martedì 3 dicembre 2013

Vera.


Vera.


Dialogo in un atto

Giancarlo Varagnolo


Personaggi: Un uomo giovane, un pozzo.

Scena: una vera da pozzo al centro del palco, sulla sinistra disposta obliquamente quasi a proscenio una panhina, qualche albero e cespuglio; giorno.

Uomo [indossa un trench, entra da sinistra con andatura “infastidita”]: Idioti, idioti; idioti! [beffeggiando:] “Dobbiamo tener conto delle mutate circostanze!” Ma quali circostanze?! [arriva alla panchina] Starsene seduti a blaterare invece di ... muovere un po’ il culo?! Almeno non si lagnassero; ed invece: piagnistei! Perché le loro non son critiche, ma lamenti bofonchiati, mugugni, analisi monche e biasimo superficiale, vago e inconsistente. Muri di gomma. Macché muri! Paperelle di gomma: qua! qua! qua! [mima con la mano; poi si fruga nelle tasche interne, estrae un pacchetto e:] Porcamiserialadra! Solo il pacchetto m’hanno lascito. Poteva ben dirlo che si fumava l’ultima, quel tanghero panciuto. [accortoccia il pacchetto e non sa dove porlo, passa davanti alla vera del pozzo, ritorna – lo butta?-, ci ripensa e lo pone in tasca] Chi ha amici ha ... un modo per smettere di fumare. Amici ... Un pio desiderio avere A-mici. Solo nei libri, e nei film, ovviamente americani. Chissà perché. Bisogno di fugare la solitudine? Rimpianto del teddy bear o della coperta di ... [appoggia un piede sul bordo della panchina] Almeno uno si sfoga, cioè non si tiene i suoi pensieri dentro. Per questo basta anche un nemico come [inizia a ridacchiare] una moglie! [abbassa il piede, si raddrizza e si guarda intorno] Ecco qua cosa vogliono i nostri amiconi pelandroni: la luna nel pozzo! Lavativi! [guarda nel pozzo, spalle al pubblico, poi gira intorno ad esso fino quasi a ritornare, le mani sulla vera] La luna ... Ma come faceva ad intrufolarsi qua dentro e ad essere vista? [guarda verso il cielo] Deve proprio essere allo zenit ... E l’acqua qui ... [scruta  in basso] dov’è? Acqua di fonte, acqua di monte; acqua silvana, acqua piovana ... Mancherebbe solo che piovesse di nuovo per inzuppare bene la giornata, pecoroni cagasotto! [cammina un po’: panchina, lato opposto, ...] Non un minimo di fantasia, di ambizione, di voglia di ... di pensare almeno! Neppure per sfizio; nessun desio. [mani in tasca] Non hanno sogni a quanto sembra, ma solo incubi, apprensioni. Desiderata? Zero! Desidèri tutti avversativi: no questo, no quello; però, ma, non mi sembra; se invece ... [dà un calcio alla panchina, poi va verso il pozzo] Andassero tutti ad affogarsi qui! ... Ci starebbero? Ah, merdasecca! [lancia una manciata di monetine verso il pozzo, poi appoggiandosi alla vera:] Facciamo che sei il pozzo dei desideri, eh?! Exaudi nos! Che poi [si appoggia di schiena sul bordo, mani in tasca] più che un desiderio, è un bisogno, una necessità, qualcosa da espletare ... soddisfare,

VERA: Questo è già più chiaro.

UO: compiere. [girando il capo] Mi sembra ovv...io. [si guarda ottorno vagamente sconcertato] Boh; che è?!

VE: Vai col desiderio!

UO: Come sarebbe?

VE: Che non ho capito quale sia il tuo desiderio.

UO: Ahh. [guarda l’interno del pozzo, nello spazio intorno e la vera] Dov’è il microfono, cioè voglio dire l’amplificatore? [osservando intorno, fermo al pozzo] Se è uno dei soliti scherzi per poi far ridere la gente alla tele, oggi non è giornata. Potete rispa... [s’appoggia eretto, mai in tasca]

                   VE: Uomo di poca fede! Cosa mi butti i soldi a fare se poi non ci credi?! Bello spreco.

