Giancarlo
Varagnolo
Che
una saetta ti porti via!
*
farsa*
Personaggi:
Pietro Tombale, commesso.
Tina,
aspirante vedova. Zoe,
comare.
Ada e Gigia, vicine.
”Tanto
tuonò
che
piovve.”
(Socrate)
(
La scena si apre con ZOE
con telaio o tombolo e TINA con in grembo camicie, calzerotti ed
altro da rammendare, entrambe sedute su sedie basse. Dopo la 1^
battuta entra già in scena, con una cartella in una mano e foglio o
agenda nell'altra, PIETRO “cercando la porta dell'indirizzario –
è vestito da “impiegato” grigio-marrone, ma cravatta un po'
vivace e camicia viola pallido.)
ZOE:
Signore benedeto! Che lavoro bibiòso!
TINA:
Ti parli ti? Vara el mio qua: taca un boton – a trovarlo! -, cuzi
un sbrego, ramenda un buzo (mostra)
… Almanco ti 'co ti ha finìo ti t'ha ciapa' un franco, mi invesse
… Bon anche de lagnarse chel 'na-saeta-lo-brusa de mio marìo! (Qui
PIE riscontra che il numero civico che cerca è quello delle 2 donne,
e si avvicina.)
ZOE:
E el mio? Bon a farme passare tre volte col fero da stiro el … (si
avvede di PIE, e anche TIN: si scambiano occhiate.)
PIETRO:
Buongiorno. Scusate, sto procurando la signora Santina Camuffo in
Ravagnan: abita qui, vero?
ZOE:
Me sa de sì. (sguardo
d'intesa con TIN)
TINA:
E cossa vuolaràvelo da ela?
PIE:
E' un mandato molto riservato, sapete, cose personalissime.
ZOE:
E alora zo … (cenno
di sufficienza-assenso a TIN)
TINA:
A me diga!
PIE
(squadrandole):
Il mio dovere è di conferire solamente personalmente e privatamente
con la signora Santina C (…)
TINA:
Qua: su mi.
ZOE:
Sì, sì: la xé poprio ela qua!
TINA:
A me diga quelo che a m'ha da dire.
PIE:
Ma, ecco … (con
lo sguardo indica ZOE e la calle)
TINA:
La Zoe? La xé mia comare! No' ghe segreti co' ela.
ZOE
(a
parte): Anca perché li
vegno sempre a savère, mi.
PIE:
Però, ecco: chi mi assicura che la signora Santina Camuffo in
Ravagnan è lei, signora? Sia proprio e innegabilmente (…)
TINA:
Eh, i me cognosse tutti qua in cale: xé da quando che me su marida'
co' chel 'na-saeta-lo-avesse-da-fulminare (vedendo
l'espressione allibita di PIE),
sì: mio marìo, chel disgrassiao che no ga mai da venire un (…)
ZOE
(quasi a parte):
A xé el ben che la ghe vole …
PIE:
Sì, ecco; però,
ma …
TINA:
Ho capìo. (grida
guardando verso l'alto prima a dx poi a sx)
Ada! Gigia! Chi sùgiunu mi? El signor messo qua vuole savere come
che me ciamo e se su proprio mi la mugière del (…)
ADA
(voce):
La Tina la xé, paron: ghe digo mi!
PIE:
Tina? Che …? Santina Ca....
TINA:
Ah, sì! A l'anagrafe su Santina come che i m'ha batiza', ma tuti me
ciame da sempre Tina e no' i me cognosse per altro nome. Vero Gigia?
GIGIA
(voce):
Sìssignore: Tina dei Camuffo! Conossevo so fradelo, povereto: a xé
morto in mare …
ZOE
(a
PIE che guarda stupito verso l'altro … più di una vicina
affacciata):
De soranome la farave (…)
TINA:
Cossa ghe vastu a contare i fatti nostri, o Zoe?!
PIETRO:
Beh, se è così, se proprio siete voi … Però un documento …
perché, signora, devo scrivere qui (mostra
il foglio)
come è e con che è avvenuto il riconoscimento.
TINA:
Se a vuole ho el libreto de la Mutua …
PIE:
Vediamo se si può considerare; casomai
facciamo firmare come testimoni le sue conoscenti qui …
ZOE:
Che le firma? Ma schèrselo? Le xé tute 'narfabete.
TINA:
Oh, ciò, parle la siensa qua: t'ha volesto du ani da le canossiane
per impararea fare la to firma!
ZOE:
Almanco mi la so fare e no' su 'nafabeta! Ciò!
TINA:
A varda, paron, la mia ghe la scrivo subito: a me daga folio pena e …
PIE:
Una cosa alla volta. Dopo, sì, la firma è da opporre (…)
TINA:
Alora, a me diga intanto quelo che a m'ha da dire. Zo, che el tempo
passe e qua ho tuta sta roba da governare.
ZOE:
E sì, che sentimo. Xéla 'na roba bela o bruta? E chi l'ha manda'
'po? El Municipio?! La Questura no, perché a sarave in divisa.
PIE:
Non sarebbe meglio che si andasse
dentro
casa? Qui mi sembra che non si sia abbastanza … appartati. Un
minimo di privacità … di riservatezza.
