lunedì 14 novembre 2016

La MANDRAGOLA - Niccolò Machiavelli .

                           [G maschile, E femminile]
   E: "Quant'è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuole esser lieto, sia: di doman non c'è certezza." [Lorendo de' Medici]
    G: "Ciascun apra ben gli orecchi, di doman nessun si paschi; lieti ognun, femmine e maschi; ogni tristo pensier caschi: facciam festa tuttavia. (con E) Chi vuol esser lieto, sia." [id]
    E: Questa che vi andiamo a raccontare è la più bella commedia del Rinascimento italiano.
    G: Bellissima; una commedia commedia con il suo intreccio giocoso e il finale lieto.
    E: Una farsa erotico-cortese, commedia boccaccesca si può dire..
    G: Ma non solo: l'intreccio rivela i vizi della vita pubblica con quella privata, una moralità di tornaconto e scaltrezza (...)
    E: Questi i personaggi (stendendo i ritratti): Callimaco, l'aitante giovanotto infatuato di Lucrezia (non mostra) ancor prima di vederla per solo averne sentito parlare; e questo è Siro il suo servo, ch'è ovviamente scaltro e opportunista.
    G: Qui Messer Nicia, l'attempato marito di Lucrezia; questo è Ligurio, un parassita faccendiere, maneggione che aiuterà Callimaco ..
    E: Ecco Frate Timoteo, di cui diremo; e la madre di Lucrezia, Sostrata. Ed infine Lucrezia, vedete, che abbiamo lasciato per ultima perché, nello svolgersi della vicenda rappresenata, lei è il motivo, la causa ed ha un ruolo passivo e ...
    G: E una partecipazione ridotta, come del resto la madre. Ricordiamo qui che nel 1518 alle donne era vietato recitare e quindi le parti femminili erano interpretate da uomini, quindi erano ridotte al minimo indispensabile.
    E (ironica): Anche perché sono gli uomini che s'agitano, smaniano, devono sempre mettersi nei guai!
    G: Guai? La vita è gioco, è avventura: "Viva Bacco e viva Amore! Ciascun suoni, balli e canti! Arda di dolcezza il core! Non fatica, non dolore! Ciò c'ha a esser, convien sia. Chi vuol esser lieto," [cit.] ...
    E: Sia. "Perché la vita è breve e molte son le pene che vivendo e stendendo ognun sostiene; dietro alle nostre voglie, ..."
    G: Così è la Canzone con cui inizia la commedia Mandragola di Niccolò Machiavelli, universalmente conosciuto per il suo trattato politico De principatibus, ovvero Il Principe.
    E: "Se voi seguite di non far romori, / noi vogliàn che s'intenda / un nuovo caso in questa terra nato."[prol.]
    G: "Un giovane, Callimaco Guadagno,/ venuto or ora da Parigi,"
    E: "Una giovane accorta"
    G: "Un amante meschino,/ un dottor poco astuto, / un frate mal vissuto,"
    E: "un parassito, di malizia il cucco,"
    G: "La favola Mandragola si chiama:"
    E: La mandragola è un'erba velenosa alla quale però la tradizione attribuiva poteri fecondativi oltre che soporiferi.
    G: La mandragora è citata nella Bibbia proprio per essere ritenuta favorevole alla fecontidà: "Ruben, al tempo della mietitura, andò per i campi e trovò delle mandragole,  pomi d'amore, e li portò a sua madre." [Genesi 30, 14]
    E: Che concepì un figlio, e poi una figlia!
    G: "Torniamo al caso nostro,/  acciò che non trapassi troppo l'ora./ Stia ciascuno attento," ... [prol.]
    E: "Callimaco esce fuora / e Siro con seco ha, / suo famiglio, e dirà"
    G: Atto 1°, scena 1^. Callimaco dice tante di quelle cose, tutte d'un fiato, una dietro l'altra per giustificare il fatto di essere ritornato a Firenze da Parigi, che il suo servitore può solo intervenire con locuzioni interlocutorie, fàtiche: "Voi dite el vero. - Egli è così. - Io lo so. - Egli è la verità. - Come?"
    E: Come ... che cosa? Ottenere i favori di Lucrezia.
    G: Che è sposata all'attempato messer Nicia.
    E: E figli non hanno, dopo se anni di matrimonio.
    G: Ecco il perché si fa ricorso alla mandragola.
    E: Però ...
    G: Però ... procediamo con ordine!
    E: Se dipendesse dall'attizzato Callimaco, non s'andrebbe più in là di sospiri e lamenti: "Meglio è morire che vivere così."
    G: "Se io potessi dormire la notte, se io potessi mangiare, se io potessi, se io potessi pigliare piacere di cosa veruna. Ma qui non c'è rimedio; i' mi morrò ..."
    E: Fortuna vuole ...
    G: O il Caso, il Destino, la Sorte ...
    E: Che il nostro voglioso ma inetto vagheggino si sia fatto amico di Ligurio (mostra il ritratto), il quale va "continuamente a mangiare" da lui.
    G: "Questi papponi non sogliono aver molta fede." interloquisce il servitore Siro.
    E: "Egli è el vero. Nondimeno quando una cosa fa per uno, si ha a credere."
    G: "Che ha egli promesso di fare?"
    E: Che tu, Callimaco, adempia voglia e desiderio d'esser con madonna Lucrezia.
    G: Ed è Ligurio, di cui nulla si sa se non che vive da parassita, che è lo stratega della complessa burla, l'intelligenza pratica che si adopera con distacco e freddezza a raggiungere la meta che gli è stata sospirata da Callimaco.
    E: Sospirata, sì, perché il garzonaccio è incapace di determinare con coerenza un qualsiasi comportamento.
    G: Messer Nicia (mostra) è il marito "uccellato", gabbato, beffato ..., ma non troppo, perché è egli stesso che per il proprio tornaconto, volendo aver figli, si presta a seguire i suggerimenti, il rimedio di Ligurio.
    E: La mandragola. Che é una pianta già citata nella Bibbia, Genesi, per il suo potere erotico e fencondante.
    G: A questo presunto potere magico, nella commedia di Machiavelli, vi si aggiunge una postilla, un pericolo: "È bisogna ora pensare questo: che quello uomo che ha prima a fare seco, presa che l'ha cotesta pozione, muore infra otto giorni."
    E: "State saldo, e' ci è rimedio.
    G: E da qui si dipana la trama della beffa, perché basta far dormire con la moglie, cioé Lucrezia, un altro uomo che "tiri a sé tutta quell'infezione della mandragola ... Dipoi voi, messer Nicia, vi iacerete senza periculo."
    E: Convinto il marito, si tratta ora di convincere la moglie a giacere con uno sconosciuto.
    G: E di trovare questo garzonaccio!
    E: Chiaro che il gionvincello prestante è già lì: Callimaco, che si travestirà e storce il viso, apre, aguzza o digrigna la bocca, e chiude un occhio.
    G: Così?
    E: No; sì; ecco! Ci vorrebbe un nasetto finto ...
    G: E Lucrezia? "Io non voglio!... Come farò io?... Che mi fate fare?... Oh, me! mamma mia!... [A IV, 8] Mamma mia che così schizzinosa non è: "Io credo che tu creda, figliuola mia, che io stimi l'onore e el bene tuo, e che non ti consiglierei di cosa che non stessi bene. Di che hai tu paura, moccicona?"
    E: Per far si che la figlia si persuada ad obbedire a messer Nicia, il marito, la porta a parlare con frate Timoteo, "un frate mal vissuto". [prol.].
    G: È questi un personaggio, di religioso, che incarna la pratica e la teoria della corruzione teologica, di frati, preti, prelati e monache pochi inclini alla santità.
    E: La commedia fu messa all'indice dall'Inquisizione, e dopo il Concordato fra regno d'Italia e Stato vaticano se ne ostacolò e proibì la rappresentazione teatrale fino al 1953.
    G: Che empietà mai compie frate Timoteo? Aderisce all'astuta macchinazione di "questo diavolo di Ligurio".
    E: Anzi: vi partecipa attivamente, concretamente, travestendosi da Callimaco.
    G: Magister Callimaco il quale recita la parte del ragazzotto che verrà incontrato, per caso, e che giacerà con Lucrezia.          
    E: Ma non è nell'agire, che poi "è un bene certo", che emerge l'ipocrisia, il formalismo esteriore, la distorsione dei precetti biblici.
    G: È nell'amoralità del tornaconto, che guarda più al materiale che allo spirituale: "con mio utile. Messer Nicia e Callimaco sono ricchi, e da ciascuno son per trarre assai" denaro. [A III, 9]
    E: Così il frate convince Lucrezia, che "è savia e buona" ... anzi dice: "tutte le donne hanno alla fine poco cervello; e come ne una sappi dire due parole" ....
    G: "Quanto all'atto, che sia peccato, questo è una favola, perché la volontà è quella che pecca, non el corpo, e la cagione del peccato è dispiacere al marito, e voi lo compiacete; pigliarne piacere, e voi ne avete dispiacere." [A III, 11]
    E: Lucrezia, pressata anche da Sostrata, la madre, accondiscende, restando dubbiosa: "Che non càpiti male."
    G: Quinto e ultimo atto.
    E: Ma eravamo appena al 3°!?
    G: Da spiegare ora non c'è più nulla, figliuola: le cose van come devon andare, assia il piano di Ligurio funziona liscio come l'olio: "Oh dolce notte ... Callimaco e madonna Lucrezia non dormiranno, perché io so, se io fussi lui e se voi fussi lei che non dormiremo." [A IV, 10]
    E: Madonna Lucrezia ...?
    G: Naffe! madonna ... "Chi non sarebbe allegra?"
    E: E se fin qui è stata una burla, un tranello, un accorgimento ben congegnato, ora si tramuta in beffa e inganno.
    G: Quando messer Nicia chiede alla moglie, presentandogli Maestro Callimaco "costui è quello che sarà cagione che noi areno un bastone", lei, Lucrezia, dopo la notte trascorsa, esclama: "Io l'ho molto caro, e vuolsi che sia nostro compare."
    E: E messer Nicia: " E vo' dar la chiave della camera terrena, perché possa tornar quivi a sua comodità."
    G: "Oh! voi avete e pochi pensieri! Lasciatene la cura a lui."
    E: "Voi, spettatori non aspettate che noi usciàn fuora: potete lieti stare, / godere e ringraziare. Valete!"
                                Clugia minor, 13-11-2016.


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