martedì 6 dicembre 2016

BRONSE

ESTRATTO DA “LE BRONSE”

         (Due donne semi-inginocchiate su una sedia in fronte al frate)
Frate [mani levate]: Chi, chi non rimane in Me, viene gettato via, via come un ramo e lasciato seccare; poi verrà raccolto sol per essere buttato nel fuoco e bruciato.
Le donne, in tutte le sante chiese, le donne stiano zitte; non le è permesso parlare ma stare sottomesse come ordina la Legge. [si muove verso le donne che si spostano con la sedia di lato –lasciando così il passaggio per l’uscita di F.] Se però vogliono apprendere alcuna cosa, interroghino in casa i loro mariti, perché è vergognoso per una donna parlare in chiesa. Amen. [modulato-gregoriano; passa fra le 2 donne che rispondono brevi, va]
MANUELA: Ciapa su! Astu sentio?
RAFFAELLA: E cossa avemiu fato po’?! I la ga su co nualtre done, altroché!
MANUELA: Vara che la disgrassià che i ha brusà l’altro zorno ... La cognossevistu?
Se la steva sita ... o, meggio, se la ghe deva razon .... Co mio mario fasso sempre cossì, ghe digo sempre che ga razon elo e dopo, dopo fasso i cassi mii!
ROBERTA: Bondì, comari! Che tavanàe che se’ co sti lavorieri!
GHERT [ridanciana]: Ghe sa ingropà perfina la lengua.
ROBERTA: Però, sempre done i bruze, oh?!
RAFFAELLA: Eh, anche qualche omo, ho sentio.
GHERT: Chissà come che i spusse!
FANNY: E per cossa hai da spussare?
ILENIA: Se vede che no ti xé maridà, fia mia! [le 4 ridono]
 ROBERTA: No ti senti to pare come che ‘l spusse da canin co piove?
 MANUELA: Xé per questo che i ghe tage la testa ai omani e amen.
RAFFAELLA: Ma percossa ‘sti onti se la ciape co n’ultre done? No basta che i ne mastrusia, che i voggia essere servii come fussimo le so s-ciave, e che po se la gode ne le betole co le trrr...
 ILENIA: Ssst, che ghé la fia qua.
 ROBERTA: E le xé done anche lore, le mugere de tuti.
 MANUELA: Tasi che ghe xé lore, che cossì almanco mio mario me lasse in paze.
 GHERT: Oh, ben! Però prova a farlo ti: i te cope cassandote drio piere, come che ha spiegà el prete ne la orassion.
FANNY: Oh ben, se no ghe fusse i omeni ...
 TUTTE: Sarave mejo; mondo mejo!

 Fra: Dominus vobiscum!
TUTTE [in diverse tonalità e farfugliamenti]: Etcut spiritut tutù o.
 Fra: Orat et laborat! [1 e 2 fingono di pregare in silenzio, cercando furtivamente i rosari]
 MANUELA: Tempi duri, padre.
 ROBERTA: E caldi; con tuti ‘sti fuoghi in te le piasse ...
ILENIA: Poverete, brusae ...
 Fra: Le vie del Signore sono infinite.Vedi?! Castigando esemplarmente i malvagi, i savi riflettono, e s’astengono dal male.
 FANNY: Ma che male ghavevele fato che le do che xé stae condanae e bruzae? No le aveva robà, né copà, né giurà el falso, né (...)
 Fra: Il falso! Ecco, donna, tu l’hai detto. Il Falso che è il Maligno che è il Corruttore che è il Ribelle.Sono spiriti del Demonio che realizzano prodigi; la mano di Satana li guida!
GHERT: E perché proprio a nualtre done? I omeni no ghe piaxe al signor Diavolo?
 Fra: Perché debole è la volontà della donna; misero il suo stato. E già peccò. L’uomo ...
 ROBERTA: Alora no a conosce mio marìo, chel bon da gnente! Che un cancaro ghe (...)
 Fra: La donna sposata sta sottomessa al marito, e cada un deve portare il proprio fardello. Non semini diffamazione fra la gente chi osserva la Legge del Signore nostro.
 RAFFAELLA: Me pare a mi che la legge vaga un puoco a tòrsio ...
ILENIA: Eh, la legge ... Mi la me fa paura!
Fra: Mi fu data una spina nella carne, un angelo di Satana che mi percuotesse e [leva le braccia al cielo] libera nos a malo, Domine!
FANNY: A xé ‘nda de novo via coi soi.
 MANUELA: No a xé tanto diferente da la striga che elo qua ha fato brusare! Senti come c’ha smanie.
 GHERT: No farte sentire che se no a te dà la colpa a ti ... manutengola del diavolo!.
ILENIA: A senta, padre, ghe xé qualcossa che se puole fare perché almanco ‘sta fa mia no la cora el pericolo che ... che el Demonio ... no la ciapa?
 FANNY: Eh, me piasarave savere anca mi.
 Fra: Fuggire le occasioni prossime del peccato. Continenza, modestia, timor di Dio. Non andare a capo scoperto, tenere gli occhi bassi e obbedienti al marito.
 ROBERTA: No, a me scusa, ma elo parle così perché no a conose mio marìo. A xé un che co a va all’Inferno - perché bisogna ca vaga là a scontare i so pecai – no i savarà dove mètalo!
ILENIA: Bon de farselo compare [socio onorario]!
 FANNY: Ma xei tuti così i omeni?
MANU RAFF GHERT: Nooo, i xé anca pezo!! [ridono]
 ROBERTA: Però chi ciape su, semo sempre nualtre done.
 Fra: L’uomo mangiò il frutto perché glielo diede la donna ...
ILENIA: Gira e rigira, sempre là andemo: co ‘sta storia del pomo!
ROBERTA: Un pocao mai purgao,eh!?
 Fra: San Tommaso (...)
FANNY: Quelo del naso?
ILENIA: Cossa distu?!
 FANNY: No ghe credo se no ghe meto el naso!
 Fra: San Tommaso, quello della Summa Theologiae, quod femina est mas occasionatus, cum ad quodilibet aliud opus. [vedendo le donne interdette] Alla donna fu data virtù passiva, per questo deve stare sotto la potestà del marito e attraverso lui alla Chiesa per non essere preda del Maligno e cadere in tentazione.
MANUELA [ironica]: Ben sì, se no ghe fusse lori, ‘sti omeni benedeti, ... poverete nu!
GHERT: Preghemo, che xé pi’ megio; ch’el Signore ne daga forsa de non ci indurre in tantassione, ma liberarne dal male.
 Fra: Così se fa; fe’ le brave, ste’ bone e preghè, preghè.
 RAFFAELLA: Nel primo mistero gaudiose se contempla l’anunciaçion dell’arcangelo Gabriele a Maria.
Pater noster qui es in (...)
FANNY: E tiò, come se fa a savère se a xé un anzolo e non un diavolo travestio?
ROBERTA: Vardondoghe i pie.
FANNY: Distu? I pie! E per cossa?
 Fra: Perché il Maligno tiene piede buforcuto; la grande Bestia, il capro! Ma queste son fantasie di donne assatanate, indemoniate, blasfeme! Egli non ha tre teste,né corna, né coda nella fronte, né zampe irsute o zoccoli o barba caprina; il sommo Tentatore avvolge la Terra con il suo tosco manto per accoecare le menti e farle spergiure!
GHERT: Ô Santa Vergine, salvane ti!
 ILENIA: Pare, non a me scaturìsa così la fia! La spàsime.
ROBERTA: Un cavro? Mio marìo iguale spuào! La spussa, po’ ..., pezo!
MANUELA: Da serpente a cavron, bela diferensa, oh?!
 RAFFAELLA: Ma vara che noli!
 Fra: Preghè, done, preghè; che la Grassia del Signore scenda su di voi et permagna semper, amen[modulato; benedice].
ILENIA: Sì, sì, preghemo, done.
 FANNY: Che susti, mare!
ILENIA: No stare a basilàre! El male che se conte a xé sempre manco de quelo che se incontre.
{canto conclusivo di un duo o trio che entra ora in scena}
- se in luogo aperto : un canto iniziale di “richiamo”-


São Paulo, 14 febbraio 2014.
~Giancarlo Varagnolo

lunedì 14 novembre 2016

La MANDRAGOLA - Niccolò Machiavelli .

                           [G maschile, E femminile]
   E: "Quant'è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuole esser lieto, sia: di doman non c'è certezza." [Lorendo de' Medici]
    G: "Ciascun apra ben gli orecchi, di doman nessun si paschi; lieti ognun, femmine e maschi; ogni tristo pensier caschi: facciam festa tuttavia. (con E) Chi vuol esser lieto, sia." [id]
    E: Questa che vi andiamo a raccontare è la più bella commedia del Rinascimento italiano.
    G: Bellissima; una commedia commedia con il suo intreccio giocoso e il finale lieto.
    E: Una farsa erotico-cortese, commedia boccaccesca si può dire..
    G: Ma non solo: l'intreccio rivela i vizi della vita pubblica con quella privata, una moralità di tornaconto e scaltrezza (...)
    E: Questi i personaggi (stendendo i ritratti): Callimaco, l'aitante giovanotto infatuato di Lucrezia (non mostra) ancor prima di vederla per solo averne sentito parlare; e questo è Siro il suo servo, ch'è ovviamente scaltro e opportunista.
    G: Qui Messer Nicia, l'attempato marito di Lucrezia; questo è Ligurio, un parassita faccendiere, maneggione che aiuterà Callimaco ..
    E: Ecco Frate Timoteo, di cui diremo; e la madre di Lucrezia, Sostrata. Ed infine Lucrezia, vedete, che abbiamo lasciato per ultima perché, nello svolgersi della vicenda rappresenata, lei è il motivo, la causa ed ha un ruolo passivo e ...
    G: E una partecipazione ridotta, come del resto la madre. Ricordiamo qui che nel 1518 alle donne era vietato recitare e quindi le parti femminili erano interpretate da uomini, quindi erano ridotte al minimo indispensabile.
    E (ironica): Anche perché sono gli uomini che s'agitano, smaniano, devono sempre mettersi nei guai!
    G: Guai? La vita è gioco, è avventura: "Viva Bacco e viva Amore! Ciascun suoni, balli e canti! Arda di dolcezza il core! Non fatica, non dolore! Ciò c'ha a esser, convien sia. Chi vuol esser lieto," [cit.] ...
    E: Sia. "Perché la vita è breve e molte son le pene che vivendo e stendendo ognun sostiene; dietro alle nostre voglie, ..."
    G: Così è la Canzone con cui inizia la commedia Mandragola di Niccolò Machiavelli, universalmente conosciuto per il suo trattato politico De principatibus, ovvero Il Principe.
    E: "Se voi seguite di non far romori, / noi vogliàn che s'intenda / un nuovo caso in questa terra nato."[prol.]
    G: "Un giovane, Callimaco Guadagno,/ venuto or ora da Parigi,"
    E: "Una giovane accorta"
    G: "Un amante meschino,/ un dottor poco astuto, / un frate mal vissuto,"
    E: "un parassito, di malizia il cucco,"
    G: "La favola Mandragola si chiama:"
    E: La mandragola è un'erba velenosa alla quale però la tradizione attribuiva poteri fecondativi oltre che soporiferi.
    G: La mandragora è citata nella Bibbia proprio per essere ritenuta favorevole alla fecontidà: "Ruben, al tempo della mietitura, andò per i campi e trovò delle mandragole,  pomi d'amore, e li portò a sua madre." [Genesi 30, 14]
    E: Che concepì un figlio, e poi una figlia!
    G: "Torniamo al caso nostro,/  acciò che non trapassi troppo l'ora./ Stia ciascuno attento," ... [prol.]
    E: "Callimaco esce fuora / e Siro con seco ha, / suo famiglio, e dirà"
    G: Atto 1°, scena 1^. Callimaco dice tante di quelle cose, tutte d'un fiato, una dietro l'altra per giustificare il fatto di essere ritornato a Firenze da Parigi, che il suo servitore può solo intervenire con locuzioni interlocutorie, fàtiche: "Voi dite el vero. - Egli è così. - Io lo so. - Egli è la verità. - Come?"
    E: Come ... che cosa? Ottenere i favori di Lucrezia.
    G: Che è sposata all'attempato messer Nicia.
    E: E figli non hanno, dopo se anni di matrimonio.
    G: Ecco il perché si fa ricorso alla mandragola.
    E: Però ...
    G: Però ... procediamo con ordine!
    E: Se dipendesse dall'attizzato Callimaco, non s'andrebbe più in là di sospiri e lamenti: "Meglio è morire che vivere così."
    G: "Se io potessi dormire la notte, se io potessi mangiare, se io potessi, se io potessi pigliare piacere di cosa veruna. Ma qui non c'è rimedio; i' mi morrò ..."
    E: Fortuna vuole ...
    G: O il Caso, il Destino, la Sorte ...
    E: Che il nostro voglioso ma inetto vagheggino si sia fatto amico di Ligurio (mostra il ritratto), il quale va "continuamente a mangiare" da lui.
    G: "Questi papponi non sogliono aver molta fede." interloquisce il servitore Siro.
    E: "Egli è el vero. Nondimeno quando una cosa fa per uno, si ha a credere."
    G: "Che ha egli promesso di fare?"
    E: Che tu, Callimaco, adempia voglia e desiderio d'esser con madonna Lucrezia.
    G: Ed è Ligurio, di cui nulla si sa se non che vive da parassita, che è lo stratega della complessa burla, l'intelligenza pratica che si adopera con distacco e freddezza a raggiungere la meta che gli è stata sospirata da Callimaco.
    E: Sospirata, sì, perché il garzonaccio è incapace di determinare con coerenza un qualsiasi comportamento.
    G: Messer Nicia (mostra) è il marito "uccellato", gabbato, beffato ..., ma non troppo, perché è egli stesso che per il proprio tornaconto, volendo aver figli, si presta a seguire i suggerimenti, il rimedio di Ligurio.
    E: La mandragola. Che é una pianta già citata nella Bibbia, Genesi, per il suo potere erotico e fencondante.
    G: A questo presunto potere magico, nella commedia di Machiavelli, vi si aggiunge una postilla, un pericolo: "È bisogna ora pensare questo: che quello uomo che ha prima a fare seco, presa che l'ha cotesta pozione, muore infra otto giorni."
    E: "State saldo, e' ci è rimedio.
    G: E da qui si dipana la trama della beffa, perché basta far dormire con la moglie, cioé Lucrezia, un altro uomo che "tiri a sé tutta quell'infezione della mandragola ... Dipoi voi, messer Nicia, vi iacerete senza periculo."
    E: Convinto il marito, si tratta ora di convincere la moglie a giacere con uno sconosciuto.
    G: E di trovare questo garzonaccio!
    E: Chiaro che il gionvincello prestante è già lì: Callimaco, che si travestirà e storce il viso, apre, aguzza o digrigna la bocca, e chiude un occhio.
    G: Così?
    E: No; sì; ecco! Ci vorrebbe un nasetto finto ...
    G: E Lucrezia? "Io non voglio!... Come farò io?... Che mi fate fare?... Oh, me! mamma mia!... [A IV, 8] Mamma mia che così schizzinosa non è: "Io credo che tu creda, figliuola mia, che io stimi l'onore e el bene tuo, e che non ti consiglierei di cosa che non stessi bene. Di che hai tu paura, moccicona?"
    E: Per far si che la figlia si persuada ad obbedire a messer Nicia, il marito, la porta a parlare con frate Timoteo, "un frate mal vissuto". [prol.].
    G: È questi un personaggio, di religioso, che incarna la pratica e la teoria della corruzione teologica, di frati, preti, prelati e monache pochi inclini alla santità.
    E: La commedia fu messa all'indice dall'Inquisizione, e dopo il Concordato fra regno d'Italia e Stato vaticano se ne ostacolò e proibì la rappresentazione teatrale fino al 1953.
    G: Che empietà mai compie frate Timoteo? Aderisce all'astuta macchinazione di "questo diavolo di Ligurio".
    E: Anzi: vi partecipa attivamente, concretamente, travestendosi da Callimaco.
    G: Magister Callimaco il quale recita la parte del ragazzotto che verrà incontrato, per caso, e che giacerà con Lucrezia.          
    E: Ma non è nell'agire, che poi "è un bene certo", che emerge l'ipocrisia, il formalismo esteriore, la distorsione dei precetti biblici.
    G: È nell'amoralità del tornaconto, che guarda più al materiale che allo spirituale: "con mio utile. Messer Nicia e Callimaco sono ricchi, e da ciascuno son per trarre assai" denaro. [A III, 9]
    E: Così il frate convince Lucrezia, che "è savia e buona" ... anzi dice: "tutte le donne hanno alla fine poco cervello; e come ne una sappi dire due parole" ....
    G: "Quanto all'atto, che sia peccato, questo è una favola, perché la volontà è quella che pecca, non el corpo, e la cagione del peccato è dispiacere al marito, e voi lo compiacete; pigliarne piacere, e voi ne avete dispiacere." [A III, 11]
    E: Lucrezia, pressata anche da Sostrata, la madre, accondiscende, restando dubbiosa: "Che non càpiti male."
    G: Quinto e ultimo atto.
    E: Ma eravamo appena al 3°!?
    G: Da spiegare ora non c'è più nulla, figliuola: le cose van come devon andare, assia il piano di Ligurio funziona liscio come l'olio: "Oh dolce notte ... Callimaco e madonna Lucrezia non dormiranno, perché io so, se io fussi lui e se voi fussi lei che non dormiremo." [A IV, 10]
    E: Madonna Lucrezia ...?
    G: Naffe! madonna ... "Chi non sarebbe allegra?"
    E: E se fin qui è stata una burla, un tranello, un accorgimento ben congegnato, ora si tramuta in beffa e inganno.
    G: Quando messer Nicia chiede alla moglie, presentandogli Maestro Callimaco "costui è quello che sarà cagione che noi areno un bastone", lei, Lucrezia, dopo la notte trascorsa, esclama: "Io l'ho molto caro, e vuolsi che sia nostro compare."
    E: E messer Nicia: " E vo' dar la chiave della camera terrena, perché possa tornar quivi a sua comodità."
    G: "Oh! voi avete e pochi pensieri! Lasciatene la cura a lui."
    E: "Voi, spettatori non aspettate che noi usciàn fuora: potete lieti stare, / godere e ringraziare. Valete!"
                                Clugia minor, 13-11-2016.