TINA:
No' avemo gnente da nascòndare nualtre: i nostri affari li femo alla
luçe del zorno. 'Co sarà ora de confesarme …
ZOE
(quasi
a parte, verso PIE):
Anca perché i li vegnarave a savére in quatro e quatr'oto, 'ste
spionère!
PIE:
Va bene: contente voi, contenti tutte (piccolo
cenno verso l'alto; prende un fascicolo dalla cartella, si guarda
intorno per vedere dove posarlo|si).
TINA:
O Zoe, vaghe a tiore una carega per 'sto omo, vai. Che a se senta …
(ZOE
va)
Quela niova!
PIE
(fascicolo
in mano, estrae matita piatta da falegname dal taschino della
giacca):
Ehm, dunque la signora qui è sposata con Erminio Ravagnan detto “
Botta” dal …
TINA:
Botta
cossa?
PIE:
Il detto, il soprannome, come è conosciuto comunemente: Botta.
TINA:
Ahh! Ma no' se dize cossì! La botta la xé
quela
che vien fuora quando che ti te da' una botta, un struson, (gesto)
una
paca! Qua, questa: varde'! (si
tira su
una
manica della camicia):
questa xé una botta, vedeu?! E anca questa, varde' (tira
su
la
gonna …)
PIE:
Signora, non vorrei che ritornasse suo marito …, e le vicine che
(alza
gli occhi intorno)
…
TINA
(alzando
la gonna ancor di più):
Carni nete! E mio marìo? Che un-cancaro-ghe-vegna! No' a ghe xé mai
quando che ti lo çerchi chel becamorto!
ZOE
(con
sedia che ostenta di spolverare):
Tiò, vara che ben: no' ve se può lassare un atimo soli che el
signor ghe n'aprofita! Gera questa la nascondigliero che a volevo,
oh!?
PIE:
No, ecco: il beca-morto
… grazie
della sedia! Posso spiegare, cioé …
TINA
(senza
troppo riconporsi):
Ma ghe spieghevo al signor qua, che no' a xé bon a parlare ciosoto,
che chel un-diavolo-lo-portesse-via, no' a se ciame botta, ma bòta:
el Bòta.
PIE:
Bòta.
TINA:
Barvo, così: Bòta.
PIE:
Bòta; bòòòta,
non botta. Bòta.
ZOE:
E tanto ghe voleva? Mi no' so! Se a lo vede a capisse subito percossa
che i lo ciame el Bòta,
e no' a sbalieva nel dirlo.
TINA:
A xé una bomba, ma che no' s-ciope mai, mai che ghe-vegna-un-colpo e
valà che a se desfanta!
ZOE:
A xé poprio una bòte: grande e grosso. Fin da piccolo i ghe dizeva
cicion, e dopo i l'ha ciama' botesela, e 'po damigiana e 'po a xè
deventa' una bòta granda de quele da vin.
PIE
(quasi
fra sé, scrive):
Quindi bòtte … orcio, barile …
ZOE
(allungando
il collo per guardare nell'incartamento):
Xé tuta roba che a n'ha da lègiare? Che a ghe deve dire a ela?
PIE:
No, no! Qui ci sono tutti i dati. Ora si tratta di trarre la
conclusione: lasciare o prendere … l'opportunità.
ZOE
& TINA (dopo
essersi guardate interrogativamente, all'unisono):
Mi
no' ho capìo un ostio!
PIE:
Sì sì sì: adesso mi spiego. Non è difficile da capire però, ma …
devo, ecco, incominciare dall'inizio. Dunque: il mio nome è Pietro
Lapide Tombale, sono un … un diciamo così, ecco, contabile
alla
Sezione “Spingete-che-vado”, reparto sottosezione
“Tirami-che-arrivo” della Morte Eterna, organizzazione
planetaria, settore Sistema solare (vedendo
le 2 allibite)
Mi spiego, chiarisco … E' sempre ostica questa prima parte, che si
potrebbe anche omettere, tanto … (gesto
di sufficienza),
cioè, voglio dire: poiché voi, cioè lei signora Santina Camuffo
in Ravagnan Erminio detto Bota (occhieggia
le donne per accertarsi della pronuncia)
Bota, vole lei, signora, che veramente, con effetto immediato, che
suo marito, citato, venga (legge
sfogliando l'incartamento)
“fulminato, colpito da un fulmine, bruciato da una saetta”, che
sempre fulmine è,
“che gli venga un cancro, un colpo magari lo apoplettico
stroncasse, che si rompesse l'osso del collo, che u(...)
TINA:
Ma cossa xé 'sta roba, tiò!?
ZOE:
Come?! Xé quelo che ti ghe dizi sempre ogni dì a to marìo!
TINA:
Mi? M mio marìo? Ma chel-Signore-ne-fùlmini ...
PIE: No, lì non è
campo nostro: la nostra organizzazione è solo di passaggio;
l'unico intervento che ci è concesso e permesso, previa raccolta
delle evocazioni, è anticipare i tempi: affrettiamo,
acceleriamo la … dipartita.
ZOE & TINA (una
all'altra): Ti astu capìo qualcossa, ciò? Mi no: gnanca
una parola.
