, uno non può vivere da solo senza una famiglia.
V = Ssst!
M = Una donna deve avere dei bambini ...
V = Lo sai che non ne posso avere!
M = Come? Perché? Chi l'ha detto? Avete provato, tu e ...
V = Non sono cose ...! Non lo so, non è sicuro, ma dicono che sia pericoloso, con la spina dorsale che non regge ... [con voce incrinata] Smettila, smettila smettila!
M = Scusa; non te la prendere: Passerà, passerà vedrai. Troverai un altro uomo .. [vedendo l'espressione irata di V] Sarà quel che sarà. Studia, studia.
[Breve pausa, V e M continuano nelle loro attività.]
Scena II (dette e E)
E [bussa, entra] = Disturbo?! Quanti libri!
V = Emuna! Ben tornata: come va?
E = Il solito, se non peggio; tu invece ... la professoressa Vatsa!
V = Non prendermi in giro anche tu.
E = Perché? Chi ti prende in giro?
V = Chiedilo a Mizan. [entrambe la guardano]
M = Io non dico niente; è che una donna non dovrebbe perdere la testa dentro ai libri.
E [ride]
V = Sentito?! Brontola tutto il giorno così.
E = Eh, "sora" Mizan, non siamo più ai tempi del negus: tutti devono imparare, studiare, leggere.
M = E dopo vi vengono idee balorde per la testa, e tutto cambia in peggio.
E = Che peggio e peggio! Se lei sapesse guidare l'automobile mi sa che si farebbe dei dei giretti [strizzando l'occhio a V] e magari si troverebbe il moroso!
M = Il moroso siete voi che ve lo dovete trovare, ché il tempo passa e ...
E = Oho! Mi sa che "la lingua batte ...". [ride, V sorride] Saputo più niente di ...[cenno]?
V = No. Cioè sì: lei aspetta un bambino.
E [volutamente cambia argomento] = E i tuoi studi? Esami? [prende un libro in mano] Che popò di librone! Dovrei mettermi a studiare anch'io, almeno l'inglese: non lo so per niente. E questo [altro libro] cos'è? Uh! ... Sex ... Ohò!
V = Devi proprio metterti a studiarlo l'inglese! Sex è inteso come genere: maschile-femminile, non come ... fare sesso.
E = Che dice? A che serve?
V = Cultura personale! [ride] Per sapere cosa ne pensano altre donne che hanno avuto più tempo e più voglia di me di riflettere sulla condizione di noi donne. Anche se ...
E = Se ... cosa?
V = Il problema di fondo è quello, ma gli ambienti americani, europei, africani dove le donne vivono sono molto diversi fra loro, con esigenze ed ostacoli peculiari.
E = Pe... cosa?
V [ride] = Tipici, propri, di quel paese.
E [a M] = Fra poco non la capiremo più la nostra Vatsa. [a V] E per il lavoro?
V = Da quel che mi dicono dovrei avere buone possibilità: il mercato si sta allargando. Fortuna che sono state inventate quelle macchine operatrici: bastano due dita, anche uno. Non so cosa avrei fatto una decina di anni fa, non riesco a tenere un libro in mano e m'è difficile girare le pagine; invece con il computer è tutto lì nello schermo e tic tic tic. Mi ci vorrebbe più pratica, ma .... E' già tanto che qui all'ufficio ...
E = Potessi anch'io [si guarda le mani] con un dito ... [gesto].
V = E' questione di tempo, cioè di soldi: le lavatrici e le lavastoviglie ci sono già. I soldi ... fanno girare anche quelle. Non riesci a farti trasferire?
E = Una zitella semianalfabeta, e invalida ...!
V = Come va? [cenno]
E = Va e viene. Sono stata ancora in cura per una settimana, ma tutto quello che possono fare è alleviarmi il dolore delle fitte.
V = Ma non c'è proprio niente ...?
E = Sembra di no. O, forse, penso, è questione di soldi, di tecnologia, di ...
Scena III (dette e W)
W [entrando] = Posso? Eccomi qua. Emuna: come va?!
E = Stavamo appunto parlando della mia zanzara malefica. A parte questo, bene.
W = Visto Vatsa quanto studia?! Fra poco mi diventa dottore; vero Mizan?
M [borbotta]
V = Per carità lasciala stare: mi ha già detto le sue anche oggi.
W = Potremmo darle una supposta di calmante.
[gesto di stizza di M, le altre ridono]
E = Chissà: se si potesse sparare con i cannoni, forse quelli di là si calmerebbero ...
V = Mah va', sciocchina!
W = E noi infermiere invece dei cannonisti!
V e E [ridono] = Cannonieri!
W = Com'è?! Perché? Ciclista, dentista, artista, autista ...
E = Bellavista; frutta mista ...
V = Che c'entra?
E = ...ista: pista intervista conquista ...
W = Colonista!
V = Non esiste!
E = Che è?
W = Quelli che non sono di qui, ma ci vengono e vogliono comandare loro!
E = ?
V = Uh! Colonialista!
W = Beh, cos'ho detto? Comunque sarebbe bello: pum! Supposte volanti ... Ma lo sapete che c'è ancora chi si sbaglia e le prende per bocca?
V e E [ridono]
M = Belle cose da raccontare!
V = Che sarà mai!
W = E non ci sono quelli che ... come si dice ... beh: se le infilano lì con involucro e tutto ...
E = Sul serio?
V = Mah va', non ci posso credere!
W = Così c'è chi si lagna ché ha un gusto cattivo e chi ...
M = Non voglio sentire altre sconcezze. [le tre ridono]
Scena IV (dette e K)
K [entrando] = Vedo che ci si diverte qui! Che cosa c'è di tanto allegro in questo mondo di merda!
M [orripilata] = Uah!
W = Ecco il demonio in persona.
V = Non incominciamo, Kedir. Sputare fiele non ti serve molto visto che ne contini ad accumulare da solo giorno dopo giorno. E comunque: non venire a depositarlo qui.
M = Se sono parole da usare ...
W = Ecco uno che potrebbe prendere ... quello che dicevamo ... per bocca!
V = Senza problemi! [ridono]
K [sarcastico] = Posso ridere anch'io?
V = Nessuno te lo proibisce.
K [motteggia] = Ah. Ah. Ah.
E = Sembra un asino con la tosse!
V, W, M [ridono]
K [offeso] = Spiritose.
V = Sei venuto per il caffè o casa?
K [interdetto] = Per ... per ... ok, vada per il caffè.
W = Con tanto zucchero, suppongo, per togliere l'amaro di bocca.
V = Weini, smettila.
M = Ammoniaca: ecco che cosa ci vorrebbe.
E = Orribile!
V = Ragazze ...!
K = Le boccucce di miele! Perché voi ve ne potete andare in girovolete! Salire le scale! Saltare i muretti! Tirare calci a un pallone! Correre.
W [a parte] = Ci risiamo.
V [materna ma spazientita] = Kedir: basta! Non si torna indietro! No, non parlo di rassegnazione, ma di vedersi come si è e da così come ci troviamo ad essere ...
K = Disgraziati!
V = ... me-no-ma-ti, parzialmente menomati. Non dirmi che ragionavi con le gambe; non dirmi che godevi la vita solo perché potevi muoverti sulle gambe. Ok, ok: molte cose non ci sono più permesse. Ok, lo so: è una bella seccatura farsi il bagno ed è un'acrobazia sedersi al gabinetto. E allora? Non serve piangere, né lamentarsi, né ancora meno rovinarsi il fegato con il rancore come fai tu!
K = Ma ...
V = Basta!
K = Non ci si può neanche ...
V = No!
W = Vediamo di finirla tutti e due.
E = Eh, direi.
V = Mizan, prepara il caffè. [a K] Qui non si fuma, lo sai.
K [riponendo la sigaretta] = Ah, sì, scusa.
W = Se qui non c'è bisogno di me, vado a vedere un po' in giro.
V = Niente caffè?
W = Torno, torno, sì: non ti preoccupare! Ciao! Fai il bravo ... Cammello Pazzo!
K = Ma va' a fa 'n ...
V = Kedir!
Scena V (detti)
M [prepara il caffè all'abissina]
K [accennando ai libri] = A che punto sei?
V = Alla prossima sessione darò un paio di esami.
K = E poi ...?
V = E poi! Un lavoro da star seduto lo si trova, visto che .. che risparmiano anche sulla sedia che ho già.
E = Come mutilati ex-combattenti, certo che troverete un lavoro!
K = Siì! A scarabocchiare carte in un buco di ufficio!
V = Beh?! Se no, che avresti fatto? Sentiamo.
K = Non è questo.
V = Cioè? Spiegati.
E = Bene o male i lavori puliti e comodi sono seduti dietro a una scrivania; o sbaglio?
V = Dov'è il problema?
K = Come se il lavoro fosse tutto!
V = Ah, capisco ...
K = Che cosa vuoi capire!? Che ne sai tu di un uomo che deve sempre aver bisogno di qualcuno; di un uomo che non può ... Come posso avvicinarmi ad una donna con questa maledetta sedia a rotelle?! "Vuole uscire con me?" "L'accompagno? Permette?!" Siiiì!
E = Beh, in questo ha ragione.
K = Ragione ...
V = Qualcuno lo si trova ... sempre, ... prima o poi. Non è solo perché ...
K = Non dire cazzate! Chi vuoi prendere in giro? Proprio tu! Se l'è data a gambe il tuo grande amore!
V [angosciata] = Kedir!
M = Devi venir qui a far star male anche gli altri? Io no che non ti farei mai più entrare qui dentro!
E [a K] = Non ti sembra di essere ...
V = Sì, è uno stronzo ma ... ma ha detto una verità. Va bene. Oh, sì, è naturale desiderare una persona intera e non una metà e in più bisognosa di aiuto, di cure, di attenzioni. Cazzo!
M = Gesù!
E = Vatsa!
V = Ma siamo vivo o no?! Vogliamo vivere ancora si o no?! Abbiamo diritto a vivere, ad amare ed essere amati! [a K] Non guardarmi così! Lascia che siano gli altri a ... a ... sottovalutarti, a compiangerti, a ... che ne so! Non noi; noi ... Dio! come dobbiamo essere forti!
M = Calmati, Vatsa.
E = Sì, Mizan ha ragione.
K = Capisco; capisco ...
V = E allora ... datti una mossa.
K = Si fa presto a dire ...
E = Ma se mai non si comincia ...
V = Credi che per me sia facile? Sia stato facile?
Scena VI (detti e I)
I [entrando, annusa] = Ehm: c'è ancora caffè. Ciao, Vatsa! Ciao emuna! Buona sera Mizan! Kedir ... come va? [stretta di mano]
K = Ci si diverte a ballare e saltare tutto il santo giorno! Vero, Vatsa?!
I = Oh, bene.
M = Che la smettesse di star china sui libri a perdere la vista, questa sì.
K = Sta diventando una scienza, la nostra Vatsa!
I = Beh, seriamente: come vanno gli studi?
V = Non c'è male.
E = E dillo che non ti manca molto per ...
V = Oh, per carità
K = Non fare la modesta.
M = Sempre con la testa fra i libri.
E = Almeno fa qualcosa.
I = Eh già, così potrai uscire da qui e ...
V [interrompendolo] = Novità?
I = Sono di partenza.
K = Fronte?
I = Sì.
K = Ancora? Ma non è tutto calmo, finito?
I = Beh, sì, ma ... non si sa mai di là che intenzioni abbiano, così ...
K = Invece di qua: tutto chiaro!
E = Lo sapranno ben loro.
K = Loro ... chi?
E = Ma al governo, ... i ...
V = Lasciamo perdere ...
M = Intanto nessuno torna a casa.
I = Già.
E = Un bel problema per le famiglie: senza un uomo; bambini abbandonati a se stessi ...
M = Che vengono su sempre peggio, senza rispetto!
I = Anche questo è vero: io, a casa mia, sono quasi un estraneo.
K = E' già tanto che conosci la porta di casa ...
I [sulle sue] = Che cosa vuoi dire?
E = Che ci sono quelli che si estraniano sul serio: spariscono, senza neanche dire ciao.
M = E quelle che fanno le puttane!
V = Mizan!
M = Io dico quello che è.
V = Devono pur tirare avanti se non c'è il marito che le aiuta!
K = Ma quante lo fanno per bisogno?
M = Non possono lavorare? Un lavoro onesto?!
I = E dove si trova? E poi si deve badare alla casa ...
E = E ai figli; guardate Nazareth: fortuna che ha due sorelle che la mantengono.
K = Però per tante è una bella scusa, non venitemi a dire!
V = E voi uomini: innocenti!
M = Che tempi.
E = Passeranno.
I = Speriamo presto, perché io .. [gesto di sconforto].
K = Ma certo! Con questa super carrozzella a quattro ruote motrici supercazzosa, super [cerca di esibirsi in movimenti nell'esiguo spazio] extra, ultra ... se non si fa presto a far volare il tempo!
V = Ehi, attento!
I = Beh, vi saluto e vado.
V = Di già?
I = Volevo solo rivederti e portarti i saluti di mia moglie.
V = Il braccio?
I = Diciamo che è a posto. [breve movimento, smorfia di dolore] o quasi.
E = Niente di scheggiato? Niente rimasto dentro?
I = Hanno etto di no.
K [ironico] = Fidati.
E [guardando l'orologio] = Sei in auto?
I = Sì, è qui fuori.
E = Allora ... Ciao, ciao! Rivengo appena posso.
K = Nemmeno una stretta di mano a ... [indica se stesso].
V = Da quando in qua si dà la mano agli elefanti?!
E = Se hanno il naso corto, sì. [stretta di mano]
[gli altri ridono-sorridono]
K [salutando i] = Mi raccomando di tornare a trovarci ... con le tue gambe!
V [dandogli un colpo maldestro sulla schiena] = Uhà.
Scena VII ( M, V e K)
M = Bravi ragazzi.
K = In gambe!
V = Spiritoso.
K = Che non si può mai scherzare, con te?!
V = Le tue non sono battute spiritose, ma frecciate al vetriolo.
K = Al ...? Che sarebbe ...?
V = Una sostanza corrosiva molto in uso nell'800 per deturpare, rovinare, il volto delle donne ... "disubbidienti" ai loro "padroni" maschi.