giovedì 3 novembre 2016

Il Matrimonio di Figaro .

    =
Il matrimonio di Figaro
Pierre-Augustin Beaumarchais






    (G e E entrano a braccetto con portameto nobile e lento, arrivati difronte al pubblico si fermano, G si discosta da E ed avanza un poco e intona "La marcia nunziale")
    G: Ta-tatatà ta ta tatàn ...
    E: Dovendo parlare di un matrimonio abbiamo pensato di iniaziare con la classica marcia nuziale di Wagner perché la commedia, veramente spassosa, che vi narriamo oggi è: Le nozze di Figaro! Scritto da Beau(...)
    G (nello stesso motivo): No-nononò no no nonò!
    E: Come no no ...? Le nozze di Figaro, di (...)
    G: Mozart.
    E: Come Mozart? Non sono di (guarda nel "librone") eh: Beaumarchais, Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais.
    G: Wolfang Amadeus Mozart.
    E: Ma che Mozart e Mozart! (indicando nel "librone") Il matrimonio di Figaro di Pier-blablà Beaumarchais!
    G: Il matrimonio di Figaro.
    E: Ed io che cos'ho detto? Matrimo(...)
    G: No no nozze, nozze diciste!
    E: Sempre matrimonio è.
    G: Se è per questo anche sposalizio è un altro sinonimo.
    E: Di mariage, le Mariage de Figarò.
    G: Mais, oui, mademoiselle; però se sono nozze non è matrimonio, e se non è matrimonio, ma nozze ... è Mozart e non Beaumarchais che le ha scritte. (canta) Figaro qua, Figaro là, Figaro su, Figaro giuuuù!
    E (canticchia): "Nell'aria mattutina ..."[II, 4]
    G: Qualche cantata c'è nel matrimonio, che è una commedia; le nozze invece sono tutte musicate cantate perché è un melodramma, un'opera buffa.
    E (contegnosa): La storia e i personaggi sono gli stessi.
    G: Certamente; anzi sarebbe stato più semplice e facile parlare delle nozze perché la partitura, il libretto è scritto in italiano, andava di moda nel '700 scrivere i testi delle opera liriche in italiano, però ...
    E: Però? ...
    G: Ci sono problemi di censura, sì, perché se in francia c'era un re, a Vienna, dove risiedeva Mozart, c'era addirittura un imperatore!
    E: Che differenza fa?
    G: Che Beaumarchais è riuscito a barcamenarsi con la censura del re e dei suoi tirapiedi, anche se gli ci son voluti parecchi anni, 7 per l'esattezza, mentre per Mozart non c'è stato niente da fare: ha dovuo eliminare (...)
    E: Tutte le parti sconce, libertine, grossolane, leziose!
    G (risata): Ah, ma no! Quelle andavano bene, era quello che vleva il pubblico sia di plebei che di nobili! Le parti eliminate sono state quelle riguardanti la critica sociale, le frecciate contro la nobiltà, contro i privilegi dell'aristocrazia, contro le ineguaglianze; non per niente del Matrimonio di Figaro si dice che sia "annuncio e preparazione dei tempi nuovi": è il 1784 e la Rivoluzione inizia 5 anni dopo; sembra che lo stesso Napoleone abbia detto che questa commedia è "la Révoution française déjà en action" ossia: la Rivoluzione francese già in atto! Immagina ...
    E: Quindi ad ogni rappresenazione ... il pubblico borghese e plebeo motteggiava, ingiuriava, beffeggiava i nobili; è così?
    G: Oddio, non esageriamo! Non fu proprio cosí perché, come dichiara lo stesso autore, il Beaumarchais, voleva "divertire istruendo" e "correggere senza ferire"; se il comico non avesse prevalso sul moralistico ... ben difficilmente sarebbe stata in cartellone per più di dieci mesi. "Nobiltà e Terzo Stato vedevano negli spettacoli teatrali un'occasone di riso e di divertimento, non un'arma che valesse a incidere o ad appofondire un antagonismo fra platea e palchi di prim'ordine." Era l'epoca del trionfo dell'Opéra Comique, della farsa. Certo che critiche dai contemporanei ne ha avute, e parecchie, prima e dopo la rappresentazione: scritta nel 1778 andò in scena nell'84!
    E: Tutto a causa del suo matrimonio, cioè del matrimonio, o nozze, di Figaro?! Come nei Promessi Sposi.
    G: Non mischiamo l'olio con l'acqua santa. E non sarò io, qui, ora, a fare i distinguo; immagino che tutti conoscano le vicende di Renzo e Lucia; adesso presentiamo quelle di Figaro e Susanna in questa folle giornata, com'è il titolo originale, e i paragoni li farà dipoi lo spettabile pubblico (inchino).
    E: Atto 1°. "La scena rappresenta una camera ammobiliata a metà."
    G (appendendo i ritratti): Questo è Figaro e questa è Susanna, la fidanzata promessa sposa di Figaro. Il disegnatore è stato bravo, ha fatto un ottimo lavoro, ma penso sia un po' difficile notare tutti i particolari del suo costume che è descritto in più di dieci righe nel copione. "Figaro è vestito da elegantone spagnolo."
    E: Oops! Chiacchiera e chiacchiera, e ci siamodimenticati di dire che "l'azione si svolge nel castello d'Aguas-frescas a tre leghe da Siviglia." Castello che è proprietà del conte Almaviva, gran corregidor d'Andalusia. (appende il riratto)
    G: Sì, l'azione si svolge in Spagna, così i parigini ... si ffendevano beno e ridevano di più ... degli altri. E Figaro, ovviamente, è il barbiere di Siviglia, che il pubblico francese già conosceva essendo il protagonista della precedente commedia, sempre del Beaumarchais, Il Barbiere di Siviglia, appunto. Ora non è più bariere, ma è stato promosso a "cameriere del conte e portinaio del castello". Il vestito, come dicevo, (...)
    E: Ma è proprio necessario che ... ?
    G: Agh! Scommetto che se era un vestito femminile ... Ecco, to' (le lascia il "librone"), descrivilo tu.
    E: "Vesito da elegantone spagnolo. (guarda ironica G che ha iniziato a pavoneggiarsi come fosse lui vestito da Figaro) La testa coperta da una reticella; cappello bianco, nastro coorato intorno alla cupola; fazzoletto di seta, annodato lento al collo (G estrae dalla tasca un pareo enorme che mette al collo); panciotto e brache di raso, con bottoni e ochielli frangiati d'argento; una grande cintura di seta; giubboto color sgargiante a grandi risvolti (G mima di mostrare i bottoni, di mettersi la giubba e di accarezzare i risvolti, poi si guarda le calze piegando la  gamba dietro); calze bianche e scarpe grigie (dovrebbe avere delle scarpe coloraten per cui si rammarica & "chiede" venia al pubblico). Contento?!
    G: Io sì (si pavoneggia con i pollici sotto le ascelle).
    E (sarcastica): Il signore desidera che descriva il costume di tutti gli altri personaggi?
    G: Puff, non so; vedi tu.
    E: Susanna, Marcellina, Fantina e la duchessa, altre donne non ci sono nella commedia (appende i ritratti), vestono un top senza maniche, calzoncini cort, sandali, eventuali occhiali da sole (descrive com'è vestita lei, quindi può essere più dettagliata per es. nei colori, occhiali sui capelli o allo scollo del top che pone sul naso guardando G, interdetto, da sopra le lenti); rossett(...)
    G: Ma che dici? Guarda qui: gonne luuunghe, corpetti ricamati (Fantina), cuffia nera (Marcellina)! Sta a vedere che il duca veste Di 'n' Ci o Aaarr(...)
    E: Niente pubblicità, s'il vous plait! Atto 1°.
    G: Scena 2^; Fig(...)
    E: Perché salti la 1^? C'è quella bella, intelligente, filosofica battuta di Susanna ... "Provare che ho ragione sarebbe come ammettere che posso aver torto." 
    G (sbigottito, poi condiscendente): Beeeene; allora, visto che ci sei, declama anche la battuta dopo; s'il vous plait, mademoiselle Susanna.
    E: "Molto bene! Ma quando lui avrà scampanellato la mattina, per darti qualche incarico bello lungo, zah! con due passi arriva alla porta di camera mia e, là! con tre salti ..."
    G: Il conte ...
    E: "Il conte pretende di ottenere da me, segretamente, quel quarto d'ora, da solo a sola, che un antico diritto del signore... Tu sai se non era un triste diritto!"
    G: Che diritto era? Com'è che i due promessi sposi ne parlano così quietamente?
    E: Ius primae noctis, un diritto che i nobili, i signori feudali s'erano inventati e che avevano imposto ai loro sudditi, ai loro servi per ... per ...
    G: Per ...? E diciamolo! Lo dico io? Per trascorrere la prima notte di nozze con le mogli dei propri sudditi!
    E: Immaginate un po': il diritto di sostituirsi al legittimo novello sposo. La prima notte.
    G: Sì, la prima, perché la seconda ..., nel senso ... Comunque vero o no, cioé storicamente provato che sia questo ius primae noctis, sta di fatto che i costumi sociali e sexsuali nel '700 erano piuttosti liberi.
    E: Libertini.
    G: L'hai detto: libertini. Potremmo dire immorali, ma poiché l'immoralità comune è non avvertita - pensate ai vestiti femminili di fine '800 e quelli di oggi - era così che andavano le cose a quei tempi.
    E (additando i ritratti): Figaro sta per sposare Susanna, ma deve stare attento che il conte Almaviva non si apparti con lei. Anche la contessa non gradisce queste mire del marito conte, ma intanto si lascia corteggiare dal paggio Cherubino di 14 anni.
    G: Eh, 14, altri tempi? Però essendo troppo vagamente corrisposto dalla contessa, si prende alcune libertà con Fantina, cugina di Susanna. "Fantina è una fanciulla di dodici anni, molto ingenua." Così nelle note di regia.
    E: Questa è Marcellina, una donna matura, che vorrebbe sposare Figaro, e cerca di impedirne il matrimonio, ma, potreste mai immaginarlo? Nel 3° atto che cosa si scopre? Che Marcellina è la (...)
    G: Ssst, l'epifania la riveliamo dopo.
    E: Che c'entra l'Epifania? Non è poi così befana la Ma..arcellina.
    G: Epifania, epi-fanos: discoprimento, manifestazione visibile di ... di qualcosa che non si sapeva, ...
    E: Se lui non dice le sue parolette dotte e strambe ...!
    G: Ritorniamo alla Folle Giornata.
    E: Nel 1° atto vengono in scena tutti i personaggi, ma Cherubino, il paggio, è quello che ne movimenta la seconda parte; e direi anche il 2° atto. Nella commedia egli è l'unico ad agire impulsivamente, benché impacciato dalla sua giovinezza, seguendo gli "impeti della pubertà".
    G: "Io non so che cosa mi sta succedendo; ma da qualche tempo mi sento il petto agitato; ho le pulsazioni soltanto a vedere una donna; le parole amore e voluttà mi fanno trasalire, mi turbano." [A I, 7]
    E: "Insomma il bisognodi dire a qualcuno vi amo è diventato così urgente per me che lo dico da solo, correndo nelparco, lo dico alla contessa, a te, agli alberi, alle nuvole, al vento che se le porta via insieme alle mie inutili parole."[id]
    G: "Ieri, per esempio, ho incontrato Marcellina ..." [id]
      E: "(ridendo) Ah! ah! ah! ah!"[id]
    G: "Perché no? è donna, è ragazza! Una ragazza! una donna! Oh, come sono dolci queste parole! come sono allettanti!" [id]
    E: Ecco un libertino in boccio! "fra tre  quattro anni sarà il più gran discolo del mondo".
    G: Ed entra il conte; il paggio si nasconde dietro a poltrona, e poi sulla poltrona , nascosto da un telo, e poi viene scoperto e quindi definitavente mandato a comandare, sic!, una compagnia di soldati lontano da lì.
    E: Uscito il conte, però, Figaro si intromette e fa restare il paggio per aiutarlo a beffeggiare il conte. Così nel 2° atto lo troviamo, scena quarta, in camera della contessa, questa volta, con la complicità di Figaro e Susanna che vogliono travestirlo da donna per prendere in trappola il conte.
    G: Convien qui evidenziare che l'autore, il Beaumarchais, nella nota "caratteri e costumi della commedia", scrive: "Cherubino: questa parte non può che esser recitata da una donna giovane e graziosa, ... Nei nostri teatri non esistono uomini molto giovani e insieme abbastanza formati perché possano cogliere tutte le finezze."
    E: Nelle Nozze, Mozart scrive la partitura per soprano.
    G: Così si ha una donna che si veste da donna interpretando un ruolo maschile: questo è il teatro, signori!
    E: E vola giù dalla finestra.
    G: Chi? Ah, il Cherubino amoroso. Sì, perché anche in camera della contessa entra il conte e l'unica via di scampo è fuggire dalla finestra, del 1° piano.
    E: Niente di rotto: cade sulle aiuole della poponaia. Però è visto da Antonio, il giardiniere, zio di Susanna, che è in stato di semi-ubriachezza perenne, così da essere poco attendibile come testimone.
    G: "Eh, se non bevessi, diventerei idrofobo." [A II, 21]
    E: "Ma bere così, senza bisogno ..." [id]
    G: "Bere senza sete, e fare all'amore in ogni tempo, signora: solo questo ci distingue dalle altre bestie." [id] Ed ecco che Figaro dice di esser stato lui a saltare dalla finestra, racconta un altro bel po' di frottole inventate al momento per barcamenarsi, "mentendo anche di fronte all'evidenza".
    E: Atto 3°, la scena rappresenta una sala del castello adibita a sala d'udienza. Il conte ha anche la carica di corregidor o primo giudice della provincia.
    G: God-ham!
    E: "Non capisco." [A III, 5]
    G: God-ham, è inglese, la base della lingua inglese ...
    E: E Figaro lo sa!?
    G: Solo questo, ma gli è sufficiente e più; o più? e o o?
Congiunzione copulativa "e", congiunzione alternativa "o".
    E: Il fatto è che Figaro aveva firmato un domcumento un cui si impegava a restituire a Marcellina Gambalesta la somma di duemila piastre dure cordonate e e di sposerla per riconoscenza. Chiarito che la "e" è una "o", rimane sempre il fatto che Figaro non ha i soldi da restituire, e quindi dove sposare l'attempata governante Marcellena.
    G: Colpo di scena, colpo di scena! Epifanía!
    E: Figaro, per riscattarsi dall'accusa di essere un trovatello, bensµi n bambino perduto o rapito, denuda il braccio per mostrare un geroglifico sul braccio ...
    G: "Dio! è lui! Emanuele."[A III, 16]
    E: Così si svela, agnizione, che Marcellina è la madre di Figaro e il dottor Bartolo (il vecchio innamorato di Rosina, l'attuale contessa, gabbato da Figaro) ne è il padre.
    G: Nello scompiglio che ne deriva, entra Susanna con i soldi per pagare il debito proprio nel momento in cui madre e figlio si abbracciano, e Figaro si prende un sonoro schiaffo.
    E: Anche perché alla fidanzata ignara, allegramente dice: "L'accarezzo, ma no la sposo.", frase quantomai libertina.
    G: Ma poi tutto si chiarisce e si sistema.
    E: Atto quarto.
    G: E atto quinto, "Cantateci, sposina, i meriti e la gloria / d'un padrone che abdica ai diritti su di voi: /..." [A IV, 9]
    E: Atto quarto: Susanna e Figaro sono uniti in matrimonio, ma ... e la gelosia della contessa? e il conte che non desiste? e il paggio che non desidera partire?
    G: E sì, perché la giornata, la Folle Journée, è lunga. Ora è la contessa che vuol beffarsi del marito e farlo tornare a sé, ed anche non far allontare il paggio.
    E: In questi ultimi due atti, quarto e quinto, lo stesso Figaro è un po' sminuito perché da un lato è coinvolto negli intrighi della moglie e della contessa dei quali non è a conoscenza, dall'altro patisce le pene della gelosia.
    G: Ed è nel quinto atto il celeberrimo monologo di Figaro, serio e filosofico, dove, a detta di re Luigi XVI - quello che perderà la testa sotto la ghigliotina - "si prende gioco di tutto quel che bisogna rispettare in un governo." "Perché siete un gran signore, vi credeteun gran genio! ... Nobità, ricchezza, gradi, cariche: fa diventare così superbi, tutto questo! Ma voi che avete fatto per meritare tanta fortna? Vi siete data la pene da nascere, e basta." [A V, 3]
    E: "O donna! donna! donna! creatura debole e menzognera ... nessun animale" ... Non dimentichiamoci che dice anche questo, anzi è proprio l'inizio del monologo.
    G: Sì, vabbe', perché è "troppo disilluso ... Disilluso! ... Disilluso! ... Ah, Susanna, Susanna , Susanna! quanti tormenti mi dài!" [ ib.]
    E: Che cosa era successo? Che, ehm, dunque, bene attenti: Cherubino, il paggio, è travestito da donna per poter rivedere Fantina, ma Antonio, lo zio ubriacone di Susanna e padre di Fantina, lo riconosce.
    G: Ma dall'ira del conte lo salva la fanciulletta Fantina che "sventatamente" apostrofa così il conte: "Tutte le volte che venite a baciarmi, mi dite sempre: <> Invece di punire Cherubino, datemelo per marito, e io vi amerò alla follia." [A IV, 5]
    E: Siamo alla fine del '700, ora queste cose non (...)
    G: "In fe-ede mia, i-io, per me, non so che dire: ecco qua il mio modo di pensare." E se lo dice il presidente del tribunale del conte ...
    E: Ma è una delle ultime battute della commedia! Vogliamo far capire che cosa succede?
    G: Che Cherubino, questa volta vestito da uomo, in divisa da ufficiale, arriva cantando: "La, la, la Avevo una madrina / Mi fece innamorar."
    E: Arriva, dove?
    G: Ah, sì, ecco: "la scena dell'atto quinto rappresenta uno spiazzo in un parco con due padiglioni, o chioschi, o tempietti da giardino, uno a destra e uno a sinistra."
    E: "Il palco è al buio. La contessa con i vestiti di Susanna; Susanna con quelli della contessa."
    G: Il paggio, vedendo la contessa, crede che sia Susanna; Figaro, vedendo Susanna, crede che sia la contessa. Il conte non ci capisce più nulla, e chi si prende un bel ceffone è Figaro benché lo schiaffo sia indirizzato al paggio Cherubino che tentando di baciare la contessa che credeva Susanna, dà un bacio al conte che, nel buio, s'era interposto fra i due.
    E: Figaro era lì a guardare allibito, credendo che la donna fosse Susanna. Counque c'è un fuggi fuggi generale, ovvero: nel padiglione di sinistra si sono nascosti Fantina, Cherubino, Marcellina e Susanna; in quello di destra si rifugia la contessa.     
    G: Il conte è su tutte le furie: "O rabbia!"
    E: Entra nel padiglione di sinistra ed esce trascinando fuori ...
    G: Cherubino, il paggio.
    E: "Furioso", manda il giardiniere, Antonio, a prendere ...
    G: Questa volta è Fantina che viene tirata fuori.
    E: Poi esce Marcellina, accompagnata da un confuso Bartolo (il padre di Figaro, che ha appena sposato). Ed infine, a un conte irritatissimo, appare sulla porta del padiglione Susanna che nascondendo il viso con il ventaglio, lascia ancora credere di essere la contessa.
    G: "Susanna si mette in ginocchio, col capo abbassato. Figaro si mette in ginocchio, dall'altra parte. Tutti si mettono in ginocchio. No, no. No, no.", grida il conte sempre più forte.
    E: Ed ecco la contessa appare, uscendo dall'altro padiglione; anche lei "cade in ginocchio: 'Almeno farò numero.'" (E s'inginocchia)
    G: "Oh! Che vedo! Come! Eravate voi, contessa? Solo un perdono generoso ..."
    E (alzandosi): "Ve lo accordo senza condizioni."
    G: "Non c'è virtù senza sacrificio." [prefazio]
    E: " ... non so che-chee dire ... Se quest'opera giocosa / Racchiudesse una lezione, / Nella sua trama scherzosa / Fate posto alla ragione."
    G: "La co-ommedia, mie signore, / Che stasera ave-ete udita, / Ci di-ipinge, salvo errore, / Del buon popolo la vita. / Se l'opprimi, va in furore, / Gri-ida, pesta e fa il leone; / Ma poi tu-utto va in canzone ... (Bis)"   ("Balletto generale", inchino)

                                                                                             Clugia minor, 3 novembre 2016.

