lunedì 26 settembre 2016

Romeo e Giuietta - presentato

                                                       ROMEO & GIULIETTA (William Shac_espeare) raccontati.                                                                                                     [ G maschile, E feminile]
     G (solo in scena): "Ohimè! Oh Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre, ripudia il tuo nome, o, se non lo vuoi, giura di amarmi, e io non sarò più una Capuleti. I'll no longer be." [II, 2]
    E (entra, si avvicina e lo guarda mostrando perplessità): Scusa, ma non è il monologo di Giulietta? Non dovrei recitarlo io? Giulietta-a-a: donna! Romeo-o-o: uomo; tu uomo, io donna.
    G: Io Tarzan, tu Jane; loro scimmie – beeelle simie: ciao! Oh, Rrommmeô ...
    E: Giulietta, devi languire per Giulietta (mostrando se stessa), qua: Giulietta!
    G: Ma lo so, lo so che sei Giulietta Boscolo Capuletti, però... però vuoi mettere le tue battute (sognante) così ... "Oh, Non giurare sulla luna, sull'incostante luna che muta aspetto ogni mese: il tuo amore potrebbe rivelarsi altrettanto variabile." [ib] "Poison I see hath been his timeless end. Il veleno, lo vedo, è stata la precoce conclusione ai suoi giorni. Oh, tutto l'hai bevuto!" [V, 3] Ah, che frasi così, così ... (tono quasi neutro) Belle, decisamente belle e pregnanti; belle.
    E: Se Shac_espeare le ha scritte per una donna, lascia che le interpreti io. Che c'è da fare quella faccia, eh?!
    G (petulante-didattico): Mia dolce fanciulla, non donna ma bensì personaggio femminile! Si sa, è noto, è risaputo che gli interpreti erano tutti attori, attori maschi, dall'antica Gracia fino a ... al (contando sulle dita) XVII secolo.
    E: Adesso siamo nel XXI, quindi: o attore o attrice!
    G: Guarda che i giapponesi continuano a reciatere solo fra uomini nel teatro classico Nõ.
    E: Oh, i giapponesi ... E ...
    G: E poi, guarda qui (sfogliando un enorme libro): su (conteggio biascicato veloce) 24 personaggi parlanti, solo 4 sono femminili; 4 su 24!
    E: Ah, sì! E 3 su 20 uomini muoiono ammazzati! Ovvio, naturale, visto che voi uomini ne combinate di tutti i colori, siate protagonisti di Storia, storie, romanzi, racconti, tragedie.
    G: Ehm; ben! E questa (toccando-mostrando il librone) è proprio una tragedia che vi andiamo a raccontare, a narrare ... No, niente paura: non è lunga tutto questo volume, no! Qua ci sono anche altre tragedie del signor Guglielmo, Sha_espeare William, inglese di fine '500, inizi '600. Oh, bella! E chi regnava in Inghilterra a quei tempi era una donna: la regina Elesabetta I; (a E) contenta?!
    E: Te lo dirò. Andiamo avanti, anzi, cioè incominciamo, signor ciacolon, questa presentazione di Romeo e Giulietta. "Nella gentile Verona, dove la scena è posta, due famiglie di pari dignità si scontrano per un antico rancore, e di sangue veronese macchiano mani veronesi. Da due stirpi ostili ottengono vita due amanti infelici, che (...)" [pr. 1]
    G: .. che ... Calma, e procediamo atto dopo atto, che sono ben 5. Io chiacchiererò un po' troppo, ma tu ... un cronista sportivo spagnolo: i Capuleti xé in posséso de Giulieta che non i ghe la vole dare a Romeo porché el xé Montechio, alora uno cope 'st'altro e 'st'altro quel'altro e el frate ...
    E: Dunque: i personaggi principale sono Romeo e Giulietta.
    G: Se si chiamavano Paolo e Francesca, la commedia era un'altra: era Divina!
    E: Guarda ... non ha fatto ridere nessuno.
    G: Chiaro! Chi ride con Dante Alighieri! Se lo legge Benigni, magari .... un sogghignetto ...
    E: (occhiataccia) Romeo è della famiglia dei Montecchi, mentre Giulieta è una Capuleti. Famiglie in costante furia e lotta. Non ci è dato di saperne il motivo, (...)
    G: Un po' come alcune guerre di adesso, che (...)
    E: Restiamo a Verona nel XVI secolo!
