Eleonor
Varagnolo
Nuova
Poesia in Chioggia
pubblicazioni
anni '80
“La poesia, come le altre arti – la musica, la pittura e la scultura – è la rappresentazione sensibile dell'universo intimo dell'essere umano.” Guido Guarda (NpiC, n° 9)
“Poesie? Giochi, se non giochetti, verbali;
sequenze sincategorematiche;
accattivanti lallazioni. Vuoti-a-perdere.”
gv
(NpiC,
n° 13)
C'era
una volta … il ciclostile, che sarebbe una specie estinta di
fotocopiatrice (come, per fare un esempio pratico e storico, la
bicicletta sta allo scooter), però serviva per fare molte copie di
una singola pagina con fogli (rigorosamente da ciclostile) qualche
centimetro più grandi dell'A4. Per poter ciclostilare il testo si
doveva batterlo con macchina da scrivere su un'apposita matrice,
batterlo
propriamente poiché i caratteri metallici dovevano forare la
pellicola della matrice creando così i fori sagomati dai quali
sarebbe uscito l'inchiostro che avrebbe riprodotto il testo su
foglio. (Penso che abbiate presente come funziona e come è fatta una
macchina da scrivere, qui vi ricordo che il rullo su cui scorreva il
foglio permetteva solo l'introduzione del formato della sua
larghezza.) I primi ciclostili funzionavano a mano, ossia girando una
manovella ruotava il rullo sul quale era fissata la matrice “a
stampare”.
Perché mi sono
dilungata su questi dati di paleologia tecnologica? Perché le
pubblicazione (una ventina) hanno avuto inizio per l'innovazione,
prodigiosa per gli anni '70, della matrice elettronica, ossia non
serviva più scrivere-battere a macchina il testo: bastava solo
copiarlo su un'apposita fotocopiatrice abbinata al ciclostile (che
ora era mosso elettricamente). In più si potevano riprodurre
disegni, tenendo però conto e utilizzando della tecnica della stampa
a calco (su lastra) o meglio della punta secca. Questa possibilità
di produrre immagini fu la molla che fece muovere mio padre & la
Brigata Culturale “La Musica e le Parole” per realizzare una
pubblicazione periodica di poesia e brevi prose, avendo anche
l'opportunità di avere la “rivoluzionaria” macchina a portata di
mano: la segreteria della scuola media G. Pascoli in Sottomarina,
dove era approdato come insegnante di lettere.
Si trattava di
trovare (i soldi per) i fogli, le matrici e l'inchiostro.
Venne spedita una
richiesta alla Biblioteca civica e all'Assessorato alla Scuola e
Cultura. Tutto bene (senza tener conto delle lungaggini burocratiche)
anche perché s'era costituita l'Associazione dei Gruppi Culturali di
Chioggia e la richiesta di “materiale d'uso” (matrici, fogli e
disponibilità di un ciclostile) venne fatta a nome dell'ABC [Allegra
Brigata Culturale] “La Musica e le Parole” aggregata
all'Associazione dei gruppi in diretto contatto con l'Amministrazione
comunale (nel decimo fascicolo, in terza di copertina, si ringrazia
l'Assessorato alla Cultura, il Comitato di Gestione della Biblioteca
Comunale e il personale della biblioteca).
Avute 10 risme (da
400 fogli) di carta bianca, una di carta colorata per la copertina,
una confezione di matrici normali e una di “elettroniche”, si
trattava non tanto di trovare un ciclostile, ma una macchina da
scrivere con il carrello lungo che permettesse di battere i testi in
orizzontale (se ne trovarono alcune in uffici scolastici o
comunali, poi venne recuperata una Olivetti M40 – con i tasti tondi
e vetrini a coprire le lettere - con rullo da cm. 70, “modernariato”
già allora; il suo uso lo si nota nei testi per
la lettera r che
è più su o giù della riga).
La matrice doveva essere inserita orizzontalmente per avere così
la possibilità di stampare e avere due pagine una volta piegato il
foglio: i fascicoli hanno il formato di cm. 16,5 x 22 (metà A4,
ottimo per la riproduzione di poesie). Aggiungo subito qui, per far
capire quali fossero le difficoltà pratiche, per quanto minute e
banali, di realizzazione: la ricerca di una graffettatrice che avesse
il “morso” o braccio di almeno 18 cm. per spillare gli undici
fogli costituenti un fascicolo. (Undici fogli piegati, stampati
fronte e verso, danno 44 pagine o facciate.)
E il primo numero
fu. Un disastro. Beh, mezzo disastro visto che delle
quattrocento copie previste se ne ottennero quasi la metà, e con due
fogli mancanti (cioè 8 pagine): quelle dei disegni più estesi e/o
elaborati che facevano uscire troppo inchiostro attraverso le matrici
così che i fogli si impiastricciavano appiccicandosi tra di loro.
Era l'autunno del
'79.
La presentazione fu
nella biblioteca civica “C. Sabbadino” che allora era ubicata nel
palazzo Monte della Pietà (Corso del Popolo 1649, indirizzo
per il c.i.p. = ciclostilato in proprio); vi era
una sola sala per l'utenza (tutto il lato
sud) che veniva usata per conferenze o spettacolini di nicchia
(come si direbbe ora) quali, ad
esempio, quelli presentati dall'Allegra Brigata (“Canti
del lavoro”, “Cabaret dei Gufi”, “Dentro il fantastico senza
bastonate” : teatro di
burattini), senza alcun “impianto
voci “.
Il numero 2 porta
la data Febbraio 1980 e in seconda di copertina la scritta:
“Copia n°_/500.” (nel quarto fascicolo a pag. 40 è segnato a
penna 319 , “esemplari di questo numero”), che malgrado
l'aggiunta di fogli ciclostilati, per le solite falle tecniche, “non
ha toccato le quattrocento” copie e viene presentato il 2 aprile
(mercoledì) in biblioteca.
Poi tutto tace fino
all'autunno dell'81 benché il n° 3 porti la data del mese di
aprile, ma, come è spiegato a pag. 40 del n° 5, è “congelato”
in tipografia assieme al quarto fascicolo. Che cos'era accaduto?
Un po' di maretta per la richiesta del materiale [“Ancora?! Ma
se' proprio dei rompi …!”] quasi si chiedessero soldi in
contanti o la luna nel pozzo: fogli e matrici e inchiostro rientrano
nel banalissimo materiale di consumo di ogni ufficio. Però il
ritardo e le lungaggini un poco se l'era voluto il curatore (che per
tredici numeri è stato Giancarlo Varagnolo) che aveva fatto stampare
due copertine in cartoncino con la linoleumgrafia di Toni Bullo e la
stampa di “I LOVE YOU tempesta “ sul retro di 450 e “Ho
fatto una collana / di mie parole / spero che portandola / tu
/ possa provare qualcuna / delle mie sensazioni. “ su
altrettante.
Così l'81
ha tre pubblicazioni ravvicinate, l'82 due e nell'83 ritorniamo alle
pubblicazione di tre fascicoli come era nelle speranze dei curatori
di una pubblicazione periodica quadrimestrale.
Nel n° 10, del
dicembre '83, si riportano alcune cifre che sono ancora un po'
deludenti per il numero delle copie a fascicolo, “attorno alle
trecento (con la puntata massima di 380 del nono grazie alla buona
volontà di Giancarlo Saccoman)”, ma al contempo si
sottolinea le “più di duecentocinquanta poesie pubblicate di
una trentina di autori”. Nello stesso numero, in terza di
copertina c'è l'avviso che “il gruppo di promozione culturale
Amici della Poesia si riunisce ogni 1° e 3° giovedì”
in biblioteca alle ore 17,30.
Gli Amici della
Poesia s'era aggregato attorno alla rivista Nuova Poesia in
Chioggia e quindi costituitosi in gruppo di promozione
culturale nell'81 con proprio statuto [si veda terza di copertina
del n°15, di ben quarantotto pagine!], poco più di un anno dopo
l'uscita-presentazione del primo ciclostilato di Nuova Poesia.
La periodicità
continua semestrale (primavera / inverno) meno che nell'anno 1987 con
tre numeri (gennaio, maggio, dicembre), e i risultati di stampa e
grafica migliorano (dopo una ricerca un più uffici comunali,
sindacali, scolastici, ... di un ciclostile affidabile).
Biblioteca e Comune (Assessorato alla Pubblica Istruzione &
Cultura) prendono atto probabilmente più del minimo costo di spesa
per la pubblicazione che del suo valore (negli anni '80 fu l'unica
pubblicazione periodica culturale) e il “materiale di consumo”
viene periodicamente concesso, tenendo conto che ora a supportare
Nuova Poesia in Chioggia oltre a “La Musica e la Parole”
vi sono gli “Amici della Poesia”: due gruppi culturali molto
attivi.
Quel che invece
comincia a pesare sono le discussioni nelle riunioni quindicinale
degli Amici della Poesia, su che cosa, quali poesie, “che
poesie” stampare visto che la pubblicazione rimane
indipendente, ovvero gestita dall'Allegra Brigata Culturale “La
Musica e le Parole”. Di questa insofferenza, incomprensione,
ottusità, pocaggine, ignoranza, preconcetto e quant'altro ne è
testimone le reazioni al fascicolo 17, interamente dedicato al
Carnevale, riportate parzialmente in seconda e terza di copertina del
n° 18. Ma qui entriamo nel merito, visione e critica dei contenuti
che si vedranno nella seconda parte della presente relazione.
Gli opuscoli
venivano distribuiti nelle sale insegnanti delle scuole medie,
lasciati ovviamente in biblioteca e talvolta in altri luoghi come la
reception della Casa di riposo. Erano in distribuzione gratuita (e
forse questo è stato un errore perché il gratuito sembra non
aver valore già in partenza, già di per sé, ed è forse questo
non-valore che ha fatto sì che nella biblioteca, che era lo sponsor
ufficiale della pubblicazione, ora non abbia in scaffale nemmeno
uno dei venti fascicoli e delle almeno seimila copie ciclostilate).
Le copertine sono
di vario colore alternando i quattro disponibili in cartoleria:
verde, celeste, giallo (tutti pallidissimi), un bel rosa e,
ovviamente, il bianco. Cinque disegni di copertina e moltissimi altri
all'interno che comprendono la realizzazione grafica della “Poesia
senza parole” (alle pp. 13-28, n° 10), sono dell'ormai noto
vignettista Rosario Santamaria. Altrettanti disegni sono della mano
paziente di Anna Maria Pedretti quali, ad esempio, le riproduzioni
delle disposizioni floreali dell'I ebana del n° 8, e
le 11 vignette della poesia sul gabbiano (pp. 13-15, n° 7).
La copertina del n°
5 è rudimentalmente fotocopiata, e vi intravede un “giovane poeta
in tenuta di gala” (lunga tunica che lascia vede i calzini bianchi,
e un badge con un probabile garofano socialista), tre
muse cantanti con chitarra, una poetessa in erba (Piccola Eva, 20
mesi!) e due foto chioggiotte veraci: una mangiando pesce (con
fascicoli virtuali di Nuova Poesia sulla tavola) e l'altra
tenendo svettante un penelo.
La paginona
centrale di solito contiene una sola composizione o perché la
lunghezza dei versi lo richiede (pp. 22-23, n° 7) o è una
grafo-poesia come quella del n° 5 dove sul disegna di una spiaggia è
scritto (un poco sghembo): “Abbiamo perduto qualcosa passeggiando
in riva al Mare nella spiaggia di questo settembre.”, mentre le pp.
20-21 del n° 14 riportano pagine di elenco telefonico con sopra
cinque volte la scritta: “RICHIAMERO' DOMANI” dove un lessema
graficamente è scritto progressivamente ridotto e l'altro
ingrandito. Nel n° 12 (“dedicato interamente all'infanzia”)
abbiamo C'era una volta … disegno da colorare (purtroppo
l'esortazione COLORA! è venuta tagliata longitudinalmente)
con personaggi delle fiabe.