giovedì 13 ottobre 2016

Aspettando Godot - stenditrama

                                               {voci: G maschile, E femminile}
    G (mostra ostentatamente di stare aspettando: cammina su & giù, guarda l'orologio, fa finta di fumare la pipa, si aggiusta il cappello, ...): Ma quando arriva ma quando arriva, ma quando arriva.
    E (arrivando frettolosa, con valigia vuota in mano): Eccomi qua, ciao, scusa il ritardo, ma (prende fiato e si accorge che G continua a guardare l'orologio). Ma dai, cinque minuti di ritardo ...! Guarda: neanche il tempo di mandarti un messaggino. Eccomi qua!(radiosa)
    G: Sì ciao va bene, (battendo col dito sull'orologio da tasca) però lui, lui, non arriva.
    E (perplessa, poi capisce): Ma dai! Cosa ti metti a fare: Estragone, Vladimiro e Lucky e Pozzo tutt'insieme? E poi, scusa eh, lasciatelo dire, anche se sono in ritardo, ma non ti sembra un poco pochino banale iniziare così (veloce accenno alla pantomima di attesa di G), gigionesco assai, se non guittesco.
    G: Yeah! Ma stiamo o non stiamo, to be or not to be, aspettando Go-do-t!?
    E: Sì, certo; il pubblico però lo sa, sapete leggere , non è vero? E siete venuti qui per questo (...)
    G: Per aspettare Godot!
    E: Sì, sì; ma noi, noi: io e te (...)
    G: Ti! Tea (accenna a un tip-tap).
    E: Come ti? Io e te; io e tu, o meglio, tu ed io ... Ti?
    G (affettando la pronuncia British, e poi ballando & cantando): Tea; tea. Tea for two, two for tea       ...
    E: Oddio! Mi sa proprio che non dovevo arrivare in ritardo! (viene trascinata in alcuni passi di danza) Ma dai! Che figura ci facciamo ... Non è che dobbiamo presentare la Febbre del sabato sera o Dirty Dance!
    G (continuando a ballare intorno/dietro a E): Questo è un classico, mia cara, un classico.
    E: Sì, però, dai, siamo seri, e un po' meno assurdi.
    G (bloccandosi e additandola con il braccio teso, profetico-esaltato): Tu l'hai detto! Assurdo; assurdo. (due passi di tip-tap e stop in stile)
    E: Fermo lí, così. Assurdo, ho yes it is, è esattamente il lemma, la poralo usata per definire il tipo di teatro, di rappresentazione quale, appunto, Aspettando Godot. Il teatro dell'assurdo; e siamo negli anni '50, del secolo scorso.
    G: E io c'ero ... Assurdo.
    E: Ma va'! Avrai avuto un anno.
    G: "(con ira improvvisa) Ma la volete finire con le vostre storie di tempo? È grottesco! Quando! Quando!" ("cammina avanti e indietro agitatissimo)
    E: "E adesso?" Se continui così, "io me ne vado".
    G: "Non si può."
    E: "Perché?"
    G: "Aspettiamo Godot."
    E: "Già, è vero. (G ricomincia l'andirivieni) Non puoi stare un po' fermo?"
    G: "È questione di temperamento."
    E: "Di carattere.
    G: "Non possiamo farci niente."
    E: "Hai voglia di dimenarti."
    G: "Restiamo quelli che siamo."
    E: "In fondo non cambia."
    G: "Non ce niente da fare."
    E: "È quel che vedremo. Vediamo un po'.(concentrandosi)"
    G (esplicativo): Ecco, vi abbiamo appena dato un esempio di dialogo e di azione di questa piece teatrale. I due protagonisti, Estragone e Vladimiro aspettano questo signor Godot; "Ha la barba il signor Godot? Bionda o ... (esitando) ... o nera?"
    E: "(esitando) Mi pare che sia bianca, signore."
    G: Il dramma è in due giorni, in due atti sempre nello stesso posto: una "strada di campagna, con un albero" davanti al quale è stato loro detto di aspettare.
    E: Godot, ovviamente.  Nel primo atto l'albero è senza foglie: "Che albero è?"
    G: "Un salice, dire"
    E: "E le foglie dove sono?"
    G: "Dev'essere morto."
    E: "Finito di piangere."
    G: Et voilà un esempio di comicità beckettiana: salice ... piangente ... foglie ...
    E: Un comico "per se stesso ridicolo poiché non riesce a creare i rapporti della comicità che implicherebbe la (...)"
    G: Metti giù la valia, va'. Ce li ha tutti lì i libri di critica che ha letto su questo testo teatrale, ma così facendo complichiamo, ingarbugliamo, arzigigoliamo, sovvertiamo,  ("si toglie il cappello, ci guarda dentro, ci fa scorrere la mano, lo scuote, ci picchia sopra, ci soffia dentro e lo rimette in testa") "La cosa comincia a preoccuparmi."
    E: "Cosa?"
    G: "Be' ... (cerca) Non sarebbe proprio indispensabile scendere ai particolari."
    E: Va bene; cerchiamo di vedere senza spiegare, questo assurdo in scena. Il luogo l'abbiamo visto: "strada di campagna, con albero" nel 1° atto senza foglie, nel 2° con foglie, un pochino. I personaggi sono 5: i due principali, che già avete intravisto nelle battute di poco fa, i cui nomi, nel copione, sono Estragone e Vladimiro; (disegno) li abbiamo messi assieme, come l'altra coppia: Lucky e Pozzo. Lucky è quello con la corda al collo e capelli lunghi; Estragone è questo qui a piedi scalzi. Tutti con bombetta in testa. Il mio carissimo compromario non è riuscita a trovarne una, così ha messo un cappello normale; io ho portato la valigia, giusto per aver un oggetto di scena; qui vedete che Lucky porta anche un seggiolino pieghevole, un paniere, un cappotto; Pozzo una frusta. Il quinto personaggio è un ragazzetto che appare sempre, nei due atti, con aria spaventata, per portare il messaggio di Godot ...
    G: "(d'un fiato) Il signor Godot mi ha detto di dirvi che non verrà questa sera ma di sicuro domani."
    E: "Tutto qui?"
    G: "Sissignore.
    E: "Lavori per il signor Godot, tu?"
    G: "Sissignore."
    E: "E che cosa fai?"
    G: "Gli guardo le capre, signore."
    E: "È buono con te?"
    G: "Sissignore."
    E: "Non ti picchia?
    G: "Nossignore, me non mi picchia."
    E: "E che è che picchia?"
    G: "Picchia mio fratello, signore."
    E: E dopo un'altra dozzina di domande simili, Vladimiro congeda il ragazzo il quale chiede: "Che devo dire al Signor Godot?"
    G: "Digli ... (esitando) Digli che ci hai visti. (pausa) Sei sicuro di averci visti, no?" (voce infantile) "Sissignore."
    E: "Indietreggia, esita, si volta ed esce di corsa. In un attimo si fa notte. La luna si alza sul fondo, sale alta nel cielo, inonda la scena d'un chiarore argentato." (si mettte a guardare la luna come già sta facendo G)
    G: "Che cosa fai?"
    E: "Quel che fai tu, guardo quel faccione."
    G: "Non ci resta più niente da fare, qui."
    E: "Né qui né altrove."
    G: "Ormai non ne vale più la pena. (silenzio)"
    E: "È vero, ormai non vale più la pena. ( " )"
    G: "Allora andiamo?"
    E: "Andiamo." (pausa- immobilità)
    G: E "non si muovono", "ils ne bougent pas", e cala il sipario del primo atto.
    E: Che avviene nel primo atto? Alcune cose, un po', diaciamo, come osservare un quadro astratto: c'è qualcosa dipinto, ti dà una certa sensazione, ti fa meditare, forse, ma come lo spieghi, come lo racconti, lo vizualizzi poi? Una rapresentazione  figurativa, una natura morta ... bene o male la si può descrivere, ma ...
    G: Ma dai, che qualcosa accade: vedi quel povero Luc_y che perfino balla e Vladimiro canta, Pozzo geme e (risata di E), beh, che c'è da ridere?
    E: (imitando il tono cattedrattico di G) Vladimiro canta ... e Luc_y balla, balla! Fai vedere come balla (risata). "La morte del lampionaio." (risatina)
    G: Cosa ridi! È danza moderna classica simbolista ... Che ne sai ... (balla) "La danza della rete. Essere prigioniero di una rete." (ripete)
    E: "Tutto qui?" Sì. Lucky è il "facchino", il servitore di Pozzo, è uno knouk ; tenuto con una corda legata al collo.
    G: "Che cos'è uno knouk? Voi non siete di qui. Siete almeno di questo mondo? Una volta, c'erano i buffoni; adesso si tengono degli knouk. Chi se lo può permettere." Ovviamente.
"Lo sto conducendo al mercato di San Salvatore dove faccio conto di ricavarne qualcosa."
    E : "Lei vorrebbe sbarazzarsene?" (ripetuto 6 volte, mentre G: 1- si mette gli occhiali, 2- si siede, 3- si vaporizza in gola, 4- si toglie e mette il cappello, 5- carica una pipa, 6- guarda l'ora da un orologio da tasca).
    G: "Già." (pausa, E guarda G, si guardano, E fissa G accasciato)
    E: E qui finisce il primo atto! Il, secondo, a-a-a...
    G (sussultando, poi tono concitato ma discorsivo): Come? Ma come già al secondo?! C'è ancor un bel po' di roba dal far notare, da sottolineare, da presentare, da far sapere. La differenza fra le due coppie: Estragone e Vladimiro da una parte, che hanno ruoli paritetici differenziati psicologicamente, e il duo Pozzo-Lucky dove c'è sottomissione, violenza, ... E poi, e poi tutte le battute spiritose, e la mimica, la gestualità ("si  toglie il cappello, ci guarda dentro, ci passa la mano, lo scuote, ci picchia sopra, ci soffia dentro e lo rimette in testa", ri-inizia).
    E: Questa pantomima Vladimiro la fa anche alla fine del secondo atto ...
    G: Ah sì, "Saremo salvati." (e ricomincia con il cappello)
    E: Il secondo atto ini(...)
    G: Ma vedi, però, come sei! "Saremo salvati." E tutto il dialogo finale ha senso (tace vedendo l'espressione dubbiosa di E), ha più, un pochino di più, è ... è pregnante, dovutamente, se facciamo notare come già nelle prime battute ..."Che facciamo adesso?/Aspettiamo./Sì, ma mentre aspettiamo./E se ci impiccassimo?" Impiccassimo!
    E: "Oh! Ma voglio essere breve: si sta facendo tardi! E ditemelo voi, come si fa ad essere brevi e al tempo stesso chiari. Lasciatemi riflettere."
    G: Bene, brava, o(t...)
    E: Guarda che è una battuta di Pozzo. Non siamo qui, caro mio Didì-Gogò, per una conferenza sulla pièce teatrale, né tanto meno per ... Tanto valeva che la si recitava tutta, e buonanotte a Godot. Ciao, ci si vede; a domani! Go-do-ot ...!
    G: Di' la verità, che non ti piace.
    E: Ma no, non è questione di valutazione soggettiva, sta di fatto che manca completamente l'intreccio, l'intrigo: sono il linguaggio e le situazioni, gli atti, a costruire il personaggio e ad anatomizzarlo.(G comincia a cantare "impalando" E) L'assurdo è mostrato, non raccontato, per cui ..
    G: "Un chien vint dans ... (si accorge di aver cominciato troppo basso, tossice, riprende più alto) Un chien vint dans l'office Et prit une andouillette. Alors à coup de luoce Le chef le mit miettes. Les autres chiens ce voyant Vite vite l'ensevelivrent ..."
    E: Inizia così il secondo atto.
    G: E finisce come il primo, ma ma ma con lo scambio di chi pone le domanda e chi dà la risposta: "Allora andiamo?"
    E: "Andiamo." "Alors, on y va?"
    G: "Allons-y. (Non si muovono.)"
                                                        [tela - buio]
                                                                                                                Clugia minor, 4 ottobre 2016.  

lunedì 10 ottobre 2016

De vulpe et uva

                             Giancarlo  Varganolo
                                De vulpe et uva, schola
                                     azione scenica

                                                                            Fame coacta vulpes alta in vinea
                                                                            uvam adpetebat, summis saliesns viribus
                                                                            quam tangere ut no potuit, discenfes ait:
                                                                            “Nondum matura est; nolo acerbam sumere”.
                                                                             Qui, facere quae non possunt, verbis elevant,
                                                                              adscribere hoc debebunt exemplum sibi.
                                                                                                                                    [Fedro, IV, 3]
    MAGISTER: Ave atque vale! “Ecco allora le favolette di Esopo e Fedro, che continuano senza inerruzione le fiabe delle buone nutrici, anilis fabulae. I discipuli, i pueri, imparino bene ad esporle, in lingua pura, senza voli di fantasia, e poi a stenderle con gale semplicità; in un primo momento le mettanoin prosa, poi le ricompongano con altte parole e, infine, osino la parafrasi, che permette sia di accorciare che di arricchire, salvo sempre il senso voluto dal poeta.” [Quintiliano, Oratoriae Institutiones.] Insegnamo così i rudimenta della lettura e della scrittura, e l'abbiccì della rettorica. Nonché il latinon affinche comprendiate con la mente, oltre che con il cuore, quel che vien detto nelle cerimonie della Santissima Madre Chiesa. De vulpe et uva: uva è ...? (gesto di prendere acini da un grappolo d'uva in mano – grida dei discenti: “Uva!”) Qualcuno ha detto ova? Chi è il grullo?! Dixit: uva e vulpe ... Vulpe. Dunque ... volpe, con la “o”, vOlpe, non vi dice nulla? (voce isolata: “Un homo furbo!”, poi più “sì, sì!”) Non è un uomo, ma un animale, che fin dall'antichità s'è ritenuto furbo, sagace, ingannatore talvolta. Etiam per cui si dice furbo come una volpe, e coraggioso, coraggioso come un ...? (“Toro; leone; drago; ...” vocianti) Heus, pax! Vediamo chi è il primo ad assaggiare la verga sulla testa balzana! Toro, può essere, come del resto il cinghiale che attacca i caccitori quando non ha scampo; il drago, poi, nessuno ne ha mai visti (parlottio); lo so che ci sono racconti, storie ..., ma sono leggende, mostri inventati da poeti. Invece il leone è vivo e possente, forte e senza paura. E rendiamo grazia a Dio che qui leoni non ce ne sono, e neanche volpi, se è per questo, ma nelle campagne ce ne sono assai; di volpi, non di leoni! Quelli sono in Africa, laggiù in fondo a mezzogiorno, oltre il mare. Le volpe sono come ... un piccolo cane, quasi un gatto, ma della famiglia dei cani, ovvero ... Beh, hanno il pelo rosso, ma pancia bianca; ... Optime, l'opologo di oggi narra d'una volpe che ... “costretta dalla fame, alto balzava in una vigna”. Ripetere: fame / coacta / vulpes / alta / in vinea. (non salta, ma mima il saltare) Ora tutto insieme: fame-coata-vulpes-alta-in-vinea. Optime! Uvam / adpetebat,   / summis / saliens / viribus. (una seconda volta staccato, poi tutto unito, mentre M mima la volpe) Ma guarda un po' che non riesco a ghermirla! Un alto salto ... Uff! Calmi! Quiescte! (i pargoli stavano imitando M) Ripetere: Fame-coacta-vulpe / alta-in-vinea-uvam adpetebat, / summis-salien-viribus. Di nuovo (...).
Ed ora: quam / tangere / ut / non / potuit, / discedens / ait. (mima  quel che dicono all'unisono, più volte, poi :) Che fa la volpe? (gridio: “Va, se ne va, va via!”)  Optime! Se ne va: vedendo che non può prendere l'uva, non ci riesce proprio a raggiungerla tangere con i suoi salti perché è troppo in alto,  andandosene discedens dice: “Non è ancora matura, non mi va di coglierla acerba!” Capite? Con i suoi salti non ci arriva e allora quindi ... Nondum / matura / est; / nolo / acerbam / sumere. (ripetono) Dice il vero la volpe? (risposte schiamazzanti) Se ne va perché veramente l'uva e acerba, o perché ... essa ... non ...? (risposte, strepito) Satis, vale! "Chi non sa fare quel che non può, trova sempre delle scuse; questo esempio valga anche per voi!" Qui, / facere / quae / non / possunt, / verbis / elevant, / adscribere / hoc / debebunt / exemplum / sibi. Repetita: qui, / facere / (...) Tota: qui-facere-quae-... Optime! Sono sei versi, nunc et simpliciter li ripeteremo uno ad uno; (gli allievi ripetono quel che declama M) Fame coacta vulpes alta in vinea (discenti: fame coacta ...). Uvam adpetebat, ....Pulchre! Optime! Ora dividetevi in tre gruppi: destra, centro, sinistra. Due ragazzi qui: voi fate la vigna, bene le braccia distese e le dita delle mani verso il basso per simboleggiare i grappoli d'uva; una bambina che fa la volpe! Bene; ora voi "vigneti" fermi, e tu volpe segui la declamazione: cerchi di prendere l'uva, che è questa (tocca le 4 mani), non con le mani! Sei una volpe! Con la bocca, effe mia!
Destra: 1° verso e 4°, centro: 2° verso e 5°, sinistra: 3° e 6°. Fame coacta ... uvam ... quam ... Optime atque pulcherrimus!
Rursus! Ultima volta, tutti insieme, e poi ... a casa. Fame coacta vulpes ... Ite, sic vales, bona!
                                                                                                                     Clugia minor, 9 ottobre 2016.
                                                                                                                                            G V     