                   UO: Ma fammmi il piacere ...! [si volta e sporge dentro la vera:] Mi senti meglio adesso?

                   VE: Per me è uguale, basta che non ti allontani troppo.

                   UO [ergendosi]: Quindi è tutto vero; non c’è trucco, non c’è inganno: sei proprio proprioproprio un Pozzo dei Desideri!

                   VE: Sì; che c’è di strano?!

                   UO: Niente; è semplicemente ridicolo. La voce del pozzo! Ah.

                   VE: Invece di chiacchierare tanto, esprimi il tuo desiderio, e vidiamo (...)

                   UO: Non avrei altro di meglio da fare che mettemi a parlare con una vera da pozzo! Pazzesco.

                   VE: Intanto continui a parlare a me, non te ne accorgi?

                   UO: La forza dell’abitudine ... sociale, educazione: uno parla, l’altro risponde. E comunque finiamola. [va verso la panchina e si siede sul bordo] Un diversivo non ... male, anche se non proprio ... intel... spiritoso.

                   VE: Che ti costa dirmi il desiderio; un desiderio?

                   UO: Va bene, però prometti che me lo soddisfi subito, all’istante, eh?

                   VE: Calma, calma; sono il pozzo dei desideri non il cilindro del mago! E poi alcune richieste richiedono umanamente tempo per concretizzarsi. Ed altre petizioni violente, immorali, avide o stolte sono rifiutate, cassate. La tua ehm istanza qual è?

                   UO: Visto che proprio insisti e tanto per stare al gioco, beh, ecco: una sigaretta, non dico un pacchetto, ma una, UNA sigaretta.

                   VE: Ehilà! Cosa sono: una tabaccheria? Potevi andare a conprartele le sigarette con le monetine che hai buttato qui! Bel desiderio! Sentito e profondo ... Non penso che lei sia molto diverso dai suoi amiconi che disprezza tanto!

                   UO: Ohò, eri tutto orecchie ad ascoltarmi dunque.

                   VE: Guarda che eri tu a parlare a voce alta; certe cose le si tiene dentro di sé e non (...)

                   UO: Come la fai lunga! E poi uno deve sfogarsi, che diamine! [si appoggia rilassato allo schienale] Fammi capire che tipo di pozzo sei; che pozzo di quali desideri. Sai: io non ho esperienza di questo cose; anzi ... Mi dica dunque ...

                   VE: Se lei non sa che cos’è un “desiderio”, credo che (...)

                   UO: Guardi, signor Pozzo, che avendo almeno [guarda l’ora sul telefonino] più di un’ora da perd..., libera da impegni, mi rendo disponibile alla sua lecture, scusi, alla sua dissertazione su ..., diceva ...? [a parte] Vado bene, ragazzi! Ma una sigaretta la potrei avere, hm?!

                   VE: A chi si sta rivolgendo? È forse un pochino fuori di ..., eh? Anche prima parlava, sbuffando, da solo.

                   UO [simulando riserbo]: Ai tuoi amici che sono tutt’orecchi e occhi, ma che non so ancora dove si nascandano.

                   VE: Ma di chi sta parlando? Quali amici? A malapena arriva qui qualche passero ... Ai colombi non do confidenza: sono così tubanti e ... Lei m’intende.

                   UO: Lo so, lo so: sono stercoschizzanti.[risatina brevissima] Continui con la questione lì del ... desiderio. Di che corrente psicoanalitica è lei?

                   VE: Ma che dice? Che c’entrano le dottrine psicanalitiche?

                   UO: Dottrina, ben detto, dottrina. C’entra perché il desiderio, espresso così alla carlona, può nascondere concupiscenza, bisogno, smania, appetiti e bramosie. E la libido, eh?, la li-bi-do, dove la mettiamo? Nel pozzo anche lei come la luna? ... Come vede, non sono poi così sprovveduto; quindi salti il preambolo e vada alla conclusione.