K = Mizan! Hai sentito quante cose sa la tua Vatsa?! Ma io me la sposo! "Vuoi tu, diletta signorina Vatsa concedere la mano al qui ..."
V [interrompendolo, con finta serietà] = Mi sembra d'averla già udita, e proprio qui, questa ... Ma mi sembra che la "diletta" in questione fosse ...
K [senza scomporsi] = Ah donne! Era per farti, come si dice?, insomma per vedere se tu ... E poi ...
V = Ah uomini, cacciatori!
M = Mascalzoni.
K = No, Vatsa, credimi.
V = Credere che cosa? Che tu abbia bisogno di qualcuno con cui sfogarti? Qualcuno che ascolti i tuoi lamenti ora biliosi ora patetici?
K = No, Vatsa, no.
V = Devo già badare a me stessa; devo già farmi forza con tutta la mia volontà ...
K = Ecco ecco: la tua forza. No, non la voglio: mi basta vederla, toccarla ogni giorno, ogni volta che sono con te. La tua forza, Vatsa. Ne ho bisogno.
V = Dove credi che l'abbia trovata? ... In me. Tu non potresti fare altrettanto?
K = Sì; ma aiutami. [al gesto di V] No, non dirmi nulla, lascia solo che io abbia la certezza di poterti vedere ogni giorno, sempre.
V [sorridendo] = Non prendermi in giro.
K = No; giuro.
V = Non giurare, ma dammi una prova ... concreta.
K = Quale? Sì?!
V = Prometti ... ? Niente alcol, birra compresa.
M = E niente fumo: sempre con la sigaretta in bocca!
V [sorniona] = Quello vedremo, per il momento è sufficiente che non fumi qui, e vicinoa me.
K = Uhà, donne! Non è che chiedete troppo?!
V [scherzosa] = Prendere o lasciare, giovanotto.
K = Prendo prendo.
M = Che cosa?
K = Un'altra chicchera di caffè.
V = E anche ... [cerca] questo libro.
K = Oh, va bene.
V [impertinente] = Da leggere!
K = Beh, sì ... [lo sfoglia]
M = Ecco: un altro con il naso nei libri. Ma che ... [borbotta scuotendo la testa]
Fine del III atto e del Dramma
Asmara, sabato 4 maggio 2002.
GV
Il I e II sono del novembre 1999.
Stesura su pc: agosto 2012.
4 W D
dramma in 3 atti
Personaggi:
Vatsa : giovane donna lesa alla colonna vertebrale.
Weini : infermiera.
Emuna : amica di V.
Araya : compagno di V.
Nebai : amico di A.
Isaias : amico di A.
Kedir : giovane invalido.
Nizan : anziana assistente di V.
Pazienti e inservienti.
Scene:
Atti I e III : piccolo monolocale poveramente arredato.
Atto II : bar del Centro di Riabilitazione .
L'azione si svolge ad Asmara, oggi.
- La camera è poveramente arredata, è ricavata da uno stanzone suddiviso con paratie di truciolato. Una sola porta a destra, una finestra con tendina al lato opposto. Nell'angolo vicino alla finestra un letto di ferro da ospedale. Piccolo scaffale con libri, bicchiere, ... In primo piano a sinistra un tavolo costruito rozzamente; due sedie scompagnate, alcuni scanni, primus o fornello a carbonella, due ... tre scatoloni; una scalcagnata poltrona sulla destra. Vestiario appeso alle pareti e alla porta (che si apre con il battente verso il pubblico). Manifesti e ritagli di giornale alle pareti.
- Il bar ha due porte, destra e sinistra. Tavoli e sedie scompagnati. Due in proscenio, tre dietro. Il banco è in fondo, leggermente obliquo. Finestra in fondo. Due-tre manifesti alle pareti. (I manifesti o locandine sono quelli della propaganda ufficiale.)
1
A T T O I
Scena I (Mizan, Emuna)
Mizan = [sta pulendo la stanza con lo scopetto]
Emuna [da fuori, bussando] = C'è nessuno. Vatsa?!
M = Arrivo, arrivo. [apre]
E [entrando] = Oh, Mizan, come stai? Tutto bene?! E Vatsa ...?
M = Oh, tutto bene signorina, grazie al Cielo. Vatsa è andata in infermeria per la visita di controllo.
E = Va meglio? Qualche progresso?
M = Un pochino pochino sì. E ha ripreso a studiare, vede i libri?
E = Dovrei mettermi a studiare anch'io, almeno imparare bene una lingua straniera.
M = Oh per quello non ci vogliono studi: basta parlarla.
E = Ah, Mizan! E leggere e scrivere ... [voci di fuori]
M = Sono tornate.
Scena II (dette più Weine e Vatsa)
Weini = Eccoci all'ovile. [entra di schiena tirando:]
Vatsa [seduta nella sedia a rotelle, ilare] = Ma che ovile: nido! Cantuccio del gatto ... [giravolta, fronte al pubblico, vede:] Emuna! Che sorpresa! Che piacere rivederti!
E = Oho, ti trovo benissimo. [abbraccio]
V = Fatti vedere! Novità? Le tue pulcette vaganti ti danno ancora fastidio?
E = Alcune me le hanno tolte, ma qui al fianco ce n'è ancora una che mi tormenta e non la possono estrarre.
V [all'infermiera] = Sai, quella volta a me neanche un graffio, e a Emuna schegge piccole piccole un po' ovunque: un colino per il tè! [ridono]
M = Bevete qualcosa? [accenna a preparare il fornello]
E [estraendoli dalla borsa] = Ti ho portato dei mandarini.
V = Oh, grazie! Ma racconta, dimmi ...! [a Nizan] No, Nizan, lasca stare: andremo al bar a bere un'aranciata.
W [a Emuna] = Vieni dal fronte?
E = No, sono della riserva ... il dolore, talvolta, è insopportabile, qui [al fianco].
V = Dopo tutto questo tempo?
E = Sono microscopici frammenti che camminano e s'arrugginiscono, anche.
W = Non si potrebbe estrarli?
E = Se lo si faceva subito ...! Adesso sono penetrati a fondo e ci vuole un monitoraggio speciale ...
V = Magari da un bel dottore!
W = La cura ha sempre un miglior effetto!
E = Sempre voglia di scherzare, tu.
V = Oh, no, dico sul serio! [strizzando l'occhio a W]
W = Qui intorno non mi sembra ci sia proprio nulla di simile [ride], c'è più scelta al fronte, immagino!
V [seria] = Con il rischio di perdere tutto. All'improvviso. Le ferite si rimarginano e sono sopportabili e ti permettono di vivere ancora. Ma se al dolore delle cicatrici si aggiunge il rimpianto acre del ricordo ...
E = Vatsa!
V [a W] = Eravamo tutti e tre lì quando bombardarono all'improvviso sbucando da dietro il rialzo dell'amba: non c'era alcun riparo nella valle e poco serviva sparare agli aerei in volo ...
E = E a noi cos'è servito appiattirci sul terreno?
V = Che siamo ancora qui.
E [amara] = Vedo ... Sarebbe stato meglio ...
V = Se fosse valso a qualcosa.
W [cercando di alleggerire la tensione] = Tutto serve, tutto NON serve: siamo nelle mani di Dio.
E = Belle mani!
M = Emuna!
V = Emuna, scusa, scusami. E' stata colpa mia: non dovevo farti ricordare, ma noi due siamo il riflesso di momenti che ci tengono legate al passato, e immettono una terza presenza; e una quarta, e una quinta e tutti quelli ...
M = Beh, basta adesso. Il sole è lo stesso, ma il giorno è nuovo.
W [sospirando] = E lungo.
[Breve pausa silenziosa]
V = Nazareth? Sinae? Murad?
E = Eh, Nazareth ha avuto una bambina, lo scorso mese! Ha lasciato l'ospedale e adesso è qui in città.
V = Col marito?
E = No lui ... E' rimasto giù ... Non la sposerà! ...
W = La bambina sta bene? La mamma ...?
E = Purtroppo ... taglio cesareo; ma è tutto a posto ora, stanno bene: vengo ora da casa di Nazareth.
V = Così lui ...! Lo conosco?
E = Non credo, è uno nuovo venuto all'ospedale dal Nord. Uno con la puzza sotto il naso perché ...
M [interrompendo] = Si bagna le scarpe quando piscia!
V [ridendo] = Mizan!
W = Posso andare adesso che c'è la tua amica. Piacere d'averti conosciuta. Arrivederci, Mizan.
Scena III (M, V, E)
V = Ciao e grazie! [a E] Siediti, siediti.
E [sedendo su una sedia] = E' nuova di qui? [accennando all'infermiera uscita]
V = Sì, è una maestra elementare, richiamata da poco. Il fidanzato insegna informatica in un istituto superiore. E tu? Fidanzato ...?
E = Lascia perdere; ho avuto il mio daffare a consolare la mia amica Nazareth in tutte le crisi con il suo ganzo in questi ultimi mesi, che di mettermi con qualcuno ... proprio ...[scuote la testa]. E tu e Araya?
V = E' venuto a trovarmi tre settimane fa. Finora gli è andata bene, con l'aiuto di Dio ...
E = Siete ... Lui è ancora ... con te?
V = Mi ama, ancora, certo. E che ... che ...
M = Che un uomo è un uomo, e ...
V = Lo so, lo so.
M = E allora ... [ammiccamenti]
E = Come?
V = Mah che! Mah dai!
Scena IV (dette più Kedir su sedia a rotelle)
Kedir [battendo alla porta] = Vatsa! Ci sei? [gridando] Si può?!
M = Arrivo, arrivo! [va e apre]
E = Chi è?
V = Kedir. Vedrai ...
K [entra spingendosi con una certa velocità, evoluzione da virtuoso, ferma la carrozzina fra V e E] = Principessa, codesta damigella dalle treccine pendenti e il naso qual piccola fava io mai prima d'ora incontrai!
V = E' la mia carissima amica Emuna, che lavora all'ospedale di ...
K = Oh, anche lei è dei nostri, voglio dire: del nostro ambiente. Kedir: per servirla, gambe permettendo. [agita con una mano i calzoni vuoti, porge l'altra a E]
E [stringendo la mano] = Piacere.
V = Tutto bene?
K = Come no?! [sarcastico] Ho segnato due gol nella partita di calcio ieri pomeriggio!
V = Kedir! Non incominciamo ...
K = Eh che?! Se ci fosse un po' di musica ... Vero, Mizan, come balliamo bene il rock-n-roll [accenna ad un rock muovendo con le mani le vuote gambe dei calzoni]
M = O matto, matto!
V = Visto che c'è la mia amica, non potresti ...
K = Oh, va bene va bene. [a E] Che si fa di bello nel mondo dei bipedi?
E [abbozzando un sorriso] = Non molto ... le solite cose ... si chiacchiera, si ... ascolta la radio, si ...
K = Si cammina, si corre, si salta; si danno calci nel sedere a qualcuno! Si va dietro alle belle donne ...
V = Oh, lo puoi fare altrettanto bene con questa [batte sgraziatamente sul bracciolo della sedia a rotelle]
K = Ah! E al primo gradino ... ciao!
E = Siamo proprio così maleducate?!
V [a E] = Lascialo parlare. [sorniona] L'amore lo si fa con gli alluci, non lo sapevi? [ride]
K = Sìì, anche con quelli, anche con i piedi!
M = Oh questa è buona! Io proprio ... [nega scuotendo la testa]
V = E gli dai retta, Mizan?!
E = Comunque ...
K = Sì?
E = Niente.
K = Sentiamo, sentiamo.
V = Su, smettiamola. Sei venuto per ...?
K = Per...? [si guarda intorno furbescamente] Ma per ...
[bussano]
V = Avanti avanti. [ai due] Sembra di essere all'aereoporto.
K [a E, ironico] = Non se ne può più: gente gente gente ...
Scena V (detti più Araya, Nebai, Isaias)
Araya [entrando] = Buongiorno.
V [girandosi di scatto] = Araya!! [tenta di postare la carrozzina per andargli incontro]
A = Vatsa! [le corre vicino; abbraccio prolungato]
Nebai e Isaias [entrano, accennano un saluto; chiudono la porta]
V = Come stai? Tutto bene?!
A = Sì sì. Sono appena arrivato. Con ...
V = Bentornato Nebai! Bentornato Isaias! Venite, venite! [abbracci]
K [ad A] = Beh, generale! Quali buone nuove?
A [dandogli una manata sulla spalla] = Sempre scherzoso il nostro Kedir!
K = Per servirla! Conosce madamigella ... ehm?
E = Emuna. Sì, ci conosciamo. [abbraccio, in piedi]
K = Oho, non giochiamo troppo di piedi, voi due!
V = Allora? Sedetevi, sedetevi. [M porge sgabelli]
A = Ci fermiamo tre giorni ...
K [interrompendo] = Troppa grazia, santa Rita!
V [materna] = Vuoi stare un po' zitto e lasciar parlare gli ...
K [c.s.] = Ooh, me ne vado, ma me ne vado. [a E] Lei che fa, signorina? Resta?! Beh, allora ... [si porta gli indici verticalmente alla bocca].
V [a N] = Tua moglie? I bambini? Tutto bene?!
Nebai = Sì. Sesina ha vinto un premio, a scuola.
V = Complimenti. E tu Isaias?
Isaias = Non c'è male ...
N [intromettendosi] = Stanno forse aumentando il famiglia [cenno sulla pancia].
V = Tua moglie aspetta un bambino? Oh, è magnifico! Falle gli auguri per me, Isaias.
K [canta cantilenando come un bambino] = Happy birthday to you, happy birthday to you. [poi, viste le occhiatacce delle donne:] Va bene [portandosi un indice alle labbra] Va bene [indici in croce sulle labbra come per giurare].
I = Farai tu da madrina, Vatsa; vuoi?
V = Sì, certo: E anche Emuna.
E = Quando sarà il momento, quando sarà il momento.
M = Preparerò un pane speciale; conta su di me, Isaias.
A = Speriamo sia un maschio forte e ...
E = Maschio o femmina che differenza fa ai giorni nostri?
M = Un maschio è sempre ...
V = Più testone delle femmine!