PIE (serafico):
Lo so, lo so: all'inizio non è facile entrare nello specifico dell'
ordine azione-reazione, conclusione … Ma, ecco, mi spiego: dunque …
lei, a suo marito, ha (…)
TINA: Ma, a me
scusa, se trate de mi o de chel stranatasson-d'un-can de mio marìo,
che 'na-saeta-lo-avesse-da-fulminare.
PIE: Diciamo …
tutti e due, però la firma la mette lei, la decisione è sua ,
signora Camuffo in Ravagnan.
ZOE: Ti ha da
firmare!!
TINA: E perché? E
per cossa? E cossa 'po!?
PIE: Qua: vedete?
Sono state annotate, con data, ovviamente, la quantità e qualità
delle varie esclamazioni, suggestioni, augurii, per non dire
imprecazioni, con dichiarato specifico auspicio di morte, verso
vostro marito.
ZOE: Senti ciò che
robe!
TINA: Ma elo, ciò,
come falo a savere? Come halo fato sentire? Ma la xé una strigaria!
Ma la xé una roba del dimònio!
ZOE: Tina, calmate!
Perché, o paron, la podarave èssare anche una tolta per el dadrio,
sa'! Una burla de i studenti. 'stoquà l'ha el muso da mezo chierico
…
TINA: Distu, Zoe?
PIE: No, signore!
No, donne, no! Non è uno scherzo, né una diavoleria, né niente di
… d … come posso dire … Ecco: credete agli Angeli custodi? (le
donne si guardano scettiche) Credete, questo sì, che si
prenda nota dei peccati - in pensieri parole opere omissioni - e
delle buone azioni che si fanno? Bene. Così … anche c'è un
dicastero, un … ufficio registro dove si prende nota di tutte le
volte che una persona viene maledetta e le si augura di morire quanto
prima. Questo è quello che si fa nel mio reparto sottosezione N.
ZOE : E dove
saràvelo? In che çità lavorelo elo? No' xé qua viçin …
TINA: Mi no'
capisso; cossa c'entre … 'ste robe …
PIE: Ehm, è in un
altro … altro posto, mondo … dall'altra parte del …
ZOE: Ah, a xé
'merican! Ma che ben che a parle l'italian, ansi, o Tina, no' te pare
che l'àbia un puoco de cadensa ciosota, oh!?
TINA: Sì, sì, ma
destrighemose che mi no' me piaze pèrdare tempo co robe che no'
capisso. A la fin fine: cossa avarave da fare? Se puole savere?
PIE: Firmare qua per
avallare e rendere immediatamente esecutivo eff(...)
TINA: In poche
parole, e facili: che se capissa quelo ch'a dize.
ZOE: Eh sì,
sacranon! Co tute 'ste parole … Ho zà mal de testa.
TINA: Ti savessi mi
co tuta 'sta roba che ho da cusìre per chel
ghe-vegna-un-colpo-e-fora!
PIE: Ecco, ferma
così: lei signora Camuffo in Ravagnan vuole, ripeto, vuole
che a suo marito (legge) Erminio Bòtta …
Bota – quel che è – venga veramente effettivamente un colpo e
muoia?
ZOE: Mariavergine:
che domande falo, paron, oh?!
TINA: E per cossa
halo da morire mio marìo?
ZOE: Digo anca mi: e
per cossa? A xé un sacranon rompibale, a xé, no' xé vero Tina? Ma
…
PIE: Ma come? Se non
lo sa lei signora Tina. Sono anni, decine di anni che registriamo le
sue … apostrofi, i suoi inviti … mortiferi … Ecco (spulcia
nel plico) qua: “che ti morissi – fulmina', inçenerio,
d'un colpo, d'un cancro, col çervelo spacao in do tochi, de diarrea,
impicao, …”
ZOE :
Signorebenedeto: manche solo de dirghe de morire in croze!
TINA: Mi l'ho la
croze! Mi ho 'sta croze de omo, che-un-can-rabioso-lo-avesse-da …
PIE: Allora: lo
volete vivo o morto? Si decida, signora.
TINA: Adesso, cossì?
E cossa òggiunu da fare?
ZOE: Ma a xé un
scherso! A mi (a PIE) a varda che no' a me
imbroge.
PIE: Perché
dovrebb'essere uno “scherzo” come dice? E poi si tratta solo di
firmare per il sì o per il no, ed è tutto finito. Dov'è lo
“scherzo”?
ZOE: A xé che a ne
fufigne su …
TINA: Ciò, a me
spiega, che sia vero o falso, cherso o no' scherso, cossì, tanto per
savère, se digo “sì” el Bota a se la tiole, se digo, se firmo
“no”, a reste …: xé cossì?
ZOE: Podemo vèdare
'ste carte, paron?
PIE: Veramente
sarebbero documenti privati-issimi della signora Camuffo in Ravagnan.
TINA: Oh, per mi …
Ghe vedo anca puoco …
ZOE: Mi ho ancora un
òcio, questo, ancora bon.
PIE: Ecco; senza
stazzonarli, per piacere. (TINA e ZOE sfogliano,
guardano, fanno finta di capire …) Lì sono le
percentuali, i giorni e, sì, anche le ore …
ZOE: Sì sì;
ma gnanca le avemarie del rosario del mese de màgio!
TINA: E cossa che
fassa? Le me vien cossì spontanee da cuore!
PIE: Firmiamo sì!?
TINA: Hi, che furia
che l'ha, paron!
ZOE: Se no' la
firme, cossa sucede, se no' la firme?
PIE: Niente perché
non posso obbligare nessuno a firmare se non vuole, se non si decide
per il sì o per il no. Però è sempre una scelta anche l'astenersi,
una scelta passiva ma sempre (…)
TINA: Che confusion
che a me fa co tuta 'sta ciacola!
ZOE: L'ha razon mia
comare! Sì o no: de cossa?
PIE: Ma ve l'ho già
detto … Va bene: repetitant … “Sì” per far passare vostro
marito nel mondo dei più (facce perplesse delle 2
donne). Per farlo uscire da questa vita … Farlo morire!
Firmate sul “sì” e acconsentite che a Erminio el Bota
“che-ghe-vegna-un-colpo” come ha detto lei signora mille e mille
volte. Sì = morto.
ZOE: Cossì:
ciapavalà!?
PIE: Con i dovuti
tempi … burocratici.
TINA: E … e 'l no
…?
PIE: Se firma per
l'opzione “no”, per il no, tutto procede come prima: la vita di
suo marito avrà termine quando sarà ora & tempo.
TINA: Ma mi
firmarave 'na condana a morte, firmarave …
ZOE: Me pare anche a
mi, me pare.
PIE: Non esageriamo
e non diciamo quel che non è. Qui si tratta di anticipare quello che
in ogni caso avverrà: lo si sa fin dalla nascita.
TINA: Cossa se sa?
Mi no' so …
ZOE: Se vede che no'
ti xé sta' a l'asilo da le suore canossiane! (occhiata
di Tina) Ma che “se nasse per
morire”.
PIE: Ecco detto:
morire. Viviamo per preparae un cadavere.
TINA: O
mariaverginesantissima! Come sarave a dire? Cadàvaro sarà mio …
ZOE: Adesso no'
esageremo, paron: a la bute zo un puoco massa agra, ciò! Gnanca a la
Novena de i Morti se dize 'ste robe.
PIE: Scusate,
scusatemi se sono stato troppo esplicito, ma d'altra parte sono nel
Dipartimento Contabilità delle possibili morti anticipate …
ZOE:
Ma no' a lavore in 'sto Comune: mi no' l'ho mai visto?! Ah, i l'ha
manda' qua da poco …
TINA:
Ma cossa vastu a tirare fuora? Cossa c'entre mio marìo e mi che ho
da firmare sì o no, e … 'ste robe
… Me feu capire, oh!?
ZOE:
No' te scaldare! Adesso a te spieghe.
PIE:
Ecco, adesso vi spiego tutto con calma e semplicità, purché mi
lasciate parlare di filato, anche
perché sarebbe imbarazzante dover parlare di … di (agita
i fogli) questa alla
presenza di suo marito se tornasse a (…)
TINA:
No' a torne no finché no' fa scuro, chel
gh'-andesse-'na-spina-per-tresso-in-gola-e-che-a-se-sofeghese!
PIE:
Vede che continua nel suo pronosticare …
TINA:
Ma ch' el-diavolo-se-lo-tioga chel imbriagon!
PIE
(lievemente
interdetto): Beh, questo
non … non …
ZOE:
O Santa Idelfonsa! Ma elo, ciò, elo no' l'avarà minga manda' el
Diavolo, o sior?
TINA:
A parte la cravata, no, no' a me pare che l'àbia l'anda da …
PIE:
Calma calma calma, non mischiamo il naturale con il fideistico, la
fine con il fine, la prassi con … (vedendo
le 2 attonite) In altre
parole: io non c'entro niente né con diavoli né con satanassi né,
se vogliamo proprio dirlo, neanche con dio, gli dei e (etc.)
…
ZOE:
Mi no' ho capìo gnente.
TINA:
Se no' ti capìssi gnente ti che ti ha fato le scuole da le
Canossiane, figurate mi cossa che capisso mi.
PIE:
Aspettate che ho un esempio che ho già usato per far capire … Ecco
… Dunque: se io vendo i biglietti per entrare in un teatro, io
posso solamente farvi entrare un poco prima, e magari vedere di farvi
un piccolo sconto sul costo del biglietto, però se non vi fanno
entrare perché siete vestite indecorosamente o se, poi, vicino a voi
si siede un rompiscatole, se poi lo spettacolo è una schifezza o,
viceversa superbamente affascinante, questo ed altro, dentro e fuori,
non dipende da me, venditore di biglietti.
TINA:
Che biglietti vèndelo?
ZOE:
Ma Tina, ti xé un sacranon! L'ha fato un esempio … che ho capìo
cossì-cossì, salo, paron.
PIE:
Ecco, per tornare a noi: se la signora Santina in Ravagnan firma, è
come se comprasse il biglietto per … entrare … per andare …
nell'al-di-là con un poco di anticipo. Punto. Tutto qui.
