Giancarlo
Varagnolo
Spirto
gentil
Atto
unico
« Spettro:
…, condannato
per un certo tempo a vagare di
notte e a digiunar tra le fiamme di giorno, fino a
che le tristi colpe da me
commesse in vita non siano arse e purgate. .. Oh, ascolta! »
Amleto, A. I, s.
5.
Narratore, (tamburino),
Pia,
Francesca,
Desdemona,
Giulietta,
Cortigiana,
Monaca
[Munega Matta],
2
comari: Vanna e Rosina.
- La scena si svolge da
mezzanotte all'alba in uno spiazzo erboso.
Narratore:
(canzone)
Di
gioie
e affanni
delizie e malanni
verità ed inganni
cosparsi gli anni
son di nostra vita.
Pene e languori
di passati e nuovi amori
riempion di lucori
e foschi furori
i dì di nostra vita.
E seppur duole
l'affanno che suole
oscurarci il sole
lasciar non si vuole
questa nostra vita.
Oh, nessun trattiene
la morte quando viene!
L'assassinio previene
il disseccarsi delle vene,
di natural dipartita
da nostra vita. (tamburo
o altro suono)
[scena
1] Approssimatevi,
venite, guardate, udite, ascoltate: quel che vedrete è occasione ben
rara di intender come vita e morte strettamente son legate all'amore,
alla gelosia, alla sorte che l'amore punisce col delitto – un cuore
trafitto, un collo spezzato – e nel ludibrio della vittima e
l'indulgenza
per il carnefice. Vicende umane, fatti che l'umana natura rinnova e
ripete ad ogni stagione. Amore e sangue, passione e delitto, estasi
e follia, languore e gelosia. E queste creature son donne, vittime di
morte prematura per la furia sanguinaria dell'uomo. Avremo qui
Desdemona innocente che dal geloso Otello, il Moro, fu strozzata, e
Pia de'
Tolomei
soppressa cosi' segretamente dal marito che nulla si seppe e chiede
ricorditi
di me che son la Pia;
e poi Giulietta
che
si procurò la morte trafiggendosi con il pugnale del suo amato Romeo
vedendolo
morto, per diatribe e faide di famiglia, e poi, poi, anche se il
sommo poeta Dante pone questi amanti nell'Inferno, come non
giustificare la Francesca dell' amor
che a nullo amato amar perdona ?
Vedano, ascoltino che mai assilla gli animi, gli spiriti gentili di
queste donne. Uno spiazzo erboso, forse un vecchio cimitero o l'aia
d'un'abbazia, scocca la mezzanotte.
(ad
ogni 3 rintocchi appare una donna nell'ordine detto dal Narr, si
pongono in riga salutandosi che brevi cenni del capo, poi un attimo
di meditazione-preghiera muovendosi in tondo, quindi, sempre
camminando lente)
Francesca
:
(sospiro)
Sarà eterno questo nostro andare quali
colombe dal desio chiamate ?
Desdemona
: E
il mio? Non so darmi pace, e così mi struggo nel ricordo non della
pena ma del torto subìto perché ancora io, ecco, io ancora odo le
dure accuse e le turpi invettive dello sposo mio Otello. (afflitta)
Pia.:
Tutto
fu già in vita, pero' almeno, ecco, vorrei che si sapesse di me: di
me che son la Pia.
(movimenti
laterali)
Giulietta
: (rivolta
alle singole 3) Io,
io, io non lo potrò mai, mai, mai perdonare a me, a me stessa la mia
stoltezza che portò alla morte il mio Romeo! Il
veleno, lo vedo, è stata la precoce conclusione ai suoi giorni.
Narr : Spiriti,
anime in pena ché non possono, o non vogliono?, dimenticar la vita
terrena e l'amor che le nutrì. (è
già entrata Cortigiana dal lato “opposto”)
Cortigiana
: E
l'amor che le nutrì
: ben detto! L'amor che nutre: guarda me, lo so ben io com'esso
soddisfa e sazia.
Narr
:
Tu!? Che fai tu qui? Tu, che giudicata già fosti e sei dannata!
(fermatesi,
fanno gruppo dall'altro lato)
Cort
: Dannato
sarà chi codardo alle spalle mi colpì e negli effetti mi tradì!
