lunedì 17 dicembre 2012

Feritoia

Feritoia


Giancarlo Varagnolo



Il clamore della folla riempiva la piazza e i sottoportici ne ritenevano l’eco. Sopra il palco stava accadendo qualcosa, ma stendardi e bandiere ne rendavano difficile la vista. Stavano ammazzando qualcuno; no, più di uno. Perché? Come?

La folla tumultuava. Qualcosa veniva chiesto dal palco e subitamente un boato di approvazione si levava nella piazza. “Cópalo! Copéli tuti! A morte! Morte!Morte!” E qualcosa accadeva lµi sul palco, ma non si vedeva bene da qui, da sotto il portico. Li stavano ammazzando, ma chi? chi erano?

Non si capiva, non si vedeva; qualcuno sembrava sapere che avevano tradito.Chi ha tradito chi? Quando dove come? Il perché non sembrava interessare ad alcuno.

Il ragazzino guardava seduto accovacciato dentro un foro che si apriva su una larga colonna nel lato dei portici, un po’ di sbieco al palco ch’era nel lato opposto della stretta piazza, oltre la strada. La gente s’agitava, s’accalcava, gridando, acclamando, commentando ad alta voce. Li stavano decapitando con la scure? o impiccando strozzandoli con qualcosa? o ghigliottinandoli? o ... Li stavano ammazzando, lì sul palco i “traditori”, con la folla applaudente, incitante, con la collera che scemava man mano che ...

La piazza s’era riempita di gente; le schiene di alcune persone s’erano venute a porsi davanti alla finestrella dove si trovava il ragazzetto e le grida alte e improvvise rimbombavano nell’anfratto. Discese lento , quasi per non farsi scorgere, nel lato opposto, sotto il portico; rimase alcuni minuti a guardare attraverso la feritoria, ma ora non scorgeva nulla se non quelle schiene e una dentellata striscia di cielo. “Copéli, copéli!” E li stavano ammazzando sì i “traditori”. Il ragazzino, testa bassa, girò le spalle alla piazzetta, infilò la stretta calle e ...

E si svegliò in un bagno di sudore. L’avrebbero preso? Era anche lui colpevole? Poteva il popolo inferocito prendere un abbaglio e condannarlo; a morte? Lui era innocente, non aveva fatto nulla, nulla: né di male né di bene. Ma domani? E se vincesse Cartagine invece di Roma? E Sparta e non Atene?

Le immagini del sogno erano venute dai pochi film a cui aveva assistito assieme al nonno e dalle illustrazioni dei libri di scuola e dai romanzi dalle spesse pagine. E poi c’era stata l’invasione di non so che Stato e i giornali erano pieni di foto, e dalla zia Linda aveva assitito a un reportage da “lì” alla televisione: grida, scoppi, musiche; carri armati, e bandiere di cui non si capiva il colore perché le immagini erano in bianco e nero. Beh, c’erano anche le fiabe del nonno e i racconti degli altri vecchi ai giardini sui gli impiccati alla fine della 2^ guerra mondiale: li aveno tirati fuori di prigione e impiccati al pennone della bandiera, con la catena di ferro!

Fin da piccolino gli piaceva farsi sedere su quel banconcino sulla piazza, ci stava comodo e all’altezza del viso della madre; poi aveva imparato a salirci da solo, ma già doveva sedere con la testa china che sfiorava il soffitto arrotindato. Avrebbe voluto salire sui transetti delle colonne dell’edificio che formava l’altro lato dell’entrata della calle, ma era decisamente alto e occorreva una tecnoca tutta speciale per salirvi, e poi la mamma non l’avrebbe permesso e lui, sì, non ne aveva proprio questa voglia e coraggio. E gli era venuto meno il piacere di sedersi sul ripiano ben levigato di quella finestrella, anzi si sentiva a disagio ogni volta che ci passava accanto rivivendo le sensazioni di smarrimento del sogno.

E gli anni passarono, non molti, ma lunghi come lo sono quelli della fanciullezza, e un bel giorno, come s’usa dire, s’accorse che quel buco era stato murato, non c’era più. Stava camminando nel lato esterno ai portici e tutto quel biancore sul muro gli sembrò strano, che qualcosa non andasse. Il muro, più che una colonna, era ampio, liscio e senza manifesti forse in ottemperanza alle nuove disposizioni sull’affissione di manifesti pubblicitari.

E ricordò, e sorrise. E, ci credesse o no, gli venne da pensare che se non esisteva più quella feritoia, non sarebbero potuti accadere i fatti visti in sogno anni prima.



São Paulo, 6 ottobre 2012

GV Feritoia



Nota “locale”: mi riferisco all’accesso di calle Zitelle, Chioggia..

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