venerdì 1 dicembre 2017

Recensione di Nuova Poesia in Chioggia

Eleonor Varagnolo
Nuova Poesia in Chioggia
pubblicazioni anni '80

La poesia, come le altre arti – la musica, la pittura e la scultura – è la rappresentazione sensibile dell'universo intimo dell'essere umano.” Guido Guarda (NpiC, n° 9)

“Poesie? Giochi, se non giochetti, verbali; sequenze sincategorematiche; accattivanti lallazioni. Vuoti-a-perdere.” gv (NpiC, n° 13)
C'era una volta … il ciclostile, che sarebbe una specie estinta di fotocopiatrice (come, per fare un esempio pratico e storico, la bicicletta sta allo scooter), però serviva per fare molte copie di una singola pagina con fogli (rigorosamente da ciclostile) qualche centimetro più grandi dell'A4. Per poter ciclostilare il testo si doveva batterlo con macchina da scrivere su un'apposita matrice, batterlo propriamente poiché i caratteri metallici dovevano forare la pellicola della matrice creando così i fori sagomati dai quali sarebbe uscito l'inchiostro che avrebbe riprodotto il testo su foglio. (Penso che abbiate presente come funziona e come è fatta una macchina da scrivere, qui vi ricordo che il rullo su cui scorreva il foglio permetteva solo l'introduzione del formato della sua larghezza.) I primi ciclostili funzionavano a mano, ossia girando una manovella ruotava il rullo sul quale era fissata la matrice “a stampare”.
Perché mi sono dilungata su questi dati di paleologia tecnologica? Perché le pubblicazione (una ventina) hanno avuto inizio per l'innovazione, prodigiosa per gli anni '70, della matrice elettronica, ossia non serviva più scrivere-battere a macchina il testo: bastava solo copiarlo su un'apposita fotocopiatrice abbinata al ciclostile (che ora era mosso elettricamente). In più si potevano riprodurre disegni, tenendo però conto e utilizzando della tecnica della stampa a calco (su lastra) o meglio della punta secca. Questa possibilità di produrre immagini fu la molla che fece muovere mio padre & la Brigata Culturale “La Musica e le Parole” per realizzare una pubblicazione periodica di poesia e brevi prose, avendo anche l'opportunità di avere la “rivoluzionaria” macchina a portata di mano: la segreteria della scuola media G. Pascoli in Sottomarina, dove era approdato come insegnante di lettere.
Si trattava di trovare (i soldi per) i fogli, le matrici e l'inchiostro.
Venne spedita una richiesta alla Biblioteca civica e all'Assessorato alla Scuola e Cultura. Tutto bene (senza tener conto delle lungaggini burocratiche) anche perché s'era costituita l'Associazione dei Gruppi Culturali di Chioggia e la richiesta di “materiale d'uso” (matrici, fogli e disponibilità di un ciclostile) venne fatta a nome dell'ABC [Allegra Brigata Culturale] “La Musica e le Parole” aggregata all'Associazione dei gruppi in diretto contatto con l'Amministrazione comunale (nel decimo fascicolo, in terza di copertina, si ringrazia l'Assessorato alla Cultura, il Comitato di Gestione della Biblioteca Comunale e il personale della biblioteca).
Avute 10 risme (da 400 fogli) di carta bianca, una di carta colorata per la copertina, una confezione di matrici normali e una di “elettroniche”, si trattava non tanto di trovare un ciclostile, ma una macchina da scrivere con il carrello lungo che permettesse di battere i testi in orizzontale (se ne trovarono alcune in uffici scolastici o comunali, poi venne recuperata una Olivetti M40 – con i tasti tondi e vetrini a coprire le lettere - con rullo da cm. 70, “modernariato” già allora; il suo uso lo si nota nei testi per la lettera r che è più su o giù della riga). La matrice doveva essere inserita orizzontalmente per avere così la possibilità di stampare e avere due pagine una volta piegato il foglio: i fascicoli hanno il formato di cm. 16,5 x 22 (metà A4, ottimo per la riproduzione di poesie). Aggiungo subito qui, per far capire quali fossero le difficoltà pratiche, per quanto minute e banali, di realizzazione: la ricerca di una graffettatrice che avesse il “morso” o braccio di almeno 18 cm. per spillare gli undici fogli costituenti un fascicolo. (Undici fogli piegati, stampati fronte e verso, danno 44 pagine o facciate.)
E il primo numero fu. Un disastro. Beh, mezzo disastro visto che delle quattrocento copie previste se ne ottennero quasi la metà, e con due fogli mancanti (cioè 8 pagine): quelle dei disegni più estesi e/o elaborati che facevano uscire troppo inchiostro attraverso le matrici così che i fogli si impiastricciavano appiccicandosi tra di loro.
Era l'autunno del '79.
La presentazione fu nella biblioteca civica “C. Sabbadino” che allora era ubicata nel palazzo Monte della Pietà (Corso del Popolo 1649, indirizzo per il c.i.p. = ciclostilato in proprio); vi era una sola sala per l'utenza (tutto il lato sud) che veniva usata per conferenze o spettacolini di nicchia (come si direbbe ora) quali, ad esempio, quelli presentati dall'Allegra Brigata (“Canti del lavoro”, “Cabaret dei Gufi”, “Dentro il fantastico senza bastonate” : teatro di burattini), senza alcun “impianto voci “.
Il numero 2 porta la data Febbraio 1980 e in seconda di copertina la scritta: “Copia n°_/500.” (nel quarto fascicolo a pag. 40 è segnato a penna 319 , “esemplari di questo numero”), che malgrado l'aggiunta di fogli ciclostilati, per le solite falle tecniche, “non ha toccato le quattrocento” copie e viene presentato il 2 aprile (mercoledì) in biblioteca.
Poi tutto tace fino all'autunno dell'81 benché il n° 3 porti la data del mese di aprile, ma, come è spiegato a pag. 40 del n° 5, è “congelato” in tipografia assieme al quarto fascicolo. Che cos'era accaduto? Un po' di maretta per la richiesta del materiale [“Ancora?! Ma se' proprio dei rompi …!”] quasi si chiedessero soldi in contanti o la luna nel pozzo: fogli e matrici e inchiostro rientrano nel banalissimo materiale di consumo di ogni ufficio. Però il ritardo e le lungaggini un poco se l'era voluto il curatore (che per tredici numeri è stato Giancarlo Varagnolo) che aveva fatto stampare due copertine in cartoncino con la linoleumgrafia di Toni Bullo e la stampa di “I LOVE YOU tempesta “ sul retro di 450 e “Ho fatto una collana / di mie parole / spero che portandola / tu / possa provare qualcuna / delle mie sensazioni. su altrettante.
Così l'81 ha tre pubblicazioni ravvicinate, l'82 due e nell'83 ritorniamo alle pubblicazione di tre fascicoli come era nelle speranze dei curatori di una pubblicazione periodica quadrimestrale.
Nel n° 10, del dicembre '83, si riportano alcune cifre che sono ancora un po' deludenti per il numero delle copie a fascicolo, “attorno alle trecento (con la puntata massima di 380 del nono grazie alla buona volontà di Giancarlo Saccoman)”, ma al contempo si sottolinea le “più di duecentocinquanta poesie pubblicate di una trentina di autori”. Nello stesso numero, in terza di copertina c'è l'avviso che “il gruppo di promozione culturale Amici della Poesia si riunisce ogni 1° e 3° giovedì” in biblioteca alle ore 17,30.
Gli Amici della Poesia s'era aggregato attorno alla rivista Nuova Poesia in Chioggia e quindi costituitosi in gruppo di promozione culturale nell'81 con proprio statuto [si veda terza di copertina del n°15, di ben quarantotto pagine!], poco più di un anno dopo l'uscita-presentazione del primo ciclostilato di Nuova Poesia.
La periodicità continua semestrale (primavera / inverno) meno che nell'anno 1987 con tre numeri (gennaio, maggio, dicembre), e i risultati di stampa e grafica migliorano (dopo una ricerca un più uffici comunali, sindacali, scolastici, ... di un ciclostile affidabile). Biblioteca e Comune (Assessorato alla Pubblica Istruzione & Cultura) prendono atto probabilmente più del minimo costo di spesa per la pubblicazione che del suo valore (negli anni '80 fu l'unica pubblicazione periodica culturale) e il “materiale di consumo” viene periodicamente concesso, tenendo conto che ora a supportare Nuova Poesia in Chioggia oltre a “La Musica e la Parole” vi sono gli “Amici della Poesia”: due gruppi culturali molto attivi.
Quel che invece comincia a pesare sono le discussioni nelle riunioni quindicinale degli Amici della Poesia, su che cosa, quali poesie, “che poesie” stampare visto che la pubblicazione rimane indipendente, ovvero gestita dall'Allegra Brigata Culturale “La Musica e le Parole”. Di questa insofferenza, incomprensione, ottusità, pocaggine, ignoranza, preconcetto e quant'altro ne è testimone le reazioni al fascicolo 17, interamente dedicato al Carnevale, riportate parzialmente in seconda e terza di copertina del n° 18. Ma qui entriamo nel merito, visione e critica dei contenuti che si vedranno nella seconda parte della presente relazione.
Gli opuscoli venivano distribuiti nelle sale insegnanti delle scuole medie, lasciati ovviamente in biblioteca e talvolta in altri luoghi come la reception della Casa di riposo. Erano in distribuzione gratuita (e forse questo è stato un errore perché il gratuito sembra non aver valore già in partenza, già di per sé, ed è forse questo non-valore che ha fatto sì che nella biblioteca, che era lo sponsor ufficiale della pubblicazione, ora non abbia in scaffale nemmeno uno dei venti fascicoli e delle almeno seimila copie ciclostilate).
Le copertine sono di vario colore alternando i quattro disponibili in cartoleria: verde, celeste, giallo (tutti pallidissimi), un bel rosa e, ovviamente, il bianco. Cinque disegni di copertina e moltissimi altri all'interno che comprendono la realizzazione grafica della “Poesia senza parole” (alle pp. 13-28, n° 10), sono dell'ormai noto vignettista Rosario Santamaria. Altrettanti disegni sono della mano paziente di Anna Maria Pedretti quali, ad esempio, le riproduzioni delle disposizioni floreali dell'I ebana del n° 8, e le 11 vignette della poesia sul gabbiano (pp. 13-15, n° 7).
La copertina del n° 5 è rudimentalmente fotocopiata, e vi intravede un “giovane poeta in tenuta di gala” (lunga tunica che lascia vede i calzini bianchi, e un badge con un probabile garofano socialista), tre muse cantanti con chitarra, una poetessa in erba (Piccola Eva, 20 mesi!) e due foto chioggiotte veraci: una mangiando pesce (con fascicoli virtuali di Nuova Poesia sulla tavola) e l'altra tenendo svettante un penelo.
La paginona centrale di solito contiene una sola composizione o perché la lunghezza dei versi lo richiede (pp. 22-23, n° 7) o è una grafo-poesia come quella del n° 5 dove sul disegna di una spiaggia è scritto (un poco sghembo): “Abbiamo perduto qualcosa passeggiando in riva al Mare nella spiaggia di questo settembre.”, mentre le pp. 20-21 del n° 14 riportano pagine di elenco telefonico con sopra cinque volte la scritta: “RICHIAMERO' DOMANI” dove un lessema graficamente è scritto progressivamente ridotto e l'altro ingrandito. Nel n° 12 (“dedicato interamente all'infanzia”) abbiamo C'era una volta … disegno da colorare (purtroppo l'esortazione COLORA! è venuta tagliata longitudinalmente) con personaggi delle fiabe.
Ed ora un po' di conti: quanti hanno scritto su Nuova Poesia ? Quanti componimenti poetici e quante prose? (Ed anche quante immagini …)
Le pubblicazioni sono “a cura di “ Giancarlo Varagnolo, in tre di esse affiancato da Eva (n° 3), Cloe (n° 7) e da entrambe nel n° 12 – un omaggio alle figlie appena nate, mentre è una nascosta provocazione l'attribuzione della “cura” a Jolanda Griguolo, la nonna ottuagenaria del curatore (e mia bisnonna). Il 18 comprende anche l'Allegra Brigata Culturale “La Musica e le Parole” alla quale si affianca nel n° 15 e nel 17 il Gruppo di Promozione Culturale “Amici della Poesia”. In terza di copertina del n° 11: “a cura disignifica: raccogliere gli scritti, dattiloscriverli, preparare la bozza, richiedere il materiale 'tecnico', battere le matrici, formare i singoli fascicoli, cucitura, (distribuzione).
Per quanto riguarda gli autori, abbiamo avuto l'autodidattam che ha ottenuto la licenza di scuola media grazie alle “150 ore”, e il laureato in lettere; il poeta affermato e lo scrittore alle prime composizioni, il ragazzo di sette anni e il sessagenario, la casalinga e la studentessa universitaria, l'ortolano e il professore, l'autore prolifico e chi ha scritto due o tre poesie in vent'anni. “ (Seconda di copertina del n° 10.) Negli altri dieci numeri la provenienza socio-culturale non cambia, con un leggero aumento della presenza femminile: 18 su un totale di 66 [più 3 cui non è dato sapere: L.T. n° 19, zeta n° 18 e 19, e il/la “graffittaro/a” delle scritte murali a spray inserite nel n° 2 che “Sono poesie a tutti gli effetti, ed anzi il modo di renderli di pubblico dominio rende tali versi ancor più pregni di comunicativa: il vissuto emotivo singolo si pone come messaggio e fatto (gesto) di rilevanza collettiva.”].
Grande assente, per la nostra città di mare, il pescatore “, nel dicembre 1983, l'assenza perdura malgrado la pubblicazione di altri dieci numeri, le letture pubbliche di poesia, l'attività dei gruppi culturali: nell'estate del '88, con la pubblicazione dell'ultimo fascicolo di Nuova Poesia, non vi è un solo componimento scritto da un pescatore.
I componimenti sono in totale 452 per la maggior parte in lingua italiana, vi sono ovviamente le dialettali [delle quali nel n° 19 si lamenta “il gusto del macchiettistico (per lo più patetico) e/o per la battuta che muova al riso – e all'applauso.”], ed alcune in inglese (sic!).
Le prose sono 76, ovviamente molto brevi visto il formato della pubblicazione (Una fiaba venne pubblicata in due puntate: n° 5 e n° 6 per un totale di 7 pagine). Vi sono poi alcuni saggi sulla sulla poesia ( Il prodotto, Poesie? Vuoti-a-perdere, PERCHé i POETI ? - :”Perché non cadano le tenebre e, ottenebrato, nessuno più veda per quanto guardi.”, n° 4,) e note sui risvolti di copertina.
Le illustrazioni, per la maggioranza, 72, a pagina intera, non sono equamente distribuite nei vari fascicoli: erano pensate come stacco fra un autore e l'altro ma in pratica non è stato possibile. Molti altri disegni nelle pagine con testo (oltre ai grafopoemi).
Terminiamo qui con il proporVi quella che riteniamo la poesia più provocatoria, borderline, strana, intensa (di Pippa Cagnotta, fascicolo 16), nuova sperimentale, problematica:
srd mt
I' sn 'n srd mt '
Qnd ch I' prl , nssn m' cps .
[La chiave di lettura è semplice: srd mt sta per SoRDo MuTo, il resto viene da sé a livello di contenuto; a livello di comunicazione si introduce la consapevolezza di una questione non da poco.]
Diamo qui di seguito l'immagine di una grafopoesia (“paginone” centrale dell'ultimo fascicolo):


In nota o appendice, diamo l'elenco di tutti i collaboratori (scrittori, grafici, ….)

Chioggia, 30 novembre 2017

Eleonor Varagnolo.

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