Le 4 : Ohh!
(guardano
curiose Cort)
Narr
: Non le turbare nel narrare la fosca tua vita, taci.
Cort : Ma se tu
stesso hai detto che non posson dimenticare … Va bene, va bene:
lasciamole parlare. Allora sentiamo, o anime affannate, venite a
noi parlar, s'altri non niega! (le
4 interdette si scambiano sguardi) Non siate timide
pudìche, spirti gentili sì, ma il candore e l'innocenza non vi
s'addicono più! (le 4
s'interrogano con gli occhi movendosi a disagio)
Narr
: Lo vedi, non vedi che non è questo il posto tuo!? Va' e (…)
Le 4 : (a
se stesse poi a Cort) Chi è? Chi sei? Come sei giunta
qui? Cosa t'accadde? Chi ti uccise? (si
pongono a semicerchio di lato a Cort – P D F G)
Cort
: Son una delle tante che dicon perdute , e il mio nome
ch'importa ora che il mio corpo non ho. (s'abbraccia
lieve) Il mio corpo …
Narr :
Senz'anima!
Cort : (risata
sguaiata e poi beffarda) Oh, e questo che vedi che è? Non
è forse anima? Non è spirito? Non è etereo,
inafferrabile?
Pia
: Hai sofferto?
(avvicinandosi a Cort)
Fran
: Hai amato? Amor condusse Voi ad una morte? “
“
Des : Sei stata
tradita? Uccisa ingiustamente? “ “
Giu : Hai errato per
impulsività cieca di passione? “ “
Cort : Tutto e ancor
di più ché vile e l'uomo, e la vita un limaccioso cammino.
Giu : L'odio e le
incontinenze di altri che ricadono su di noi, l'iraconda bile che
altri spandono ci ammorba. Per un antico rancore due stirpi ostili
resero sventurato il mio amore.
Des : E l'invidia
che inietta veleno con lingue taglienti e rende dubbiosi i savi e
ottenebrati i giusti. La morte che uccide per amore è una morte
contro natura.
Fran : La cecità
di chi non vuol vedere i torti che va commettendo imponendo con la
forza una volontà distorta.
Pia
: Né il rispetto di Dio, né il timore
né l'ignominia può fermare brama, eccitazione, rancore. (hanno
attorniato Cort che guardano in aspettativa, mentre lei
osserva divertita)
Narr
: Ecco, vedete. Due mondi che s'incontrano, due …
Cort : Due, due, due
mondi sì, ma gli assassini che uccisero me e lei e lei e lei
(indica)
son d'un altro mondo!
Fran : Così è.
Pia
: Lo sappiamo.
Des : Sventura fu.
Giul : Maligna
sorte.
Cort : Sorte, sorte,
destino, fato? (sghignazza) E
se la lama del pugnale si fosse conficcata in altre carni, avesse
reciso altre gole, se il sangue versato non fosse stato il nostro? Se
… se … il mio, il nostro petto non fosse così soffice e
compassionevole.
Narr : Così van le
cose nel mondo. Da sempre …. (le
4 passano dalla mestizia allo stupore e al risentimento, Narr si
ritrae)
Giul
: Potrei essere con il mio Romeo se stolide faide non ci avessero
costretti a mezzi disperati e insensati.
Fran : L'amore non
sarebbe stato galeotto se l'avessi atteso e non mi fosse stato
imposto.
Pia
: Ed io che dire quando s'affrettò la morte
mia, segretamente per cagion d'un'altra donna?
Des : La gelosia ...
la gelosia come infido àspide avvelena l'animo.
Cort
: Siamo tutte uguali, con i nostri corpi vivi e pulsanti, fummo
tutte amanti della vita, ed or che è finita siamo qui …
Pia
: Anime gentili, soavi, (si
muove più o meno leggiadra)
Giul : spiriti
eterei, “ “
Fran : lievi,
impalpabili, diafane, “ “
Des : però i nostri
pensieri … pesano . (ferme
in gruppo )
Narr : Ma sono
ricordi lontani!
Le 4 : No, no sono
qui fra le nostre mani di farfalla, eterni.
Cort : (ridendo)
Ohò, ecco la vostra pena: che non possiate obliare ciò
che vi ha fatto amare il mondo e la vita … Nostalgia infinita di un
mai-più.
Narr : Passerà,
passerà ….
Pia : Chissà. Il
ricordo s'attenua nella dolcezza del rimpianto, ma chi ha amato tanto
più con il cuore che con il pensiero ritorna a rivivere gioie e
pene, languori e sospiri, i momenti d'estasi e le palpitanti attese,
e il riso, le labbra, le mani, la voce … e la fine precoce, non
meritata, non è ancora acqua passata … L'oblio verrà? Chissà ...
S'annebbierà negli altri il ricordo, in noi ora è rimpianto di aver
amato troppo, poco o quando tempo non era e la Gelosia avvelenava le
pungenti frecce di Cupìdo e disfecemi . (è
entrata Monaca, siede a terra gambe
piegate di lato)
Fran : Come, come
puo' il passato passare e lasciar il ricordo svanire quando l'amor
che mi fece morire volteggia in me, con me, per me? L'Amor che muove
il mondo, l'amore che rapido pervade un cor gentile … Amore,
piacere, passione, desiderio sì forte che strema e che incatena
dimentichi d'ogni cosa del mondo, del dì, delle notti … Gioia
terrena, tempo felice che ricordar ora qui addolora questo cuore che
ancora, ancora, per sempre?, chissà, è gonfio d'amore. Fa male il
ripensare al tempo felice finito, andato, che mai più sarà
rinnovato, vissuto ancora e prolungato. Amore che non sarà più
consumato, lasciandoci così nel turbinio del ricordo della passione,
nell'ardore del rimpianto di aver amato per così poco, e così
tanto. E la cieca malvagità che colpì me e l'amato mio ben.
Des
: L'amato
… L'amante, l'amoroso bramato, il concupiscente vagheggiato,
l'adorato adorante, l'esigente signore, il lascivo reggitore, il
peccaminoso adulatore, l'ardente … il possente … il furente …
il geloso: irato, violento, rude, volgare, bestiale … Ancora sto
male per le parole pronunciate, gridate, urlate da lui furente che
colpivano e straziavano come staffilate. Insulti degradanti, turpi,
infami … Per una scintilla soffiato da un
amico … l'incendio
avvampa della gelosia, ma io son pura, son pia, son sua, lo amo …
Lo amo, lo amo, ancor lo amo, di più? Forse, non so, ora che pentito
s'è trafitto da sé chiedendo perdono, mentre il sangue sgorgava
dalla ferita ed anche la sua vita cessava. “Prima
d’ucciderti, io t’ho baciata. Non mi restava altro modo che
questo: uccidermi morendo in un tuo bacio.” Dimenticare?
Che mai? Questo, quello, tutto, qualcosa, in parte …? Chissà.
L'amore come un roseto curato con affetto, ecco il mio giardino:
vedete come un sol giorno di tempesta abbia vanificato le amorose
cure di stagioni e stagioni stagioni …
Giu : Una stagione,
l'unica, la sola, una! Che altro ho da ricordare della mia breve vita
se questa stagione e renderla infinita dilatando attimi e momenti che
ci ha visto felici, contenti, inebriati, vogliosi, smaniosi, attenti,
furtivi e ridenti, un po' preoccupati, ma innamorati. Innamorati …
Continuero' a ricordare per sentirmi il cuore palpitare, il respiro
mancare, le gambe frolli e farfalle nella pancia, e la testa leggera
leggera come … il chiaro di luna, l'incostante luna, gioire del
patto d'amore troppo rapido, troppo improvviso, troppo violento,
troppo simile al fulmine che passa prima che si sia potuto dire
“Fulmina!” .
Cort : Tristezza,
mestizia, rimpianto, afflizione, pia rassegnazione – tutto
questo per un amore non consumato o inacidito o troncato o
profanato !?! Amore è una qualche letizia, un po' di guadagno, un
sorso di vita. (s'avvia
verso il gruppo delle 4 che s'è formato in un lato, s'imbatte su Mon
che s'è alzata) E tu …? (notando
la tonaca) Sorella! Voi qui … perché? Anche voi … Sì,
certo! Anche voi, eh, e ditemi (...)
Monaca : Anch'io …
anch'io sì, certo, forse, chissà … chissà, ma che cosa? Che
cosa? C'è malinconia nell'aria, e le vostre parole sono come …
come neve che cade: ecco un fiocco e un altro ancora che si posa sul
viso: solletico, brivido di stupore e, sparito, rimane il freddo
languore di bagnato. Cos'è che non va nelle vostre vite vissute? Oh,
l'amore, l'amore, l'amore … Amore. Anch'io ho amato. Cosa credete
ch'io non sappia che sia amore?! Amare, voler bene, gioire,
rasserenarsi, un poco perdersi e venir meno inebriate o solo confuse.
Una carezza, un suono, o ancor meno: uno sguardo, l'immagine o, ecco
sì, sì, solo il ricordo come voi tutte qui ora. Il ricordo, gli
occhi trasognati o chiusi: non dobbiamo vedere, ma sentire nelle
nostre fibre, nel nostro petto, nel nostro ventre il languore, la
delizia, il torpore, la felicità intima profonda che ci avvolge e ci
addormenta come in un soffice caldo manto anche se accanto nulla e
nessuno più c'è.
Des : Parli così
perché non hai amato chi ti amava per poi essere ripudiata e con
male parole, per turpi sospetti, allontanata e … e sì:
assassinata!
Pia : E così
anch'io: mi s'oppresse con oscure trame l'uomo al quale offersi me
stessa colma d'amore.
Fra : Se
veramente hai amato presa dal vortice caldo inebriante
dell'amore, …
Cort : Ah, questo
amore, questo amore, questo amore! E che sarà mai? L'Amore … (dopo
aver guardato le altre 4) Palesami tu, sorella,
quale sia l'oggetto di codesto tuo amore e che mai ti spinse a
danargli il tuo cuore.
Mon : Il
cuore? A nessuno mai diedi il mio cuore, né altra parte veruna della
mia persona, io (…)
Giu : Ma di quale
amore ci stai parlando se tu, se tu niente del tuo essere hai
condiviso impudìca con un vagheggiato amante.
Cort : Oh, no, mie
care gentildonne, non si confonda ancora soggetto oggetto verbo e
predicato, come direbbero i miei galanti conoscenti grammatici
letterati e poeti! L' amoroso è un vagheggino che non ama, e
desiderare, se pur ardentemente, un profumato cavaliere, non vuol dir
che lo si debba amare.
Le 4 : Ma che
dite! Perché voi, voi … Come non amare se è l'amore, l'amore che
che …
Cort : (beffarda
e ironica) L'amore, l'a ahah!
Mon : Perché
ridete? Perché ridete dell'amore che affligge l'anima di queste
donne e le lega tristi infelici a quand'esso era pulsante e vivo come
il loro cuore? Vi fate beffa di chi, di che, perché? Amato voi non
avete mai?! Mai l'animo non vi si riempì di tenerezza per l'umida
carezza di foglie roride della rugiada mattutina, o non sentiste la
letizia del tremulo miagolio di Bentornata! della gatta di
casa, o le nuvole in cielo che rasserenano il cuore (…)
Cort : Ma codesto,
codesto non è amore! Sarà felicità gioia delizia, serenità estasi
appagamento, ma dov'è l'eccitamento, la voluttà, la spinta a
ghermire, l'appagante possesso e lo sbalordito sentire?
Le 4 : L'amato, ci
fu? Chi? Il nome …? Che mai?
Mon : Che mi
chiedete? Di che amore parlate? Il mio certo non è di quel che
deste, né di quel che vi fu dato. Il mio è sentirsi parte di tutto
il Creato ed essere in letizia nel tempo che scorre.
Des : Dunque non sai
della riprovazione d'un uomo, dell'amore inacidito?
Fran : Dunque tu
nulla sai dell'amor condiviso, di carezze scambiate, di furori
placati, di … (si commuove al ricordo)
?
Pia : Dunque non sai
che sia essere desiderata e poi, poi abbandonata, e immiserita,
dimenticata.
Giu : Così dunque
in vita nessuno vi amò e nessuno amaste? Come può essere accaduto?
Cort : Perché così
van le cose nel mondo! Perché chiamate amore la lussuria e
amare la smània di soddifar la voglia.
Mon : Ma che dite,
che dite tutte voi? Sono queste parole umane o son vaneggiamenti di
menti malate per l'animo che non ha pace e soffre? Che dite? Perché
v'angosciate quando l'amore che cercate è nella pace che non trovate
per il sempiterno ricordare una passione terrena, piccola cosa se
comparata all'infinito (…dell'universo)
Cort
: La gallina che crede che il mondo sia grande quel tanto che
vede dal piolo della sua pollaio: un'aia di fattoria!
Giu : Non hai cuore
e ciò ti precluse l'amore, e la passione, fu così.
Des : (a
Cort) Non parlar di foia! Fu gelosia per troppo
sentimento.
Fran : Che dite voi
tutte, che dite? Il mio fu amore amore amore così tenero e soave,
così casto e innocente, così … (sognante)
amoroso , incontinente.
Pia : Non so, non so
più che dire, ma il mio morire fu perché lui riversò il suo amore
su un'altra donna, un'altra, non più io.
Mon : (imbarazzata
e turbata) Vado, scusate, addio. Pregherò per voi,
pregherò nelle notti serene godendo della luce delle stelle, e nelle
sere di bufera ascoltando le voci portate dal vento che raccontan …
talvolta, storie di amore. (via)
Le
4 : Ma no, aspetta, dove vai, racconta, … (in
linea-gruppo, schiena al pubblico)
Cort
: Qualcuna che non sembrava in pena per pene d'amore. Ingenuità,
innocenza, ignoranza, inesperienza del mondo, assenza di malizia, …
povertà di spirito, ottusità, ritardo …? Chi può dire.
Narr : Chi può
giudicare, chi?
Le 4 : In lei non
c'è dolore, né tristezza, né rimpianto, né languore, né
(…)
Cort : Né passione
alcuna.
Narr : Ed è questa
la sua la sua fortuna: d'essere in pace e serena. Lenite la vostra
pena dissolvendo il rimpianto, offuscando il ricordo, e la nebbia
dell'oblio … ecco: l'indistinto, l'evanescente, il nulla, più
nulla, il vuoto, la quiete, la pace.
Le 4 : (unisono,
ripetuto poi a canone) Offuscare, dimenticare, scordare,
cancellare? Il ricordo, il passato, quel che fu e che resta.
(singolarmente) Chissà, chissà, chissà
... (in fila escono,
una alla volta ad ogni strillo di gallo)
Narr
: Il sole sta per sorgere, e tu, tu non ritorni nel mondo delle
tenebre?
Cort : Basta che
abbassi le mie ciglia: chi ha troppo da ricordare fa presto a
dimenticare ogni cosa, tutto. (tamburo
o piffero, via)
Narr :
Quando il gallo canta è il segnale per
ogni spirito inquieto, sia in mare o nel fuoco, in terra o in aria,
che si affretti al proprio rifugio. Vestito del suo roseo manto, il
mattino s'avanza sulle rugiade dei campi laggiù da oriente;
(guardando
dall'altro lato) e queste che
giungono son creature terrene, le cui pene … Sssst: ascoltimo (si
defila, mentre si sentono prima le voci, poi di lato entrano le 2
donne)
[scena
2] VANNA :
(entra
curva con passetti frettolosi, mormorando veloce) Andiamo
andiamo andiamo ché devo devo devo parlare e confessarmi …
ROSINA :
(dietro)
Che fretta , come corri
questa mattina! La chiesa non fugge via dal campanile, e il parroco
se la prende sempre comoda …(si
ferma per prendere fiato - centro
scena)
Van
: (fermandosi
anche lei : più oltre )
Muoviti perché prima mi libero, è meglio è. Per due passi hai già
la lingua di fuori.
Ros :
Ho perso l'abitudine a correre ;
quando ero giovane, che corse ! Prima per fuggire dagli
spasimanti e dopo per prendere le birbe dei nostri figli, e dopo solo
per catturare una gallina e torcerle il collo.