ZOE:
E firma! Cossa te vuole? Cossa te coste? (a
PIE) Xé tuto a gratis,
no' xé vero, sior?!
PIE:
Lavoro d'ufficio: tutto già rubricato, erariato, …
TINA
(a ZOE):
Ti fa presto a dire ti: no' a xé minga to marìo.
ZOE:
Se a gera mio marìo
l'avarave zà scana' co le mie man, sensa tante tante parole, da un
bel toco.
TINA:
Zoe, 'ste robe ti me dizi ?!
ZOE:
Ma sì, almanco che risparmievo un viàgio a 'sto signore qua. 'na
volta t'ho sentia mi che ti ga sega' drio a to marìo: “Che i te
desse una cortelà poprio in tel cuore!”; te ricordistu?
TINA
(esterrefatta):
Ma senti che …
PIE
(dopo aver consultato velocemente il dossier):
Sì, ecco qua … ma detta e ridetta in più occasioni.
ZOE:
Hastu sentìo?
TINA:
Oh ciò: una no' puole parlare che sùbito i mete zo tuto! Ma gnanca
la Finansa, ciò! E tuto per chel 'na-saeta-l'avesse-da-fulminare de
omo.
ZOE:
'n'altra volta, hastu visto che ti l'ha dito, ciò?!
PIE:
E sì, mi pare proprio di sì: ancora una volta, lei signora (…)
TINA:
Oh, molèghela, sino' ve mando a remengo tuti e do! A me daga qua che
firmo e che la sia finìa! Ma varda che fati che m'ha da capitare
ancùo, ciò!
PIE
(porgendo
fogli e matita): Ecco
qua: legga e firmi dove ci sono i puntini …
TINA
(non
prendendo le cose): Ho
capìo! Ma a lègia elo che femo prima … mi ghe vedo anca puoco, …
'ste parole (senza guardare!)
cossì pìcole …
ZOE
(ironica):
Eh sì: cossì piccole
e cossì tante …
tute de una volta 'po!
PIE:
Le leggo solo la parte dell'assenso, che deve firmare, “diniego”
tanto resta in bianco e l'annullano i …
ZOE
(a parte):
Cossa dizelo? (guarda TINA)
Ti hastu capìo?
TINA:
Puodaràvelo spiegarse mègio? Xé scrito tuto cossì in lengua 'sta
roba? A me diga, sior!?
PIE
(trattenendosi):
Le leggo solo la parte che riguarda il sì, e poi (…)
TINA:
Sì: de cossa?
ZOE:
Eh: de cossa.
PIE:
Come de cossa? Che lei
acconsente … cioè
dice di sì che suo marito … finisca la sua vita … muoia, oh!,
quanto prima.
TINA:
Ma ch'a muòra, chel'impestao!
ZOE:
Halo da morire poprio?
PIE:
Dopo la firma, di solito, è questione di giorni, sapete come sono le
pratiche burocratiche: richiedono un pochino di tempo.
ZOE:
E cossì (a PIE)
la reste vedova?! Vedova (aTINA)
ti resti.
PIE:
Sì. Non è quello che (…)
TINA
(a ZOE):
Distu? Resto … vedova.
ZOE:
Se to marìo muore …
PIE:
Allora: sì, eh?!
TINA:
Vedova … Ma salo che
no' gavevo mai pensao.
PIE:
Oh bella: come sarebbe? Se a una moglie muore il marito, diviene una
ve-do-va.
ZOE:
Eh, me pare giusto. E i fioi orfani.
TINA:
Cossa ghe c'entre i fioi adesso?!
PIE
(a ZOE):
Lasci perdere, ché, giustamente, i figli qui non …
ZOE:
Beh, sì, l'ha razon: orfano xé uno che no' ha né pare né mare.
PIE:
Beh, veramente si può dire: orfano di padre o orfano di madre.
ZOE:
L'ha razon: xé vero anche questo.
PIE:
Ma non mi sembra che (…)
TINA:
Oh, ghe la molèu de ciaolare!? Mi su qua a tavanarme a pensare …
Sì, perché una roba xé che chel
un-colpo-ghe-vegna-e-che-lo-lassa-duro-instechìo, un'altra xé che
mi mi resta vedova. E
no, ciò, no' xé [noé]:
no' me va minga ben!
PIE:
Come sarebbe a dire? Mi faccia capire, signora Santina: il marito
morto e la moglie non vedva?
Non è possibile!
ZOE:
Ghe dago razon. Tina, decidite: vedova sì, vedova no. Che mi avarave
anca 'sto lavoro bibioso da finire.
PIE:
Come ha detto la sua amica: si decida … che anch'io ho ancora altre
incombenze.
TINA:
Ma vedova … No' me vedo, no' me sento … no.
ZOE
(irrisoria):
No' la se sente, ciò …
PIE:
E allora mi firmi il no, e si tenga suo marito e rimanga mo-gli-e!
TINA:
De quelo là? De chel ghe-vegnisse-el-colera!?
PIE:
E un'altra in più.(segna in un foglio)
ZOE
(a TINA):
Va[rda]
che a te n'ha segna'
un'altra de biastema.
TINA:
E ch'a segna, e ch'a scriva! Tanto … ga da
vegnire-una-menengite-acuta a chel cancarena!
PIE:
Intanto che lei, signora Santina in Ravagnan, ci pensa un poco,
facciamo venire i testimoni? Due bastano.
TINA
(a ZOE):
Ciàmale ti da bassoche mi … no' ho pi' fiào.
ZOE:
L'Alda e la Gigia? (assenso di TINA; con voce
appena alta) Ada! Gigia!
Venì zo. Podé venire zo adesso. (a parte)
Brute spione tagiadore, marànteghe.
ADA
( giunge
subito, ben rassettata, seggiola in mano):
Bondì, Bondì. E alora: come xéla?
GIGIA
( come
ADA, 2” dopo, dall'altro lato):
Nonzorno1 Chi xèlo 'sto cristian?
ZOE:
Sentève che ve spieghe tuto elo, el sior …
PIE:
Làpide, Piero Làpide Tombale; piacere. (“smancerie”,
gli si siedono ai due lati, mentre le altre restano in fronte –
semicerchio aperto verso
la platea)
ADA:
A me conta, sior Piero.
ZOE:
A no' ave' zà sentìo? che geri al balcon come do soète impagiae,
geri.
GIGIA: Cossa distu
Zoe? Qualcosetta, e gnanca ben!
ADA: A xé foresto,
vero? Dal cognome: Lapide …
GIGIA
(dopo
l'assenso di PIE): Ma
anche dai lineamenti, dal vestire … E i occi? (alle
3) Ave' visto che occi
(…)
ZOE:
Zestu zà che ti ghe fa la tira, sfondr(...)
GIGIA:
E cossa sarà mai!
TINA:
Vole' ascoltare 'sto omo, alora!?
PIE:
Sì, ecco, appunto.
ADA:
Cossa vendelo?
ZOE: Ma gnente. Tazi!
PIE:
Io insisto nell'andare a sbrigare la … pratica dentro casa, ma se
la signora Santina non vuole, no?, direi che almeno so moderi il
volume della voce; quel minimo di riservatezza …
GIGIA (spostandosi
da seduta verso PIE): Sì, l'ha razon: parlemo pian
pianin.
TINA: A ghe diga.
ADA:
Sì, sì: a ne diga.
ZOE
(attendendo
al suo lavoro): 'co ave'
finìo, me dize', oh?!
PIE:
Ecco, dunque, riguardo a voi: servono due testimoni per avallare,
convalidare l'atto che la qui presente signora Santina Camuffo in
Ravagnan (sguardi di ammirazione di ADA e
GIGIA verso TINA) andrà
a firmare.
ZOE
(senza alzare la testa dal telaio/tombolo):
Ma sale almanco fare la so firma che le do pitère? Sarà.
PIE:
Che cosa riguarda il documento? Glielo dico, eh, signora Santina? Ma
sarebbe più semplice, e meno … pubblico, se lei avesse già deciso
… per il sì.
TINA:
No' so gnancora.
ADA:
Sì de cossa?
GIGIA:
A varda che se mi no' capisso ben ben ben, mi no' firmo: i m'ha zà
buzara' una volta, salo?!
ZOE
(a
parte):
Co che lagenìa de zente che la pratiche …
TINA:
A ghe lo diga s-cieto, cossì vedemo se capisso pi' megio anca mi.
PIE:
Dunque, ecco ... c'è una sezione apposita là nel Dipartimento …
Beh, lasciamo perdere, cioè veniamo al pratico di oggi. Dunque …
la signora Santina qui presente, che voi conoscete bene, ha la
possibilità di … di abbreviare la vita di suo marito, visto che da
anni lo (sguardo ai fogli)
lo vorrebbe incenerito da un fulmine o colpito da un infarto, e lo
manda a remengo, al diavolo, in mòna
de (…)
ADA:
Ma senti che robe!
GIGIA:
Le sentimo ogni dì 'ste robe.
ZOE:
Eh, 'co s'ha rècie bone e ben pontae, 'co s'ha.
TINA:
Ma a chi mo xé che no' ghe vien da dire çerte cosse quando s'ha per
le man via un cancaro-ghe-vegna- de omo come mio marìo, oh?!
PIE:
Signora … Ancora insiste e persiste …
GIGIA:
Insomma, che cominçio a no' capire pi' ruzo, come xéla 'sta storia?
Cossa c'entreli la Tina col Bota? E per cossa? Tiò:
nuialtre no' savemo gnente.
ADA:
Tiò, che noli: a vuorave che testimognessimu su fati che no' savemo!
Ma te pare, te pare!?
PIE:
Se mi lasciate parlate tutto di filato, vi spiego.
ZOE
(caustica):
No' le vede l'ora, no' le vede!
PIE:
Ecco, dunque … Nel nostro Dipartimento … No, lasciamo perdere. La
faccenda è, proprio ridotta ai minimi termini, questa: la signora
Santina qui presente, continua ad augurare la morte, diciamola
schietta, mi scusi signora, di suo Marito Erminio, el Bòtta, no:
Bota, va bene [come
l'ho pronunciato]?
