Vera.
Dialogo in un atto
Giancarlo Varagnolo
Personaggi: Un uomo giovane, un pozzo.
Scena: una vera da pozzo al centro del palco, sulla sinistra
disposta obliquamente quasi a proscenio una panhina, qualche albero e
cespuglio; giorno.
Uomo [indossa un trench, entra da sinistra con andatura
“infastidita”]: Idioti, idioti; idioti! [beffeggiando:] “Dobbiamo tener
conto delle mutate circostanze!” Ma quali circostanze?!
[arriva alla panchina]
Starsene seduti a blaterare invece di ... muovere un po’ il culo?! Almeno non
si lagnassero; ed invece: piagnistei! Perché le loro non son critiche, ma
lamenti bofonchiati, mugugni, analisi monche e biasimo superficiale, vago e
inconsistente. Muri di gomma. Macché muri! Paperelle di gomma: qua! qua! qua! [mima con la mano; poi si fruga nelle tasche interne, estrae un
pacchetto e:] Porcamiserialadra! Solo il pacchetto
m’hanno lascito. Poteva ben dirlo che si fumava l’ultima, quel tanghero
panciuto. [accortoccia il pacchetto e non sa dove
porlo, passa davanti alla vera del pozzo, ritorna – lo butta?-, ci ripensa e lo
pone in tasca] Chi ha amici ha ... un modo per
smettere di fumare. Amici ... Un pio desiderio avere A-mici. Solo nei libri, e
nei film, ovviamente americani. Chissà perché. Bisogno di fugare la solitudine?
Rimpianto del teddy bear o della
coperta di ... [appoggia un piede sul bordo della
panchina] Almeno uno si sfoga, cioè non si
tiene i suoi pensieri dentro. Per questo basta anche un nemico come [inizia a ridacchiare] una moglie! [abbassa il piede, si raddrizza e si guarda intorno] Ecco qua cosa vogliono i nostri amiconi pelandroni: la luna
nel pozzo! Lavativi! [guarda nel pozzo,
spalle al pubblico, poi gira intorno ad esso fino quasi a ritornare, le mani
sulla vera] La luna ... Ma come faceva ad
intrufolarsi qua dentro e ad essere vista? [guarda
verso il cielo] Deve proprio essere allo zenit ... E
l’acqua qui ... [scruta in basso]
dov’è? Acqua di fonte, acqua di monte; acqua silvana, acqua piovana ...
Mancherebbe solo che piovesse di nuovo per inzuppare bene la giornata, pecoroni
cagasotto! [cammina un po’: panchina, lato opposto,
...] Non un minimo di fantasia, di ambizione, di
voglia di ... di pensare almeno! Neppure per sfizio; nessun desio. [mani
in tasca] Non hanno sogni a quanto sembra, ma
solo incubi, apprensioni. Desiderata? Zero! Desidèri tutti avversativi: no
questo, no quello; però, ma, non mi sembra; se invece ... [dà un calcio alla panchina, poi va verso il pozzo] Andassero tutti ad affogarsi qui! ... Ci starebbero? Ah,
merdasecca! [lancia una manciata di monetine verso
il pozzo, poi appoggiandosi alla vera:] Facciamo che
sei il pozzo dei desideri, eh?! Exaudi
nos! Che poi [si appoggia di schiena sul bordo,
mani in tasca] più che un desiderio, è un bisogno,
una necessità, qualcosa da espletare ... soddisfare,
VERA: Questo è già più chiaro.
UO: compiere. [girando il capo] Mi sembra ovv...io. [si guarda
ottorno vagamente sconcertato] Boh; che è?!
VE: Vai col desiderio!
UO: Come sarebbe?
VE: Che non ho capito quale sia il tuo desiderio.
UO: Ahh. [guarda l’interno del
pozzo, nello spazio intorno e la vera] Dov’è il
microfono, cioè voglio dire l’amplificatore? [osservando
intorno, fermo al pozzo] Se è uno dei soliti
scherzi per poi far ridere la gente alla tele, oggi non è giornata. Potete
rispa... [s’appoggia eretto, mai in tasca]
VE: Uomo
di poca fede! Cosa mi butti i soldi a fare se poi non ci credi?! Bello spreco.
UO: Ma
fammmi il piacere ...! [si volta e sporge
dentro la vera:] Mi senti meglio adesso?
VE: Per
me è uguale, basta che non ti allontani troppo.
UO [ergendosi]: Quindi è tutto
vero; non c’è trucco, non c’è inganno: sei proprio proprioproprio un Pozzo dei
Desideri!
VE: Sì;
che c’è di strano?!
UO:
Niente; è semplicemente ridicolo. La voce del pozzo! Ah.
VE:
Invece di chiacchierare tanto, esprimi il tuo desiderio, e vidiamo (...)
UO: Non
avrei altro di meglio da fare che mettemi a parlare con una vera da pozzo!
Pazzesco.
VE:
Intanto continui a parlare a me, non te ne accorgi?
UO: La
forza dell’abitudine ... sociale, educazione: uno parla, l’altro risponde. E
comunque finiamola. [va verso la panchina e
si siede sul bordo] Un diversivo non ... male, anche
se non proprio ... intel... spiritoso.
VE: Che
ti costa dirmi il desiderio; un desiderio?
UO: Va
bene, però prometti che me lo soddisfi subito,
all’istante, eh?
VE:
Calma, calma; sono il pozzo dei desideri non il cilindro del mago! E poi alcune
richieste richiedono umanamente tempo
per concretizzarsi. Ed altre petizioni violente, immorali, avide o stolte sono
rifiutate, cassate. La tua ehm
istanza qual è?
UO:
Visto che proprio insisti e tanto per stare al gioco, beh, ecco: una sigaretta,
non dico un pacchetto, ma una, UNA sigaretta.
VE: Ehilà!
Cosa sono: una tabaccheria? Potevi andare a conprartele le sigarette con le
monetine che hai buttato qui! Bel desiderio! Sentito e profondo ... Non penso
che lei sia molto diverso dai suoi amiconi
che disprezza tanto!
UO: Ohò,
eri tutto orecchie ad ascoltarmi dunque.
VE:
Guarda che eri tu a parlare a voce alta; certe cose le si tiene dentro di sé e
non (...)
UO: Come
la fai lunga! E poi uno deve sfogarsi, che diamine! [si
appoggia rilassato allo schienale] Fammi capire che
tipo di pozzo sei; che pozzo di quali
desideri. Sai: io non ho esperienza di questo cose; anzi ... Mi dica dunque ...
VE: Se
lei non sa che cos’è un “desiderio”, credo che (...)
UO:
Guardi, signor Pozzo, che avendo almeno [guarda
l’ora sul telefonino] più di un’ora da perd..., libera da impegni, mi rendo disponibile
alla sua lecture, scusi, alla sua
dissertazione su ..., diceva ...? [a parte] Vado bene, ragazzi! Ma una sigaretta la potrei avere, hm?!
VE: A
chi si sta rivolgendo? È forse un pochino fuori di ..., eh? Anche prima
parlava, sbuffando, da solo.
UO [simulando riserbo]: Ai tuoi amici che
sono tutt’orecchi e occhi, ma che non so ancora dove si nascandano.
VE: Ma
di chi sta parlando? Quali amici? A malapena arriva qui qualche passero ... Ai
colombi non do confidenza: sono così tubanti
e ... Lei m’intende.
UO: Lo
so, lo so: sono stercoschizzanti.[risatina brevissima] Continui con
la questione lì del ... desiderio. Di che corrente psicoanalitica è lei?
VE: Ma
che dice? Che c’entrano le dottrine psicanalitiche?
UO:
Dottrina, ben detto, dottrina.