K = Io ... che cosa c'entro? E' lui [A] che ha detto "il maschio, un maschio, son maschio" [motteggia]
A = Esprimevo solo la mia preferenza!
V = Vorresti un bambino-bambino?
N = Ahi, è meglio che ce ne andiamo.
I = Penso proprio di sì.
V = Mah, va, sciocchini! Parliamo un po' di cose serie: novità dal ... [cenno con la testa]?
A & N = Il solito. [ridono per l'unisono]
A = Tentano di logorarci.
N = E' uno stillicidio.
I = Noia e tensione insieme.
E = E non solo in prima linea! Continuano con la loro odiosa tattica di spaventare gli abitanti dei villaggi con incursioni aeree; terrorizzano la gente indifesa, che lavora.
V = Ma non si può fare qualcosa ... di più?
N = Loro non si muovono e noi non siamo in grado di fare una manovra d'attacco di largo raggio.
I = Non siamo, lo sanno tutti, così numerosi da poter sfondare in profondità e mantenere le posizioni.
K = Già, siamo, compresi vecchi e bambini, meno di un decimo, dico UN decimo di loro.
A = Sì, uno a dodici.
K = Come si fa a vincere il campionato: abbiamo solo il portiere!
V [rassegnata] = Finirà.
E = La faremo finire!
N = Speriamo; se non si muovono le forze internazionali di pace ...
K = Te li raccomando i mediatori "bla-bla-bla"! E poi quelli sono sordi e testardi e figli-di-buona-donna dalla nascita.
V = E' il loro governo; il popolo non sa e non vuole la guerra.
I = Parecchi disertano, è vero.
N = E che magri sono ... Affamati.
M = Voi che mangiate di buono? Trovate uova laggiù?
A = Non è che mangiamo pasta al forno e zighinì di pollo ogni giorno, ma le razioni sono sufficienti.
K = E la birra non manca, o sbaglio?!
N = Per il freddo è meglio l'arakì.
E = Ah, il tè speziato con tanto zucchero. Che bisogno c'è di alcol che annebbia il cervello.
K = Donna, parla per te. Una bella bevuta in compagnia è un'abluzione dell'anima!
V = Abluzione [ride]; dopo ti ci vuole la doccia fredda per farti ritornare in sè.
M = Un po' di "sua" nelle feste comandate ...
V = Mizan, anche tu adesso!
I = Beh, noi andiamo. [si alza accennando a N]
N [alzandosi] = Sì, andiamo alle nostre famiglie. Ripasseremo prima di ripartire. [a A] Ci vediamo domani mattina, intesi. Buonasera, buonasera.
K = Dritti dritti a casa, eh [fa cenno di bere]?
M, V, E, A = Arrivederci. [escono I e N]
Scena VI (detti)
E [ad A] = Allora?
A [scuotendo la testa] = Con le piogge è arrivata la malaria; tutto qui.
E = Me la so presa anch'io il mese scorso: è la seconda volta.
V = Adesso sei guarita bene?
A = Piuttosto datemi qualche notizia voi: laggiù non abbiamo l'antenna parabolica. Veramente manca anche la corrente elettrica, oltre ai televisori.
K = Notizie belle o brutte; tristi o allegre?
A = Belle, diamine!
K = Allora sportive: vince sempre il migliore e lo spettacolo, confetta di torta, a tutti. Calcio? Pallacanestro? Tiro-alla-fune all'ONU?
E = Cosa sta succedendo in Medio Oriente? Ho sentito qualcosa alla radio, ma ...
K [interrompendo] = Capisco che anche a me interessino i campionati di calcio di tutto il mondo, ma non vi bastano le rogne di qui? Quasi quasi vi parlo di ciclismo, che è l'unico sport che non posso soffrire.
V [scherzosa] = Perché non lo può fare.
K = Come no! A quattro ruote motrici, te lo do io il Giro d'Italia e il Tour de France [fa delle evoluzioni con la sedia]. Coraggio [a V] donna ... [ricordandosi del di lei braccio inabile] Beh, ci son sempre di questi gingilletti sportivi a motore!
A = Noi, finché il pallone resta gonfio, giochiamo a palla-volo, poi ... a calcio ... anche coi barattoli della conserva!
E = Si vede che non avete molto da fare se vi restano energie da buttare contro una palla.
K = Perché, la signorina ...
V [intromettendosi] = Lavora a tempo pieno come gnerica in un ospedale.
E = E non c'è un minuto di riposo, nemmeno per chi sta a scartabellare in ufficio, figurati gli altri.
A = Sei ancora lì?
E = Sì, niente trasferimenti; così mi tocca fare da mangiare; e pagare l'affitto. Qui ad Asmara avrei mia famiglia: mia madre ...
K = I tuoi genitori abitano qui in città?!
E = Siamo tornati dopo la Liberazione. Prima è stata dura, nascosti in campagna.
K = Io ero all'estero, i miei erano fuori da tempo. Sono ritornato anch'io dopo. [cambia tono] Giusto per farmi conciare così l'anno scorso!
V = Kedir. Calmati: io sono seduta qui da otto anni, la sai bene. Lo sai bene che per me è già una grazia poter star seduta, ora, e potermi spostare in questo modo. [sempre materna] Kedir, lo so che è dura ... all'inizio.
A = Ce n'è di peggio anche in questo ospedale. Lo so che è di poca consolazione ...
M = Sei vivo e in salute. Fosse tornato così mio figlio ...
E = Quando è successo?
M = Tanto tanto tempo fa; non mi ricordo nemmeno più ...
V.= Gesù Giuseppe Maria, non potremmo guardare al futuro o al presente con un po' di ... di meno melanconia? Animo!
A = Hai ragione, Vatsa, guardiamo al presente.
E = Meglio al futuro: per me oggi è dura.
K = Eh, mi sembra uno degli ultimi film che ho visto. Le melense commediole americane con il finale felice e moraleggiante. Posso dire: "Che palle, ragazzi"?
V = No. Io invece ne ho visto uno bellissimo, di lei che incontra lui, no ... cioè si scrivono e s'incontrano, ma non proprio perché incontrarsi s'incontrano, ma non subito ...
K = Ma è la boiata che ho visto io!
V = Se è bellissimo!
K [imitandola] = Bellissimo! Perché alla fine si sposano. E lui da carogna capitalista pieno-di-soldi-cinico diventa buono, buono ... Ah, le donne!
V = Può succedere!
A e K = Nei film! [si stringono la mano]
V = Emuna difendimi!
E = Non lo so. Non ho avuto tempo per ... per sognare. Ho sempre guardato quello che mi succedeva intorno ... e talvolta volevo dimenticarlo. Guardo il cielo, un cespuglio, le stelle, un sasso ... e non pensare a niente; come posare la mente, l'anima, sull'acqua del mare, cullarsi nel movimento della risacca.
A e V [si guardano "teneri"]
K [scherzosamente serio] = Ma io, questa qui, la sposo! [ad E] Musa incorrotta-da-sogni-di-celluloide, vuoi tu in sposo il qui presente Kedir ...
V = Promesso già a tutte le infermiere dell'ospedale!
K = Non è vero; e poi: vale l'ultima promessa. Misan, dì tu la verità.
M = Un bravo ragazzo ... che chiacchiera troppo.
K = Ma il cuore, il cuore ... Misan ...
M = Uh! Grande, grande come il santo monte Ararat.
E = E' meglio che vada.
K = Non te ne andrai per causa mia; mi scusi.
E = No, è semplicemente tardi. M'aspettano a casa per cena. Ripasso domani; riparto fra due giorni.
A = E' stato un piacere rivederti, Emuna. [si alza per stringerle la mano]
V = A domani!
K = Vengo con lei. [tristemente] Qui che resterebbe per l'arsura di questi occhi?!
V = Che sciocco pazzerello!
E = A rivederci!
K = Mi preceda, al trotto. Ciao, tortorelle.
M [apre la porta, fa uscire E e K, poi esce e se la chiude alle spalle].
Scena VII (V e A)
[Breve attimo di silenzio, vociferare di K in evanescenza.]
V [teneramente] = Araya.
A [più naturale] = Vatsa. [si stringono le mani]
Tela: fine I atto
A T T O II
Scena I
[Seduti al tavolo di sinistra: V, W, K. Un barista. Due mutilati ad un tavolo, uno ad un altro in 2^ fila.]
W = Dovrebbero portare oggi il nuovo televisore.
V = Non era l'antenna che non funzionava bene?
W = Per quello che ne capisco, era il televisore che non andava; vedremo come riceve il nuovo.
K [è già un po' brillo] = Seh, nuovo! Il nostro lo hanno portato in un altro Centro e ce ne restituiscono uno già riciclato, che andrà peggio ...
W = Se è nuovo, è nuovo. E poi si vede, no, se la roba è usata. Che diffidente!
K = Ne ho viste, ne ho viste ...
V = Cosa vuoi aver visto ché la mamma deve ancora pulirti bene gli occhietti.
W [irridente] = Occhietti strabici, anche; con tutto quel guardarsi la punta del naso ...
V = Che pende dritto dentro il bicchiere di birra ...
K [guardando altrove] = Qualcuno cerca rogne?!
W = Io veramente cercavo qualcuno che riparasse un rubinetto dei bagni.
V = Anch'io avrei bisogno di qualcuno che mi sistemasse il tavolo che traballa [fa l'occhiolino a W].
W = Quando vediamo Kedir gli possiamo chiedere se ci fa questo piacere.
V = Chissà dove sarà? Chissà?!
K = La vogliamo smettere di prendere in giro?!
V [vivace] = Oh, ben tornato fra noi, signor Kedir! Dove è stato tutto questo tempo! Novità?
K = In questo mare di piscia color birra. [neutro, mostrando il bicchiere e bevendo il contenuto in una sorsata]
W [teatralmente schifata] = Dio, che volgarità!
V = E la beve anche!
W = Vatsa, per piacere.
K [schioccando la lingua] = E' il piacere figlio del dolore, o il dolore assenza del piacere? Ma se pago il piacere con il dolore che ne deriva, il dolore, capite, il male, gli affanni e tutto il resto ... [ciondola la testa]
W [a V] = Che ha?
V [va cenno che ha bevuto troppo]
K [alzando la bottiglia, senza girarsi verso il banco, chiama] = Birra!
W [seria] = Kedir, se stai male anche questa volta, faccio rapporto.
K [imitandola] = Ed io con il tuo rapporto ... [pausa, tono alterato] non, non mi ci pulisco un bel niente! [ironico] Ma me lo metto in cornice [declamatorio]: ecco signori un attestato delle mie benemerenze sportive: il pentatlon della sopravvivenza, mia! [si versa la birra che gli han portato] Alla nostra! [beve appena un sorso]
V [alzando il suo bicchiere di aranciata] = Allo sterco di dromedario!
W [indicando il bicchiere] = Vatsa: ma è solo aranciata?
V [assentendo con la testa] = E a quello di mucca! All'utilità della cacca [sorso] nel mondo! [sorso; tono naturale] Contento? Che ne dice il signorino Kedir che si fa la doccia con le sue lacrimuccie?
K [senza acrimonia] = Ma va' a ...
V [a W] = Vedi, lo sterco serve [contando sulle dita storpie, con difficoltà] uno, per la concimazione dei campi; due, per fare un fuocherello niente male; tre, se non ti dispiace l'odore, a me piace - ci intonachi la casa; quattro, [vivace] ci fai la birra doppio malto per lui [indica K, ride].
K = E tu ci fai, quando è calda, gli impacchi ...
W [disgustata] = Uhà!
Scena II (detti più E)
V [interrompendolo] = Emuna! Qui!
E [saluta, poi siede]
V = Che cosa prendi?
K = Le offro una birra.
V = Non badargli. Aranciata, va bene?!
K = Ma se vuol bere birra!
E = No, grazie, non bevo birra; mi dà alla testa.
K = Le prime! Poi ...
V [interrompendo seccata] = Kedir, pensa per te!
W = Carina questa giacca! Comprata qui?
E = Non lo so: è un regalo.
K = Qualche ammiratore?
V = E se fosse!?
W [toccando e guardando le rifiniture] = Proprio ben fatta.
K = Ben fatta, ma non eccezionale, dai!
W = Che ne vuoi sapere tu di sartoria, ché mi tocca cucirti i bottoni!
K = Parlavo di quello che c'è dentro, sotto la giacca.
W [non afferra l'allusione] = Che c'è?
V = Sempre galante ... come un venditore di capre!
E [guardandosi il busto] = Non vedo che cosa possa vedere.
K = Vedo vedo! A buon intenditor ... Salute! [sorso]
W = Intenditore! Hai studiato su quei quattro ritagli di giornale che hai attaccato alle pareti della tua camera?
V [ironica] = No. Spiava le sue sorelle dal buco della serratura! E [indicandolo] se tanto mi dà tanto ...
K [risentito] = Che cosa hai da dire sulle mie sorelle?
V = Niente! [leziosa] Che se hanno gli occhi belli come i tuoi ... Mmh [gesto d'apprezzamento].
W [strizza l'occhio a E] = Eh, sì!
E = La bambina di Nazareth sta venendo su bene.
V = E lei? Nessuna complicazione per l'operazione?
E = No, si è rimessa perfettamente.
V = E ... lui?
E = Sparito; deve essersi fatto trasferire.
W = Bel mascalzone!
K [biascicando] = Ognuno ha la sua croce!
V = Che croce e croce! Lei se non voleva il bambino poteva stare attenta, va bene! Ma lui ora, scappare come un ladro, peggio di un ladro, farabutto vigliacco!
E = Vigliacco e pappa-molle, e irresponsabile, questo sì!
W = Che tempi! Se ne approfittano perché i padri, i fratelli, i parenti sono dispersi.
K = Va bene: ci vado a parlare io; lo prendo per il collo questo gran figlio di buona donna e [caricando il tono da spaccone]: "Hai seminato? [gesto] E adesso aiuti nel raccolto! Fuori i soldi per il mantenimento del piccolo! No? E allora ti taglio i ... zak!" [sorso di birra]
W = Intanto stai attento a non versarti addosso la birra.
V [a E] = Tu come va? Trasferimento?