lunedì 26 settembre 2016

Romeo e Giuietta - presentato

                                                       ROMEO & GIULIETTA (William Shac_espeare) raccontati.                                                                                                     [ G maschile, E feminile]
     G (solo in scena): "Ohimè! Oh Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre, ripudia il tuo nome, o, se non lo vuoi, giura di amarmi, e io non sarò più una Capuleti. I'll no longer be." [II, 2]
    E (entra, si avvicina e lo guarda mostrando perplessità): Scusa, ma non è il monologo di Giulietta? Non dovrei recitarlo io? Giulietta-a-a: donna! Romeo-o-o: uomo; tu uomo, io donna.
    G: Io Tarzan, tu Jane; loro scimmie – beeelle simie: ciao! Oh, Rrommmeô ...
    E: Giulietta, devi languire per Giulietta (mostrando se stessa), qua: Giulietta!
    G: Ma lo so, lo so che sei Giulietta Boscolo Capuletti, però... però vuoi mettere le tue battute (sognante) così ... "Oh, Non giurare sulla luna, sull'incostante luna che muta aspetto ogni mese: il tuo amore potrebbe rivelarsi altrettanto variabile." [ib] "Poison I see hath been his timeless end. Il veleno, lo vedo, è stata la precoce conclusione ai suoi giorni. Oh, tutto l'hai bevuto!" [V, 3] Ah, che frasi così, così ... (tono quasi neutro) Belle, decisamente belle e pregnanti; belle.
    E: Se Shac_espeare le ha scritte per una donna, lascia che le interpreti io. Che c'è da fare quella faccia, eh?!
    G (petulante-didattico): Mia dolce fanciulla, non donna ma bensì personaggio femminile! Si sa, è noto, è risaputo che gli interpreti erano tutti attori, attori maschi, dall'antica Gracia fino a ... al (contando sulle dita) XVII secolo.
    E: Adesso siamo nel XXI, quindi: o attore o attrice!
    G: Guarda che i giapponesi continuano a reciatere solo fra uomini nel teatro classico Nõ.
    E: Oh, i giapponesi ... E ...
    G: E poi, guarda qui (sfogliando un enorme libro): su (conteggio biascicato veloce) 24 personaggi parlanti, solo 4 sono femminili; 4 su 24!
    E: Ah, sì! E 3 su 20 uomini muoiono ammazzati! Ovvio, naturale, visto che voi uomini ne combinate di tutti i colori, siate protagonisti di Storia, storie, romanzi, racconti, tragedie.
    G: Ehm; ben! E questa (toccando-mostrando il librone) è proprio una tragedia che vi andiamo a raccontare, a narrare ... No, niente paura: non è lunga tutto questo volume, no! Qua ci sono anche altre tragedie del signor Guglielmo, Sha_espeare William, inglese di fine '500, inizi '600. Oh, bella! E chi regnava in Inghilterra a quei tempi era una donna: la regina Elesabetta I; (a E) contenta?!
    E: Te lo dirò. Andiamo avanti, anzi, cioè incominciamo, signor ciacolon, questa presentazione di Romeo e Giulietta. "Nella gentile Verona, dove la scena è posta, due famiglie di pari dignità si scontrano per un antico rancore, e di sangue veronese macchiano mani veronesi. Da due stirpi ostili ottengono vita due amanti infelici, che (...)" [pr. 1]
    G: .. che ... Calma, e procediamo atto dopo atto, che sono ben 5. Io chiacchiererò un po' troppo, ma tu ... un cronista sportivo spagnolo: i Capuleti xé in posséso de Giulieta che non i ghe la vole dare a Romeo porché el xé Montechio, alora uno cope 'st'altro e 'st'altro quel'altro e el frate ...
    E: Dunque: i personaggi principale sono Romeo e Giulietta.
    G: Se si chiamavano Paolo e Francesca, la commedia era un'altra: era Divina!
    E: Guarda ... non ha fatto ridere nessuno.
    G: Chiaro! Chi ride con Dante Alighieri! Se lo legge Benigni, magari .... un sogghignetto ...
    E: (occhiataccia) Romeo è della famiglia dei Montecchi, mentre Giulieta è una Capuleti. Famiglie in costante furia e lotta. Non ci è dato di saperne il motivo, (...)
    G: Un po' come alcune guerre di adesso, che (...)
    E: Restiamo a Verona nel XVI secolo!
    G: Va bene va bene. Però, posso almeno dire che Capuleti mi stanno antipatici? Quel padre capofamiglia, e Tebaldo, il nipote ...! Son contento che Romeo lo (...)
    E: Sssst! Quello accade nel III atto.
    G: Giusto; scusa: procediamo con ordine. Però ... però per presentare i personaggi dobbiamo andare avanti e indietro per la tragedia! Per esempio (...)
    E: Aspetta, che appendiamo un po' di ritratti. (prendono i fogli e li appendono con le mollette al filo teso)  Questa è Giulietta.
    G: Questo è Romeo, e questi sono i suoi due amici: il giudizioso Benvolio, che è un suo cugino, e questo a destra è l'allegro Mercuzio, parente del principe di Verona, Della Scala.
    E: Qui la nutrice di Giulietta.
    G: Intrigante, opportunista ... "vecchia maledetta; demone scellerato, consigliera malvagia, ancient damnation! O most wic_ed fiend! " : così la stessa Giulietta la definisce alla fine del III atto. Questo invece è frate Lorenzo che quasi quasi aggiusterebbe tutto, ma ...
    E: Ed ecco gl ultimi due personaggi: questo è la causa della tragica fine del dramma. È il classico violento, attaccabrighe, ottuso, retrivo; mentre questo è Paride "un gentiluomo di nobile parentado, ricco, giovane, ben educato, pieno di onorevoli qualità e bello " [III, 5] ... il marito destinato a Giulietta dal padre, è il promesso sposo.
    G: Un padre ... Questo sì che sarebbe da bastonare e dargli un bel po' di calcioni nel sederone! Eh, sì! Lasciami sfogare, Giuliettina ... Senti, senti cosa dice il signor Capuleti a sua figlia!
Atto III, scena 5: "Via da me, sciagurata! Vile donna! Via, carne fradicia! Via, bagascia! Faccia di sego!" Capito? E dopo aggiunge - suo padre a sua figlia! -: "Impiccati, giovane concubina! Disobbediente! Miserabile! Va', va' a pascolare dove vuoi, ... ucciditi, va' a mendicare, muori, muori di fame per le vie, ..." È questo sarebbe un padre che parla alla figlia, a sua figlia che si è inginocchiata (esegue) davanti a lui per supplicarlo di ascoltarla?! "   " Da ammazzarlo subito! (si alza irritato)
    E: Torniamo al 1° atto, e aggiungiamo le immagini dei Montecchi e dei Capuleti, e procediamo con (...)
    G: Eccolo qua, il Capuleti padre! Ma guarda che faccia da ... (accenna di dargli un pugno e uno schiaffo). Ed anche i suoi servi non sono da meno ... fetenti! Atto I, scena 1^ - contenta che vado per ordine? - entrano in scena due servi della famiglia Capuleti: "Metti mano all'arma: due della casa dei Montecchi avanzano. Fuori il ferro, se siete uomini!" E combattono (mima) finché non arriva Benvolio, questo qui che è poi cugino di Romeo.
    E: "Separatevi, insensati! Riponete le spade: voi non sapete quello che fate." Però arriva anche quell'antipatico di Tebaldo, questo qua, e come saluto grida: "Volgiti, Benvolio, e mira la tua morte!" Fortuna che i Montecchi sono meno iracondi, "Io qui mantengo la pace" esclama Benvolio, e l'altro: "Difenditi, codardo!" Così combattono finchè arriva un ufficiale e cittadini armati di mazze e lance che pongono fine alla lotta. Intanto sono entrati i capi-famiglia, con rispettive consorti, dei Capuleti e dei Montecchi ai quali il principe della Scala fa una romanzina.
    G: Quando tutta 'sta folla se ne va ... Folla sì, perché fra sostenitori delle due famiglie, cittadini armati, seguito del principe ... la scena è stracolma di gente! Queste scene di massa piacevano molto: immaginate un po' che splendidi costumi colorati e guarniti di gale e gemme indossavano: una gioia per gli occhi degli spettatori. Bene, tutti vanno, resta Benvolio ed ecco che arriva il nostro Romeo, il nostro languido, melanconico, triste innamorato Romeo.
    E: "Ohimè, come le ore tristi paiono lunghe!"
     G: "Ohimè, perché l'amore, così gentile all'aspetto, dev'essere tanto tirannico e spiacevole alla prova! Dimmi seriamente: chi è quella che ami?" [I, 1]
    E: Giulietta ...? No-o! Romeo è innamorato ora, all'inizio della storia, di un'altra che ha fatto però voto di castità "mettendo me alla disperazione; e con quel voto uccide me, che ..."
    G: Che lo fa incaponire, come: "il dolore mi pesa nel petto, questo fiero amore, pesante leggerezza, austerà vanità, fuoco ghiacciato, salute inferma ... E lei schiva gli sguardi, lei evita i dardi di Cupido?"
    E: Dunque il poverino è innamorato sì, già, ma di una donna che non lo degna nemmeno di uno sguardo; una donna ch'egli (...)
    G: Scusa, ma fammi aprire una parentesi. Tu parli di donna, ma vogliamo quantificare l'età dei protagonisti del dramma? Di Romeo e dei suoi coetanei - Benvolio, Mercuzio, Tebaldo e lo stesso Paride, il promesso sposo, di cui una delle qualità lodate dal padre di Giulietta è proprio la giovane età poiché era normale, civile e ben visto che lo sposo avesse almeno una quindicina di anni più della futura moglie; tenendo conto che a 30 si era considerati nel mezzo del cammin della vita, Romeo doveva essere non ancora ventenne, però di Giulietta l'età la sappiamo perché i due si incontrano, pensa un po', alla festa del suo, di Giulietta, quattordicesimo compleanno, quattordici anni dunque. "Lasciamo che altre due estati sfioriscano nel loro splendore prima di giudicarla matura per il matrimonio." dice il padre di Giulietta, al che il promesso sposo, infoiato voglioso suppongo, che risponde? "Younger than she are happy mathers made." [I, 2]
    E: "Donne più giovani di lei sono già madri felici." No comment; uno proprio da non sposare.
    G: Dunque: arriva la sera della festa di compleanno, che è il 1° di agosto; i due amici di Romeo se lo trascinano dietro ed entrano mascherati alla festa, mascherati per non farsi riconoscere e infatti una volta scoperti devono darsi alla fuga per evitare che Tebaldo li trafigga con la spada, mascheramento che era nella tradizione di quei tempi, come, per capirci, gli intrattenitori alle feste di oggi.
    E: Intanto Romeo che aveva sospirato, recalcitrato e scocciato tutto il tragitto, non appena entra, chi ti vide? "Oh! Lei insegna a brillare a queste torce. La sua bellezza rifulge sulla guancia della notte, come gemma sulle orecchie di una Etiope ... Aveva il mio cuore amato prima d'ora?" [I, 5] Lui afferma di no, e dritto dritto va a prendere Giulietta per mano e dopo uno scambio di poche battute cortesi ... si baciano! si baciano due volte. "Tu baci sapientemente ..."  escla Giulietta.
    G: "Signora, vostra madre vi cerca." interrompe la Nutrice.
    E: "Chi è sua madre?" chiede Romeo. E qui incomincia la tragedia: "Appartiene dunque ai Capuleti? Oh, mia sventura!" [ib]
    G: "Ora Romeo è amato e ama di nuovo, e il fascino degli sguardi li ammalia entrambi; ma egli deve gemere per la sua presunta nemica, e lei deve rubare la dolce esca dell'amore dai terribili ami. Romeo, discendente da gente nemica, non ha la possibilità di vederla per mormorarle le promesse che gli amanti usano giurarsi;
    E: e Giulietta, altrettanto innamorata, ha perfino meno mezzi per vedere, di nacsosto, il suo amato. Ma la passione dà loro la forza, e il tempo dona loro l'opportunità d'incontrarsi, temperando la gravità con estreme dolcezze." [pr.2]  Abbiamo qui, nella scena 2 del secondo atto lo struggente, dolcissimo, romantico dialogo fra i due innamorati. "Oh! Non giurare sulla luna, sull'incostante luna che muta aspetta ogni mese: il tuo amore potrebbe rivelarsi altrettanto variabile."
    G: "Se ti trovano, ti uccideranno.", quindi andiamo avanti ...
    E: Ma come? Prima mi rubi le battute di Giulietta e adesso vuoi saltare tutto il dialogo ... bellissimo ...
    G: Appunto perché è bellissimo non roviniamolo io e te, beh io ... non te; e poi è così, ma così (tira su con il naso mesto).
    E: Se ti commuovi adesso, quando muoino che (...)
    G: Ssst! Non anticipare! È una sorpresa il finale.
    E: Ma vuoi che non sappiano tutti di come vada a finire? È una tragedia, no?! Romeo e Gilietta alla fine (...)
    G: Sssst! La fine è alla fine, lì in fondo, al quinto atto scena tre; dopo vedremo, non stiamo a pensare al futuro ... carpem die.
    E: È già tutto scritto qua ....
    G: Sì, lo so che è già tutto scritto, però facciamo finta che non lo sappiamo, e: procediamo con calma, ordine, peace and love.
    E: "Il mattino dagli occhi grigi sorride fra le fosche tenebre; l'ombra incerta vacilla come un ubriaco. La terra, che è madre della natura, è anche la sua tomba; tutte le cose hanno per sepoltura le (...)" [II, 3]
    G: Sì, va bene; taglia, salta! Questo è il monologo di frate Lorenzo nella scena 3; entra Romeo: "Buongiorno, padre." "Benedicite! Qual voce mattutia mi saluta con tanta dolcezza? Figlio mio, questa visita a una tale ora accenna a un'anima turbanata. Quale preoccupazione (...)".
    E: "Non aspetterò per dirlo, innanzi tutto, ve ne prego, acconsentite di sposarci oggi stesso."
    G: "Beato San Francesco! Gesù Maria!" E qui il frate dà una bella tirata di orecchie al vagheggino Romeo: "Giovane incostante,  waverer, allora l'amore dei giovani risiede non nei loro cuori, ma nei loro occhi! I tuo antichi gemiti risuonano ancora nelle mie vecchie orecchie."
    E: "Oh! Ve ne prego, non mi rimproverate: quelle che amo ora, mi corrisponde; l'altra non volle mai farlo (detto bambinescamente risentito)."
    G: Ah: così me la racconti! Questo lo dico io, non il frate, non Sha_espeare. Una gli dice no, e vai con i pianti e sospiri; una gli dice sì, Sposiamoci, sposiamoci! Ma si sposano almeno?
    E: Sì, certo.
    G: Così, senza testimoni, senza annuncio, e lei, la Giulietta, minorenne!?
    E: Erano altri tempi; si costumava così. Poi è Giulietta a insistere e volerlo: "Se questo tuo amore ha intenzioni oneste, se scopo dei tuoi voti è la nostra unione, ..., dimmi in quale luogo e quando potrà compiersi il rito" [II, 2] del matrimonio. E il frate, chiude il II atto con questa battuta: "Venite, seguitemi, e lasciate ch'io non mi distacchi da voi finché la santa Chiesa non abbia unito due in uno."