C’entra perché il desiderio, espresso così alla carlona, può nascondere
concupiscenza, bisogno, smania, appetiti e bramosie. E la libido, eh?, la
li-bi-do, dove la mettiamo? Nel pozzo anche lei come la luna? ... Come vede,
non sono poi così sprovveduto; quindi salti il preambolo e vada alla
conclusione.
VE: Il
desiderio è ...aspirare (...)
UO:
Aspirare non e-spirare. Scusi, continui.
VE: È
desiderare di (...)
UO: Ahia
ahia! Così non spiega proprio nulla; è una tautologia bella e buona. Non mi
dice assolutamente nulla sul perché, per come, e in difinitiva che cos’è il desiderio. Desiderare è che? Il
desiderio, questo sconosciuto, che natura ha? Possso non desiderare un desiderio? [quasi
a parte] Sto andando bene o è troppo
intellettuale? Immagino che il pubblico di queste ... [espressione
di sufficienza] sia piuttosto ... naïf. [attimi di silenzio; si guarda intorno aspettante] Beh, persa la bocca, o, piuttosto, il copione?
VE:
Perché rendi tutto così complicato ...
UO:
Cos’è? Sei abituato che la gente viene qui, esprime il tanto agognato, sognato,
sospirato desio e tu zac! lo esudisci; o tenti di ... eh?
VE: È.
UO: E
allora vai con la sigaretta, con il mio desiderio, con la mia necessità di
soddisfare la mia voglia, voluttà o smania di fumare! Troppo semplice, troppo
banale o troppo poco poetico?
VE: È
che ... che ...
UO:
Oddio, un pozzo dei desideri in difficoltà ... [risatina] dialettica!
VE:
Ridi, va’ ...
UO: È
proprio quel che mi ci vuole: una bella risata per seppellire tutte le
scempiaggini di questo mondo!
VE:
Potrebbe essere un desiderio ...
UO: Che
cosa? Ridere?
VE: No,
no: seppellire le (...)
UO: Le
stupidaggini? No, ma va’! È il bello della vita!
VE: Come
sarebbe? Ti sei lagnato fino ad ora ... di questo e di quello, e poi ... non
desideri che cessino!
UO: Eh,
sì! Vedi perché ti ho chiesto di chiarirmi il tuo concetto di desiderio? Le
corbellerie, le insulsaggini, i contrattempi stucchevoli, pallosi, tutte queste seccature dan noia, eh, come la danno! Però
... Ohé, non credere ch’io sia masochista! Ecco, l’hai detto tu stesso: qui
vien solo qualche passero ... e i colombi che ti lasciano il loro biglietto da
visita formato guano. E anche la sigaretta ... Uff! Un piacere indotto e quindi
un bisogno più che un desiderio. [guarda il
cielo, silenzio] Così è la vita. La vita è
vivere. Sì: tautologia; ma operativa. [ridacchia]
VE:
Senza desideri?
OU: E
dàje! Ce l’hai fissa ... Oh, scusa, essendo il pozzo dei ... Resteresti disoccupato.
[risata] Guarda che
hai una bella concorrenza!
VE:
Altri pozzi qui intorno ... che io sappia ...
UO [ridendo]: Ma no! Pensavo alle
lotterie, ai quiz; e ai maghi, chiromanti, cartomanti, e ... politicanti! Gente
viva e vera, cioè in carne ed ossa. [si alza, estrae
il telefonino] Guarda ... [si
ferma disorientato; batte il telefono sulla fronte, ridacchia] Dove hai gli occhi, pazzo pozzo delle mie brame? Va a finire
che uno ci crede. Come le apparizioni della Madonna. Tempo scaduto; [guarda l’ora] o quasi. Ci vediamo,
eh?! [dà delle pacche sulla vera] La prossima volta vengo qui con un cartoccio di patatine
fritte così con la bocca piena lascio parlare solo te. [va verso il fondo, si volge]
By the way, il mio nome: Ottativo, sir
Optative. [di schiena, quasi fuori, ironico] Va bene così, ragazzi?
São Paulo, 29 ottobre 2013.
Giancarlo Varagnolo
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