E = Macché: niente. Però Sina è riuscita a farsi mandare più vicino. Il uo braccio?
V = Meglio, ancora esercizi conla mano per muovere le dita [mostra] separatamente. [ride] Non ci riesco ancora.
W = Ancora tre-quattro settimane e potrai mangiare con la destra come prima.
K = Con la bocca, così: ahm! [con le dita unite si dà una pacca sulla fronte, poi su un orecchio, poi in un occhio] Ahm! Ahm!
V = Sciocchino! [ridono tutte e tre]
E = Beh, vado. Mi fermerò di più la prossima volta: ho parecchia roba da comprare. Certi prodotti costano meno al mercato di qui che in provincia.
V = Riguardati!
W = Le schegge?
E = Mi danno meno fastidio; quando fa male prendo queste pasticche [estrae dalla borsa].
W = Ah [guardando la scatola] antispasmodico [restituisce].
K = Posso averne una, ché ho un po' di tosse, la sera ...
W [spazientita] = Per la tosse! So io che pastiglie ti darei: quelle per calmare i cavalli!
V [a E in piedi] = Ciao, ci vediamo.
E = Devo pagare ... [indica la bottiglietta d'aranciata]
V e K [insieme]= No, lascia perdere!
K = Offro io, miss top model, bella dentro e fuori.
E = Grazie. [ultimi saluti]
K = Prometti che ritornerai a trovarmi? A vedere me, me?! [fa per prenderle il braccio]
E [scostandosi] = Sì, certo certo. Ciao, adesso, ciao! [esce]
Scena III (detti)
K [guardando verso l'uscita] = Bella, bella. E senza vizi: non beve, non fuma, non ...
V [intromettendosi] = Non dà retta agli ubriachi ...
W = Beh, anch'io non bevo birra e non fumo! [risatina]
K [a W] = Tu sei antipatica! [con tono pettegolo] Fai questo, fai quello; non fare questo, non fare quello. E [alzando la voce] quelle maledette iniezioni: mai una volta che non senta male.
W = Non è colpa mia: è il liquido.
K [sarcastico] = Il liquido, il liquido. [beve]
V = Penso di sì, anche a me indolenzisce ... qua dietro.
K = In-do-len-zi-sce! [livido] A me fa male, e il dolore, quello insopportabile, quello atroce, quello insopprimibile è qui, alle gambe, capisci? nelle gambe che non ho più. Il dolore è qui [mostrando e agitando i calzoni], qui, viene da quello che ho perso!
V [materna] = Calmati, Kedir, capisco; calmati.
W [impaurita] = Oddio, un'altra crisi.
K = Calmarmi? Va bene, va bene; perché [ridendo di se stesso] vedete, uno seduto come fa ad incazzarsi? Come si fa stando inchiodati ad una sedia a bestemmiare e scaricare la rabbia che uno ha in corpo! Neanche questo ci è permesso, neanche lo sfogo della nostra miseria. Dio! poter dare quattro calci e sfogare la mia bile. [rassegnato]
V [suasiva] = Kedir, Kedir: non pensarci, ci stai troppo dentro con la testa.
K [irato] = E come si fa? Dimmelo! Come si fa se ad ogni momento ti accorgi che non ce le hai più le gambe? Eh!? [più calmo] La tua amica è uscita, ed io ... [patetico] Mi vedi accompagnare quel bel paio di gambe lunghe arrancando con il mio trabiccolo? Mi vedi annaspare alla maniglia della porta? [isterico] Mi vedi che lei, lei, si [urlando] china a salutarmi? [fa per bere: vuoto] Un'altra birra! Un'altra birra!
W = Kedir ...
K = Fammi bere; lasciami perdere.
V = Mi lasci dire che ti capisco, visto che mi trovo nella tua stessa situazione? Mi lasci dire che pensarci su giorno e notte soltanto per compiangersi è controproducente, non risolve il problema, è, con una tua espressione, una cazzata? Le gambe non ce le darà più nessuno indietro. Non dirmi che io ce le ho ancora: lo sai benissimo che sono un peso morto in più se non riesco a muoverle.
K [trinca dalla bottiglia] = Proprio a me doveva capitare!
V [arrabbiata] = Idiota! E quelli che sono morti? E quelli che sono mutilati peggio di te? E quelli che sono andati fuori di testa? Almeno io e te ragioniamo ancora, possiamo godere la vita ancora!
K [sarcastico, ubriaco] = E comodamente seduti in poltrona.
V = Cerca di ragionare dalle ginocchia in su, e non piagnucolare come un bambino!
K = E chi piange? Io? Mi sparo piuttosto un colpo di fucile in bocca [beve dalla bottiglia]. Che credi? Mi sparo. [beve; alza la bottiglia vuota] Birra! Birra! [si sposta dirigendosi verso il banco, cozza contro sedie e altre carrozzine - proteste, grida]
V [facendo atto di seguirlo] = Kedir ...
W [trattenendola] = Lascialo perdere ... vedi ... [due assistenti intervengono e spingono la sedia a rotelle fuori con il vociante-gesticolante K]
V = Che pena, che pena.
Scena IV (dette, poi A e I)
W = Ogni volta che beve dà di matto.
V = Lui si sfoga così; altri ... la disperazione se la tengono dentro. Non è facile, credimi.
W = Capisco, ma ... [nel fare il gesto verso l'uscita] Oh, guarda chi c'è!
A e I [entrati, salutano - I ha un braccio sotto la camicia]
V = Che sorpresa! Come va?
A [chinandosi a baciarla] = Ben, bene! E tu?
V = Il solito, cosa vuoi. Sedetevi. Isaias [saluta].
W = Si dà da fare, parecchio, altroché!
V [notando la manica vuota di I] = Dio! Cos'è? Cosa ti è successo al braccio?
I = Niente: Niente di grave, me la cavo in quindici giorni.
V = Come è stato?
A = Le solite vigliaccate: colpi di mortaio e mitragliate di disturbo, giusto per tenerci in tensione e farci saltare i nervi.
I = E farci mandare a casa per convalescenza!
V = Ma sentilo, l'incosciente!
I = Vatsa, lasciami dire, fammi consolare della paura che mi son sentito addosso!
A [a V] = Lo sai bene come ci si sente quando improvvisamente ti scoppia l'inferno intorno e non sai da dove venga e da che parte prendere posizione.
V [come trasognata] = Poi torna il silenzio. Ed è quasi peggio, perché senti allora il cuore che batte come un tamburo, veloce, veloce mentre trattieni il respiro e il dubbio che possa riprendere ti inchioda al suolo.
I = O ti metti a urlare maledicendoli.
A = Così vai fuori di testa e fai cazzate.
W [ostentando ilarità] = Beh, dai! E' passata! Cosa prendete?
V [mentre ordinano, ad A] = Tutto a posto ... [pausa, cambio tono] E Nebai?
A e I [ammutoliscono, si guardano mogi].
V = E Nebai? Nebai ...
A [chinando la testa] = C'è rimasto.
W = Morto? [all'assenso dei due, si fa il segno della croce] Dio!
V = Come?
I = Colpito in pieno.
A = Sùbito.
I = Non se ne è neanche accorto di ...
V = E la moglie ...[lo sa]?
A e I [gesti di impotenza, commiserazione, non di assenso].
W = Che disgrazia!
[portano un bicchiere di tè per I e una bibita per A - attimo di silenzio]
W = Ma non stanno negoziando per la pace!
V = Siì, credi a loro!
A [pacato] = La buona volontà c'è da parte nostra.
I [bevendo in fretta] = Beh, io debbo andare. Buona giornata a tutti. [alzandosi; ad A] Telefona ...
A = Sì, certo.
V = Saluta la mammina. Come va la gravidanza?
I = Bene, bene, grazie. Un pancione ... [gesto; saluti, esce]
W [guarda l'orologio, poi] = Beh, scusate, devo andare per ... Torno a prenderti più tardi, Vatsa. [si alza, va salutando]
A = Casomai ... sono qua io ...
Scena V (A, V, avventori)
V [avvicinandosi di più] = Tu stai bene, vero?
A = Sì.
V [toccandolo] = Direi che sei stato fortunato.
A [vagamente imbarazzato] = Sì.
V = Ti fermi molto? Quanti giorni hai di licenza?
A = Un paio.
V = Possiamo andare a salutare Nazareth e pranzare in quel ristorante fuori città, con il laghetto ...
A = Beh, vedremo ...
V = Non hai l'automobile questa volta? Non la puoi usare?
A = No, sì .. ce l'ho, ma non so se potrò ... se avrò tempo ...
V = Che cosa devi fare?
A = Devo ......
V = Che cosa c'è, Araya?
A = Mah, niente. E' che non posso ... Non ho tempo, questa volta.
V = Va bene, non importa. [gli prende la mano]
A [sottraendo la mano al contato] = E' meglio che vada.
V = Resta ancora un altro pochino; sembra che te ne voglia fuggire.
A = No, è che ... ho un appuntamento ...
V [tentando ilarità] = Hi, lasciali aspettare un pochino! E' così importante? [lo guarda dritto negli occhi]
A [abbassando lo sguardo] = No. Ma bisogna che vada.
V [rendendosi conto della freddezza di A] = Ma che hai? Se è per la ..., per quel che vi è successo ... tesoro, sono qui per aiutarti. Parla; sfogati con me; raccontami le tue ... ansie.
A = No, non è quello; grazie. Non è dei morti che ci si preoccupa.
V = E allora, dunque?!
A = Forse è meglio ... [fa per alzarsi]
V [afferrandogli maldestramente il braccio] = Araya, che ti succede? Che cosa c'è? Non ti ho mai visto così! Non ti ho mai sentito così lontano, distante da me. Che c'è? Che cos'hai?
A [testa china] = Penso .....
V [ansiosa] = Sì?
A [alzando lo sguardo, tutto d'un fiato] = Penso sia meglio non vederci più.
V [incredula] = Che dici?! Perché?
A = Non mi sembra onesto.
V = Ma che cosa ...? [non capacitandosi] Che cosa c'è di male nel venire a trovarmi? Sono la tua fidanzata.
A [guardandola] = Vatsa.
V [incerta] = Sì?
A = Vatsa, cerca di capire ...
V [attonita] = Capire ...
A = Mi sono impegnato con un'altra.
V [come se non capisse] = Un'altra ...?
A [sopra-tono] = Un'altra donna: Mi sono messo con un'altra donna. Vatsa, ti vogliobene, credimi, ma ... ma come posso ...
V = Potevo immaginare che tu andassi con altre donne; un uomo è un uomo, dicono. Ma questa è ... una cosa seria?
A = Vatsa, perdonami! Ma vedi ... cerca di capire ... che famiglia ... ? Lo so, lo so: sono egoista, ma avere dei figli, una famiglia ... Perdonami!
V [disillusa, atona] = Perdonare che cosa? la salute tua e di ... quell'altra? Perdonare che tu vuoi vivere per intero e non la metà di esistenza quotidiana che mi è concessa?
A = Non parlare così! Lo sai: ti voglio bene. Ma ...
V [quasi interrompendolo] = Ma non posso essere la madre dei tuoi figli; non posso essere la mogliettina che ti aspetta a braccia spalancate ...[ironica] a gambe aperte.
A = Smettila: così fai del male ad entrambi!
V = Cosa pretendi? Un "ciao e figli maschi!"?
A [si alza, mette una mano sulla spalla di V] = Ora vado; cercherò di tornare ...
V [interrompendolo e scrollando la mano dalla spalla] = Sì, vai, è meglio. Lasciami sola a sbrigarmela da me ... Dio! ... [si porta goffamente le mani al viso]
A [patetico] = Non fare così, ti prego. Verò a ...
V [flebile] = Sì si, vai, vai adesso.
A [afono] = Ciao. [vorrebbe toccarla; s'avvia, si volta, esce]
Scena VI (V; cameriera, clienti)
V = Una birra! [quando la cameriera sta per stappare la bottiglia la ferma] O forse è meglio un gin? [la guarda; sorride amara] Portami un tè; che mi riscaldi il cuore. [a sé] Buffo: che mi mettessi a bere e a sragionare come Kedir! C'era d'aspettarsela; me l'aspettavo. Era il mio terrore nei primi mesi: come potevo tenere un uomo legato a me, ridotta a una marionetta spezzata? Fa meno male, ora; è accaduto quello che si paventava, che si era vissuto nell'immaginario troppe volte. [arriva il bicchiere di tè, mescola lentamente] Un uomo ... e anche una donna, hanno bisogno ... Non basta l'affetto; oh sì, è importante ... E io che cosa posso fare, che cosa posso dare in cambio ... Unirmi come, a lui? Ho mentito a me stessa fino ad ora, mi sono nascosta la realtà illudendomi come una sciocca cieca e senza cervello che tutto fosse come prima, che tutto fosse rimasto come prima: che importanza poteva avere la mia infermità se ci si amava? Io ero sempre la stessa. Io sono sempre la stessa. dentro. Ma questo mio corpo? Amiamo il viso, le mani, le fattezze di una persona: la sua carne. Hai ragione, Araya, hai ragione.
Scena VII (V, W, gente)
W [saluta qualcuno venendo al tavolo di V, quindi] = Se n'è già andato?
V = Sì, era atteso da qualche parte.
W = Ultimamente è sempre in corsa, il tuo Araya.
V = Ora che me lo fai notare ...
W = Ritorna più tardi?
V [neutra] = Non credo.
W = Come?! Perché mai?
V = Beh, se uno ha di meglio ...!
W = Come sarebbe? Cos'è 'sta storia!?
V [seria, guardando fissa W] = Se n'è trovata un'altra. [vedendo l'espressione di sorpresa] Una donna, presumibilmente sana, che sposerà presto, suppongo.
W = Che porco! Che mascalzone!
V [ridendo per l'ira di W] = Ma non è che un uomo!
W = Appunto! Tutti falsi e ... e ... maniaci!
V = Anche tuo marito?
W = Quello prima di tutti. [calmandosi] Allora, come è stato? Cosa t'ha detto?
V = Niente di più di quello che ti ho detto: che si è impegnato con un'altra donna e, quindi ...
W = E tu, gliene avrai dette quattro? [al gesto negativo, indifferente di V] Come? Uno ti pianta e tu lo lasci andare così, senza ... ?! E la scusa, che scusa ha tirato fuori?