    G: Va bene va bene. Però, posso almeno dire che Capuleti mi stanno antipatici? Quel padre capofamiglia, e Tebaldo, il nipote ...! Son contento che Romeo lo (...)
    E: Sssst! Quello accade nel III atto.
    G: Giusto; scusa: procediamo con ordine. Però ... però per presentare i personaggi dobbiamo andare avanti e indietro per la tragedia! Per esempio (...)
    E: Aspetta, che appendiamo un po' di ritratti. (prendono i fogli e li appendono con le mollette al filo teso)  Questa è Giulietta.
    G: Questo è Romeo, e questi sono i suoi due amici: il giudizioso Benvolio, che è un suo cugino, e questo a destra è l'allegro Mercuzio, parente del principe di Verona, Della Scala.
    E: Qui la nutrice di Giulietta.
    G: Intrigante, opportunista ... "vecchia maledetta; demone scellerato, consigliera malvagia, ancient damnation! O most wic_ed fiend! " : così la stessa Giulietta la definisce alla fine del III atto. Questo invece è frate Lorenzo che quasi quasi aggiusterebbe tutto, ma ...
    E: Ed ecco gl ultimi due personaggi: questo è la causa della tragica fine del dramma. È il classico violento, attaccabrighe, ottuso, retrivo; mentre questo è Paride "un gentiluomo di nobile parentado, ricco, giovane, ben educato, pieno di onorevoli qualità e bello " [III, 5] ... il marito destinato a Giulietta dal padre, è il promesso sposo.
    G: Un padre ... Questo sì che sarebbe da bastonare e dargli un bel po' di calcioni nel sederone! Eh, sì! Lasciami sfogare, Giuliettina ... Senti, senti cosa dice il signor Capuleti a sua figlia!
Atto III, scena 5: "Via da me, sciagurata! Vile donna! Via, carne fradicia! Via, bagascia! Faccia di sego!" Capito? E dopo aggiunge - suo padre a sua figlia! -: "Impiccati, giovane concubina! Disobbediente! Miserabile! Va', va' a pascolare dove vuoi, ... ucciditi, va' a mendicare, muori, muori di fame per le vie, ..." È questo sarebbe un padre che parla alla figlia, a sua figlia che si è inginocchiata (esegue) davanti a lui per supplicarlo di ascoltarla?! "   " Da ammazzarlo subito! (si alza irritato)
    E: Torniamo al 1° atto, e aggiungiamo le immagini dei Montecchi e dei Capuleti, e procediamo con (...)
    G: Eccolo qua, il Capuleti padre! Ma guarda che faccia da ... (accenna di dargli un pugno e uno schiaffo). Ed anche i suoi servi non sono da meno ... fetenti! Atto I, scena 1^ - contenta che vado per ordine? - entrano in scena due servi della famiglia Capuleti: "Metti mano all'arma: due della casa dei Montecchi avanzano. Fuori il ferro, se siete uomini!" E combattono (mima) finché non arriva Benvolio, questo qui che è poi cugino di Romeo.
    E: "Separatevi, insensati! Riponete le spade: voi non sapete quello che fate." Però arriva anche quell'antipatico di Tebaldo, questo qua, e come saluto grida: "Volgiti, Benvolio, e mira la tua morte!" Fortuna che i Montecchi sono meno iracondi, "Io qui mantengo la pace" esclama Benvolio, e l'altro: "Difenditi, codardo!" Così combattono finchè arriva un ufficiale e cittadini armati di mazze e lance che pongono fine alla lotta. Intanto sono entrati i capi-famiglia, con rispettive consorti, dei Capuleti e dei Montecchi ai quali il principe della Scala fa una romanzina.
    G: Quando tutta 'sta folla se ne va ... Folla sì, perché fra sostenitori delle due famiglie, cittadini armati, seguito del principe ... la scena è stracolma di gente! Queste scene di massa piacevano molto: immaginate un po' che splendidi costumi colorati e guarniti di gale e gemme indossavano: una gioia per gli occhi degli spettatori. Bene, tutti vanno, resta Benvolio ed ecco che arriva il nostro Romeo, il nostro languido, melanconico, triste innamorato Romeo.
    E: "Ohimè, come le ore tristi paiono lunghe!"
     G: "Ohimè, perché l'amore, così gentile all'aspetto, dev'essere tanto tirannico e spiacevole alla prova! Dimmi seriamente: chi è quella che ami?" [I, 1]
    E: Giulietta ...? No-o! Romeo è innamorato ora, all'inizio della storia, di un'altra che ha fatto però voto di castità "mettendo me alla disperazione; e con quel voto uccide me, che ..."
    G: Che lo fa incaponire, come: "il dolore mi pesa nel petto, questo fiero amore, pesante leggerezza, austerà vanità, fuoco ghiacciato, salute inferma ... E lei schiva gli sguardi, lei evita i dardi di Cupido?"
    E: Dunque il poverino è innamorato sì, già, ma di una donna che non lo degna nemmeno di uno sguardo; una donna ch'egli (...)
    G: Scusa, ma fammi aprire una parentesi. Tu parli di donna, ma vogliamo quantificare l'età dei protagonisti del dramma? Di Romeo e dei suoi coetanei - Benvolio, Mercuzio, Tebaldo e lo stesso Paride, il promesso sposo, di cui una delle qualità lodate dal padre di Giulietta è proprio la giovane età poiché era normale, civile e ben visto che lo sposo avesse almeno una quindicina di anni più della futura moglie; tenendo conto che a 30 si era considerati nel mezzo del cammin della vita, Romeo doveva essere non ancora ventenne, però di Giulietta l'età la sappiamo perché i due si incontrano, pensa un po', alla festa del suo, di Giulietta, quattordicesimo compleanno, quattordici anni dunque. "Lasciamo che altre due estati sfioriscano nel loro splendore prima di giudicarla matura per il matrimonio." dice il padre di Giulietta, al che il promesso sposo, infoiato voglioso suppongo, che risponde? "Younger than she are happy mathers made." [I, 2]
    E: "Donne più giovani di lei sono già madri felici." No comment; uno proprio da non sposare.
    G: Dunque: arriva la sera della festa di compleanno, che è il 1° di agosto; i due amici di Romeo se lo trascinano dietro ed entrano mascherati alla festa, mascherati per non farsi riconoscere e infatti una volta scoperti devono darsi alla fuga per evitare che Tebaldo li trafigga con la spada, mascheramento che era nella tradizione di quei tempi, come, per capirci, gli intrattenitori alle feste di oggi.
    E: Intanto Romeo che aveva sospirato, recalcitrato e scocciato tutto il tragitto, non appena entra, chi ti vide? "Oh! Lei insegna a brillare a queste torce. La sua bellezza rifulge sulla guancia della notte, come gemma sulle orecchie di una Etiope ... Aveva il mio cuore amato prima d'ora?" [I, 5] Lui afferma di no, e dritto dritto va a prendere Giulietta per mano e dopo uno scambio di poche battute cortesi ... si baciano! si baciano due volte. "Tu baci sapientemente ..."  escla Giulietta.
    G: "Signora, vostra madre vi cerca." interrompe la Nutrice.
    E: "Chi è sua madre?" chiede Romeo. E qui incomincia la tragedia: "Appartiene dunque ai Capuleti? Oh, mia sventura!" [ib]
    G: "Ora Romeo è amato e ama di nuovo, e il fascino degli sguardi li ammalia entrambi; ma egli deve gemere per la sua presunta nemica, e lei deve rubare la dolce esca dell'amore dai terribili ami. Romeo, discendente da gente nemica, non ha la possibilità di vederla per mormorarle le promesse che gli amanti usano giurarsi;
    E: e Giulietta, altrettanto innamorata, ha perfino meno mezzi per vedere, di nacsosto, il suo amato. Ma la passione dà loro la forza, e il tempo dona loro l'opportunità d'incontrarsi, temperando la gravità con estreme dolcezze." [pr.2]  Abbiamo qui, nella scena 2 del secondo atto lo struggente, dolcissimo, romantico dialogo fra i due innamorati. "Oh! Non giurare sulla luna, sull'incostante luna che muta aspetta ogni mese: il tuo amore potrebbe rivelarsi altrettanto variabile."
    G: "Se ti trovano, ti uccideranno.", quindi andiamo avanti ...
    E: Ma come? Prima mi rubi le battute di Giulietta e adesso vuoi saltare tutto il dialogo ... bellissimo ...
    G: Appunto perché è bellissimo non roviniamolo io e te, beh io ... non te; e poi è così, ma così (tira su con il naso mesto).
    E: Se ti commuovi adesso, quando muoino che (...)
    G: Ssst! Non anticipare! È una sorpresa il finale.
    E: Ma vuoi che non sappiano tutti di come vada a finire? È una tragedia, no?! Romeo e Gilietta alla fine (...)
    G: Sssst! La fine è alla fine, lì in fondo, al quinto atto scena tre; dopo vedremo, non stiamo a pensare al futuro ... carpem die.
    E: È già tutto scritto qua ....
    G: Sì, lo so che è già tutto scritto, però facciamo finta che non lo sappiamo, e: procediamo con calma, ordine, peace and love.
    E: "Il mattino dagli occhi grigi sorride fra le fosche tenebre; l'ombra incerta vacilla come un ubriaco. La terra, che è madre della natura, è anche la sua tomba; tutte le cose hanno per sepoltura le (...)" [II, 3]
    G: Sì, va bene; taglia, salta! Questo è il monologo di frate Lorenzo nella scena 3; entra Romeo: "Buongiorno, padre." "Benedicite! Qual voce mattutia mi saluta con tanta dolcezza? Figlio mio, questa visita a una tale ora accenna a un'anima turbanata. Quale preoccupazione (...)".
    E: "Non aspetterò per dirlo, innanzi tutto, ve ne prego, acconsentite di sposarci oggi stesso."
    G: "Beato San Francesco! Gesù Maria!" E qui il frate dà una bella tirata di orecchie al vagheggino Romeo: "Giovane incostante,  waverer, allora l'amore dei giovani risiede non nei loro cuori, ma nei loro occhi! I tuo antichi gemiti risuonano ancora nelle mie vecchie orecchie."
    E: "Oh! Ve ne prego, non mi rimproverate: quelle che amo ora, mi corrisponde; l'altra non volle mai farlo (detto bambinescamente risentito)."
    G: Ah: così me la racconti! Questo lo dico io, non il frate, non Sha_espeare. Una gli dice no, e vai con i pianti e sospiri; una gli dice sì, Sposiamoci, sposiamoci! Ma si sposano almeno?
    E: Sì, certo.
    G: Così, senza testimoni, senza annuncio, e lei, la Giulietta, minorenne!?
    E: Erano altri tempi; si costumava così. Poi è Giulietta a insistere e volerlo: "Se questo tuo amore ha intenzioni oneste, se scopo dei tuoi voti è la nostra unione, ..., dimmi in quale luogo e quando potrà compiersi il rito" [II, 2] del matrimonio. E il frate, chiude il II atto con questa battuta: "Venite, seguitemi, e lasciate ch'io non mi distacchi da voi finché la santa Chiesa non abbia unito due in uno."
    G: E dopo ... :"Copri, notte, con il tuo velo le mie guance che il pudore infiamma, ché il mio amore, fatto ardito, non scorga più negli atti suoi che l'adempimento di doveri modesti. Oh! Io conquistai il castello dell'amore, ma non l'ho ancora posseduto, e anch'io sono stata conquistata ma non ancora gaduta. Galoppate veloce, destrieri dai piedi fiammeggianti; vieni notte benigna, e insegnami a come perdere una partita vinta ..." [III, 2]
    E: Così monologa Giulietta tornata a casa e aspettando che si faccia notte così che Romeo possa raggiungerla di nascosto salendo da lei, e infatti domanda alla nutrice: "Son queste le corde che Romeo ti commise di cercare?"
    G: "Sì, sì, le corde."(gettandole per terra - gesto) "Ah, triste giorno! Lui è morto, è morto, è morto." Detto così, voi a chi pensereste? Romeo, logico! Invece quel lui è ...
    E: Tebaldo, questo qua, il Capuleti rissoso, iracondo, caparbio che è stato ucciso, eh sì, da Romeo, ma per difendere se stesso, come si vede nella 1^ scena del III atto. Quindi il pubblico lo sa, ma non Giulietta, e qui Sha_esperae vuol mostrare la perfidia della losca, becera, subdola nustrice, e dar un esempio dell'insolenza e malizia di tutto il servidorame. Giulietta è esterrefatta, poi, quando capisce, infuriata: "Oh, cuore di serpe ... feroce drago ... corvo ... contaminata sostanza ... scellerata ... ti si gonfi la lingua ..."
E la nutrice ...