Ed ora un po' di
conti: quanti hanno scritto su Nuova Poesia ? Quanti
componimenti poetici e quante prose? (Ed anche quante immagini …)
Le pubblicazioni
sono “a cura di “ Giancarlo Varagnolo, in tre di esse
affiancato da Eva (n° 3), Cloe (n° 7) e da entrambe nel n° 12 –
un omaggio alle figlie appena nate, mentre è una nascosta
provocazione l'attribuzione della “cura” a Jolanda Griguolo, la
nonna ottuagenaria del curatore (e mia bisnonna). Il 18 comprende
anche l'Allegra Brigata Culturale “La Musica e le Parole” alla
quale si affianca nel n° 15 e nel 17 il Gruppo di Promozione
Culturale “Amici della Poesia”. In terza di copertina del n° 11:
“a cura di” significa:
raccogliere gli scritti, dattiloscriverli, preparare la bozza,
richiedere il materiale 'tecnico', battere le matrici, formare i
singoli fascicoli, cucitura, (distribuzione).
“Per quanto
riguarda gli autori, abbiamo avuto l'autodidattam che ha ottenuto la
licenza di scuola media grazie alle “150 ore”, e il laureato in
lettere; il poeta affermato e lo scrittore alle prime composizioni,
il ragazzo di sette anni e il sessagenario, la casalinga e la
studentessa universitaria, l'ortolano e il professore, l'autore
prolifico e chi ha scritto due o tre poesie in vent'anni. “
(Seconda di copertina del n° 10.) Negli altri dieci numeri la
provenienza socio-culturale non cambia, con un leggero aumento della
presenza femminile: 18 su un totale di 66 [più 3 cui non è dato
sapere: L.T. n° 19, zeta n° 18 e 19, e il/la
“graffittaro/a” delle scritte murali a spray inserite nel n° 2
che “Sono poesie a tutti gli effetti, ed anzi il modo di
renderli di pubblico dominio rende tali versi ancor più pregni di
comunicativa: il vissuto emotivo singolo si pone come messaggio e
fatto (gesto) di rilevanza collettiva.”].
“Grande
assente, per la nostra città di mare, il pescatore “, nel
dicembre 1983, l'assenza perdura malgrado la pubblicazione di altri
dieci numeri, le letture pubbliche di poesia, l'attività dei gruppi
culturali: nell'estate del '88, con la pubblicazione dell'ultimo
fascicolo di Nuova Poesia, non vi è un solo componimento scritto da
un pescatore.
I componimenti sono
in totale 452 per la maggior parte in lingua italiana, vi sono
ovviamente le dialettali [delle quali nel n° 19 si lamenta “il
gusto del macchiettistico (per lo più patetico) e/o per la battuta
che muova al riso – e all'applauso.”], ed alcune in inglese
(sic!).
Le prose sono 76,
ovviamente molto brevi visto il formato della pubblicazione (Una
fiaba venne pubblicata in due puntate: n° 5 e n° 6 per un
totale di 7 pagine). Vi sono poi alcuni saggi sulla sulla poesia ( Il
prodotto, Poesie? Vuoti-a-perdere, PERCHé i POETI ? - :”Perché
non cadano le tenebre e, ottenebrato, nessuno più veda per quanto
guardi.”, n° 4, … ) e note sui risvolti di copertina.
Le illustrazioni,
per la maggioranza, 72, a pagina intera, non sono equamente
distribuite nei vari fascicoli: erano pensate come stacco fra
un autore e l'altro ma in pratica non è stato possibile. Molti altri
disegni nelle pagine con testo (oltre ai grafopoemi).
Terminiamo qui con
il proporVi quella che riteniamo la poesia più provocatoria,
borderline, strana, intensa (di Pippa Cagnotta,
fascicolo 16), nuova sperimentale, problematica:
srd
mt
I' sn 'n srd
mt '
Qnd ch I' prl ,
nssn m' cps .
[La
chiave di lettura è semplice: srd
mt sta per SoRDo
MuTo, il resto viene da sé a livello di contenuto;
a
livello di comunicazione
si
introduce la consapevolezza di una questione non da poco.]
Diamo
qui di seguito l'immagine di una grafopoesia (“paginone” centrale
dell'ultimo fascicolo):
In
nota o appendice, diamo l'elenco di tutti i collaboratori
(scrittori, grafici, ….)
Chioggia, 30
novembre 2017
Eleonor
Varagnolo.
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