V = Ha detto ... Ma non mi sembrano scuse. Penso che sia anzi una buona ragione ... Insomma vuole farse una famiglia e io non sono nelle condizioni di essere una moglie, e una madre!
W = Ma va'! Cosa dici? Potevate vedere se ... Hai chiesto al medico?
V = Weini, non è solo quello. Tutta la vita a spingere una sedia a rotelle. Ti vedi, tu?
W = Che c'entra! Non si può lasciare uno di punto in bianco, così!
V = Cosa doveva fare? Me l'ha detto, e ...[gesto].
W = Ma tu lo ami ancora?
V = Credo di sì.
W = E ... e ... io, a mio marito, gli caverei gli occhi!
V [ride] = Perché, poi?
W = Non si fa così: non si abbandona una donna perché ... perché ci si è stancati di lei.
V [calma] = Se n'è andato perché più in là di così io non posso andare, non lo posso seguire. [alterandosi] Anch'io voglio una famiglia mia, ma non posso averla. Io, io non posso!
W = Ma almeno avevi qualcuno che ...
V [interrompendola; con forza] = Che si sacrificava per me. No, meglio così. Sola. Libera. Liberata da un sogno che m'ha fatto sì lottare per continuare a vivere, ma nel quale mi ero rifugiata per non vedere me, qui, ora, così.
W = Vatsa! [come per calmarla]
V [la guarda incominciando a ridere piano]
W = Cosa c'è, adesso?
V [ilare] = Domani sarà anche un nuovo giorno, ma ora devi aiutarmi a fare la pipì!
W = Oh. [si alza e s'appresta a spingerla fuori]
Tela. Fine II atto.
A T T O III
Scena I (V e M)
M [seduta su uno scanno, taglia verdure] = Scrivi, scrivi, scrivi; sempre con la faccia sui libri.
V [al tavolo, con alcuni libri e quaderni] = Lasciami finire.
M = Come la figlia di Bisirat: libri libri libri ed è diventata matta!
V = Non è diventata matta per i libri, ma perché ... Oh! Mizan: se voglio trovare un impiego, visto che il mio corpo conta poco, devo usare il cervello, e per ingrandire il cervello devo mettermi tutte queste parole [indica i libri] dentro la testa.
M = Uhà, tempi moderni! Le donne ...
V = Le donne non sono diverse dagli uomini. Se abbiamo combattuto possiamo benissimo fare anche tutto il resto.
M = Un uomo ... Le done devono occuparsi della casa ...
V = Oh, Mizan!
M = L'uomo lavora! Tròvati un uomo e tu ti prendi qualcuno che ti aiuti in casa: non c'è bisogno di studiare.
V = Non incominciare; che uomo vuoi che ... Smettila! Non voglio aver bisogno di uomini! Posso farcela da sola. Con il mio lavoro. Te li raccomando gli uomini: finché sei piacente, finché sei disponibile, finché servi loro ... Poi ti lasciano, ti buttano come un pacchetto di sigarette vuoto.
M = Un uomo ...
V = Ma che uomo e uomo! Lasciami studiare adesso.
M [dopo una pausa] = Senza una famiglia, uno non può vivere da solo senza una famiglia.
V = Ssst!
M = Una donna deve avere dei bambini ...
V = Lo sai che non ne posso avere!
M = Come? Perché? Chi l'ha detto? Avete provato, tu e ...
V = Non sono cose ...! Non lo so, non è sicuro, ma dicono che sia pericoloso, con la spina dorsale che non regge ... [con voce incrinata] Smettila, smettila smettila!
M = Scusa; non te la prendere: Passerà, passerà vedrai. Troverai un altro uomo .. [vedendo l'espressione irata di V] Sarà quel che sarà. Studia, studia.
[Breve pausa, V e M continuano nelle loro attività.]
Scena II (dette e E)
E [bussa, entra] = Disturbo?! Quanti libri!
V = Emuna! Ben tornata: come va?
E = Il solito, se non peggio; tu invece ... la professoressa Vatsa!
V = Non prendermi in giro anche tu.
E = Perché? Chi ti prende in giro?
V = Chiedilo a Mizan. [entrambe la guardano]
M = Io non dico niente; è che una donna non dovrebbe perdere la testa dentro ai libri.
E [ride]
V = Sentito?! Brontola tutto il giorno così.
E = Eh, "sora" Mizan, non siamo più ai tempi del negus: tutti devono imparare, studiare, leggere.
M = E dopo vi vengono idee balorde per la testa, e tutto cambia in peggio.
E = Che peggio e peggio! Se lei sapesse guidare l'automobile mi sa che si farebbe dei dei giretti [strizzando l'occhio a V] e magari si troverebbe il moroso!
M = Il moroso siete voi che ve lo dovete trovare, ché il tempo passa e ...
E = Oho! Mi sa che "la lingua batte ...". [ride, V sorride] Saputo più niente di ...[cenno]?
V = No. Cioè sì: lei aspetta un bambino.
E [volutamente cambia argomento] = E i tuoi studi? Esami? [prende un libro in mano] Che popò di librone! Dovrei mettermi a studiare anch'io, almeno l'inglese: non lo so per niente. E questo [altro libro] cos'è? Uh! ... Sex ... Ohò!
V = Devi proprio metterti a studiarlo l'inglese! Sex è inteso come genere: maschile-femminile, non come ... fare sesso.
E = Che dice? A che serve?
V = Cultura personale! [ride] Per sapere cosa ne pensano altre donne che hanno avuto più tempo e più voglia di me di riflettere sulla condizione di noi donne. Anche se ...
E = Se ... cosa?
V = Il problema di fondo è quello, ma gli ambienti americani, europei, africani dove le donne vivono sono molto diversi fra loro, con esigenze ed ostacoli peculiari.
E = Pe... cosa?
V [ride] = Tipici, propri, di quel paese.
E [a M] = Fra poco non la capiremo più la nostra Vatsa. [a V] E per il lavoro?
V = Da quel che mi dicono dovrei avere buone possibilità: il mercato si sta allargando. Fortuna che sono state inventate quelle macchine operatrici: bastano due dita, anche uno. Non so cosa avrei fatto una decina di anni fa, non riesco a tenere un libro in mano e m'è difficile girare le pagine; invece con il computer è tutto lì nello schermo e tic tic tic. Mi ci vorrebbe più pratica, ma .... E' già tanto che qui all'ufficio ...
E = Potessi anch'io [si guarda le mani] con un dito ... [gesto].
V = E' questione di tempo, cioè di soldi: le lavatrici e le lavastoviglie ci sono già. I soldi ... fanno girare anche quelle. Non riesci a farti trasferire?
E = Una zitella semianalfabeta, e invalida ...!
V = Come va? [cenno]
E = Va e viene. Sono stata ancora in cura per una settimana, ma tutto quello che possono fare è alleviarmi il dolore delle fitte.
V = Ma non c'è proprio niente ...?
E = Sembra di no. O, forse, penso, è questione di soldi, di tecnologia, di ...
Scena III (dette e W)
W [entrando] = Posso? Eccomi qua. Emuna: come va?!
E = Stavamo appunto parlando della mia zanzara malefica. A parte questo, bene.
W = Visto Vatsa quanto studia?! Fra poco mi diventa dottore; vero Mizan?
M [borbotta]
V = Per carità lasciala stare: mi ha già detto le sue anche oggi.
W = Potremmo darle una supposta di calmante.
[gesto di stizza di M, le altre ridono]
E = Chissà: se si potesse sparare con i cannoni, forse quelli di là si calmerebbero ...
V = Mah va', sciocchina!
W = E noi infermiere invece dei cannonisti!
V e E [ridono] = Cannonieri!
W = Com'è?! Perché? Ciclista, dentista, artista, autista ...
E = Bellavista; frutta mista ...
V = Che c'entra?
E = ...ista: pista intervista conquista ...
W = Colonista!
V = Non esiste!
E = Che è?
W = Quelli che non sono di qui, ma ci vengono e vogliono comandare loro!
E = ?
V = Uh! Colonialista!
W = Beh, cos'ho detto? Comunque sarebbe bello: pum! Supposte volanti ... Ma lo sapete che c'è ancora chi si sbaglia e le prende per bocca?
V e E [ridono]
M = Belle cose da raccontare!
V = Che sarà mai!
W = E non ci sono quelli che ... come si dice ... beh: se le infilano lì con involucro e tutto ...
E = Sul serio?
V = Mah va', non ci posso credere!
W = Così c'è chi si lagna ché ha un gusto cattivo e chi ...
M = Non voglio sentire altre sconcezze. [le tre ridono]
Scena IV (dette e K)
K [entrando] = Vedo che ci si diverte qui! Che cosa c'è di tanto allegro in questo mondo di merda!
M [orripilata] = Uah!
W = Ecco il demonio in persona.
V = Non incominciamo, Kedir. Sputare fiele non ti serve molto visto che ne contini ad accumulare da solo giorno dopo giorno. E comunque: non venire a depositarlo qui.
M = Se sono parole da usare ...
W = Ecco uno che potrebbe prendere ... quello che dicevamo ... per bocca!
V = Senza problemi! [ridono]
K [sarcastico] = Posso ridere anch'io?
V = Nessuno te lo proibisce.
K [motteggia] = Ah. Ah. Ah.
E = Sembra un asino con la tosse!
V, W, M [ridono]
K [offeso] = Spiritose.
V = Sei venuto per il caffè o casa?
K [interdetto] = Per ... per ... ok, vada per il caffè.
W = Con tanto zucchero, suppongo, per togliere l'amaro di bocca.
V = Weini, smettila.
M = Ammoniaca: ecco che cosa ci vorrebbe.
E = Orribile!
V = Ragazze ...!
K = Le boccucce di miele! Perché voi ve ne potete andare in girovolete! Salire le scale! Saltare i muretti! Tirare calci a un pallone! Correre.
W [a parte] = Ci risiamo.
V [materna ma spazientita] = Kedir: basta! Non si torna indietro! No, non parlo di rassegnazione, ma di vedersi come si è e da così come ci troviamo ad essere ...
K = Disgraziati!
V = ... me-no-ma-ti, parzialmente menomati. Non dirmi che ragionavi con le gambe; non dirmi che godevi la vita solo perché potevi muoverti sulle gambe. Ok, ok: molte cose non ci sono più permesse. Ok, lo so: è una bella seccatura farsi il bagno ed è un'acrobazia sedersi al gabinetto. E allora? Non serve piangere, né lamentarsi, né ancora meno rovinarsi il fegato con il rancore come fai tu!
K = Ma ...
V = Basta!
K = Non ci si può neanche ...
V = No!
W = Vediamo di finirla tutti e due.
E = Eh, direi.
V = Mizan, prepara il caffè. [a K] Qui non si fuma, lo sai.
K [riponendo la sigaretta] = Ah, sì, scusa.
W = Se qui non c'è bisogno di me, vado a vedere un po' in giro.
V = Niente caffè?
W = Torno, torno, sì: non ti preoccupare! Ciao! Fai il bravo ... Cammello Pazzo!
K = Ma va' a fa 'n ...
V = Kedir!
Scena V (detti)
M [prepara il caffè all'abissina]
K [accennando ai libri] = A che punto sei?
V = Alla prossima sessione darò un paio di esami.
K = E poi ...?
V = E poi! Un lavoro da star seduto lo si trova, visto che .. che risparmiano anche sulla sedia che ho già.
E = Come mutilati ex-combattenti, certo che troverete un lavoro!
K = Siì! A scarabocchiare carte in un buco di ufficio!
V = Beh?! Se no, che avresti fatto? Sentiamo.
K = Non è questo.
V = Cioè? Spiegati.
E = Bene o male i lavori puliti e comodi sono seduti dietro a una scrivania; o sbaglio?
V = Dov'è il problema?
K = Come se il lavoro fosse tutto!
V = Ah, capisco ...
K = Che cosa vuoi capire!? Che ne sai tu di un uomo che deve sempre aver bisogno di qualcuno; di un uomo che non può ... Come posso avvicinarmi ad una donna con questa maledetta sedia a rotelle?! "Vuole uscire con me?" "L'accompagno? Permette?!" Siiiì!
E = Beh, in questo ha ragione.
K = Ragione ...
V = Qualcuno lo si trova ... sempre, ... prima o poi. Non è solo perché ...
K = Non dire cazzate! Chi vuoi prendere in giro? Proprio tu! Se l'è data a gambe il tuo grande amore!
V [angosciata] = Kedir!
M = Devi venir qui a far star male anche gli altri? Io no che non ti farei mai più entrare qui dentro!
E [a K] = Non ti sembra di essere ...
V = Sì, è uno stronzo ma ... ma ha detto una verità. Va bene. Oh, sì, è naturale desiderare una persona intera e non una metà e in più bisognosa di aiuto, di cure, di attenzioni. Cazzo!
M = Gesù!
E = Vatsa!
V = Ma siamo vivo o no?! Vogliamo vivere ancora si o no?! Abbiamo diritto a vivere, ad amare ed essere amati! [a K] Non guardarmi così! Lascia che siano gli altri a ... a ... sottovalutarti, a compiangerti, a ... che ne so! Non noi; noi ... Dio! come dobbiamo essere forti!
M = Calmati, Vatsa.
E = Sì, Mizan ha ragione.
K = Capisco; capisco ...
V = E allora ... datti una mossa.
K = Si fa presto a dire ...
E = Ma se mai non si comincia ...
V = Credi che per me sia facile? Sia stato facile?
Scena VI (detti e I)
I [entrando, annusa] = Ehm: c'è ancora caffè. Ciao, Vatsa! Ciao emuna! Buona sera Mizan! Kedir ... come va? [stretta di mano]
K = Ci si diverte a ballare e saltare tutto il santo giorno! Vero, Vatsa?!
I = Oh, bene.
M = Che la smettesse di star china sui libri a perdere la vista, questa sì.
K = Sta diventando una scienza, la nostra Vatsa!
I = Beh, seriamente: come vanno gli studi?
V = Non c'è male.
E = E dillo che non ti manca molto per ...
V = Oh, per carità
K = Non fare la modesta.
M = Sempre con la testa fra i libri.