Ora, io sono qui per mettere in atto … per anticipare ovvero
rendere fattibile, possibile questo auspicio, augurio suis generis,
di decesso cioè morte, che si protrae da anni. La signora santina
deve firmare (mostra le carte)
sotto il sì e il suo desiderio diventa realtà, idest
(legge)
“decesso antecipato per suspicione”.
GIGIA:
Ela firme e el Bota muore? D'un colpo? Mariave'! Ma puole èssare?
ADA:
Solo el diavolo fa 'ste robe. (si segna+)
ZOE:
L'ha dito che elo qua no' c'entre gnente né co Dio
né col divolo né co gnente altro: el sior qua a xé uno che …
che vende biglieti (a PIE)
ogiunu capìo ben, paron?
GIGIA:
Ma a me spiega 'sto fato del perché e per cossa proprio el bota, e
adesso, cossì …?
PIE:
E' un conteggio algebrico … cioè le cose positive meno le cose,
fatti, le … negative … e si arriva al risultato finale che è
positivo o … Come debiti e crediti.
ZOE:
Ma a scusa, sior, no' xé San Piero che … Ma elo xélo
Piero-san-piero, oh? Ma … ma le Canossiane m'ha insegnao che xé
dopo morto quando uno va là a … le porte del Paradiso che i fa
'sto conteggio, no' prima!
ADA:
Ah sì, anca el paroco dize cossì: uno muore e 'po … se fa i
conti.
PIE:
Sì, lo so lo so: è per giudicare e premiare o condannare; qui si
tratta di … di venire incontro … di … di realizzare quello che
è stato chiesto: la signora Santina tanto ha detto e ridetto e
ripetuto che sono stato mandato qui per far sì che il suo continuo
desiderare la … dipartita del marito si realizzi.
ZOE:
Ma tanti debiti ha
'sto omo?
ADA:
A mi no' a me pare tanto … cossì, da ciamarghe la morte, cossì.
PIE:
Ma la signora qui lo ha chiesto per anni (sfoglia)
e anni!
GIGIA:
Eh, parole! O ghe xé
anca fati, a me diga!
TINA:
Mi no' go fato gnente, e elo … un 'na-saeta-lo-brusa a xé!
ZOE:
Ma a varda là e a me diga: no' ghe xé scrito gnente de bom?
ADA:
Eh sì, qualcosseta de bom …
PIE
(sfoglia):
Sì, ecco: c'è stato un periodo in cui qualcuno ha detto bene del
signor Erminio, ma solo per un breve periodo … e poi anche chi
parlò bene l'ha …mandato “a remengo”, “muori”,
“che-ti-t'avessi-da-sofegare”, e simili.
TINA:
Tiò! E quando xé sta'?
PIE:
Ehm, alcuni anni fa.
ZOE:
Se sa chi che xé stao? Una o pi' persone gèrele?
ADA:
Ve digo mi che no' a xé un cativo omo …
TINA:
Ti cossa sastu, ti!?
PIE:
Qua risulta una sola fonte, … una sola persona: una … No, non
posso dire altro, non sono autorizzato a farlo.
GIGIA
(alleviata):
Sì, mègio cossì, tanto …
ZOE: Ma quello che la
ghe dizeva 'sta dona …
perché mi ho capìo, oh, che la xé sta' 'na
dona, ah, sior Piero?
TINA:
'Na dona? 'Na dona che no' gero mi, so mugiere! Xé vero?
ADA:
Che fati, ciò!
GIGIA:
Che importansa ha: dona o omo …
TINA:
Eh no, ciò! Un conto xé che un omo ghe diga “che ben che ti
lavori”, un altro per de maneghe xé che 'na dona che diga … (a
PIE) Cossa ghe dizevela?
Xé scrito là? Se puole savere, se puole?!
PIE:
Non fatemi dire quello che non posso.
ZOE:
Ma almanco a ne fassa capire che tipo de roba che ghe vegniva dito de
bon o de ben a 'sto omo; un pressapoco, zoh, a ne baste.
ADA:
Sì, paron, a ne daga un referimento! El peca' sensa el pecatore.
GIGIA:
Ma cossa distu? Se n'a puole, n'a puole!
TINA:
De che tipo gerele 'ste parole?
Mio marìo, che ghe-vegna-la-peste-bubonica, l'ha fato el militare …
ADA:
Ma cossa c'entre?
TINA:
Ma sì: che i ga dao la medagia, la promosion, la licensa premio, le
sigarete a gratis …
ZOE:
A ne diga qualcossa, a ne daga un bocàto …
PIE:
Va bene va bene, ma dopo mi fate il piacere di firmare ché mi sono
trattenuto anche troppo qui.
GIGIA:
No' semo 'n'a bona compagnia, a confessa?!
ADA:
E farlo parlare 'sto cristian!
PIE:
Sono esclamazioni di giubilo, di affetto, compiacimento, ammirazione,
di, diciamo così, amore. Basta così; altro non (…)
TINA:
Cossa? Ma ògiu capìo ben: de amore? A elo, che-un-colpo-ghe-vegna,
dite da una dona? Ma chi xéla 'sta trogia, chi xéla? Cossì a
sarave anda' co 'na …
ZOE:
Pararave de sì: una, ma (…)
TINA:
A xé andao co 'n'altra dona! Ma alora, alora a m'ha fato i corni! A
m'ha fato beca! E mi …?