    G: E dopo ... :"Copri, notte, con il tuo velo le mie guance che il pudore infiamma, ché il mio amore, fatto ardito, non scorga più negli atti suoi che l'adempimento di doveri modesti. Oh! Io conquistai il castello dell'amore, ma non l'ho ancora posseduto, e anch'io sono stata conquistata ma non ancora gaduta. Galoppate veloce, destrieri dai piedi fiammeggianti; vieni notte benigna, e insegnami a come perdere una partita vinta ..." [III, 2]
    E: Così monologa Giulietta tornata a casa e aspettando che si faccia notte così che Romeo possa raggiungerla di nascosto salendo da lei, e infatti domanda alla nutrice: "Son queste le corde che Romeo ti commise di cercare?"
    G: "Sì, sì, le corde."(gettandole per terra - gesto) "Ah, triste giorno! Lui è morto, è morto, è morto." Detto così, voi a chi pensereste? Romeo, logico! Invece quel lui è ...
    E: Tebaldo, questo qua, il Capuleti rissoso, iracondo, caparbio che è stato ucciso, eh sì, da Romeo, ma per difendere se stesso, come si vede nella 1^ scena del III atto. Quindi il pubblico lo sa, ma non Giulietta, e qui Sha_esperae vuol mostrare la perfidia della losca, becera, subdola nustrice, e dar un esempio dell'insolenza e malizia di tutto il servidorame. Giulietta è esterrefatta, poi, quando capisce, infuriata: "Oh, cuore di serpe ... feroce drago ... corvo ... contaminata sostanza ... scellerata ... ti si gonfi la lingua ..."
E la nutrice ...
    G: "Datemi un po' d'acquavite. Tutti questi affanni, tutti questi guai mi fanno invecchiare." [III, 2]  Cos'era accaduto nella scena precedente? Che Benvolio, il cugino di Romeo, e Mercuzio, parente del principe Della Scala (indica sulle immagini) si scontrano con Tebaldo che uccide Mercuzio, per un'intromissione inopportuna anche se pacificatrice di Romeo, che poi è costretto a difendersi dall'attacco del testardo e ottuso Tebaldo; così lo esortano a fuggire. Romeo si rifugia da frate Lorenzo.
    E: "La sventura si è innamorata di te, e la calamità si è sposata con te. Tu sei bandito da Verona, ... in esilio." All'apprendere dal frate questa notizia, Romeo va in escandescenze ...
    G: "In esilio? piuttosto la morte, questa mi spaventa assai meno del bando. Il cielo è qui dove vive Giulietta: a ogni gatto e cane e topolino, anche all'essere piu insignificante sarà concesso di vederla, una mosca potrà gustare quella felicità che a me, Romeo, si nega."
    E: Il frate lo rimprovera di ingatitudine, poi gli suggerisce di andare a Mantova; intanto arriva la nutrice che, offrendosi di trovare Romeo, s'era rabbonita con Giulietta.  E anche qui la viscida donna dice e non dice, tanto che Romeo fa per pugnalarsi, stravolto.
    G: "Trattieni la mano disperata; sei un uomo tu? I tuoi pianti sono da femmina, e i selvaggi tuoi atti rivelano la furia insensata di un essere privo di ragione. Tu mi empi di stupore." E parla, anzi il frate fa una bella predica tanto che la nutrice, alla fine, esclama:"Oh, signore! Sarei rimasta qui tutta la notte a udire cosµi buoni consignli. Ah! Che cosa è l'istruzione! Signore, dirò alla mia padrona che verrete." Sì, perché fra i buoni consigli c'è quello di andare a casa di Giulietta cauto, vai cauto e di lasciarla prima che la ronda abbia guarnite le porte della città.
    E: Così nella scena 5^ ...
    G: Diciamo anche che nella 4^, brevissima, c'è la decisione del padre di Giulietta di sposarla in settimana: "Che giorno è oggi? Lunedì? Ebbene, mercoledì è troppo presto, sia dunque per giovedì ... ditele che giovedì sarà sposa di questo (mostra) nobile conte." Prego. (a E)
    E: Orbene, nella 5^, ch'è l'ultima del III atto, accadono un bel po' di cose; la scena si apre con Romeo e Giulietta alla finestra della stanza di Giulietta, è l'alba ...
    G: Parlano del più e del meno ...
    E: Beh, parlano del nuovo giorno che sta per farsi ... e poi si salutano angosciati, speranzosi, confidenti e tristi.
    G: Ma non si capisce se ... (strabuzza gli occhi)
    E: Ma dai, l'importanza è minima quando: "L'arido dolore beve il nostro sangue. Addio, addio!"
    G: Quindi entra la nutrice e poi la madre e quindi il padre, che la gratifica di tutti gli epìteti che vi ho già elencato: wretch, baggage, fool ...
    E: Anche lei, Giulietta, non è tenera con la nutrice!
    G: Vorrei vedere che cosa diresti tu a una che, dopo averti fatto da mezzana, ti consiglia "con tutta l'anima, in fede, sul mio onore - sic! - sarai felice di questa seconda scelta: di sposare il conte."  Quel che teatralmente mi piace è il dialogo degli equivoci con la madre: un classico! "Lasciatemi piangere per una perdita tanto sensibile. Fra gli scellerati e lui siano molte miglia. Sì, conteta non sarò finché non vedrò Romeo ... morto ..."
    E: E decide di andare a chiedere aiuto e consiglio a frate Lorenzo, nella cella del quale si apre il IV atto, egli è con Paride, il promesso sposo; ma ecco arriva Giulietta. E ...
    G: È strano questo atto, non trovi? Vi è un'alternanza di scene tragiche e di altre gustose che muovono al riso Lo spettatore è messo in un'altalena di umori ... Giulietta "muore" (fa il cenno "" con le dita) nell'ultima scena, ma il pubblico sapendo che è tutto falso (...)
    E: Vogliamo andare con ordine, e far capire a codesto pubblico che accade propriamente nel IV atto? Oh! Dunque, Giuliatta (...)
    G: Va dal frate per avere consigli, suggerimenti, un soccorso,  per districare la situazione in cui s'è venuta a trovare.
    E: "Trovate dunque nella vostra lunga esperienza un soccorso immediato, o questo pugnale ... Non indugiate a rispondermi; anelo di morire se quello che state per dirmi non è rimedio ai miei mali." [IV, 1]
    G: "Fermati figlia; scorgo un raggio di speranza, c'è un modo ... ma la risoluzione richiede una soluzione disperata."
    E: "Se hai tanto coraggio, ti darò un mezzo. Prendi questa fiala e, distesa sul letto, bevi il liquore che racchiude. Sentirai allora trascorrere per le tue vene un torpore pesante e freddo, (...) nessun alito attesterà che sei viva. Le tue labbra e le tue gote diverranno livide come cenere; il tuo corpo apparirà come creatura che morì. In tale stato rimarrai per 48 ore, trascorse le quali ti sveglierai come da un piacevole sonno."
    G: "Datemela, datemela. Oh, non mi parli di timore. Amore, dammi forza! Addio, buon frate!" e ritorna lieta a casa, come nota la nutrice nella 2^ scena. Nelle altre tre scene vi è quell'alternanza che vi dicevo di battute che fanno ridere ed altre che mettono lo spettatore in ansiosa attesa del sèguito; la stessa disperazione dei genitori e della nutrice di Giulietta sono viste dallo spettatore con animo derisorio perché sa la verità. Le battute finali dell'atto scambiate da Pietro, servo, marito?, della nutrice, completamente fuori di contesto, suggeriscono, inducono a far supporre che tutto andrà per il meglio. Questo ...
    E (fa dei gorgheggi poi canta): "Allora la musica con suono d'argento, neeeell' ...".
    G: Ecco, sì, Pietro se ne va cantando e termina il IV atto.
    E: Quinto e ultimo. Siamo a Mantova, dove Romeo s'è rifugiato. "Novelle di Verona? Non mi porti lettere di frate Lorenzo? Come sta la mia sposa? Nulla può esservi di male, se lei sta bene." E il servo di Romeo, zac!, non sarà conciso, ma va subito al dunque.
    G: "Allora sta bene, e nulla può esservi di male." E qui il pubblico pensa: "Ma allora lui sa che è una simulazione!"; invece: "Il suo corpo riposa nella tomba dei Capuleti, e la sua parte immortale vive con gli angeli. Perdonatemi se vi reco così tristi notizie." E Romeo, che fa? Piange? Si dispera? Annichilisce? No, chiede inchistro e carta e di sellare i cavalli, poi, essendo già in strada, si reca nella bottega di uno speziale per comprare per 40 ducati un paio di grammi di veleno forte, violento, che si sparga per le vene come il desiderio del disperato che l'inghiotte, e cacci via dal corpo il respiro.
    E: Ci siamo dimenticati di dire che frate Lorenzo aveva promesso di mandare un confratello a Mantova per avvertire Romeo dello stratagemma, dell'inghippo.
    G: Guarda che l'ha detto così en passant all'inizio dell'atto IV che alla fine non se lo ricorda più nessuno; scommetto che quando entra in scena, la 2^, frate Giovanni, tutti si chiedono chi sia. Un tontolone.
    E: Ma non è stata colpa sua se non è potuto partire il giorno prima per Mantova!
    G: E doveva farsi accompagnare da qualcuno per fare il viaggio? E va a cercare un confratello che visitava i malati, così che gli ispettori della città di Verona li chiudono entrambi in casa sospetti di essere infetti dalla pestilenza! "Fatale contrattempo! Frate Giovanni: trovatemi una leva di ferro e portatemela subito."
    E: E si va tutti al cimitero, alla tomba monumentale dei Capuleti; è notte perché troviamo Paride e il suo paggio con una torcia. Arriva anche Romeo e il suo servo con torcia, picccone e una sbarra di ferro; entrambi i servitori vengono allontani prima che i due si incontrino e ovviamente ne nasce un duello, anche questa volta contro la volontà di Romeo, che, anche questa volta, ha la meglio, senza nemmeno sapere contro chi stava combattendo.
    G: Bravo, eh, 'sto ragazzo, con la spada!
    E: Serietà, che qui muoiono tutti!
    G: Sssst, non anticipare.
    E: E che cosa anticipo? Romeo beve il veleno proprio ora, cioé dopo che ha scoperchiato la tomba, posto Paride al suo interno ...
    G: Gliel'aveva chiesto prima di spirare: "Se pietoso sei, apri la tomba, e mettimi con Giulietta." "Oh, dammi la tua mano, tu, il di cuo nome era scritto con il mio nel libro della sventura! Io ti seppellirò in una tomba gloriosa ..."
    E: Oltre a Giulietta c'è anche il cadavere di Tebaldo, era ben anche lui un Capuleti, e Romeo gli chiede perdono. Quindi si rivolge a Giulietta: "Perché sei ancora così bella? Braccia, prendete il vostro ultimo abbraccio! E voi, labbra, ..." beve alla salute, quasi, dello speziale: "Oh, speziale fidato! Il tuo veleno è efficace. Così, con un bacio io muoi." E mentre muore, frate Lorenzo entra nel cimitero, con una lanterna, una leva e una zappa.
    G: "San Francesco mi aiuti! Quante volte in questa notte i miei vecchi piedi incespicano contro le tombe." Ovviamente, così vuole il destino, il fato, l'avversa fortuna, il frate è entrato dall'altra parte del cimitero e incontra Baldassare, il servitore di Romeo, con il quale si intrattiene a chiacchierare; però ...
    E: Sarebbe arrivato in tempo per salvare Giulietta, ma lei non lo segue e lui non osa fermarsi di più sentendo che le voci delle guardie, chiamate dal paggio di Paride, s'avvicinano; così la lascia sola e ...
    G: La tragedia si conclude: "Oh, felice pugnale! (Afferrando il pugnale di Romeo) Questo è il tuo fodero (si trafigge); arruginisci nel mio petto, e lasciami morire."
    E: Una guardia: "Giulietta in un mare di sangue tiepido ancora, spenta da poco, lei che da due giorni era qui sepolta. Correrete ad avvertire il Principe." E il Principe Della Scala entra con il seguito, e poi arrivano Capuleti e Montecchi; sono presi Baldassare e frate Lorenzo mentre per le strade risuonano grida Romeo! Giulietta! Paride! al cimitero!
    G: "Continuate, continuate le indagini; sia posto in luce come avvennero questi tremendi misfatti." Il Principe dà un'unteriore tiratina di orecchie alle due famiglie rivali, e così sappiamo che la madre di Romeo è morta di crepacuore nella notte.
    E: "Fate venire avanti i sospetti."
    G: "Sono io il maggiore; quello che meno può ..."
    E: "E quindi esponi subito quanto sai."
    G: "Lo farò brevemente ... Romeo, era sposo di Giulietta, e lei la fedele sposa di Romeo. Io stesso li unii e il giorno del suo matrimonio fu l'ultimo dei giorni di Tebaldo, per la cui morte prematura il novello sposo di Giulieta dovette essere bandito da questa città.
    E: Era questo bando, e non la morte di Tebaldo, che Giulietta piangeva; e voi Capuleti, voleste a forza darla sposa al conte Paride.
    G: Allora corse da me, e con gli occhi smarriti, con la disperazione nell'anima, mi supplicò di fornirle un mezzo per fuggire a quelle seconde nozze, minacciando, se fatto non l'avessi, di uccidersi sotto ai miei occhi. (gesto di pugnalarsi) Io le somministrai un soporifero che produsse l'effetto d'immergerla in un sonno simile a quello della morte; e scrissi a Romeo di tornare.
    E: Ma quegli che recava la mia lettera fu da un incidente trattenuto. IO venni solo, all'ora prevista del destarsi di Giulietta per levarla di qui.
    E: Sennonché, quando giunsi al sepolcro, trovai il nobile Paride esamine al suolo, e il fedele Romeo estinto. Giulietta si destò, la supplicai di venire e di sopportare con rasseganzione questa condanna del cielo.
    G: Ma un rumore che intesi mi atterrì e mi fece fuggire."
    E: "L'aurora di questo giorno ci arreca una pace dolorosa; e il sole, per pietà dei nostri mali, pare si rifiuti di mostrare la sua faccia." [V, 3]
    G: "Lo sventurato percorso di questo amore segnato dalla morte e la costante furia delle loro famiglie, sono il motivo della eccellentissima e lamentevolissima tragedia di Romeo e Giulietta" [fronte, prol. 1], che v'abbiam finito di raccontare.
    E: "Uscite da questi luoghi: andate a discutere altrove di questi tristi eventi." [V, 3]
    G: Ci avete ascoltai con orecchie pazienti e, nel salutarvi (inchino di entrambi, all'unisono:), vi ringraziamo.
                                                                                        Clugia minor, 24 settembre 2016.  VG