E = Almeno fa qualcosa.
I = Eh già, così potrai uscire da qui e ...
V [interrompendolo] = Novità?
I = Sono di partenza.
K = Fronte?
I = Sì.
K = Ancora? Ma non è tutto calmo, finito?
I = Beh, sì, ma ... non si sa mai di là che intenzioni abbiano, così ...
K = Invece di qua: tutto chiaro!
E = Lo sapranno ben loro.
K = Loro ... chi?
E = Ma al governo, ... i ...
V = Lasciamo perdere ...
M = Intanto nessuno torna a casa.
I = Già.
E = Un bel problema per le famiglie: senza un uomo; bambini abbandonati a se stessi ...
M = Che vengono su sempre peggio, senza rispetto!
I = Anche questo è vero: io, a casa mia, sono quasi un estraneo.
K = E' già tanto che conosci la porta di casa ...
I [sulle sue] = Che cosa vuoi dire?
E = Che ci sono quelli che si estraniano sul serio: spariscono, senza neanche dire ciao.
M = E quelle che fanno le puttane!
V = Mizan!
M = Io dico quello che è.
V = Devono pur tirare avanti se non c'è il marito che le aiuta!
K = Ma quante lo fanno per bisogno?
M = Non possono lavorare? Un lavoro onesto?!
I = E dove si trova? E poi si deve badare alla casa ...
E = E ai figli; guardate Nazareth: fortuna che ha due sorelle che la mantengono.
K = Però per tante è una bella scusa, non venitemi a dire!
V = E voi uomini: innocenti!
M = Che tempi.
E = Passeranno.
I = Speriamo presto, perché io .. [gesto di sconforto].
K = Ma certo! Con questa super carrozzella a quattro ruote motrici supercazzosa, super [cerca di esibirsi in movimenti nell'esiguo spazio] extra, ultra ... se non si fa presto a far volare il tempo!
V = Ehi, attento!
I = Beh, vi saluto e vado.
V = Di già?
I = Volevo solo rivederti e portarti i saluti di mia moglie.
V = Il braccio?
I = Diciamo che è a posto. [breve movimento, smorfia di dolore] o quasi.
E = Niente di scheggiato? Niente rimasto dentro?
I = Hanno etto di no.
K [ironico] = Fidati.
E [guardando l'orologio] = Sei in auto?
I = Sì, è qui fuori.
E = Allora ... Ciao, ciao! Rivengo appena posso.
K = Nemmeno una stretta di mano a ... [indica se stesso].
V = Da quando in qua si dà la mano agli elefanti?!
E = Se hanno il naso corto, sì. [stretta di mano]
[gli altri ridono-sorridono]
K [salutando i] = Mi raccomando di tornare a trovarci ... con le tue gambe!
V [dandogli un colpo maldestro sulla schiena] = Uhà.
Scena VII ( M, V e K)
M = Bravi ragazzi.
K = In gambe!
V = Spiritoso.
K = Che non si può mai scherzare, con te?!
V = Le tue non sono battute spiritose, ma frecciate al vetriolo.
K = Al ...? Che sarebbe ...?
V = Una sostanza corrosiva molto in uso nell'800 per deturpare, rovinare, il volto delle donne ... "disubbidienti" ai loro "padroni" maschi.
K = Mizan! Hai sentito quante cose sa la tua Vatsa?! Ma io me la sposo! "Vuoi tu, diletta signorina Vatsa concedere la mano al qui ..."
V [interrompendolo, con finta serietà] = Mi sembra d'averla già udita, e proprio qui, questa ... Ma mi sembra che la "diletta" in questione fosse ...
K [senza scomporsi] = Ah donne! Era per farti, come si dice?, insomma per vedere se tu ... E poi ...
V = Ah uomini, cacciatori!
M = Mascalzoni.
K = No, Vatsa, credimi.
V = Credere che cosa? Che tu abbia bisogno di qualcuno con cui sfogarti? Qualcuno che ascolti i tuoi lamenti ora biliosi ora patetici?
K = No, Vatsa, no.
V = Devo già badare a me stessa; devo già farmi forza con tutta la mia volontà ...
K = Ecco ecco: la tua forza. No, non la voglio: mi basta vederla, toccarla ogni giorno, ogni volta che sono con te. La tua forza, Vatsa. Ne ho bisogno.
V = Dove credi che l'abbia trovata? ... In me. Tu non potresti fare altrettanto?
K = Sì; ma aiutami. [al gesto di V] No, non dirmi nulla, lascia solo che io abbia la certezza di poterti vedere ogni giorno, sempre.
V [sorridendo] = Non prendermi in giro.
K = No; giuro.
V = Non giurare, ma dammi una prova ... concreta.
K = Quale? Sì?!
V = Prometti ... ? Niente alcol, birra compresa.
M = E niente fumo: sempre con la sigaretta in bocca!
V [sorniona] = Quello vedremo, per il momento è sufficiente che non fumi qui, e vicinoa me.
K = Uhà, donne! Non è che chiedete troppo?!
V [scherzosa] = Prendere o lasciare, giovanotto.
K = Prendo prendo.
M = Che cosa?
K = Un'altra chicchera di caffè.
V = E anche ... [cerca] questo libro.
K = Oh, va bene.
V [impertinente] = Da leggere!
K = Beh, sì ... [lo sfoglia]
M = Ecco: un altro con il naso nei libri. Ma che ... [borbotta scuotendo la testa]
Fine del III atto e del Dramma
Asmara, sabato 4 maggio 2002.
GV
Il I e II sono del novembre 1999.
Stesura su pc: agosto 2012.
mercoledì 29 agosto 2012
Tramonto sul Lusenzo.
One Man Show -
LE BARUFFE CHIOZZOTTE di Carlo Goldoni
Riduzione per un solo attore di Eva Varagnolo.
"[Fra virgolette sono poste le citazioni tratte dalla commedia.]"
"Strada con varie casupole", gli addobbi di scena devono dare l'idea di essere un po' consunti, polverosi-usati. Cinque sedie disposte a caso.
All'aprirsi del sipario nessuno è in scena che rimane vuota per alcuni minuti.
(Voce fuori scena :) "Oe, zucche barucche." [atto I, scena 2]
"Canocchia (con una tavola, con sopra varî pezzi di zucca gialla cotta) : Comandè, paron." (pausa) Adesso, varè, la xe vegnua fora de forno." [I,2]
(mostra abbassando il vassoio), varè, la xe vegnua (rallentando, si guardo intorno, capendo solo ora di essere solo in scena) ... forno. Beh, Toffolo?
Lucietta? (mettendo le sedie tre da un lato e due dall'altro della scena)Qua, con donna Pasqua, e qua Checca e Libera ... (mette la tavola su una delle sedie, si siede su un'altra, raccoglie un tombolo, mutando un po' la voce e postura testa-busto, poi mettendosi dietro alle sedie delle donne di cui dice le battute)
[Lucietta; I,1 e 2]"Creature, cossa diseu de sto tempo?" [Orsetta]"Che ordene xelo?" [Luc]"Mi no so, varè. Oe, cugnà, che ordene xelo?" [Pas]"No ti senti che boccon de sirocco?" (in piedi, dietro la sedia di [Orsetta])"Xelo bon da vegnire de sottovento?" (scostandosi un poco dalla sedia)[Pas]"Sì ben, sì ben. Se i nostri omeni, i gh'ha el vento in poppe." [Lib]"Ancuo o doman i dovarave vegnire." [Che]"Oh!Bisogna donca che ..."
[Luc](seduto)"Oe, bondì, Toffolo." (alzandosi in un quasi inchino)[Tof]"Bondì, Lucietta. (con le mani ai fianchi, cambiando tono)[Ors]"Sior mamara, cossa semio nualtre?"
(prendendo il vassoio)[Can]"So qua." So qua so qua so qua. (Offre la zucca inchinandosi in giro)"Gh'è nessun che voggia altro?" Gh'è nissun? Nissun? Devono ancora arrivare o ... o se ne sono già andati? Tutti. (in tono ambletico)Aspettare o consolarmi, mangiando, magari, questa zucca al forno di (battendo) legno. Io, come Canocchia "giovane che vende zucca arrostita", avrei finito. Ah, sì, l'ultima battuta ("gridando parte")"Zucca barucca, barucca calda." "Giovane ..." dà come indicazione il Goldoni; "giovane ..." trent'anni fa poteva anche essere, ah sì, anch'io sono stato "giovane", ma perchè per che cosa per quale ragione non so, ho sempre interpretato questa parte e il personaggio, Canocchia, è invecchiato insieme a me. (indicando) I vestiti che potevano essere di un ragazzo cresciuto in fretta - 'regiandii e lizi' - son diventati consunti, mal combinati, vetusti - senti che parola! Guarda un po' che 'socoli' che ho (li mostra disgustato perchè fatiscenti e presumibilmente puzzolenti). Certo che, se non ci fossi io, con la mia "zucca barucca", la baruffa non avrebbe inizio! Eh, sì, perché sono me il 'deus ex machina': in principio era la zucca barucca.
Però anche 'sto Toffolo Marmottina Zavatta - "senza siòla e senza tomera, senza sesto, e senza modelo" [Isi, II,1]"el par semplice; ma el gh'ha un fondo de malizia de casa del diavolo"´[Isi, III,13] - per il mio sentire il personaggio non mi piace, voglio dire da recitare: è rancoroso, falso, servile, gradasso e pretenzioso - un giovane "battellaio" "prima barca" "No metteroggio suso peota, no metteroggio? [III, 20]"Vara chiòe! Per cossa no m'averàvela da volere? La m'ha dito de le parole, la m'ha dito, che no le posso mo gnanca dire. So sorela m'ha descazzao, da resto ... e co meto peota a Vigo, la poderò mantegnire" [III, 13] "Via, che mi no soon Marmottina.(tira de' sassi)"[I,12]"Mi no fazzo gnante a nissun, no fazzo. Cossa me vegniu a insolentire? (prendendo sassi)"[II, 11] "Baroni, sassini, vegnì fuora se gh'avé coraggio.""Coss'è sto spenzere? Cossa xé sto parlare?""Ve porto rispetto, ve porto, perché sè vecchio, e perché sè cugnà de Checchina. Ma sti baroni, sticani, sangue de diana, ma l'ha da pagare." [I, 11](cambio)[Paron Fortunato, I, 11]"Va' ia, va' ia, che debotto, se te metto e ma a torno, te fazzo egnì fuora e buele pe a boca.""Fuoa, fuoa, fuoa" "Bisogna andare, bisogna; bisogna andare, muggiere. Muggiere, mèttite el ninzoetto, muggiere. Cugnà Orsetta e ninzoetto, cugnà Checca e nizoetto. Bisogna andare. (forte verso la scena)Bisogna, bisogna andare. Maledìo e baruffe, i baroni furbazzi. Via pétto, trighève, cossa fue? Donne, femene: maledìo, maledìo, pétto. Ve vegnio a petubare, ve vegnio a petubare.(entra in casa)"[II, 7] Capito poco? Beh, anche paron Vincenzo, nella commedia stessa non lo capisce:"No v'intendo miga." [I, 7]"Oh bella, bella, bella! no intendè! Bella! no parlo mia foeto, parlo chiozzoto,
parlo." [I, 7] e Isidoro:"Parlè schietto, se volè che v'intenda. Capisso per discrezion: paron Fortunato Cavicchio. Saveu per cossa che siè cità a esaminarve? [II, 15] "Siò sì, siò. Andando a ca co mia muggiere, e co mia cugnà, ho isto parò Toni, ho isto, e bara Beppe ho isto, e Titta Nane Moetto, e Toffolo Maottina; e parò Toni tiffe, a spada; e Beppe alda, alda, o otello; e Maottina tuffe, tuffe, pierae. È egnuo Titta Nane, è egnuo Titta Nane. Lago, lago co paosso, lago. Tia, mola, boacca. Maottina è cacao, e mi no so atro. M'àla capio?" (Cenno di no)"Mi pao chiozzotto, utrissimo. De che paese xèla, utrissimo?"[II, 15] (Isidoro:)"Ho gusto che sia qua anca compare burataora." [III, 20], però alla fine della scena dell'esame in cancelleria lo licenzia con "El diavolo che te porta!" dopo averlo apostrofato con un secco "Papagà maledetto!" [II, 15].
Un personaggio che fa ridere questo paron Fo'u'ato, "è stato de' più gustati come dice lo stesso Goldoni "a chi legge" la commedia. A me, però, non piace fare il pagliaccio.
Lo so: fai ridere e arrivano gli applausi; no, non è per me. Non che non mi piacciano gli applauisi: sali sul palco per quelli! Però ottenerli con una parte seria, un carattere diciamo così banale, ma ben costruito. Già Paron Toni mi sarebbe piaciuto, "padrone di tartana peschereccia", non un semplice pescatore. "Via, da bravi, a bel belo, mettè in terra quel pesse.""Gh'avevo un puoco de tutto, gh'avemo.""Mare e diana, ghe n'avemo de cusì grande, che le pare, co buo' rispeto lengue de manzo, le pare.""Magari lo podessimo vendere tutto a bordo el pesse, che lo vendaria volentiera. Se andemo in man de sti bazariotti no i vuol dar gnente; i vuol tutto per loro. Nu altri, poverazzi, andemo a rischiare
la vita in mare, e sti marcanti col bareton develudo i se fa ricchi co le nostre fadighe." [I, 5] Un personaggio, un uomo che capisce le cose, che ..."E mi cossa soggio? Mi no gh'ho da intrare? A mi no s'ha da parlare?" [III, 26]"Mo, che donne; mo che donne da pestare co fa i granzi per andare a pescare.""Oh! via, finimola, che no voggio sussurri."[I, 6]
E anche se poi il bastone lo sta per usare davvero ...,"Sì, t'ho portà do pera de calze sguarde, e un fazzoletto da colo.""Anca a vu v'ho portao da farve un cottolo, e una vestina.""Vederè""Vederè, ve digo, vederè."[I, 6]tenendo sempre in mano la situazione, come quando precedentemente a Beppo, suo fratello, che gli chiede "Se ve contentessi, vorriar mandar a donare sto cao de barboni al lustrissimo." e paron Toni:"Per cossa mo ghe li vostu donare?" (Beppo)"No savè, che l'ha da essere mio compare?"