Ch'el-diavolo-me-l'avesse-da-cusinare-a-fuogo-de-vampa!
ADA:
A vardarlo no' a me pararave un pu…
GIGIA
(come
risentita): Oh, perché
uno develo per forsa èssare un putaniere per andare co 'n'altra
dona? Uno se puole anche inamorare, digo mi. Vara Giulieta e Romero …
ZOE:
Ma Romeo no' a gera
minga maridao, no' a gera.
TINA:
No' m'interesse se co quela … La xé una sola, o sior Piero? Una,
sì?! (assenso di PIE)
Gavarave manca' anca che chel a-morisse-de-un-sboco-de-sangue a
m'avesse tradio a ripetision! E trògia o no trògia, sempre una
lùgia la xé a portarghe via el marìo a la mugère!
ADA:
La sarà sta' 'na sbanda'.
ZOE:
Sì, 'na sbrissà … Se sa come che le xé rampine e rufiane çerte
done.
GIGIA:
Valà che anca i òmeni apena che i puole (a
parte verso PIE) e 'po co
na mugiere cossì!
ADA:
Robe che càpite …
TINA:
E poprio a mi? E cossì da chel
che-a-se-rompesse-l'osso-del-colo-sbrisando-su-le-scale. Mi, mi beca
tradìa!
GIGIA:
Hi, cossa sarà mai! E 'po roba vècia, vero sior!?
ADA:
Ma mi me stipisso: mi no' savevo gnante.
ZOE:
E chi avarave imaginao, che sàpia mi al Bota ghe piaze magnare e
bèvare, ma … per de là …
TINA:
Per de là per de là, a va sì: sete fioi a m'ha fato fare, sete!
Ch'el-Signore-ghe-daga-el-so-merito-ciamandolo-su-co-elo! A me daga
che firma, a me daga qua. No, no' el sì, el no, el no! Perché vivo
lo vògio e strossarlo co le mie man! Farghe paire tuto a chel
cancaro-ghe-vegna, a chel impestao-l'ha-da-morire de traditore! Qua:
sì, che a viva ancora per un bel puoco e chissà che
no'-ghe-vegna-un-scagoto-fulminante-de-quei … che n'a muora sùbito!
ZOE:
Tina, càlmite, o qua ancuo ti ghe lassi ti le pene!
PIE:
Allora, ecco, firmi qui. (Tina scrive lenta
lenta)
ZOE
(a PIE):
Bià che l'àbia pasiensa, no' la xé pratica co la scritura: xé zà
tanto se …
PIE:
Dopo firmate voi due, signore.
ADA:
Ossignore, me treme zà la man.
ZOE:Cossì
ti fa una firma da dotore, Ada, sastu.
TINA:
Qua, mi ho finìo.
GIGIA:
A me daga a mi che fasso presto. (prende il
foglio e a voce alta sillaba il nome, ma incontrando lo sguardo
stupito di PIE, bisbiglia il cognome)
Lu-i-gi-a … fatto!
ZOE:
Devo firmare anca mi?
PIE:
Sarebbe meglio: un testimone in più non fa mai male.
ADA:
Podemo andare, sior Làpide?
GIGIA
(civettuola):
Che fuga astu?
TINA:
Ma varde' che stati, ma varde'! Lo verzo come una galina quando che a
vien a casa chel
ghe-vegnisse-la-rogna-el-ganfo-e-la-fersa-per-avanso, come una galina
lo verzo e lo squarto.
PIE
(sistemati
i fogli, si alza): Bene,
signore, ecco, io vado. Mi stiano bene. Lei, signora Santina, … mi
permetta: se ha firmato perché suo marito resti ancora con lei, le
suggerirei di moderare, diminuire, ridurre, diradare le … le
imprecazioni, i cattivi auguri verso suo maritom perché, vede (batte
sulla cartella) al
ipartimento si continua a prendere nota delle …
ZOE:
Sì, sì, a vaga che la tendo un puoco mi la Tina.
TINA:
M'avarò ben da sfogare, oh.
PIE:
Faccia lei, signora. Addio.
GIGIA
(alzandosi)
Tornaralo qualche volta qua, sior Piero?
PIE:
Non credo; che io sappia no. (va frettoloso)
ADA:
Ciò, mi vago dessù a fare i lavori. (va
portandosi la sedia)
TINA:
Lo copo, lo copo chel 'na-saetta-lo-potesse … (comincia
a tossire)
ZOE:
Andemo dentro a bèvare un bicère de acqua, vien Tina, e date 'na
calmà. (via le 2)
GIGIA
(fra sé):
Bell'ometto … Bom, andemo de su. (lenta,
ancheggiando levemente dondolando la sedia)
TINA
(da fuori
scena): Lo masso, lo
strosso, lo copo chel 'na-saetta-lo-a a a a ah (in
tono di pianto)
ZOE
(da fuori
scena, calma): Ssssst.
Bevi.
Recife
(PE), marzo 2019.
GV
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