    G: "Datemi un po' d'acquavite. Tutti questi affanni, tutti questi guai mi fanno invecchiare." [III, 2]  Cos'era accaduto nella scena precedente? Che Benvolio, il cugino di Romeo, e Mercuzio, parente del principe Della Scala (indica sulle immagini) si scontrano con Tebaldo che uccide Mercuzio, per un'intromissione inopportuna anche se pacificatrice di Romeo, che poi è costretto a difendersi dall'attacco del testardo e ottuso Tebaldo; così lo esortano a fuggire. Romeo si rifugia da frate Lorenzo.
    E: "La sventura si è innamorata di te, e la calamità si è sposata con te. Tu sei bandito da Verona, ... in esilio." All'apprendere dal frate questa notizia, Romeo va in escandescenze ...
    G: "In esilio? piuttosto la morte, questa mi spaventa assai meno del bando. Il cielo è qui dove vive Giulietta: a ogni gatto e cane e topolino, anche all'essere piu insignificante sarà concesso di vederla, una mosca potrà gustare quella felicità che a me, Romeo, si nega."
    E: Il frate lo rimprovera di ingatitudine, poi gli suggerisce di andare a Mantova; intanto arriva la nutrice che, offrendosi di trovare Romeo, s'era rabbonita con Giulietta.  E anche qui la viscida donna dice e non dice, tanto che Romeo fa per pugnalarsi, stravolto.
    G: "Trattieni la mano disperata; sei un uomo tu? I tuoi pianti sono da femmina, e i selvaggi tuoi atti rivelano la furia insensata di un essere privo di ragione. Tu mi empi di stupore." E parla, anzi il frate fa una bella predica tanto che la nutrice, alla fine, esclama:"Oh, signore! Sarei rimasta qui tutta la notte a udire cosµi buoni consignli. Ah! Che cosa è l'istruzione! Signore, dirò alla mia padrona che verrete." Sì, perché fra i buoni consigli c'è quello di andare a casa di Giulietta cauto, vai cauto e di lasciarla prima che la ronda abbia guarnite le porte della città.
    E: Così nella scena 5^ ...
    G: Diciamo anche che nella 4^, brevissima, c'è la decisione del padre di Giulietta di sposarla in settimana: "Che giorno è oggi? Lunedì? Ebbene, mercoledì è troppo presto, sia dunque per giovedì ... ditele che giovedì sarà sposa di questo (mostra) nobile conte." Prego. (a E)
    E: Orbene, nella 5^, ch'è l'ultima del III atto, accadono un bel po' di cose; la scena si apre con Romeo e Giulietta alla finestra della stanza di Giulietta, è l'alba ...
    G: Parlano del più e del meno ...
    E: Beh, parlano del nuovo giorno che sta per farsi ... e poi si salutano angosciati, speranzosi, confidenti e tristi.
    G: Ma non si capisce se ... (strabuzza gli occhi)
    E: Ma dai, l'importanza è minima quando: "L'arido dolore beve il nostro sangue. Addio, addio!"
    G: Quindi entra la nutrice e poi la madre e quindi il padre, che la gratifica di tutti gli epìteti che vi ho già elencato: wretch, baggage, fool ...
    E: Anche lei, Giulietta, non è tenera con la nutrice!
    G: Vorrei vedere che cosa diresti tu a una che, dopo averti fatto da mezzana, ti consiglia "con tutta l'anima, in fede, sul mio onore - sic! - sarai felice di questa seconda scelta: di sposare il conte."  Quel che teatralmente mi piace è il dialogo degli equivoci con la madre: un classico! "Lasciatemi piangere per una perdita tanto sensibile. Fra gli scellerati e lui siano molte miglia. Sì, conteta non sarò finché non vedrò Romeo ... morto ..."
    E: E decide di andare a chiedere aiuto e consiglio a frate Lorenzo, nella cella del quale si apre il IV atto, egli è con Paride, il promesso sposo; ma ecco arriva Giulietta. E ...
    G: È strano questo atto, non trovi? Vi è un'alternanza di scene tragiche e di altre gustose che muovono al riso Lo spettatore è messo in un'altalena di umori ... Giulietta "muore" (fa il cenno "" con le dita) nell'ultima scena, ma il pubblico sapendo che è tutto falso (...)
    E: Vogliamo andare con ordine, e far capire a codesto pubblico che accade propriamente nel IV atto? Oh! Dunque, Giuliatta (...)
    G: Va dal frate per avere consigli, suggerimenti, un soccorso,  per districare la situazione in cui s'è venuta a trovare.
    E: "Trovate dunque nella vostra lunga esperienza un soccorso immediato, o questo pugnale ... Non indugiate a rispondermi; anelo di morire se quello che state per dirmi non è rimedio ai miei mali." [IV, 1]
    G: "Fermati figlia; scorgo un raggio di speranza, c'è un modo ... ma la risoluzione richiede una soluzione disperata."
    E: "Se hai tanto coraggio, ti darò un mezzo. Prendi questa fiala e, distesa sul letto, bevi il liquore che racchiude. Sentirai allora trascorrere per le tue vene un torpore pesante e freddo, (...) nessun alito attesterà che sei viva. Le tue labbra e le tue gote diverranno livide come cenere; il tuo corpo apparirà come creatura che morì. In tale stato rimarrai per 48 ore, trascorse le quali ti sveglierai come da un piacevole sonno."
    G: "Datemela, datemela. Oh, non mi parli di timore. Amore, dammi forza! Addio, buon frate!" e ritorna lieta a casa, come nota la nutrice nella 2^ scena. Nelle altre tre scene vi è quell'alternanza che vi dicevo di battute che fanno ridere ed altre che mettono lo spettatore in ansiosa attesa del sèguito; la stessa disperazione dei genitori e della nutrice di Giulietta sono viste dallo spettatore con animo derisorio perché sa la verità. Le battute finali dell'atto scambiate da Pietro, servo, marito?, della nutrice, completamente fuori di contesto, suggeriscono, inducono a far supporre che tutto andrà per il meglio. Questo ...
    E (fa dei gorgheggi poi canta): "Allora la musica con suono d'argento, neeeell' ...".
    G: Ecco, sì, Pietro se ne va cantando e termina il IV atto.
    E: Quinto e ultimo. Siamo a Mantova, dove Romeo s'è rifugiato. "Novelle di Verona? Non mi porti lettere di frate Lorenzo? Come sta la mia sposa? Nulla può esservi di male, se lei sta bene." E il servo di Romeo, zac!, non sarà conciso, ma va subito al dunque.
    G: "Allora sta bene, e nulla può esservi di male." E qui il pubblico pensa: "Ma allora lui sa che è una simulazione!"; invece: "Il suo corpo riposa nella tomba dei Capuleti, e la sua parte immortale vive con gli angeli. Perdonatemi se vi reco così tristi notizie." E Romeo, che fa? Piange? Si dispera? Annichilisce? No, chiede inchistro e carta e di sellare i cavalli, poi, essendo già in strada, si reca nella bottega di uno speziale per comprare per 40 ducati un paio di grammi di veleno forte, violento, che si sparga per le vene come il desiderio del disperato che l'inghiotte, e cacci via dal corpo il respiro.
    E: Ci siamo dimenticati di dire che frate Lorenzo aveva promesso di mandare un confratello a Mantova per avvertire Romeo dello stratagemma, dell'inghippo.
    G: Guarda che l'ha detto così en passant all'inizio dell'atto IV che alla fine non se lo ricorda più nessuno; scommetto che quando entra in scena, la 2^, frate Giovanni, tutti si chiedono chi sia. Un tontolone.
    E: Ma non è stata colpa sua se non è potuto partire il giorno prima per Mantova!
    G: E doveva farsi accompagnare da qualcuno per fare il viaggio? E va a cercare un confratello che visitava i malati, così che gli ispettori della città di Verona li chiudono entrambi in casa sospetti di essere infetti dalla pestilenza! "Fatale contrattempo! Frate Giovanni: trovatemi una leva di ferro e portatemela subito."
    E: E si va tutti al cimitero, alla tomba monumentale dei Capuleti; è notte perché troviamo Paride e il suo paggio con una torcia. Arriva anche Romeo e il suo servo con torcia, picccone e una sbarra di ferro; entrambi i servitori vengono allontani prima che i due si incontrino e ovviamente ne nasce un duello, anche questa volta contro la volontà di Romeo, che, anche questa volta, ha la meglio, senza nemmeno sapere contro chi stava combattendo.
    G: Bravo, eh, 'sto ragazzo, con la spada!
    E: Serietà, che qui muoiono tutti!
    G: Sssst, non anticipare.
    E: E che cosa anticipo? Romeo beve il veleno proprio ora, cioé dopo che ha scoperchiato la tomba, posto Paride al suo interno ...
    G: Gliel'aveva chiesto prima di spirare: "Se pietoso sei, apri la tomba, e mettimi con Giulietta." "Oh, dammi la tua mano, tu, il di cuo nome era scritto con il mio nel libro della sventura! Io ti seppellirò in una tomba gloriosa ..."
    E: Oltre a Giulietta c'è anche il cadavere di Tebaldo, era ben anche lui un Capuleti, e Romeo gli chiede perdono. Quindi si rivolge a Giulietta: "Perché sei ancora così bella? Braccia, prendete il vostro ultimo abbraccio! E voi, labbra, ..." beve alla salute, quasi, dello speziale: "Oh, speziale fidato! Il tuo veleno è efficace. Così, con un bacio io muoi." E mentre muore, frate Lorenzo entra nel cimitero, con una lanterna, una leva e una zappa.
    G: "San Francesco mi aiuti! Quante volte in questa notte i miei vecchi piedi incespicano contro le tombe." Ovviamente, così vuole il destino, il fato, l'avversa fortuna, il frate è entrato dall'altra parte del cimitero e incontra Baldassare, il servitore di Romeo, con il quale si intrattiene a chiacchierare; però ...
    E: Sarebbe arrivato in tempo per salvare Giulietta, ma lei non lo segue e lui non osa fermarsi di più sentendo che le voci delle guardie, chiamate dal paggio di Paride, s'avvicinano; così la lascia sola e ...
    G: La tragedia si conclude: "Oh, felice pugnale! (Afferrando il pugnale di Romeo) Questo è il tuo fodero (si trafigge); arruginisci nel mio petto, e lasciami morire."
    E: Una guardia: "Giulietta in un mare di sangue tiepido ancora, spenta da poco, lei che da due giorni era qui sepolta. Correrete ad avvertire il Principe." E il Principe Della Scala entra con il seguito, e poi arrivano Capuleti e Montecchi; sono presi Baldassare e frate Lorenzo mentre per le strade risuonano grida Romeo! Giulietta! Paride! al cimitero!
    G: "Continuate, continuate le indagini; sia posto in luce come avvennero questi tremendi misfatti." Il Principe dà un'unteriore tiratina di orecchie alle due famiglie rivali, e così sappiamo che la madre di Romeo è morta di crepacuore nella notte.
    E: "Fate venire avanti i sospetti."
    G: "Sono io il maggiore; quello che meno può ..."
    E: "E quindi esponi subito quanto sai."
    G: "Lo farò brevemente ... Romeo, era sposo di Giulietta, e lei la fedele sposa di Romeo. Io stesso li unii e il giorno del suo matrimonio fu l'ultimo dei giorni di Tebaldo, per la cui morte prematura il novello sposo di Giulieta dovette essere bandito da questa città.
    E: Era questo bando, e non la morte di Tebaldo, che Giulietta piangeva; e voi Capuleti, voleste a forza darla sposa al conte Paride.
    G: Allora corse da me, e con gli occhi smarriti, con la disperazione nell'anima, mi supplicò di fornirle un mezzo per fuggire a quelle seconde nozze, minacciando, se fatto non l'avessi, di uccidersi sotto ai miei occhi. (gesto di pugnalarsi) Io le somministrai un soporifero che produsse l'effetto d'immergerla in un sonno simile a quello della morte; e scrissi a Romeo di tornare.
    E: Ma quegli che recava la mia lettera fu da un incidente trattenuto. IO venni solo, all'ora prevista del destarsi di Giulietta per levarla di qui.
    E: Sennonché, quando giunsi al sepolcro, trovai il nobile Paride esamine al suolo, e il fedele Romeo estinto. Giulietta si destò, la supplicai di venire e di sopportare con rasseganzione questa condanna del cielo.
    G: Ma un rumore che intesi mi atterrì e mi fece fuggire."
    E: "L'aurora di questo giorno ci arreca una pace dolorosa; e il sole, per pietà dei nostri mali, pare si rifiuti di mostrare la sua faccia." [V, 3]
    G: "Lo sventurato percorso di questo amore segnato dalla morte e la costante furia delle loro famiglie, sono il motivo della eccellentissima e lamentevolissima tragedia di Romeo e Giulietta" [fronte, prol. 1], che v'abbiam finito di raccontare.
    E: "Uscite da questi luoghi: andate a discutere altrove di questi tristi eventi." [V, 3]
    G: Ci avete ascoltai con orecchie pazienti e, nel salutarvi (inchino di entrambi, all'unisono:), vi ringraziamo.
                                                                                        Clugia minor, 24 settembre 2016.  VG

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