(Paron Toni)"Ben! Mandagheli, se ti ghe li vuol mandare. Ma cossa credistu? Che i tun bisogno, che ti gh'avessi, el se moverave gnanca da la cariega? Col te vederà, el te metterà una man sulla spalla: Bravo, Beppe, te ringrazio, comàndeme. Ma se ti ghe disi: lustrissimo, me premeria sto servizio; nol s'arecorda più dei barboni: nol te gh'ha gnanca in mente; nol te cognosse più né per compare, né per prossimo, né per gnente a sto mondo." [II, 5]" Mi no te digo che no ti li mandi."
Beppo e Paron Vincenzo sono parti di contorno, facili da caratterizzare, semplici e ... comuni (Vinc):"Ben vegnuo, paron Toni.""Com'ela andada?""Cossa gh'aveu in tartana?""Me dareu quattro cai de barboni?""Boseghe ghe n'aveu?""E rombi?""Se porlo veder sto pesse?""Anderò a veder se se podemo giustare.""Gran boni omeni, che xe i pescaori"[I,5] Così proprio per questo Paron Vincenzo...:"Via, un pesse, un bel pesse.""La diga, lustrissimo, no la se podarave giustare?"" Eh! lo so che sió cogitore el xe de bon gusto, sió cogitore.""E ghe piase i ninzoletti a sió cogitore." [II, 8]""Siò sì, el xe un galantomo; ma in casa mia nol ghe bàzzega. Dalle mie donne nol vien a far careghetta. Sti siori dalla perucca co nualtri pescaori no i ghe sta ben."[II, 9]
Eh, sì; però a me la parte del coadiutore, dell'(ill)"lustrissimo", di Isidoro - nome che non viene mai pronunciato e appare solo nel copione; nome da amoroso e a tratti lo è benchè presto la sua galanteria nulla possa contro la schiettezza popolana:[Libera, II, 9]"Oe, ghe la raccomando, salo? El varda ben che la xe una povera innocente.""El xe tanto ingalbanío, che me fido puoco." E Orsetta, poi,:"In veritae, lustrissimo, che se no fusse dove che son, ghe vorave pettenare quella perucca."[II, 13] Isidoro:"Oe, parlè con rispetto.""Costia xe de quelle che fa deventar matti i poveri cogitori."[II, 13] "Licenziè quelle donne, mandèle via, che le vaga via, che no vôi sentir altro."[II, 15] "Bisogna dar in impazienze per forza.""Sien maledette.""Andè dove diavolo che volè. Bestie, diavoli, satanassi."[II, 16] Distrutto e mortificato il cicisbeo, resta però l'apprendista avvocato-uomo-di-mondo-intrallazzatore, giovane e quindi inesperto, non ancora buon diplomatico:"Mi so cossa ghe voria per giustarli. Un pezzo de legno ghe voria. Ma avarave perso el divertimento."[III, 19] "Fioli, co gh'intro mi in te le cosse, mi no voggio brui longhi. Destrighémose, e marideve."[III, 21] "Orsù, chi vol, vol; e chi no vol, so danno."[III, 26] Fino a perdere la pazienza ancora una volta."Voleu che ve la diga? Andè al diavolo quanti che sè, che son stuffo."[III, 26] Eh, però la scena 8 del II atto, quando Isidoro si mette in mostra facendo la ruota come un pavone profondendo lessico giuridico, mi sarebbe proprio piaciuta interpretarla. "Mi no ve digo, che la sia una gran cossa. Ma ghe xe l'indolenza, ghe xe la nomina dei testimoni, xe incoà el processo: la giustizia ha d'aver el so logo.""Ve dirò, Paron Vincenzo. V'ho dito che la se podarave giustare; perchè fin adesso dal costituto dell'indolente no ghe xe gran cosse. Ma no so quel che possa dir i testimoni; e almanco ghe ne vôi esaminar qualchedun. Se no ghe sarà delle cosse de più; che no le sia ruze vecchie, che la baruffa no sia stada premeditada, che no ghe sia prepotenze, pregiudizi del terzo, o cosse de sta natura, mi anzi darò man a l'aggiustamento. Ma mi per altro no vôi arbitrar. Son cogidor, e no son cancellier, e ho da render conto al principal. El cancellier xe a Venezia, da un momento all'altro el s'aspetta. El vederà el processetto; ghe parlerè vu, ghe parlerò anca mi; a mi utile no me ne vien, e no ghe ne voggio. Son galantomo, me interesso volentiera per tutti; se poderò fare del ben, ve farò del ben." Così si mostra boriosamente il "foresto", però: bella parte! - anche se io la vedrei come l'imitazione di quello che potrebbero essere stati gli insegnamenti se non l'agire stesso del cancelliere. (Ripete il tutto con le esitazioni e/o la meccanicità d'uno scolaro che recita una lezione.) "[...] e co le donne son una pasta de marzapan."
Delle donne a me piace Orsetta. No, non da recitare! Come carattere:"Sior mamara, cossa sémio nualtre?"[I, 2] Che sposi Beppo:"Mi no so cossa dire, mi no so cossa fare, ma mi me vôi maridare."[III, 23] "Anca mi son uno che presto me la lasso passare."[III, 22] "Oe, mi no me farò pregare."[III, 26] è ovviamente per la legge dei contrari: lui accomodante, lei ... la più combattiva, pevarina, delle cinque donne:"Si, can, no ti me credi, baron? No ti credi alla to povera Orsetta, che te vol tanto ben; che ha fatto tanti pianti per ti; che me desconisso per causa toa?"[III, 2] "Vatte a far squartare."[III, 17] e con Lucietta è ancora peggio nelle offese e, come v'ho detto, non si intimorisce né smentisce nemmeno in cancelleria con Isidoro. "[...] el sior cogitore giazzao". delle pierae "Magari in te la testa del cogitore!"[II, 13].
Lusietta, invece, poverina, che è una protoromantica (che parolona, gente!) ovviamente sposerà un sanguigno qual è Tita Nane che:"Mi lustrissimo? No la sposo gnanca se i me picche."[III, 25] "Perchè la m'ha dito va in malora, la m'ha dito." Ma vedendola subito dopo piangere:"Alaledìo! Se no me vergognasse?..."[III, 26] "Mevorastu ben?""[...] Dame la man.""Ti xe mia muggiere. (sempre ruvido)" - mette in nota il Goldoni. No, come trasposizione dell'innamorato in chiave popolana, no, non mi piace, come parte come personaggio; niente da dire sulla psicologia, sul carattere, sul comportamento, ma ... mah! "Mi, co fazzo l'amore, no voggio che nissun possa dire. E la voggio cussì, la voggio. Mare de diana! A Titta Nane nissun ghe l'ha fatta tegnire. Nissun ghe la farà portare.""Mi so omo, saveu? so omo. E no son un puttelo, saveu?""Made."[II, 3] E qua arrivo io: musica tragica ta-tán ... Macchè zucca barucca, "Seu vu donna Pasqua, muggier de paron Toni Canestro?" Ta-tán. "E quella xela Lucietta, sorella de paron Toni??" Ta-ta-tán. "Ve cito per ordine de ..."[II, 4] Sì, son io nella superba, splendida, indimenticabile, ilare e malinconica ad un tempo parte del comandador (inchino rigido). Uno zanni invecchiato, il servo truffaldino e petulante ora incartapecorito nella mansione - ultima rifugio per la sua vecchiaia? - di messo della cancelleria. Brighella, Arlecchino: dove siete? Dove sono le piroette, la lingua sciolta [velocissimo]:"Se-no-le-gh'andarà,-sarà-pezo-per-ele.-Mi-go-fatto-el-mio-debito.-Farò-la-referta-che-sè-citai,-e-pensèghe-vu."[II, 7] (scendendo dal palco – per rompere la narrazione da Le Baruffe ) [Arlecchino, da “Le donne curiose”, I, 7] “Presto. Andremo a tavola, che l’è qua el padron.” “Cuccù! Se batto i vien a avrir, i me vede con una dona, e i me regala de bastonade. (..) Corpo del diavolo … no vorrai … [II, 23] “Forti. Mi no gh’ho alter, che un poco de moccolo de lanterna. (..) Aiuto, gh’è nessun?” [II, 24] [Brighella, II, 26] “Coss’è sto negozio? A st’ora? Coss’è sto mercà de donne? (...) Signore, le se ferma un tantin. ((a parte)) Ste donne vol far nacer dei despiaseri: adesso ghe rimedierò mi. Vorle vegnir là dentro? (..) Arlecchin, ti, ti sa dov’è la porta che referisce in cantina. (..) Tiò sta chiave. Avri quella porta che va nella stradella; condusile dentro con quella lanterna, e poi serra, e vien de qua, che te aspetto.” (risalendo sul palco come Arlecchino) “Le favorissa, le vegna con mi, che averò l’onor de far la figura de condottier.” [II, 26]
Delle "regolette", delle libagioni rimediate in qual si voglia maniera, non resta che un barlume in quel :"Me paghereu da bever?" detto a Toffolo Marmottina, a "sior Marmottina" [II, 1] forse perchè, visto che ha soldi per pagare la zucca barucca, poteva anche ben offrire un bicchiere di vino. (Grida:) "Lustrissimo." (Ridacchia, poi in più tonalità:) "Lustrissimo. Lustrissimo. Lustrissimo." Silenzio; tutta l'attenzione, anche quella degli attori, focalizzata su di me - la scena è mia. Dieci secondi nei quali tutto è silenzio e tutti guardano me, solo me, il comandador; e me lo gusto, questo mio trionfo scenico, un pochino imbarazzato, un po' sorpreso, un tantino sornione, molto preso ... nella parte:"Xe vegnù el lustrissimo sior cancellier da Venezia." [II, 16] Sì. "Zucca barucca, barucca calda. (gridando parte)" [I, 2]
(Asmara) Chioggia, dic. 2007
gc
Riduzione per un solo attore di Eva Varagnolo.
"[Fra virgolette sono poste le citazioni tratte dalla commedia.]"
"Strada con varie casupole", gli addobbi di scena devono dare l'idea di essere un po' consunti, polverosi-usati. Cinque sedie disposte a caso.
All'aprirsi del sipario nessuno è in scena che rimane vuota per alcuni minuti.
(Voce fuori scena :) "Oe, zucche barucche." [atto I, scena 2]
"Canocchia (con una tavola, con sopra varî pezzi di zucca gialla cotta) : Comandè, paron." (pausa) Adesso, varè, la xe vegnua fora de forno." [I,2]
(mostra abbassando il vassoio), varè, la xe vegnua (rallentando, si guardo intorno, capendo solo ora di essere solo in scena) ... forno. Beh, Toffolo?
Lucietta? (mettendo le sedie tre da un lato e due dall'altro della scena)Qua, con donna Pasqua, e qua Checca e Libera ... (mette la tavola su una delle sedie, si siede su un'altra, raccoglie un tombolo, mutando un po' la voce e postura testa-busto, poi mettendosi dietro alle sedie delle donne di cui dice le battute)
[Lucietta; I,1 e 2]"Creature, cossa diseu de sto tempo?" [Orsetta]"Che ordene xelo?" [Luc]"Mi no so, varè. Oe, cugnà, che ordene xelo?" [Pas]"No ti senti che boccon de sirocco?" (in piedi, dietro la sedia di [Orsetta])"Xelo bon da vegnire de sottovento?" (scostandosi un poco dalla sedia)[Pas]"Sì ben, sì ben. Se i nostri omeni, i gh'ha el vento in poppe." [Lib]"Ancuo o doman i dovarave vegnire." [Che]"Oh!Bisogna donca che ..."
[Luc](seduto)"Oe, bondì, Toffolo." (alzandosi in un quasi inchino)[Tof]"Bondì, Lucietta. (con le mani ai fianchi, cambiando tono)[Ors]"Sior mamara, cossa semio nualtre?"
(prendendo il vassoio)[Can]"So qua." So qua so qua so qua. (Offre la zucca inchinandosi in giro)"Gh'è nessun che voggia altro?" Gh'è nissun? Nissun? Devono ancora arrivare o ... o se ne sono già andati? Tutti. (in tono ambletico)Aspettare o consolarmi, mangiando, magari, questa zucca al forno di (battendo) legno. Io, come Canocchia "giovane che vende zucca arrostita", avrei finito. Ah, sì, l'ultima battuta ("gridando parte")"Zucca barucca, barucca calda." "Giovane ..." dà come indicazione il Goldoni; "giovane ..." trent'anni fa poteva anche essere, ah sì, anch'io sono stato "giovane", ma perchè per che cosa per quale ragione non so, ho sempre interpretato questa parte e il personaggio, Canocchia, è invecchiato insieme a me. (indicando) I vestiti che potevano essere di un ragazzo cresciuto in fretta - 'regiandii e lizi' - son diventati consunti, mal combinati, vetusti - senti che parola! Guarda un po' che 'socoli' che ho (li mostra disgustato perchè fatiscenti e presumibilmente puzzolenti). Certo che, se non ci fossi io, con la mia "zucca barucca", la baruffa non avrebbe inizio! Eh, sì, perché sono me il 'deus ex machina': in principio era la zucca barucca.