lunedì 19 settembre 2016

Al Balcone

                                                            Giancarlo Varagnolo
                                   Al  balcone.

Azione sceneca
Persone:
    Pier Dinci, nobil giovane
    Moléto, suo servitore
    monna Tesse, contessina
    Fiammetta, sua servetta
    Emérita, altra giovine serva [civettuola]
    Vanna, fantesca
    Scapin, un servo [che non parla, non si vede, anzi non c'è!]
    bambine/i (eventuali madri) .
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    BAMBINI/E che giocano schiamazzando in strada sotto al balcone.
    MOLÉTO (arriva, osserva i ragazzini e quindi confabula con i/le più grandicelli/e indicando il balcone sotto al quale si pone accompagnando il canto) :
 " – Oh quante belle figlie, Madama Doré,
oh quante belle figlie.
– Son belle e me le tengo, Scudiero del re,
son belle e me le tengo.
– Il re ne domanda una, Madama Doré,
il re ne domanda una.
– Che cosa ne vuol fare, Scudiero del re,
che cosa ne vuol fare ?
– La vuole maritare, Madama Doré,
la vuole maritare.
– Con chi la maritereste, Scudiero del re,
con chi la maritereste?
– Col principe di Spagna, Madama Doré,
col principe di Spagna.
– E come la vestireste, Scudiero del re,
e come la vestireste?
– Di rose e di viole, Madama Doré,
di rose e di viole.
– Prendete la più bella, Scudiero del re,
prendete la più bella .
– La più bella l’ho già scelta , Madama Doré,
la più bella l’ho già scelta.
– Allora vi saluto , Scudiero del re,
allora vi saluto.  "
(Durante il canto esce sul balcone FI che poi va a chiamare TE, entrambe si divertono alla musica - commenti "a braccio", finché appare sul balcone > )
    VANNA : Cos'è tutto 'sto gridare?! Cos'è tutta questa confusione?! Ma guardali: proprio qua dovevano venire a giocare con tanto spazio che c'è in tutta la Piazza! Il signor conte vuole star quieto per ... per pensare a cose importanti. Andate via di qua! Via!
    FI : Oh, mai un momento d'allegria.
    TE : Ma non mi sembra un così gran vociare: sono piuttosto aggraziati direi.
    VA : Mi meraviglio di voi, contessina, che mostrate tale accondescendenza a questi chiassosi popolani! Che direbbe vostra madre se lo sapesse? E vostro padre, vostro padre chiede tran-quil-li-tà. Ho l'ordine di (....)
    TE : Ma almeno lasciateli terminare il canto!
    VA : Ma neanche per sogno! E lo chiamate canto questo gridío? I rimproveri da vostro padre li prendo io, eh sì, alla fine. (ai ragazzi/e) Andate via, subito, o vi battezzo un'altra volta! Via da qui sotto! (continuando il canto, entra furiosa in casa)
    Fi & TE : Andate, andate: monna Vanna fa sul serio! Venite più tardi; un altro giorno magari. ( escono, bambini/e via - MO resta sotto il balcone)
    PIER DINCI ( entra in scena meravigliandosi dei piccoli in fuga e si ferma al centro guadando il balcone e MO; ed ecco arrivargli un getto d'acqua tirato con un bacile da VA sul balcone) : Ma che è mai?!
    VA (affacciandosi): Ecco fatto! Ah, son già fuggiti ratti i topi!
    PI : Ehilà: è così che si fa? Non sarebbe d'uopo che prima guardaste in basso e poi gettaste l'acqua - spero sia acqua - madonna mia?!
    VA : Non era diretta a voi, ma a dei mariuoli ... E voi non sapete che non si conviene camminare proprio in mezzo alla via? Ne piovon cosa dal cielo! Forestiero, si direbbe.
    PI : Non proprio; ma altrove una qualche scusa si porge in simili frangenti. Almeno chi è gentil e accostumato.
    VA : Ma se non v'ho nemmeno centrato! E, quanto a "gentil", questa è la dimora del signor conte Bordotti, che ho l'incarico di servire, tanto che voi lo sappiate, messere.
    MO (si pone al fianco di PI) : Abbiate rispetto per il mio padrone e signore, voi che altro non siete che una fantesca rustica e rozza. Ben per voi che siete così in alto posta onde il mio bastone giungere non può.
    VA : Il vostro bastone? Quello che usate per estrarre le chiocciole dal guscio? Ah ah ah! Riverisco, signori!
    MO : Ah, villica villana! D'un balzo sapre' io ghermirti sul balcone. Trattar così indegnamente il signor mio illustrissimo, Pier Dinci. Le chiocciole ...! Si vedrà, si vedrà ...!
    PI : Non ti curar di lei; piuttosto, dimmi: come fu con (strabuzza gli occhi obtorto collo verso il balcone)?
    MO : Ella, la contessina, gustò il canto, e la servetta fors'ancor di più! Che due fiori, che due bocciol di rosa, che due tortorelle ...!  Ehm, la contessina è, naturaliter, ben più rosea, ben più leggiadra, ben più (curve del corpoaccenna alle ) ... O non è la damigella la più ...?
    PI : Moléto, resta qui di vedetta, giusto in caso che ella s'affacci di nuovo, io devo andare: guarda come inzaccherate sono le mie calze, donna impertinente e villana! Una tale rozza figura accanto alla mia perla.
    EMÉRITA (affacciandosi): La perla ... dove l'avete persa, cavaliere?
    PI : Ella è qui, ritornerò a ... Voi chi siete, se permettete l'ardire, madamigella? Una della casa? una che può ... (abbassando la voce) confidenziare con la nobile contessina?!
    EM : Io? Ma certo! Son io che amministro qui tutto il palazzo e la confidente son d'ognun di loro, senza di me nulla si fa, nulla (...)
    VA (alla porta-finestra): Cosa fai lì? Sempre a chiacchierare! Con chi parli? Ancora qua quello stoccafisso?!
    PI : Vado; vi lascio qui il mio servitore. (via)
    EM : Adieu! (a VA) Sto dando una pulita al davanzale ché la signorina contessina s'è impolverata una manica dell'abito poc'anzi; e poi dovrebbe tornare Scapin dal mercato: sempre che si faccia aspettare 'sto èbete!
    MO (scostandosi dal muro): Son qua! Chi mi vuole? Oh, ma quante belle femmine damigelle ci sono in questa casona! È contessa anche ella sorella di quest'altra che piace al mio padrone, o (...) ?
    EM : Contessa? Quasi ... Mia mamma mi dice sempre che può essere che ... Beh, e voi? Servitore ... E di chi? Mi siete una faccia nuova.
    MO : Del cavaliere Pier Dinci, nobiluomo che più di lui non ce n'è - si figuri che la bistecca gliela devo tagliare io a pezzetti, altrimenti lui, con i suoi ditini (mostra come tiene le mani). Ma bravo di spada, sì (movimenti di scherma); e generoso - quando che ne ha (gesto delle dita per indicare denaro).
    EM : Ohh! E vi fermate molto, voi e il vostro nobile signore qui in [Clugia] ? Avete dimora dove, se non sono indiscreta?
    MO : Da quella parte lì, non so il nome della strada, ma la locanda si chiama "Alla mezza luna", mezza perché l'altra metà gliel'hanno mangiata i topi! (risata che smette vedendo EM seria) Emh; io mi chiamo Moléto, e il vostro bel nome qual è, se posso ardire il chiedere?
    VA (dalla finestra): Emérita! Muoviti che Scapin è già da un'ora che ti aspetta in cucina. Emérita ...
    EM : Arrivo, arrivo! Ma dove diavolo si era nascosto quel fico secco! No, non voi! Venite più tardi che mi punge vaghezza di incontrare il nobilissimo garbato vostro signore Pierrr! (via)
    MO : Nespole, il castello delle tre melarance! Una donzella più bella dell'altra: la contessina ... vabbe', è contessina: non più mica essere brutta, no, se è nobile; la sua ancella ... anche lei ha un bel portamento, si sa: chi va con lo zoppo impara a zoppicare; ben, da qua in basso ho visto solo fino alle (gesto prima ampio, poi ridimensionato) tette, però anche così, ad occhio e croce e per quel che capisco io, questa ultima qua, la Ermética, mi sembra la meglio migliore e la più aperta, sì, eh. Oh, ben: nobile con nobile e non-nobile con ... No, non sempre la va così: non vorrei che al mio padrone si perturbasse per 'sta qua; questa me la voglio pappare ... (gesto indicante se stesso, ma non riesce a pronunciare io) 
    FI : Ehi, bel giovane! Voi, sì! Ancor qui? Siete parente o familio o conoscente del garbato signore ch'era qui pocanzi e per poco non s'è preso una lavata (sirridendo) vera di capo? Lo conoscete? Sapete chi è? Il suo nome? Donde egli vien, e (...) ?
    MO : Madonna mia, se non v'acquietate la lingua e vi disponeste ad ascoltare ... ecco, io potrei parlare e rispondere al vostro domandare! E perché poi or dunque voi siete di lui, di cui son fedele congiunto, così interessata? Che vi spinge mai e (...) ?
    FI : Non io, non è per me che investigo: è la mia padroncina che desidera sapere, è lei che smania per rivedere quell'elegante forestiero - egli non è fi qui, nevvero? - da cui ... di cui ... per il quale palpita più rapido il suo cuore.
    MO : Di cui per il quale, ebbene, nespole, io son qui proprio per questo: ambasciator nominato dal mio signor istesso. Il nome, presto è detto: Pier Dinci, nobiluomo cavaliere; ancor non ha mestiere, ma si sa com'è la nobiltà. Anch'egli il cuor ha già trafitto, pensate, al sol aver udito parlare della bellezza della nobile Tessa, di questa giovin contessa di codesto contado. Abbiam passato la Brenta a guado, e siamo qua.
    FI (prima a MO poi a TE che è dentro): Voi dite?! Madamigella udite! Colui è qui per voi e già dai dardi dell'amor trafitto fu ancor prima di (...)
    TE (al balcone): Me fortunata, dalla sorte baciata! Dov'è egli ora? Non era qui pocanzi?!
    MO : Egli sta per tornare, fa alla locanda a cambiare le calze che la vostra scorbutica fantesca gl'inzaccherò. Restate, restate così affacciate: due stelle dal ciel spuntate per rallegrare i cuori e fa si che ogni nobil animo s'innamori, e sospiri di letizia.
    FI : Com'è garbato il vostro dire, voi ci fate arrossire e tumultuar il petto e ammollar (...)
    TE : Fiammetta, mia ancella, non sta bene né si conviene mostrar la propria esultanza, una sì impudente eccitazione ... (a MO) Dite: è sicuro ch'egli sarà di volta un'altra volta quanto prima? Quest'attesa mi (..., mette le mani al petto)
    MO : Viene, viene. Siam qui per questo: per conquistar l'accesso al cuore del gentil sesso e riposar in esso!
    TE (contegnosa): Invece di tanto ciarlare, non sarebbe meglio per voi andare e sollecitare il vostro padrone alla venuta?! Non è di garbo sostare sul balcone a farsi mirare per troppo tempo.
    FI : Avete sentito? Andate, ma tornate voi con lui. Vi aspetto; io son la Fiammetta, e voi ...?
    MO : Voi mi lusingate! Moléto dal cuor d'oro, per servirla! Vado e torno; aspettate. (esce dal lato opposto all'entrata di PI)
    FI : Che valentuomo, che bel dire, che garbato, che ... (sospira)
    TE : Cara la mia Fiammetta ingenua e sprovveduta! Per due lèpide parolette in rima sei già caduta in affezione di quel garzone.
    FI : Non mi deridete, perché anche voi, non credete, di essere, a par di me, fortemente infatuata di quella perrucca incipriata che sta per venire. Scusate il mio ardire.
    TE : Ti scuso, ti scuso; però cerca di capire che il nostro mero vagheggiare, il lasciarci corteggiare, le melliflue parole scambiate è un gioco, un azzardo a cui si è portate per il piacere, intimo, d'essere ammirate, vezzeggiate, ... sospirando sospirate.
    FI : Ecco, appunto: anche a me ... Proprio come di te voi, contessina, tal quale!
    VA (entrando): Ancora qui a farsi ammirare? A dar alla gente di che spettegolare su lor signore e sulla casa tutta! Mi meraviglio di voi, contessina. Comunque, la signora vostra madre chiede di voi.
    TE : Va bene arrivo. Voi restate (vedendo l'espressione truce di VA), no, fors'è meglio che entriate con me. (via tutte)
    PI (entra, si gurada intorno): Moléto, Moléto! Gli avevo detto di restare qui ... Figurarsi! Chissa dove si sarà cacciato; a bere, a mangiare, a ... Mah! E lassù non c'è nessuna damigella con cui parlare; non mi resta che star qui fingendo spensierato di passeggiare nell'aspettare. Ah, l'amore, e le sue pene! Ah, il palpitar ...
    ER (s'affaccia e lo guarda per un po' ): Oh, bene: è tornato. Mi voglio proprio divertire; e non si sa mai come potrebbe andare a finire! (all'alzata di capo di PI) Riverisco, signoria! Aspettate qualcuno?
    PI : No, no: sono qui di passaggio passeggiando ... Anzi, no, ecco, vedete ... sapreste dirmi dove il mio valletto, che avevo lasciato qui a ... ehm; dove possa essersi mai andato a cacciare?
    ER : Cosa vuole che sappia! Mi tengono sempre chiusa qui in casa, meno quando fado a fare la spesa; quando andavo, perché la padrona s'è accorta che ..., no, beh, sì, qualche scheéto me lo tenevo io, ma lo fanno tutte le donne de servizio! È che stavo un pooooco troppo a chiacchierare in piazza e al mercato, così adesso mandano Scapin, un tontolone che si fa imbragliare da tutti; ma contenti loro, contento ognuno. Ditemi di voi, suvvia; non sarà indiscrezione la mia, nevvero?!
    PI : Ma così obtorto collo non è facile narrare ... Ma davvero vi tengon segregata e non vi lascian passeggiare? Che peccato!
    ER : A chi lo dite ...  Annoiata fra il salone e la cucina, nessuno svago, nemmeno alcun con cui dilettevolmente conversare. Vedete come son pallida, emaciata, languida e rassegnata.
    PI : Suvvia, non mi angosciate ... da quaggiù voi bella aulente e florida, ben gagliarda mi sembrate.
    ER : Oh, lo dite sol per alleviare le mie pene mosso come siete dalla compessione ... voi animo gentil e garbato.
    PI : L'animo, e il cuore mio si stringe e pulsa con appassionato addolorato desio. Non v'è possibile sortine fuori da questa prigione? Vi offrirei del MalvasÍa o un cordiale di primula odorosa o un vin brûlant con salvia, zucchero e cannella. 
    MO (entrato): Vin caldo, con questo caldo? [! in stagione freddda:" Vin caldo? Ben venga che ci scaldiamo il petto e il costato!"] Ma quella sopra lì non è, no, non è, ma è ...?
    ER : Oh, caro il mio salvatore, cavaliere di valore, senza macchia né timore, io verrei da voi senza tremore, ma mi trattiene il femmíneo pudore ... ed, ecco vedete, giunse ora il vostro servitore.
    PI : Tu qui, alla buonora!  Che mai fu che da qui ti allontanasti? E ... ? Dopo, dopo me lo paleserai. Or è da aiutare madamigella leggiadrissima che l'animo afflitto ha per l'indegna cattività in cui si trova. Come farla sortire? Come farla fuggire? Come farla da me venire? Come ...?
    MO : Con una scala! Appoggiamo la scala al balcone e la dama scende in un boccone: gnam! Gnam gnam gnam! (gesti allusivi sia al cibo che al sesso-corteggiamento)
    ER : Una scala, voi suggerite? Ma siamo sotto gli occhi di tutta la contrada! E poi una donna le vesti intrica nei pioli. Potreste salire voi, non ora! Aspettiamo la notte ...  Più agevole sarebbe per noi , ssst!, una porticina sul retro della casa.
    MO : Brava! La porta è già lì, basta solo aprirla! Le souris est pris, ma che buono il formaggio!
    PI : Palesatimi il quando, il dove, il come acciocché io ... voi ...
    VA : Emérita! Ancora a spettegolare sul balcone?! Va in cucina che ci sono i pollastri da spennare! (EM via)
    MO : Li ha già spennati qua i pollastrelli novelli, amorosi e tenerelli che si lasciano adescare da ... non certo da voi!
    VA (affacciata): Voi? Voi ancora qui sotto?! Vediamo se invece d'acqua vi tiro addosso ... so io, ma per decenza non lo dico.
    PI : Donna, siete rude assai! Che modi sono questi di trattare forestieri che si fermano affascinati a mirare le beltà di questa città!
    VA : Una bella lingua lesta e lunga, caro il mio cavaliere, tenetela a freno e per piacere andate più in là in cerca d'altre paciose novità.
    MO : Ah, voglio proprio vedere chi la vince! Adesso vado a prendere una scala e do l'assalto a Troia!
    PI : Taci, bête vêtie! Troia l'hanno presa con il cavallo, e noi ora siamo a cavallo, proprio a cavallo! (cade una getto d'acqua poco distante) Sorbole!
    MO : Con cavallo o senza cavallo ... meglio andare.
    VA (affacciandosi con un pitalei n mano, melliflua): Ohimé! Chiedo venia a lor signori, ma io credeva che non più fossero qui sotto e già dipartiti. Le mie scuse! Oh no: non era pipì, ma sciacquatura di trippe.
    MO : Sappiate, madonna mia sì malumorata, che la corda la si tira fin che rimane spezzata. (via tutti) [Attendez-vous à la pareille. - ?]
    FI (esce, a TE): Venite, venite! Finalmente la Vanna se n'è andata. Oh, no! Se ne sono andati anche i due forestieri. O forse che il servonon sia qui sotto appoggiato al muro?! (si sporge e "quasi" cade) Ah, aiuto! Mariaverginessantissima! (è trattenuta da TE vociante) Che spasimo!
    TE : Lo sai com'è la servitù: la mando per qualcosa e loro se la prendono como, comoda ...
    FI : Sì, però anche il signor cavaliere non è che sia un fulmine un lampo un tuono! Quanti ci vuole a cambiarsi un paio di calze?!
    TE : Può essere che non avesse calze adatte al vestito e così deve abbigliarsi completamente del tutto.
    FI : O può essere che abbia mandato quel povero Moléto in giro per la città in cerca di un paio di calze nuove. Un forestiero si perde in un posto nuovo che non conosce.
    TE : E se mandassimo Scapin alla locanda [citare un albergo nelle vicinanze o famoso] per vedere a che punto è (...)
    FI : Sì, proprio: così perdiamo e scompare anche un altro uomo!
    TE : E se andassimo noi due ... con la scusa di una commissione, o di una visita, o di una novena, o ...
    FI : Uhm, non è un po' troppo da sfacciate farci vedere nei pressi della di lui locanda, così ... in queste ore ...
    TE : Ma chi vuoi che si metta a pensare se siamo lì per spiare un forestiero appena arrivato e che nessuno conosce?! Basta essere serie, composte, non mostrar lo sguardo e andar diritte, altere o neghittose e schive. Si va? Va' tu a chieder il benestare di mammà. (SI via) Ah, sospiri e languori, e dolci paure e attese porta con sé l'amor che ti prese e non t'abbandona il pensiero mai, il passar de l'ore accrescono l'arsura per l'agognata fonte vagheggiata. Ah, gioie e pene, delizie e affanni  con s'è reca il dardo d'Amor che ci trafisse il cuor. Eccomi: vengo, vengo; vengo! (prima verso il pubblico, poi rivolta alla casa - via)
    MO (entra furtivo con un ratto o un grosso rospo o un pipistrello in mano): Eccoci qua: un regalo per madonna Iracondia Screanzata. Ah, sì: simile col suo simile! (sghignazza, ma trattenendosi) E uno, e due e ... Da qui è più sicuro che faccio centro. (si aprresta a lanciare l'animale) Uno, due (...)
    EM (affacciandosi ): Bentornato, mn'sier  Moletò! Che state mai facendo? E in mano che tenete?
    MO (scombussolato): Moi? Niente, niente, niente! Un esercizio, così, per passare il tempo e tenersi in forma (fa altre strane movenze con braccia, gambe, fianchi), si deve essere sempre pronti e scattanti, agili e flessibili, e aver occhio! (facendo i movimenti si guarda intorno e infine si decide di lanciare la bestiola contro la porta della casa - alternativa: la nasconde su di sé)
    EM : Buone nuove? Quali nuove? Dite: sta venendo? Ci si incontra? Dove? Quando? Come? Su, dite!
    MO : Signora mia bella, una domanda alla volta, altrimenti non mi ricordo la prima, mi dimentico la seconda, capisco male la terza, e la quarta poi ...
     EM : Ma non avete dunque un'ambasceria per me!?
    MO : Certo che sì, anzi che no. Deve scusare il mio nobil signore, ma è così giovane e tanto confuso ... E, e l'acqua che gli bagnato i polpacci, quella, sapeste, un'emicrania, una cervicale, un dolor ... qua (si gira per mostrare la schiena a EM, intanto esce VA che fa entrare EM e dopo un gesto di minaccia esce) e qua, con una propagazione longitudinale etiam verticale per di qui e di lì, fin a (si gira e vede VA ritornata con un bacile in mano) vinire ...
    VA (lanciando l'acqua): Son qua, et voilà! Laviamo le zucche vuote! (via)
    MO (schiva in tempo il getto, recupera la carogna, però quando sta per lanciare appare FI ): Adesso vi do io quel che meritate ... Riverisco!
    FI : Che avete lì in mano!?
    MO : Oh, nulla più che uno straccetto per detergermi il sudore e l'acqua che la vostra amabile idratante fantesca m'ha effuso.
    FI : Andate, andate; io e la contessina, noi si sta per uscire. Andate ed aspettate. (via)
    MO : Non ho ben capito: vado o aspetto? Aspetto o vado? (vedendo riaffacciarsi VA) Ah, intesi ora: vado, e aspetto di là! (via)
    VA (gettando ancora un catino d'acqua): Là! Ahh! Brutto scimmiotto, ti rinfresco io il pòdice prima o poi. (via; entrano >>>)
    BAMBINI/E (a canone): Frère Jacques, frère Jacques, Dormez-vous? Dormez-vous? Sonnez les matines! Sonnez les matines! Ding, daing, dong. Ding, daing, dong.
    VA (riaffacciandosi, conciliante): L'ultima, eh! Basta così che la commedia è finita; sì, lo so che il gentile pubblico vorrevbbe sapere, vorrebbe vedere che cosa sta per accadere a  tutti questi cuori, ohi!, innamorati, ma noi oggi solamente la parte che riguarda questo balcone vi abbiamo mostrato. A rivederci; e mostrate il vostro plauso, se avete gradito, su, un bell'applauso! (s'affacciano anche le altre donne)
    BAMBINI/E + MO & PI : [danza e/con canzone a tema - esempio: Viva la contrada di sant'Andrea; Com'è bella questa gioventù; Il figlio del re dha dato un ballo; ...)     
                                                                                      Sottomarina (Clugia minor), 19 settembre 2016.
                                                                                                                                        


   
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