Van :
Saprei io a chi tirare il collo e …
(moto
di rabbia)
Ros :
Che
cos'hai 'stamattina ? Hai fatto indigestione ? Hai dormito
male ?
Van :
Indigestione ?
Un groppo qua ho ! E dormire ? E' una settimana che non mi
fa dormire, quel … quel … (moto
di stizza)
morto
cadavere di mio marito !
Ros :
Ehh,
ti viene a trovare, di notte ?!? Di persona ?!
Van :
No,
no, sia grazia al Signore, mi appare solo in sogno ! Ma che
insistente, che insistente : peggio che da vivo, credimi,
Rosina !
Ros :
(esterefatta)
Ma viene a chiederti ancora … quelle cose li' ?? Che … che
..
Van :
(beffarda)
Gli
ho insegnato le buone maniere da vivo, con il mestolo de legno, penso
che anche se è morto non voglia prendere quattro bacchettate sui …
Ros :
Ma
che cosa vuole ? Cosa domanda ?
Van :
Non
sono riuscita a capire bene ; già che da vivo parlava
mangiandosi le parole, adesso piange e singhiozza come bambinetto …
veramente mi sembra più un cane bastonato, comunque … Devo parlare
col parroco, perché voglio dormire !!
Ros :
Ma
senti che storia ! Avevo sentito dire che i morti defunti, se
non riposano in pace è perché qualcosa gli manca, qualcosa non è
andato nel giusto verso nel coso, nel trapasso ; o che hanno,
che ne so, nostalgia, o …
Van :
A me sembra che il mio caro
marito abbia preso un bello spavento quando è stato di là e adesso
abbia paura di andare dritto là a cucinarse nelle fiamme
dell'Inferno per l'eternità. Come che mugola, neanche quando era
ubriaco fradicio ogni anno alla festa del santo patrono.
Ros :
Eh,
Vanna, non dirmi che non sai che bisogna pregare per le anime del
Purgatorio, cosi' da ridurne la pena ?
Van :
Lo
so, lo so : non sono mica eretica ! Li so i credi della
Chiesa, ed è proprio per questo che voglio parlare col parroco. Eh,
si', perché come faccio a sapere dove che è stato mandato …
quello là ?! Se è già all'inferno, come tutti pensiamo
(stupore
Oooh
di Ros)
… Ma si', Rosina, col carettere che aveva e tutte le porcherie che
ha commesso …. Senti : se fossi sicura sicura sicura che è in
Purgatorio, un paio di messe anche potrei fargliele dire, ma buttare
i soldi, con tanti che me ne ha mangiati lui, per niente, e no,
proprio no !
Ros :
Un
poco di carità cristiana : è sempre tuo marito !
Van :
Infatti :
continua a comportarsi da quell'impudente scocciatore egoista qual
era . Carità ? Una bastonata sulla zucca ! Che Dio lo
abbia in gloria, ma che non venga più a disturbare i miei sonni.
Ros :
Bisogna
aver pazienza con le anie in pena ; sono spiriti che hanno
ancora … peccati da purgare ; non sono ancora completamente
passati di là e non hanno ancora raggiunto la pace dell'anima.
Van :
Lo
so, lo so, ma cosi' facendo la pace la toglie a noi! Adiamo, dai, che
oggi voglio risolvere 'sta storia e farmi una meritata dormita 'sta
notte. (va
verso di fretta l'uscita delle altre 5, seguita da
Ros)
Ros :
Aspetta,
aspetta ! Che furia di donna …Ecco la messa che inizia.
(suono
di campanella d'inizio messa ; riappare Narr)
Narr :
Voi,
spettatori, non aspettate che escano dalla chiesa : l'ufizio
sarà lungo. Io
qui Vi saluto, e se il nostro dire V'è piaciuto, concedeteci, Vi
prego, un applauso. (inchino ;
tamburo etc ; rientro grazioso
di tutti, una alla volta mentre è posto al centro scena un leggio)
[scena
3]
(il
rientro in scena avviene singolarmente mentre l'attrice precedente
legge, meno le Coòar e Mon che entrano assieme : Mon si pone a
fianco di Cort, le due ai lati della riga)
Fran :
(entra
volteggiando fino al leggio, legge) « Siede
la terra dove nata fui
su la marina dove ’l Po discende
per aver pace co’ seguaci sui.
Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte:
[Caina attende chi a vita ci spense.]
su la marina dove ’l Po discende
per aver pace co’ seguaci sui.
Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte:
[Caina attende chi a vita ci spense.]
Quando
leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante»
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante»
Pia :
(calma
al leggio, legge) «Deh,
quando tu sarai tornato al mondo,
e riposato de la lunga via,
ricorditi di me, che son la Pia:
Siena mi fé, disfecemi Maremma:
salsi colui che ‘nnanellata pria
disposando m’avea con la sua gemma».
e riposato de la lunga via,
ricorditi di me, che son la Pia:
Siena mi fé, disfecemi Maremma:
salsi colui che ‘nnanellata pria
disposando m’avea con la sua gemma».
Giu :
(languida)
Ma
poi, che cos’è un nome?… Forse che quella che chiamiamo rosa
cesserebbe d’avere il suo profumo se la chiamassimo con altro nome?
Così s’anche Romeo non si dovesse più chiamar Romeo, chi può
dire che non conserverebbe la cara perfezione ch’è la sua? Tu
m’ami?… So che mi rispondi “Sì”, ed io ti prenderò sulla
parola;io di te sono tanto innamorata, da farti pur giudicar
leggerezza il mio comportamento; però credimi, mio gentil cavaliere,
che, alla prova, io saprò dimostrarmi più fedele di quelle che di
me sono più esperte nell’arte di apparire più ritrose. La mia
voglia di dare è come il mare, sconfinata, e profondo come il mare è
l’amor mio: più ne concedo a te, più ne possiedo io stessa,
perché infiniti sono l’una e l’altro. - Veleno!… È stato
questo la sua fine. Cattivo! L’hai bevuto fino in fondo, senza
lasciarmene una goccia amica che m’avrebbe aiutato!… Bacerò le
tue labbra: c’è rimasto forse un po’ di veleno, a darmi morte
come per un balsamico ristoro. Scendi, o notte solenne, tu, matrona
sobria matrona mia nero-vestita, ad insegnarmi come devo perdere una
partita vinta, la cui posta son due verginità incontaminate. Vieni,
amorosa ed accigliata notte, e dammi il mio Romeo.
Des :
(accorata)
Buona
notte. Mi doni il ciel costume di non mai prendere il male dal male,
ma di saper, con il male, emendarmi. Tanto
lo loda l’amor mio, che quelle stesse sue maniere rudi, i suoi
rabbuffi, i suoi sguardi aggrottati - ti prego aiutami a slacciarmi,
qui - hanno in sé tanta grazia e gentilezza. perché, per questo
cielo che c’illumina, io non so proprio come l’ho perduto. Ve lo
dico in ginocchio: se ho mai peccato contro l’amor suo, col
pensiero o con atti veri e propri; se mai si dilettarono i miei
occhi, i miei orecchi o alcuno dei miei sensi ad altra forma d’uomo
che la sua; e s’io non l’amo, e sempre l’amerò con tutta la
potenza del mio cuore anche s’egli di me si liberasse . Ahimè,
di quali inconsapevoli colpe mi sono coperta ?
Cort :
(leggiadra
signorile, mentre legge le Com si pongono a fine riga d. e s.)
Amore
un tempo in così lento foco
arse
mia vita, e sì colmo di doglia
struggesi
il cor, che qual altro si voglia
martir
fora ver lei dolcezza e gioco.
Poscia
sdegno e pietate, a poco a poco
spenser
la fiamma; ond’io più ch’altra soglia
libera
da sì lunga e fiera voglia
giva
lieta cantando in ciascun loco.
Ma
il ciel né sazio ancor, lassa, né stanco
de’
danni miei, perché sempre sospiri,
mi
riconduce a la mia antica sorte;
e
con sì acuto spron mi punge il fianco,
ch’io
temo sotto i primi empi martiri
cadere,
e per men mal bramar la morte.
[Tullia
D'Aragona, XVI sec]
Mon
: E
voi: Chi
vuol esser lieto, sia!
(rullio
di tamburo, doppio inchino)
Clugia
minor, 18 luglio ( 26 giugno)
2017.
vg
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