Però anche 'sto Toffolo Marmottina Zavatta - "senza siòla e senza tomera, senza sesto, e senza modelo" [Isi, II,1]"el par semplice; ma el gh'ha un fondo de malizia de casa del diavolo"´[Isi, III,13] - per il mio sentire il personaggio non mi piace, voglio dire da recitare: è rancoroso, falso, servile, gradasso e pretenzioso - un giovane "battellaio" "prima barca" "No metteroggio suso peota, no metteroggio? [III, 20]"Vara chiòe! Per cossa no m'averàvela da volere? La m'ha dito de le parole, la m'ha dito, che no le posso mo gnanca dire. So sorela m'ha descazzao, da resto ... e co meto peota a Vigo, la poderò mantegnire" [III, 13] "Via, che mi no soon Marmottina.(tira de' sassi)"[I,12]"Mi no fazzo gnante a nissun, no fazzo. Cossa me vegniu a insolentire? (prendendo sassi)"[II, 11] "Baroni, sassini, vegnì fuora se gh'avé coraggio.""Coss'è sto spenzere? Cossa xé sto parlare?""Ve porto rispetto, ve porto, perché sè vecchio, e perché sè cugnà de Checchina. Ma sti baroni, sticani, sangue de diana, ma l'ha da pagare." [I, 11](cambio)[Paron Fortunato, I, 11]"Va' ia, va' ia, che debotto, se te metto e ma a torno, te fazzo egnì fuora e buele pe a boca.""Fuoa, fuoa, fuoa" "Bisogna andare, bisogna; bisogna andare, muggiere. Muggiere, mèttite el ninzoetto, muggiere. Cugnà Orsetta e ninzoetto, cugnà Checca e nizoetto. Bisogna andare. (forte verso la scena)Bisogna, bisogna andare. Maledìo e baruffe, i baroni furbazzi. Via pétto, trighève, cossa fue? Donne, femene: maledìo, maledìo, pétto. Ve vegnio a petubare, ve vegnio a petubare.(entra in casa)"[II, 7] Capito poco? Beh, anche paron Vincenzo, nella commedia stessa non lo capisce:"No v'intendo miga." [I, 7]"Oh bella, bella, bella! no intendè! Bella! no parlo mia foeto, parlo chiozzoto,
parlo." [I, 7] e Isidoro:"Parlè schietto, se volè che v'intenda. Capisso per discrezion: paron Fortunato Cavicchio. Saveu per cossa che siè cità a esaminarve? [II, 15] "Siò sì, siò. Andando a ca co mia muggiere, e co mia cugnà, ho isto parò Toni, ho isto, e bara Beppe ho isto, e Titta Nane Moetto, e Toffolo Maottina; e parò Toni tiffe, a spada; e Beppe alda, alda, o otello; e Maottina tuffe, tuffe, pierae. È egnuo Titta Nane, è egnuo Titta Nane. Lago, lago co paosso, lago. Tia, mola, boacca. Maottina è cacao, e mi no so atro. M'àla capio?" (Cenno di no)"Mi pao chiozzotto, utrissimo. De che paese xèla, utrissimo?"[II, 15] (Isidoro:)"Ho gusto che sia qua anca compare burataora." [III, 20], però alla fine della scena dell'esame in cancelleria lo licenzia con "El diavolo che te porta!" dopo averlo apostrofato con un secco "Papagà maledetto!" [II, 15].
Un personaggio che fa ridere questo paron Fo'u'ato, "è stato de' più gustati come dice lo stesso Goldoni "a chi legge" la commedia. A me, però, non piace fare il pagliaccio.
Lo so: fai ridere e arrivano gli applausi; no, non è per me. Non che non mi piacciano gli applauisi: sali sul palco per quelli! Però ottenerli con una parte seria, un carattere diciamo così banale, ma ben costruito. Già Paron Toni mi sarebbe piaciuto, "padrone di tartana peschereccia", non un semplice pescatore. "Via, da bravi, a bel belo, mettè in terra quel pesse.""Gh'avevo un puoco de tutto, gh'avemo.""Mare e diana, ghe n'avemo de cusì grande, che le pare, co buo' rispeto lengue de manzo, le pare.""Magari lo podessimo vendere tutto a bordo el pesse, che lo vendaria volentiera. Se andemo in man de sti bazariotti no i vuol dar gnente; i vuol tutto per loro. Nu altri, poverazzi, andemo a rischiare
la vita in mare, e sti marcanti col bareton develudo i se fa ricchi co le nostre fadighe." [I, 5] Un personaggio, un uomo che capisce le cose, che ..."E mi cossa soggio? Mi no gh'ho da intrare? A mi no s'ha da parlare?" [III, 26]"Mo, che donne; mo che donne da pestare co fa i granzi per andare a pescare.""Oh! via, finimola, che no voggio sussurri."[I, 6]
E anche se poi il bastone lo sta per usare davvero ...,"Sì, t'ho portà do pera de calze sguarde, e un fazzoletto da colo.""Anca a vu v'ho portao da farve un cottolo, e una vestina.""Vederè""Vederè, ve digo, vederè."[I, 6]tenendo sempre in mano la situazione, come quando precedentemente a Beppo, suo fratello, che gli chiede "Se ve contentessi, vorriar mandar a donare sto cao de barboni al lustrissimo." e paron Toni:"Per cossa mo ghe li vostu donare?" (Beppo)"No savè, che l'ha da essere mio compare?"
(Paron Toni)"Ben! Mandagheli, se ti ghe li vuol mandare. Ma cossa credistu? Che i tun bisogno, che ti gh'avessi, el se moverave gnanca da la cariega? Col te vederà, el te metterà una man sulla spalla: Bravo, Beppe, te ringrazio, comàndeme. Ma se ti ghe disi: lustrissimo, me premeria sto servizio; nol s'arecorda più dei barboni: nol te gh'ha gnanca in mente; nol te cognosse più né per compare, né per prossimo, né per gnente a sto mondo." [II, 5]" Mi no te digo che no ti li mandi."
Beppo e Paron Vincenzo sono parti di contorno, facili da caratterizzare, semplici e ... comuni (Vinc):"Ben vegnuo, paron Toni.""Com'ela andada?""Cossa gh'aveu in tartana?""Me dareu quattro cai de barboni?""Boseghe ghe n'aveu?""E rombi?""Se porlo veder sto pesse?""Anderò a veder se se podemo giustare.""Gran boni omeni, che xe i pescaori"[I,5] Così proprio per questo Paron Vincenzo...:"Via, un pesse, un bel pesse.""La diga, lustrissimo, no la se podarave giustare?"" Eh! lo so che sió cogitore el xe de bon gusto, sió cogitore.""E ghe piase i ninzoletti a sió cogitore." [II, 8]""Siò sì, el xe un galantomo; ma in casa mia nol ghe bàzzega. Dalle mie donne nol vien a far careghetta. Sti siori dalla perucca co nualtri pescaori no i ghe sta ben."[II, 9]
Eh, sì; però a me la parte del coadiutore, dell'(ill)"lustrissimo", di Isidoro - nome che non viene mai pronunciato e appare solo nel copione; nome da amoroso e a tratti lo è benchè presto la sua galanteria nulla possa contro la schiettezza popolana:[Libera, II, 9]"Oe, ghe la raccomando, salo? El varda ben che la xe una povera innocente.""El xe tanto ingalbanío, che me fido puoco." E Orsetta, poi,:"In veritae, lustrissimo, che se no fusse dove che son, ghe vorave pettenare quella perucca."[II, 13] Isidoro:"Oe, parlè con rispetto.""Costia xe de quelle che fa deventar matti i poveri cogitori."[II, 13] "Licenziè quelle donne, mandèle via, che le vaga via, che no vôi sentir altro."[II, 15] "Bisogna dar in impazienze per forza.""Sien maledette.""Andè dove diavolo che volè. Bestie, diavoli, satanassi."[II, 16] Distrutto e mortificato il cicisbeo, resta però l'apprendista avvocato-uomo-di-mondo-intrallazzatore, giovane e quindi inesperto, non ancora buon diplomatico:"Mi so cossa ghe voria per giustarli. Un pezzo de legno ghe voria. Ma avarave perso el divertimento."[III, 19] "Fioli, co gh'intro mi in te le cosse, mi no voggio brui longhi. Destrighémose, e marideve."[III, 21] "Orsù, chi vol, vol; e chi no vol, so danno."[III, 26] Fino a perdere la pazienza ancora una volta."Voleu che ve la diga? Andè al diavolo quanti che sè, che son stuffo."[III, 26] Eh, però la scena 8 del II atto, quando Isidoro si mette in mostra facendo la ruota come un pavone profondendo lessico giuridico, mi sarebbe proprio piaciuta interpretarla. "Mi no ve digo, che la sia una gran cossa. Ma ghe xe l'indolenza, ghe xe la nomina dei testimoni, xe incoà el processo: la giustizia ha d'aver el so logo.""Ve dirò, Paron Vincenzo. V'ho dito che la se podarave giustare; perchè fin adesso dal costituto dell'indolente no ghe xe gran cosse. Ma no so quel che possa dir i testimoni; e almanco ghe ne vôi esaminar qualchedun. Se no ghe sarà delle cosse de più; che no le sia ruze vecchie, che la baruffa no sia stada premeditada, che no ghe sia prepotenze, pregiudizi del terzo, o cosse de sta natura, mi anzi darò man a l'aggiustamento. Ma mi per altro no vôi arbitrar. Son cogidor, e no son cancellier, e ho da render conto al principal. El cancellier xe a Venezia, da un momento all'altro el s'aspetta. El vederà el processetto; ghe parlerè vu, ghe parlerò anca mi; a mi utile no me ne vien, e no ghe ne voggio. Son galantomo, me interesso volentiera per tutti; se poderò fare del ben, ve farò del ben." Così si mostra boriosamente il "foresto", però: bella parte! - anche se io la vedrei come l'imitazione di quello che potrebbero essere stati gli insegnamenti se non l'agire stesso del cancelliere. (Ripete il tutto con le esitazioni e/o la meccanicità d'uno scolaro che recita una lezione.) "[...] e co le donne son una pasta de marzapan."
Delle donne a me piace Orsetta. No, non da recitare! Come carattere:"Sior mamara, cossa sémio nualtre?"[I, 2] Che sposi Beppo:"Mi no so cossa dire, mi no so cossa fare, ma mi me vôi maridare."[III, 23] "Anca mi son uno che presto me la lasso passare."[III, 22] "Oe, mi no me farò pregare."[III, 26] è ovviamente per la legge dei contrari: lui accomodante, lei ... la più combattiva, pevarina, delle cinque donne:"Si, can, no ti me credi, baron? No ti credi alla to povera Orsetta, che te vol tanto ben; che ha fatto tanti pianti per ti; che me desconisso per causa toa?"[III, 2] "Vatte a far squartare."[III, 17] e con Lucietta è ancora peggio nelle offese e, come v'ho detto, non si intimorisce né smentisce nemmeno in cancelleria con Isidoro. "[...] el sior cogitore giazzao". delle pierae "Magari in te la testa del cogitore!"[II, 13].
Lusietta, invece, poverina, che è una protoromantica (che parolona, gente!) ovviamente sposerà un sanguigno qual è Tita Nane che:"Mi lustrissimo? No la sposo gnanca se i me picche."[III, 25] "Perchè la m'ha dito va in malora, la m'ha dito." Ma vedendola subito dopo piangere:"Alaledìo! Se no me vergognasse?..."[III, 26] "Mevorastu ben?""[...] Dame la man.""Ti xe mia muggiere. (sempre ruvido)" - mette in nota il Goldoni. No, come trasposizione dell'innamorato in chiave popolana, no, non mi piace, come parte come personaggio; niente da dire sulla psicologia, sul carattere, sul comportamento, ma ... mah! "Mi, co fazzo l'amore, no voggio che nissun possa dire. E la voggio cussì, la voggio. Mare de diana! A Titta Nane nissun ghe l'ha fatta tegnire. Nissun ghe la farà portare.""Mi so omo, saveu? so omo. E no son un puttelo, saveu?""Made."[II, 3] E qua arrivo io: musica tragica ta-tán ... Macchè zucca barucca, "Seu vu donna Pasqua, muggier de paron Toni Canestro?" Ta-tán. "E quella xela Lucietta, sorella de paron Toni??" Ta-ta-tán. "Ve cito per ordine de ..."[II, 4] Sì, son io nella superba, splendida, indimenticabile, ilare e malinconica ad un tempo parte del comandador (inchino rigido). Uno zanni invecchiato, il servo truffaldino e petulante ora incartapecorito nella mansione - ultima rifugio per la sua vecchiaia? - di messo della cancelleria. Brighella, Arlecchino: dove siete? Dove sono le piroette, la lingua sciolta [velocissimo]:"Se-no-le-gh'andarà,-sarà-pezo-per-ele.-Mi-go-fatto-el-mio-debito.-Farò-la-referta-che-sè-citai,-e-pensèghe-vu."[II, 7] (scendendo dal palco – per rompere la narrazione da Le Baruffe ) [Arlecchino, da “Le donne curiose”, I, 7] “Presto. Andremo a tavola, che l’è qua el padron.” “Cuccù! Se batto i vien a avrir, i me vede con una dona, e i me regala de bastonade. (..) Corpo del diavolo … no vorrai … [II, 23] “Forti. Mi no gh’ho alter, che un poco de moccolo de lanterna. (..) Aiuto, gh’è nessun?” [II, 24] [Brighella, II, 26] “Coss’è sto negozio? A st’ora? Coss’è sto mercà de donne? (...) Signore, le se ferma un tantin. ((a parte)) Ste donne vol far nacer dei despiaseri: adesso ghe rimedierò mi. Vorle vegnir là dentro? (..) Arlecchin, ti, ti sa dov’è la porta che referisce in cantina. (..) Tiò sta chiave. Avri quella porta che va nella stradella; condusile dentro con quella lanterna, e poi serra, e vien de qua, che te aspetto.” (risalendo sul palco come Arlecchino) “Le favorissa, le vegna con mi, che averò l’onor de far la figura de condottier.” [II, 26]
Delle "regolette", delle libagioni rimediate in qual si voglia maniera, non resta che un barlume in quel :"Me paghereu da bever?" detto a Toffolo Marmottina, a "sior Marmottina" [II, 1] forse perchè, visto che ha soldi per pagare la zucca barucca, poteva anche ben offrire un bicchiere di vino. (Grida:) "Lustrissimo." (Ridacchia, poi in più tonalità:) "Lustrissimo. Lustrissimo. Lustrissimo." Silenzio; tutta l'attenzione, anche quella degli attori, focalizzata su di me - la scena è mia. Dieci secondi nei quali tutto è silenzio e tutti guardano me, solo me, il comandador; e me lo gusto, questo mio trionfo scenico, un pochino imbarazzato, un po' sorpreso, un tantino sornione, molto preso ... nella parte:"Xe vegnù el lustrissimo sior cancellier da Venezia." [II, 16] Sì. "Zucca barucca, barucca calda. (gridando parte)" [I, 2]
(Asmara) Chioggia, dic. 2007
gc
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