                   VE: Il desiderio è ...aspirare (...)

                   UO: Aspirare non e-spirare. Scusi, continui.

                   VE: È desiderare di (...)

                   UO: Ahia ahia! Così non spiega proprio nulla; è una tautologia bella e buona. Non mi dice assolutamente nulla sul perché, per come, e in difinitiva che cos’è il desiderio. Desiderare è che? Il desiderio, questo sconosciuto, che natura ha? Possso non desiderare un desiderio? [quasi a parte] Sto andando bene o è troppo intellettuale? Immagino che il pubblico di queste ... [espressione di sufficienza] sia piuttosto ... naïf. [attimi di silenzio; si guarda intorno aspettante] Beh, persa la bocca, o, piuttosto, il copione?

                   VE: Perché rendi tutto così complicato ...

                   UO: Cos’è? Sei abituato che la gente viene qui, esprime il tanto agognato, sognato, sospirato desio e tu zac! lo esudisci; o tenti di ... eh?

                   VE: È.

                   UO: E allora vai con la sigaretta, con il mio desiderio, con la mia necessità di soddisfare la mia voglia, voluttà o smania di fumare! Troppo semplice, troppo banale o troppo poco poetico?

                   VE: È che ... che ...

                   UO: Oddio, un pozzo dei desideri in difficoltà ... [risatina] dialettica!

                   VE: Ridi, va’ ...

                   UO: È proprio quel che mi ci vuole: una bella risata per seppellire tutte le scempiaggini di questo mondo!

                   VE: Potrebbe essere un desiderio ...

                   UO: Che cosa? Ridere?

                   VE: No, no: seppellire le (...)

                   UO: Le stupidaggini? No, ma va’! È il bello della vita!

                   VE: Come sarebbe? Ti sei lagnato fino ad ora ... di questo e di quello, e poi ... non desideri che cessino!

                   UO: Eh, sì! Vedi perché ti ho chiesto di chiarirmi il tuo concetto di desiderio? Le corbellerie, le insulsaggini, i contrattempi stucchevoli, pallosi, tutte queste seccature dan noia, eh, come la danno! Però ... Ohé, non credere ch’io sia masochista! Ecco, l’hai detto tu stesso: qui vien solo qualche passero ... e i colombi che ti lasciano il loro biglietto da visita formato guano. E anche la sigaretta ... Uff! Un piacere indotto e quindi un bisogno più che un desiderio. [guarda il cielo, silenzio] Così è la vita. La vita è vivere. Sì: tautologia; ma operativa. [ridacchia]

                   VE: Senza desideri?

                   OU: E dàje! Ce l’hai fissa ... Oh, scusa, essendo il pozzo dei ... Resteresti disoccupato. [risata] Guarda che hai una bella concorrenza!

                   VE: Altri pozzi qui intorno ... che io sappia ...

                   UO [ridendo]: Ma no! Pensavo alle lotterie, ai quiz; e ai maghi, chiromanti, cartomanti, e ... politicanti! Gente viva e vera, cioè in carne ed ossa. [si alza, estrae il telefonino] Guarda ... [si ferma disorientato; batte il telefono sulla fronte, ridacchia] Dove hai gli occhi, pazzo pozzo delle mie brame? Va a finire che uno ci crede. Come le apparizioni della Madonna. Tempo scaduto; [guarda l’ora] o quasi. Ci vediamo, eh?! [dà delle pacche sulla vera] La prossima volta vengo qui con un cartoccio di patatine fritte così con la bocca piena lascio parlare solo te. [va verso il fondo, si volge] By the way, il mio nome: Ottativo, sir Optative. [di schiena, quasi fuori, ironico] Va bene così, ragazzi?

 

São Paulo, 29 ottobre 2013.

Giancarlo Varagnolo

(nota: Si potrebbe far parlare di più Vera.)

Nessun commento: