ROMEO & GIULIETTA (William Shac_espeare) raccontati. [ G maschile, E feminile]
G (solo in scena): "Ohimè! Oh Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre, ripudia il tuo nome, o, se non lo vuoi, giura di amarmi, e io non sarò più una Capuleti. I'll no longer be." [II, 2]
E (entra, si avvicina e lo guarda mostrando perplessità): Scusa, ma non è il monologo di Giulietta? Non dovrei recitarlo io? Giulietta-a-a: donna! Romeo-o-o: uomo; tu uomo, io donna.
G: Io Tarzan, tu Jane; loro scimmie – beeelle simie: ciao! Oh, Rrommmeô ...
E: Giulietta, devi languire per Giulietta (mostrando se stessa), qua: Giulietta!
G: Ma lo so, lo so che sei Giulietta Boscolo Capuletti, però... però vuoi mettere le tue battute (sognante) così ... "Oh, Non giurare sulla luna, sull'incostante luna che muta aspetto ogni mese: il tuo amore potrebbe rivelarsi altrettanto variabile." [ib] "Poison I see hath been his timeless end. Il veleno, lo vedo, è stata la precoce conclusione ai suoi giorni. Oh, tutto l'hai bevuto!" [V, 3] Ah, che frasi così, così ... (tono quasi neutro) Belle, decisamente belle e pregnanti; belle.
E: Se Shac_espeare le ha scritte per una donna, lascia che le interpreti io. Che c'è da fare quella faccia, eh?!
G (petulante-didattico): Mia dolce fanciulla, non donna ma bensì personaggio femminile! Si sa, è noto, è risaputo che gli interpreti erano tutti attori, attori maschi, dall'antica Gracia fino a ... al (contando sulle dita) XVII secolo.
E: Adesso siamo nel XXI, quindi: o attore o attrice!
G: Guarda che i giapponesi continuano a reciatere solo fra uomini nel teatro classico Nõ.
E: Oh, i giapponesi ... E ...
G: E poi, guarda qui (sfogliando un enorme libro): su (conteggio biascicato veloce) 24 personaggi parlanti, solo 4 sono femminili; 4 su 24!
E: Ah, sì! E 3 su 20 uomini muoiono ammazzati! Ovvio, naturale, visto che voi uomini ne combinate di tutti i colori, siate protagonisti di Storia, storie, romanzi, racconti, tragedie.
G: Ehm; ben! E questa (toccando-mostrando il librone) è proprio una tragedia che vi andiamo a raccontare, a narrare ... No, niente paura: non è lunga tutto questo volume, no! Qua ci sono anche altre tragedie del signor Guglielmo, Sha_espeare William, inglese di fine '500, inizi '600. Oh, bella! E chi regnava in Inghilterra a quei tempi era una donna: la regina Elesabetta I; (a E) contenta?!
E: Te lo dirò. Andiamo avanti, anzi, cioè incominciamo, signor ciacolon, questa presentazione di Romeo e Giulietta. "Nella gentile Verona, dove la scena è posta, due famiglie di pari dignità si scontrano per un antico rancore, e di sangue veronese macchiano mani veronesi. Da due stirpi ostili ottengono vita due amanti infelici, che (...)" [pr. 1]
G: .. che ... Calma, e procediamo atto dopo atto, che sono ben 5. Io chiacchiererò un po' troppo, ma tu ... un cronista sportivo spagnolo: i Capuleti xé in posséso de Giulieta che non i ghe la vole dare a Romeo porché el xé Montechio, alora uno cope 'st'altro e 'st'altro quel'altro e el frate ...
E: Dunque: i personaggi principale sono Romeo e Giulietta.
G: Se si chiamavano Paolo e Francesca, la commedia era un'altra: era Divina!
E: Guarda ... non ha fatto ridere nessuno.
G: Chiaro! Chi ride con Dante Alighieri! Se lo legge Benigni, magari .... un sogghignetto ...
E: (occhiataccia) Romeo è della famiglia dei Montecchi, mentre Giulieta è una Capuleti. Famiglie in costante furia e lotta. Non ci è dato di saperne il motivo, (...)
G: Un po' come alcune guerre di adesso, che (...)
E: Restiamo a Verona nel XVI secolo!
G: Va bene va bene. Però, posso almeno dire che Capuleti mi stanno antipatici? Quel padre capofamiglia, e Tebaldo, il nipote ...! Son contento che Romeo lo (...)
E: Sssst! Quello accade nel III atto.
G: Giusto; scusa: procediamo con ordine. Però ... però per presentare i personaggi dobbiamo andare avanti e indietro per la tragedia! Per esempio (...)
E: Aspetta, che appendiamo un po' di ritratti. (prendono i fogli e li appendono con le mollette al filo teso) Questa è Giulietta.
G: Questo è Romeo, e questi sono i suoi due amici: il giudizioso Benvolio, che è un suo cugino, e questo a destra è l'allegro Mercuzio, parente del principe di Verona, Della Scala.
E: Qui la nutrice di Giulietta.
G: Intrigante, opportunista ... "vecchia maledetta; demone scellerato, consigliera malvagia, ancient damnation! O most wic_ed fiend! " : così la stessa Giulietta la definisce alla fine del III atto. Questo invece è frate Lorenzo che quasi quasi aggiusterebbe tutto, ma ...
E: Ed ecco gl ultimi due personaggi: questo è la causa della tragica fine del dramma. È il classico violento, attaccabrighe, ottuso, retrivo; mentre questo è Paride "un gentiluomo di nobile parentado, ricco, giovane, ben educato, pieno di onorevoli qualità e bello " [III, 5] ... il marito destinato a Giulietta dal padre, è il promesso sposo.
G: Un padre ... Questo sì che sarebbe da bastonare e dargli un bel po' di calcioni nel sederone! Eh, sì! Lasciami sfogare, Giuliettina ... Senti, senti cosa dice il signor Capuleti a sua figlia!
Atto III, scena 5: "Via da me, sciagurata! Vile donna! Via, carne fradicia! Via, bagascia! Faccia di sego!" Capito? E dopo aggiunge - suo padre a sua figlia! -: "Impiccati, giovane concubina! Disobbediente! Miserabile! Va', va' a pascolare dove vuoi, ... ucciditi, va' a mendicare, muori, muori di fame per le vie, ..." È questo sarebbe un padre che parla alla figlia, a sua figlia che si è inginocchiata (esegue) davanti a lui per supplicarlo di ascoltarla?! " " Da ammazzarlo subito! (si alza irritato)
E: Torniamo al 1° atto, e aggiungiamo le immagini dei Montecchi e dei Capuleti, e procediamo con (...)
G: Eccolo qua, il Capuleti padre! Ma guarda che faccia da ... (accenna di dargli un pugno e uno schiaffo). Ed anche i suoi servi non sono da meno ... fetenti! Atto I, scena 1^ - contenta che vado per ordine? - entrano in scena due servi della famiglia Capuleti: "Metti mano all'arma: due della casa dei Montecchi avanzano. Fuori il ferro, se siete uomini!" E combattono (mima) finché non arriva Benvolio, questo qui che è poi cugino di Romeo.
E: "Separatevi, insensati! Riponete le spade: voi non sapete quello che fate." Però arriva anche quell'antipatico di Tebaldo, questo qua, e come saluto grida: "Volgiti, Benvolio, e mira la tua morte!" Fortuna che i Montecchi sono meno iracondi, "Io qui mantengo la pace" esclama Benvolio, e l'altro: "Difenditi, codardo!" Così combattono finchè arriva un ufficiale e cittadini armati di mazze e lance che pongono fine alla lotta. Intanto sono entrati i capi-famiglia, con rispettive consorti, dei Capuleti e dei Montecchi ai quali il principe della Scala fa una romanzina.
G: Quando tutta 'sta folla se ne va ... Folla sì, perché fra sostenitori delle due famiglie, cittadini armati, seguito del principe ... la scena è stracolma di gente! Queste scene di massa piacevano molto: immaginate un po' che splendidi costumi colorati e guarniti di gale e gemme indossavano: una gioia per gli occhi degli spettatori. Bene, tutti vanno, resta Benvolio ed ecco che arriva il nostro Romeo, il nostro languido, melanconico, triste innamorato Romeo.
E: "Ohimè, come le ore tristi paiono lunghe!"
G: "Ohimè, perché l'amore, così gentile all'aspetto, dev'essere tanto tirannico e spiacevole alla prova! Dimmi seriamente: chi è quella che ami?" [I, 1]
E: Giulietta ...? No-o! Romeo è innamorato ora, all'inizio della storia, di un'altra che ha fatto però voto di castità "mettendo me alla disperazione; e con quel voto uccide me, che ..."
G: Che lo fa incaponire, come: "il dolore mi pesa nel petto, questo fiero amore, pesante leggerezza, austerà vanità, fuoco ghiacciato, salute inferma ... E lei schiva gli sguardi, lei evita i dardi di Cupido?"
E: Dunque il poverino è innamorato sì, già, ma di una donna che non lo degna nemmeno di uno sguardo; una donna ch'egli (...)
G: Scusa, ma fammi aprire una parentesi. Tu parli di donna, ma vogliamo quantificare l'età dei protagonisti del dramma? Di Romeo e dei suoi coetanei - Benvolio, Mercuzio, Tebaldo e lo stesso Paride, il promesso sposo, di cui una delle qualità lodate dal padre di Giulietta è proprio la giovane età poiché era normale, civile e ben visto che lo sposo avesse almeno una quindicina di anni più della futura moglie; tenendo conto che a 30 si era considerati nel mezzo del cammin della vita, Romeo doveva essere non ancora ventenne, però di Giulietta l'età la sappiamo perché i due si incontrano, pensa un po', alla festa del suo, di Giulietta, quattordicesimo compleanno, quattordici anni dunque. "Lasciamo che altre due estati sfioriscano nel loro splendore prima di giudicarla matura per il matrimonio." dice il padre di Giulietta, al che il promesso sposo, infoiato voglioso suppongo, che risponde? "Younger than she are happy mathers made." [I, 2]
E: "Donne più giovani di lei sono già madri felici." No comment; uno proprio da non sposare.
G: Dunque: arriva la sera della festa di compleanno, che è il 1° di agosto; i due amici di Romeo se lo trascinano dietro ed entrano mascherati alla festa, mascherati per non farsi riconoscere e infatti una volta scoperti devono darsi alla fuga per evitare che Tebaldo li trafigga con la spada, mascheramento che era nella tradizione di quei tempi, come, per capirci, gli intrattenitori alle feste di oggi.
E: Intanto Romeo che aveva sospirato, recalcitrato e scocciato tutto il tragitto, non appena entra, chi ti vide? "Oh! Lei insegna a brillare a queste torce. La sua bellezza rifulge sulla guancia della notte, come gemma sulle orecchie di una Etiope ... Aveva il mio cuore amato prima d'ora?" [I, 5] Lui afferma di no, e dritto dritto va a prendere Giulietta per mano e dopo uno scambio di poche battute cortesi ... si baciano! si baciano due volte. "Tu baci sapientemente ..." escla Giulietta.
G: "Signora, vostra madre vi cerca." interrompe la Nutrice.
E: "Chi è sua madre?" chiede Romeo. E qui incomincia la tragedia: "Appartiene dunque ai Capuleti? Oh, mia sventura!" [ib]
G: "Ora Romeo è amato e ama di nuovo, e il fascino degli sguardi li ammalia entrambi; ma egli deve gemere per la sua presunta nemica, e lei deve rubare la dolce esca dell'amore dai terribili ami. Romeo, discendente da gente nemica, non ha la possibilità di vederla per mormorarle le promesse che gli amanti usano giurarsi;
E: e Giulietta, altrettanto innamorata, ha perfino meno mezzi per vedere, di nacsosto, il suo amato. Ma la passione dà loro la forza, e il tempo dona loro l'opportunità d'incontrarsi, temperando la gravità con estreme dolcezze." [pr.2] Abbiamo qui, nella scena 2 del secondo atto lo struggente, dolcissimo, romantico dialogo fra i due innamorati. "Oh! Non giurare sulla luna, sull'incostante luna che muta aspetta ogni mese: il tuo amore potrebbe rivelarsi altrettanto variabile."
G: "Se ti trovano, ti uccideranno.", quindi andiamo avanti ...
E: Ma come? Prima mi rubi le battute di Giulietta e adesso vuoi saltare tutto il dialogo ... bellissimo ...
G: Appunto perché è bellissimo non roviniamolo io e te, beh io ... non te; e poi è così, ma così (tira su con il naso mesto).
E: Se ti commuovi adesso, quando muoino che (...)
G: Ssst! Non anticipare! È una sorpresa il finale.
E: Ma vuoi che non sappiano tutti di come vada a finire? È una tragedia, no?! Romeo e Gilietta alla fine (...)
G: Sssst! La fine è alla fine, lì in fondo, al quinto atto scena tre; dopo vedremo, non stiamo a pensare al futuro ... carpem die.
E: È già tutto scritto qua ....
G: Sì, lo so che è già tutto scritto, però facciamo finta che non lo sappiamo, e: procediamo con calma, ordine, peace and love.
E: "Il mattino dagli occhi grigi sorride fra le fosche tenebre; l'ombra incerta vacilla come un ubriaco. La terra, che è madre della natura, è anche la sua tomba; tutte le cose hanno per sepoltura le (...)" [II, 3]
G: Sì, va bene; taglia, salta! Questo è il monologo di frate Lorenzo nella scena 3; entra Romeo: "Buongiorno, padre." "Benedicite! Qual voce mattutia mi saluta con tanta dolcezza? Figlio mio, questa visita a una tale ora accenna a un'anima turbanata. Quale preoccupazione (...)".
E: "Non aspetterò per dirlo, innanzi tutto, ve ne prego, acconsentite di sposarci oggi stesso."
G: "Beato San Francesco! Gesù Maria!" E qui il frate dà una bella tirata di orecchie al vagheggino Romeo: "Giovane incostante, waverer, allora l'amore dei giovani risiede non nei loro cuori, ma nei loro occhi! I tuo antichi gemiti risuonano ancora nelle mie vecchie orecchie."
E: "Oh! Ve ne prego, non mi rimproverate: quelle che amo ora, mi corrisponde; l'altra non volle mai farlo (detto bambinescamente risentito)."
G: Ah: così me la racconti! Questo lo dico io, non il frate, non Sha_espeare. Una gli dice no, e vai con i pianti e sospiri; una gli dice sì, Sposiamoci, sposiamoci! Ma si sposano almeno?
E: Sì, certo.
G: Così, senza testimoni, senza annuncio, e lei, la Giulietta, minorenne!?
E: Erano altri tempi; si costumava così. Poi è Giulietta a insistere e volerlo: "Se questo tuo amore ha intenzioni oneste, se scopo dei tuoi voti è la nostra unione, ..., dimmi in quale luogo e quando potrà compiersi il rito" [II, 2] del matrimonio. E il frate, chiude il II atto con questa battuta: "Venite, seguitemi, e lasciate ch'io non mi distacchi da voi finché la santa Chiesa non abbia unito due in uno."
G: E dopo ... :"Copri, notte, con il tuo velo le mie guance che il pudore infiamma, ché il mio amore, fatto ardito, non scorga più negli atti suoi che l'adempimento di doveri modesti. Oh! Io conquistai il castello dell'amore, ma non l'ho ancora posseduto, e anch'io sono stata conquistata ma non ancora gaduta. Galoppate veloce, destrieri dai piedi fiammeggianti; vieni notte benigna, e insegnami a come perdere una partita vinta ..." [III, 2]
E: Così monologa Giulietta tornata a casa e aspettando che si faccia notte così che Romeo possa raggiungerla di nascosto salendo da lei, e infatti domanda alla nutrice: "Son queste le corde che Romeo ti commise di cercare?"
G: "Sì, sì, le corde."(gettandole per terra - gesto) "Ah, triste giorno! Lui è morto, è morto, è morto." Detto così, voi a chi pensereste? Romeo, logico! Invece quel lui è ...
E: Tebaldo, questo qua, il Capuleti rissoso, iracondo, caparbio che è stato ucciso, eh sì, da Romeo, ma per difendere se stesso, come si vede nella 1^ scena del III atto. Quindi il pubblico lo sa, ma non Giulietta, e qui Sha_esperae vuol mostrare la perfidia della losca, becera, subdola nustrice, e dar un esempio dell'insolenza e malizia di tutto il servidorame. Giulietta è esterrefatta, poi, quando capisce, infuriata: "Oh, cuore di serpe ... feroce drago ... corvo ... contaminata sostanza ... scellerata ... ti si gonfi la lingua ..."
E la nutrice ...
G: "Datemi un po' d'acquavite. Tutti questi affanni, tutti questi guai mi fanno invecchiare." [III, 2] Cos'era accaduto nella scena precedente? Che Benvolio, il cugino di Romeo, e Mercuzio, parente del principe Della Scala (indica sulle immagini) si scontrano con Tebaldo che uccide Mercuzio, per un'intromissione inopportuna anche se pacificatrice di Romeo, che poi è costretto a difendersi dall'attacco del testardo e ottuso Tebaldo; così lo esortano a fuggire. Romeo si rifugia da frate Lorenzo.
E: "La sventura si è innamorata di te, e la calamità si è sposata con te. Tu sei bandito da Verona, ... in esilio." All'apprendere dal frate questa notizia, Romeo va in escandescenze ...
G: "In esilio? piuttosto la morte, questa mi spaventa assai meno del bando. Il cielo è qui dove vive Giulietta: a ogni gatto e cane e topolino, anche all'essere piu insignificante sarà concesso di vederla, una mosca potrà gustare quella felicità che a me, Romeo, si nega."
E: Il frate lo rimprovera di ingatitudine, poi gli suggerisce di andare a Mantova; intanto arriva la nutrice che, offrendosi di trovare Romeo, s'era rabbonita con Giulietta. E anche qui la viscida donna dice e non dice, tanto che Romeo fa per pugnalarsi, stravolto.
G: "Trattieni la mano disperata; sei un uomo tu? I tuoi pianti sono da femmina, e i selvaggi tuoi atti rivelano la furia insensata di un essere privo di ragione. Tu mi empi di stupore." E parla, anzi il frate fa una bella predica tanto che la nutrice, alla fine, esclama:"Oh, signore! Sarei rimasta qui tutta la notte a udire cosµi buoni consignli. Ah! Che cosa è l'istruzione! Signore, dirò alla mia padrona che verrete." Sì, perché fra i buoni consigli c'è quello di andare a casa di Giulietta cauto, vai cauto e di lasciarla prima che la ronda abbia guarnite le porte della città.
E: Così nella scena 5^ ...
G: Diciamo anche che nella 4^, brevissima, c'è la decisione del padre di Giulietta di sposarla in settimana: "Che giorno è oggi? Lunedì? Ebbene, mercoledì è troppo presto, sia dunque per giovedì ... ditele che giovedì sarà sposa di questo (mostra) nobile conte." Prego. (a E)
E: Orbene, nella 5^, ch'è l'ultima del III atto, accadono un bel po' di cose; la scena si apre con Romeo e Giulietta alla finestra della stanza di Giulietta, è l'alba ...
G: Parlano del più e del meno ...
E: Beh, parlano del nuovo giorno che sta per farsi ... e poi si salutano angosciati, speranzosi, confidenti e tristi.
G: Ma non si capisce se ... (strabuzza gli occhi)
E: Ma dai, l'importanza è minima quando: "L'arido dolore beve il nostro sangue. Addio, addio!"
G: Quindi entra la nutrice e poi la madre e quindi il padre, che la gratifica di tutti gli epìteti che vi ho già elencato: wretch, baggage, fool ...
E: Anche lei, Giulietta, non è tenera con la nutrice!
G: Vorrei vedere che cosa diresti tu a una che, dopo averti fatto da mezzana, ti consiglia "con tutta l'anima, in fede, sul mio onore - sic! - sarai felice di questa seconda scelta: di sposare il conte." Quel che teatralmente mi piace è il dialogo degli equivoci con la madre: un classico! "Lasciatemi piangere per una perdita tanto sensibile. Fra gli scellerati e lui siano molte miglia. Sì, conteta non sarò finché non vedrò Romeo ... morto ..."
E: E decide di andare a chiedere aiuto e consiglio a frate Lorenzo, nella cella del quale si apre il IV atto, egli è con Paride, il promesso sposo; ma ecco arriva Giulietta. E ...
G: È strano questo atto, non trovi? Vi è un'alternanza di scene tragiche e di altre gustose che muovono al riso Lo spettatore è messo in un'altalena di umori ... Giulietta "muore" (fa il cenno "" con le dita) nell'ultima scena, ma il pubblico sapendo che è tutto falso (...)
E: Vogliamo andare con ordine, e far capire a codesto pubblico che accade propriamente nel IV atto? Oh! Dunque, Giuliatta (...)
G: Va dal frate per avere consigli, suggerimenti, un soccorso, per districare la situazione in cui s'è venuta a trovare.
E: "Trovate dunque nella vostra lunga esperienza un soccorso immediato, o questo pugnale ... Non indugiate a rispondermi; anelo di morire se quello che state per dirmi non è rimedio ai miei mali." [IV, 1]
G: "Fermati figlia; scorgo un raggio di speranza, c'è un modo ... ma la risoluzione richiede una soluzione disperata."
E: "Se hai tanto coraggio, ti darò un mezzo. Prendi questa fiala e, distesa sul letto, bevi il liquore che racchiude. Sentirai allora trascorrere per le tue vene un torpore pesante e freddo, (...) nessun alito attesterà che sei viva. Le tue labbra e le tue gote diverranno livide come cenere; il tuo corpo apparirà come creatura che morì. In tale stato rimarrai per 48 ore, trascorse le quali ti sveglierai come da un piacevole sonno."
G: "Datemela, datemela. Oh, non mi parli di timore. Amore, dammi forza! Addio, buon frate!" e ritorna lieta a casa, come nota la nutrice nella 2^ scena. Nelle altre tre scene vi è quell'alternanza che vi dicevo di battute che fanno ridere ed altre che mettono lo spettatore in ansiosa attesa del sèguito; la stessa disperazione dei genitori e della nutrice di Giulietta sono viste dallo spettatore con animo derisorio perché sa la verità. Le battute finali dell'atto scambiate da Pietro, servo, marito?, della nutrice, completamente fuori di contesto, suggeriscono, inducono a far supporre che tutto andrà per il meglio. Questo ...
E (fa dei gorgheggi poi canta): "Allora la musica con suono d'argento, neeeell' ...".
G: Ecco, sì, Pietro se ne va cantando e termina il IV atto.
E: Quinto e ultimo. Siamo a Mantova, dove Romeo s'è rifugiato. "Novelle di Verona? Non mi porti lettere di frate Lorenzo? Come sta la mia sposa? Nulla può esservi di male, se lei sta bene." E il servo di Romeo, zac!, non sarà conciso, ma va subito al dunque.
G: "Allora sta bene, e nulla può esservi di male." E qui il pubblico pensa: "Ma allora lui sa che è una simulazione!"; invece: "Il suo corpo riposa nella tomba dei Capuleti, e la sua parte immortale vive con gli angeli. Perdonatemi se vi reco così tristi notizie." E Romeo, che fa? Piange? Si dispera? Annichilisce? No, chiede inchistro e carta e di sellare i cavalli, poi, essendo già in strada, si reca nella bottega di uno speziale per comprare per 40 ducati un paio di grammi di veleno forte, violento, che si sparga per le vene come il desiderio del disperato che l'inghiotte, e cacci via dal corpo il respiro.
E: Ci siamo dimenticati di dire che frate Lorenzo aveva promesso di mandare un confratello a Mantova per avvertire Romeo dello stratagemma, dell'inghippo.
G: Guarda che l'ha detto così en passant all'inizio dell'atto IV che alla fine non se lo ricorda più nessuno; scommetto che quando entra in scena, la 2^, frate Giovanni, tutti si chiedono chi sia. Un tontolone.
E: Ma non è stata colpa sua se non è potuto partire il giorno prima per Mantova!
G: E doveva farsi accompagnare da qualcuno per fare il viaggio? E va a cercare un confratello che visitava i malati, così che gli ispettori della città di Verona li chiudono entrambi in casa sospetti di essere infetti dalla pestilenza! "Fatale contrattempo! Frate Giovanni: trovatemi una leva di ferro e portatemela subito."
E: E si va tutti al cimitero, alla tomba monumentale dei Capuleti; è notte perché troviamo Paride e il suo paggio con una torcia. Arriva anche Romeo e il suo servo con torcia, picccone e una sbarra di ferro; entrambi i servitori vengono allontani prima che i due si incontrino e ovviamente ne nasce un duello, anche questa volta contro la volontà di Romeo, che, anche questa volta, ha la meglio, senza nemmeno sapere contro chi stava combattendo.
G: Bravo, eh, 'sto ragazzo, con la spada!
E: Serietà, che qui muoiono tutti!
G: Sssst, non anticipare.
E: E che cosa anticipo? Romeo beve il veleno proprio ora, cioé dopo che ha scoperchiato la tomba, posto Paride al suo interno ...
G: Gliel'aveva chiesto prima di spirare: "Se pietoso sei, apri la tomba, e mettimi con Giulietta." "Oh, dammi la tua mano, tu, il di cuo nome era scritto con il mio nel libro della sventura! Io ti seppellirò in una tomba gloriosa ..."
E: Oltre a Giulietta c'è anche il cadavere di Tebaldo, era ben anche lui un Capuleti, e Romeo gli chiede perdono. Quindi si rivolge a Giulietta: "Perché sei ancora così bella? Braccia, prendete il vostro ultimo abbraccio! E voi, labbra, ..." beve alla salute, quasi, dello speziale: "Oh, speziale fidato! Il tuo veleno è efficace. Così, con un bacio io muoi." E mentre muore, frate Lorenzo entra nel cimitero, con una lanterna, una leva e una zappa.
G: "San Francesco mi aiuti! Quante volte in questa notte i miei vecchi piedi incespicano contro le tombe." Ovviamente, così vuole il destino, il fato, l'avversa fortuna, il frate è entrato dall'altra parte del cimitero e incontra Baldassare, il servitore di Romeo, con il quale si intrattiene a chiacchierare; però ...
E: Sarebbe arrivato in tempo per salvare Giulietta, ma lei non lo segue e lui non osa fermarsi di più sentendo che le voci delle guardie, chiamate dal paggio di Paride, s'avvicinano; così la lascia sola e ...
G: La tragedia si conclude: "Oh, felice pugnale! (Afferrando il pugnale di Romeo) Questo è il tuo fodero (si trafigge); arruginisci nel mio petto, e lasciami morire."
E: Una guardia: "Giulietta in un mare di sangue tiepido ancora, spenta da poco, lei che da due giorni era qui sepolta. Correrete ad avvertire il Principe." E il Principe Della Scala entra con il seguito, e poi arrivano Capuleti e Montecchi; sono presi Baldassare e frate Lorenzo mentre per le strade risuonano grida Romeo! Giulietta! Paride! al cimitero!
G: "Continuate, continuate le indagini; sia posto in luce come avvennero questi tremendi misfatti." Il Principe dà un'unteriore tiratina di orecchie alle due famiglie rivali, e così sappiamo che la madre di Romeo è morta di crepacuore nella notte.
E: "Fate venire avanti i sospetti."
G: "Sono io il maggiore; quello che meno può ..."
E: "E quindi esponi subito quanto sai."
G: "Lo farò brevemente ... Romeo, era sposo di Giulietta, e lei la fedele sposa di Romeo. Io stesso li unii e il giorno del suo matrimonio fu l'ultimo dei giorni di Tebaldo, per la cui morte prematura il novello sposo di Giulieta dovette essere bandito da questa città.
E: Era questo bando, e non la morte di Tebaldo, che Giulietta piangeva; e voi Capuleti, voleste a forza darla sposa al conte Paride.
G: Allora corse da me, e con gli occhi smarriti, con la disperazione nell'anima, mi supplicò di fornirle un mezzo per fuggire a quelle seconde nozze, minacciando, se fatto non l'avessi, di uccidersi sotto ai miei occhi. (gesto di pugnalarsi) Io le somministrai un soporifero che produsse l'effetto d'immergerla in un sonno simile a quello della morte; e scrissi a Romeo di tornare.
E: Ma quegli che recava la mia lettera fu da un incidente trattenuto. IO venni solo, all'ora prevista del destarsi di Giulietta per levarla di qui.
E: Sennonché, quando giunsi al sepolcro, trovai il nobile Paride esamine al suolo, e il fedele Romeo estinto. Giulietta si destò, la supplicai di venire e di sopportare con rasseganzione questa condanna del cielo.
G: Ma un rumore che intesi mi atterrì e mi fece fuggire."
E: "L'aurora di questo giorno ci arreca una pace dolorosa; e il sole, per pietà dei nostri mali, pare si rifiuti di mostrare la sua faccia." [V, 3]
G: "Lo sventurato percorso di questo amore segnato dalla morte e la costante furia delle loro famiglie, sono il motivo della eccellentissima e lamentevolissima tragedia di Romeo e Giulietta" [fronte, prol. 1], che v'abbiam finito di raccontare.
E: "Uscite da questi luoghi: andate a discutere altrove di questi tristi eventi." [V, 3]
G: Ci avete ascoltai con orecchie pazienti e, nel salutarvi (inchino di entrambi, all'unisono:), vi ringraziamo.
Clugia minor, 24 settembre 2016. VG
lunedì 26 settembre 2016
Romeo e Giuietta - presentato
lunedì 19 settembre 2016
Al Balcone
Giancarlo Varagnolo
Al balcone.
Azione sceneca
Persone:
Pier Dinci, nobil giovane
Moléto, suo servitore
monna Tesse, contessina
Fiammetta, sua servetta
Emérita, altra giovine serva [civettuola]
Vanna, fantesca
Scapin, un servo [che non parla, non si vede, anzi non c'è!]
bambine/i (eventuali madri) .
¨¨¨¨¨¨¨¨
BAMBINI/E che giocano schiamazzando in strada sotto al balcone.
MOLÉTO (arriva, osserva i ragazzini e quindi confabula con i/le più grandicelli/e indicando il balcone sotto al quale si pone accompagnando il canto) :
" – Oh quante belle figlie, