Giancarlo Varagnolo
Al balcone.
Azione sceneca
Persone:
Pier Dinci, nobil giovane
Moléto, suo servitore
monna Tesse, contessina
Fiammetta, sua servetta
Emérita, altra giovine serva [civettuola]
Vanna, fantesca
Scapin, un servo [che non parla, non si vede, anzi non c'è!]
bambine/i (eventuali madri) .
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BAMBINI/E che giocano schiamazzando in strada sotto al balcone.
MOLÉTO (arriva, osserva i ragazzini e quindi confabula con i/le più grandicelli/e indicando il balcone sotto al quale si pone accompagnando il canto) :
" – Oh quante belle figlie, Madama Doré,
oh quante belle figlie.
– Son belle e me le tengo, Scudiero del re,
son belle e me le tengo.
– Il re ne domanda una, Madama Doré,
il re ne domanda una.
– Che cosa ne vuol fare, Scudiero del re,
che cosa ne vuol fare ?
– La vuole maritare, Madama Doré,
la vuole maritare.
– Con chi la maritereste, Scudiero del re,
con chi la maritereste?
– Col principe di Spagna, Madama Doré,
col principe di Spagna.
– E come la vestireste, Scudiero del re,
e come la vestireste?
– Di rose e di viole, Madama Doré,
di rose e di viole.
– Prendete la più bella, Scudiero del re,
prendete la più bella .
– La più bella l’ho già scelta , Madama Doré,
la più bella l’ho già scelta.
– Allora vi saluto , Scudiero del re,
allora vi saluto. "
(Durante il canto esce sul balcone FI che poi va a chiamare TE, entrambe si divertono alla musica - commenti "a braccio", finché appare sul balcone > )
VANNA : Cos'è tutto 'sto gridare?! Cos'è tutta questa confusione?! Ma guardali: proprio qua dovevano venire a giocare con tanto spazio che c'è in tutta la Piazza! Il signor conte vuole star quieto per ... per pensare a cose importanti. Andate via di qua! Via!
FI : Oh, mai un momento d'allegria.
TE : Ma non mi sembra un così gran vociare: sono piuttosto aggraziati direi.
VA : Mi meraviglio di voi, contessina, che mostrate tale accondescendenza a questi chiassosi popolani! Che direbbe vostra madre se lo sapesse? E vostro padre, vostro padre chiede tran-quil-li-tà. Ho l'ordine di (....)
TE : Ma almeno lasciateli terminare il canto!
VA : Ma neanche per sogno! E lo chiamate canto questo gridío? I rimproveri da vostro padre li prendo io, eh sì, alla fine. (ai ragazzi/e) Andate via, subito, o vi battezzo un'altra volta! Via da qui sotto! (continuando il canto, entra furiosa in casa)
Fi & TE : Andate, andate: monna Vanna fa sul serio! Venite più tardi; un altro giorno magari. ( escono, bambini/e via - MO resta sotto il balcone)
PIER DINCI ( entra in scena meravigliandosi dei piccoli in fuga e si ferma al centro guadando il balcone e MO; ed ecco arrivargli un getto d'acqua tirato con un bacile da VA sul balcone) : Ma che è mai?!
VA (affacciandosi): Ecco fatto! Ah, son già fuggiti ratti i topi!
PI : Ehilà: è così che si fa? Non sarebbe d'uopo che prima guardaste in basso e poi gettaste l'acqua - spero sia acqua - madonna mia?!
VA : Non era diretta a voi, ma a dei mariuoli ... E voi non sapete che non si conviene camminare proprio in mezzo alla via? Ne piovon cosa dal cielo! Forestiero, si direbbe.
PI : Non proprio; ma altrove una qualche scusa si porge in simili frangenti. Almeno chi è gentil e accostumato.
VA : Ma se non v'ho nemmeno centrato! E, quanto a "gentil", questa è la dimora del signor conte Bordotti, che ho l'incarico di servire, tanto che voi lo sappiate, messere.
MO (si pone al fianco di PI) : Abbiate rispetto per il mio padrone e signore, voi che altro non siete che una fantesca rustica e rozza. Ben per voi che siete così in alto posta onde il mio bastone giungere non può.
VA : Il vostro bastone? Quello che usate per estrarre le chiocciole dal guscio? Ah ah ah! Riverisco, signori!
MO : Ah, villica villana! D'un balzo sapre' io ghermirti sul balcone. Trattar così indegnamente il signor mio illustrissimo, Pier Dinci. Le chiocciole ...! Si vedrà, si vedrà ...!
PI : Non ti curar di lei; piuttosto, dimmi: come fu con (strabuzza gli occhi obtorto collo verso il balcone)?
MO : Ella, la contessina, gustò il canto, e la servetta fors'ancor di più! Che due fiori, che due bocciol di rosa, che due tortorelle ...! Ehm, la contessina è, naturaliter, ben più rosea, ben più leggiadra, ben più (curve del corpoaccenna alle ) ... O non è la damigella la più ...?
PI : Moléto, resta qui di vedetta, giusto in caso che ella s'affacci di nuovo, io devo andare: guarda come inzaccherate sono le mie calze, donna impertinente e villana! Una tale rozza figura accanto alla mia perla.
EMÉRITA (affacciandosi): La perla ... dove l'avete persa, cavaliere?
PI : Ella è qui, ritornerò a ... Voi chi siete, se permettete l'ardire, madamigella? Una della casa? una che può ... (abbassando la voce) confidenziare con la nobile contessina?!
EM : Io? Ma certo! Son io che amministro qui tutto il palazzo e la confidente son d'ognun di loro, senza di me nulla si fa, nulla (...)
VA (alla porta-finestra): Cosa fai lì? Sempre a chiacchierare! Con chi parli? Ancora qua quello stoccafisso?!
PI : Vado; vi lascio qui il mio servitore. (via)
EM : Adieu! (a VA) Sto dando una pulita al davanzale ché la signorina contessina s'è impolverata una manica dell'abito poc'anzi; e poi dovrebbe tornare Scapin dal mercato: sempre che si faccia aspettare 'sto èbete!
MO (scostandosi dal muro): Son qua! Chi mi vuole? Oh, ma quante belle femmine damigelle ci sono in questa casona! È contessa anche ella sorella di quest'altra che piace al mio padrone, o (...) ?
EM : Contessa? Quasi ... Mia mamma mi dice sempre che può essere che ... Beh, e voi? Servitore ... E di chi? Mi siete una faccia nuova.
MO : Del cavaliere Pier Dinci, nobiluomo che più di lui non ce n'è - si figuri che la bistecca gliela devo tagliare io a pezzetti, altrimenti lui, con i suoi ditini (mostra come tiene le mani). Ma bravo di spada, sì (movimenti di scherma); e generoso - quando che ne ha (gesto delle dita per indicare denaro).
EM : Ohh! E vi fermate molto, voi e il vostro nobile signore qui in [Clugia] ? Avete dimora dove, se non sono indiscreta?
MO : Da quella parte lì, non so il nome della strada, ma la locanda si chiama "Alla mezza luna", mezza perché l'altra metà gliel'hanno mangiata i topi! (risata che smette vedendo EM seria) Emh; io mi chiamo Moléto, e il vostro bel nome qual è, se posso ardire il chiedere?
VA (dalla finestra): Emérita! Muoviti che Scapin è già da un'ora che ti aspetta in cucina. Emérita ...
EM : Arrivo, arrivo! Ma dove diavolo si era nascosto quel fico secco! No, non voi! Venite più tardi che mi punge vaghezza di incontrare il nobilissimo garbato vostro signore Pierrr! (via)
MO : Nespole, il castello delle tre melarance! Una donzella più bella dell'altra: la contessina ... vabbe', è contessina: non più mica essere brutta, no, se è nobile; la sua ancella ... anche lei ha un bel portamento, si sa: chi va con lo zoppo impara a zoppicare; ben, da qua in basso ho visto solo fino alle (gesto prima ampio, poi ridimensionato) tette, però anche così, ad occhio e croce e per quel che capisco io, questa ultima qua, la Ermética, mi sembra la meglio migliore e la più aperta, sì, eh. Oh, ben: nobile con nobile e non-nobile con ... No, non sempre la va così: non vorrei che al mio padrone si perturbasse per 'sta qua; questa me la voglio pappare ... (gesto indicante se stesso, ma non riesce a pronunciare io)
FI : Ehi, bel giovane! Voi, sì! Ancor qui? Siete parente o familio o conoscente del garbato signore ch'era qui pocanzi e per poco non s'è preso una lavata (sirridendo) vera di capo? Lo conoscete? Sapete chi è? Il suo nome? Donde egli vien, e (...) ?
MO : Madonna mia, se non v'acquietate la lingua e vi disponeste ad ascoltare ... ecco, io potrei parlare e rispondere al vostro domandare! E perché poi or dunque voi siete di lui, di cui son fedele congiunto, così interessata? Che vi spinge mai e (...) ?
FI : Non io, non è per me che investigo: è la mia padroncina che desidera sapere, è lei che smania per rivedere quell'elegante forestiero - egli non è fi qui, nevvero? - da cui ... di cui ... per il quale palpita più rapido il suo cuore.
MO : Di cui per il quale, ebbene, nespole, io son qui proprio per questo: ambasciator nominato dal mio signor istesso. Il nome, presto è detto: Pier Dinci, nobiluomo cavaliere; ancor non ha mestiere, ma si sa com'è la nobiltà. Anch'egli il cuor ha già trafitto, pensate, al sol aver udito parlare della bellezza della nobile Tessa, di questa giovin contessa di codesto contado. Abbiam passato la Brenta a guado, e siamo qua.
FI (prima a MO poi a TE che è dentro): Voi dite?! Madamigella udite! Colui è qui per voi e già dai dardi dell'amor trafitto fu ancor prima di (...)
TE (al balcone): Me fortunata, dalla sorte baciata! Dov'è egli ora? Non era qui pocanzi?!
MO : Egli sta per tornare, fa alla locanda a cambiare le calze che la vostra scorbutica fantesca gl'inzaccherò. Restate, restate così affacciate: due stelle dal ciel spuntate per rallegrare i cuori e fa si che ogni nobil animo s'innamori, e sospiri di letizia.
FI : Com'è garbato il vostro dire, voi ci fate arrossire e tumultuar il petto e ammollar (...)
TE : Fiammetta, mia ancella, non sta bene né si conviene mostrar la propria esultanza, una sì impudente eccitazione ... (a MO) Dite: è sicuro ch'egli sarà di volta un'altra volta quanto prima? Quest'attesa mi (..., mette le mani al petto)
MO : Viene, viene. Siam qui per questo: per conquistar l'accesso al cuore del gentil sesso e riposar in esso!
TE (contegnosa): Invece di tanto ciarlare, non sarebbe meglio per voi andare e sollecitare il vostro padrone alla venuta?! Non è di garbo sostare sul balcone a farsi mirare per troppo tempo.
FI : Avete sentito? Andate, ma tornate voi con lui. Vi aspetto; io son la Fiammetta, e voi ...?
MO : Voi mi lusingate! Moléto dal cuor d'oro, per servirla! Vado e torno; aspettate. (esce dal lato opposto all'entrata di PI)
FI : Che valentuomo, che bel dire, che garbato, che ... (sospira)
TE : Cara la mia Fiammetta ingenua e sprovveduta! Per due lèpide parolette in rima sei già caduta in affezione di quel garzone.
FI : Non mi deridete, perché anche voi, non credete, di essere, a par di me, fortemente infatuata di quella perrucca incipriata che sta per venire. Scusate il mio ardire.
TE : Ti scuso, ti scuso; però cerca di capire che il nostro mero vagheggiare, il lasciarci corteggiare, le melliflue parole scambiate è un gioco, un azzardo a cui si è portate per il piacere, intimo, d'essere ammirate, vezzeggiate, ... sospirando sospirate.
FI : Ecco, appunto: anche a me ... Proprio come di te voi, contessina, tal quale!
VA (entrando): Ancora qui a farsi ammirare? A dar alla gente di che spettegolare su lor signore e sulla casa tutta! Mi meraviglio di voi, contessina. Comunque, la signora vostra madre chiede di voi.
TE : Va bene arrivo. Voi restate (vedendo l'espressione truce di VA), no, fors'è meglio che entriate con me. (via tutte)
PI (entra, si gurada intorno): Moléto, Moléto! Gli avevo detto di restare qui ... Figurarsi! Chissa dove si sarà cacciato; a bere, a mangiare, a ... Mah! E lassù non c'è nessuna damigella con cui parlare; non mi resta che star qui fingendo spensierato di passeggiare nell'aspettare. Ah, l'amore, e le sue pene! Ah, il palpitar ...
ER (s'affaccia e lo guarda per un po' ): Oh, bene: è tornato. Mi voglio proprio divertire; e non si sa mai come potrebbe andare a finire! (all'alzata di capo di PI) Riverisco, signoria! Aspettate qualcuno?
PI : No, no: sono qui di passaggio passeggiando ... Anzi, no, ecco, vedete ... sapreste dirmi dove il mio valletto, che avevo lasciato qui a ... ehm; dove possa essersi mai andato a cacciare?
ER : Cosa vuole che sappia! Mi tengono sempre chiusa qui in casa, meno quando fado a fare la spesa; quando andavo, perché la padrona s'è accorta che ..., no, beh, sì, qualche scheéto me lo tenevo io, ma lo fanno tutte le donne de servizio! È che stavo un pooooco troppo a chiacchierare in piazza e al mercato, così adesso mandano Scapin, un tontolone che si fa imbragliare da tutti; ma contenti loro, contento ognuno. Ditemi di voi, suvvia; non sarà indiscrezione la mia, nevvero?!
PI : Ma così obtorto collo non è facile narrare ... Ma davvero vi tengon segregata e non vi lascian passeggiare? Che peccato!
ER : A chi lo dite ... Annoiata fra il salone e la cucina, nessuno svago, nemmeno alcun con cui dilettevolmente conversare. Vedete come son pallida, emaciata, languida e rassegnata.
PI : Suvvia, non mi angosciate ... da quaggiù voi bella aulente e florida, ben gagliarda mi sembrate.
ER : Oh, lo dite sol per alleviare le mie pene mosso come siete dalla compessione ... voi animo gentil e garbato.
PI : L'animo, e il cuore mio si stringe e pulsa con appassionato addolorato desio. Non v'è possibile sortine fuori da questa prigione? Vi offrirei del MalvasÍa o un cordiale di primula odorosa o un vin brûlant con salvia, zucchero e cannella.
MO (entrato): Vin caldo, con questo caldo? [! in stagione freddda:" Vin caldo? Ben venga che ci scaldiamo il petto e il costato!"] Ma quella sopra lì non è, no, non è, ma è ...?
ER : Oh, caro il mio salvatore, cavaliere di valore, senza macchia né timore, io verrei da voi senza tremore, ma mi trattiene il femmíneo pudore ... ed, ecco vedete, giunse ora il vostro servitore.
PI : Tu qui, alla buonora! Che mai fu che da qui ti allontanasti? E ... ? Dopo, dopo me lo paleserai. Or è da aiutare madamigella leggiadrissima che l'animo afflitto ha per l'indegna cattività in cui si trova. Come farla sortire? Come farla fuggire? Come farla da me venire? Come ...?
MO : Con una scala! Appoggiamo la scala al balcone e la dama scende in un boccone: gnam! Gnam gnam gnam! (gesti allusivi sia al cibo che al sesso-corteggiamento)
ER : Una scala, voi suggerite? Ma siamo sotto gli occhi di tutta la contrada! E poi una donna le vesti intrica nei pioli. Potreste salire voi, non ora! Aspettiamo la notte ... Più agevole sarebbe per noi , ssst!, una porticina sul retro della casa.
MO : Brava! La porta è già lì, basta solo aprirla! Le souris est pris, ma che buono il formaggio!
PI : Palesatimi il quando, il dove, il come acciocché io ... voi ...
VA : Emérita! Ancora a spettegolare sul balcone?! Va in cucina che ci sono i pollastri da spennare! (EM via)
MO : Li ha già spennati qua i pollastrelli novelli, amorosi e tenerelli che si lasciano adescare da ... non certo da voi!
VA (affacciata): Voi? Voi ancora qui sotto?! Vediamo se invece d'acqua vi tiro addosso ... so io, ma per decenza non lo dico.
PI : Donna, siete rude assai! Che modi sono questi di trattare forestieri che si fermano affascinati a mirare le beltà di questa città!
VA : Una bella lingua lesta e lunga, caro il mio cavaliere, tenetela a freno e per piacere andate più in là in cerca d'altre paciose novità.
MO : Ah, voglio proprio vedere chi la vince! Adesso vado a prendere una scala e do l'assalto a Troia!
PI : Taci, bête vêtie! Troia l'hanno presa con il cavallo, e noi ora siamo a cavallo, proprio a cavallo! (cade una getto d'acqua poco distante) Sorbole!
MO : Con cavallo o senza cavallo ... meglio andare.
VA (affacciandosi con un pitalei n mano, melliflua): Ohimé! Chiedo venia a lor signori, ma io credeva che non più fossero qui sotto e già dipartiti. Le mie scuse! Oh no: non era pipì, ma sciacquatura di trippe.
MO : Sappiate, madonna mia sì malumorata, che la corda la si tira fin che rimane spezzata. (via tutti) [Attendez-vous à la pareille. - ?]
FI (esce, a TE): Venite, venite! Finalmente la Vanna se n'è andata. Oh, no! Se ne sono andati anche i due forestieri. O forse che il servonon sia qui sotto appoggiato al muro?! (si sporge e "quasi" cade) Ah, aiuto! Mariaverginessantissima! (è trattenuta da TE vociante) Che spasimo!
TE : Lo sai com'è la servitù: la mando per qualcosa e loro se la prendono como, comoda ...
FI : Sì, però anche il signor cavaliere non è che sia un fulmine un lampo un tuono! Quanti ci vuole a cambiarsi un paio di calze?!
TE : Può essere che non avesse calze adatte al vestito e così deve abbigliarsi completamente del tutto.
FI : O può essere che abbia mandato quel povero Moléto in giro per la città in cerca di un paio di calze nuove. Un forestiero si perde in un posto nuovo che non conosce.
TE : E se mandassimo Scapin alla locanda [citare un albergo nelle vicinanze o famoso] per vedere a che punto è (...)
FI : Sì, proprio: così perdiamo e scompare anche un altro uomo!
TE : E se andassimo noi due ... con la scusa di una commissione, o di una visita, o di una novena, o ...
FI : Uhm, non è un po' troppo da sfacciate farci vedere nei pressi della di lui locanda, così ... in queste ore ...
TE : Ma chi vuoi che si metta a pensare se siamo lì per spiare un forestiero appena arrivato e che nessuno conosce?! Basta essere serie, composte, non mostrar lo sguardo e andar diritte, altere o neghittose e schive. Si va? Va' tu a chieder il benestare di mammà. (SI via) Ah, sospiri e languori, e dolci paure e attese porta con sé l'amor che ti prese e non t'abbandona il pensiero mai, il passar de l'ore accrescono l'arsura per l'agognata fonte vagheggiata. Ah, gioie e pene, delizie e affanni con s'è reca il dardo d'Amor che ci trafisse il cuor. Eccomi: vengo, vengo; vengo! (prima verso il pubblico, poi rivolta alla casa - via)
MO (entra furtivo con un ratto o un grosso rospo o un pipistrello in mano): Eccoci qua: un regalo per madonna Iracondia Screanzata. Ah, sì: simile col suo simile! (sghignazza, ma trattenendosi) E uno, e due e ... Da qui è più sicuro che faccio centro. (si aprresta a lanciare l'animale) Uno, due (...)
EM (affacciandosi ): Bentornato, mn'sier Moletò! Che state mai facendo? E in mano che tenete?
MO (scombussolato): Moi? Niente, niente, niente! Un esercizio, così, per passare il tempo e tenersi in forma (fa altre strane movenze con braccia, gambe, fianchi), si deve essere sempre pronti e scattanti, agili e flessibili, e aver occhio! (facendo i movimenti si guarda intorno e infine si decide di lanciare la bestiola contro la porta della casa - alternativa: la nasconde su di sé)
EM : Buone nuove? Quali nuove? Dite: sta venendo? Ci si incontra? Dove? Quando? Come? Su, dite!
MO : Signora mia bella, una domanda alla volta, altrimenti non mi ricordo la prima, mi dimentico la seconda, capisco male la terza, e la quarta poi ...
EM : Ma non avete dunque un'ambasceria per me!?
MO : Certo che sì, anzi che no. Deve scusare il mio nobil signore, ma è così giovane e tanto confuso ... E, e l'acqua che gli bagnato i polpacci, quella, sapeste, un'emicrania, una cervicale, un dolor ... qua (si gira per mostrare la schiena a EM, intanto esce VA che fa entrare EM e dopo un gesto di minaccia esce) e qua, con una propagazione longitudinale etiam verticale per di qui e di lì, fin a (si gira e vede VA ritornata con un bacile in mano) vinire ...
VA (lanciando l'acqua): Son qua, et voilà! Laviamo le zucche vuote! (via)
MO (schiva in tempo il getto, recupera la carogna, però quando sta per lanciare appare FI ): Adesso vi do io quel che meritate ... Riverisco!
FI : Che avete lì in mano!?
MO : Oh, nulla più che uno straccetto per detergermi il sudore e l'acqua che la vostra amabile idratante fantesca m'ha effuso.
FI : Andate, andate; io e la contessina, noi si sta per uscire. Andate ed aspettate. (via)
MO : Non ho ben capito: vado o aspetto? Aspetto o vado? (vedendo riaffacciarsi VA) Ah, intesi ora: vado, e aspetto di là! (via)
VA (gettando ancora un catino d'acqua): Là! Ahh! Brutto scimmiotto, ti rinfresco io il pòdice prima o poi. (via; entrano >>>)
BAMBINI/E (a canone): Frère Jacques, frère Jacques, Dormez-vous? Dormez-vous? Sonnez les matines! Sonnez les matines! Ding, daing, dong. Ding, daing, dong.
VA (riaffacciandosi, conciliante): L'ultima, eh! Basta così che la commedia è finita; sì, lo so che il gentile pubblico vorrevbbe sapere, vorrebbe vedere che cosa sta per accadere a tutti questi cuori, ohi!, innamorati, ma noi oggi solamente la parte che riguarda questo balcone vi abbiamo mostrato. A rivederci; e mostrate il vostro plauso, se avete gradito, su, un bell'applauso! (s'affacciano anche le altre donne)
BAMBINI/E + MO & PI : [danza e/con canzone a tema - esempio: Viva la contrada di sant'Andrea; Com'è bella questa gioventù; Il figlio del re dha dato un ballo; ...)
Sottomarina (Clugia minor), 19 settembre 2016.
GV
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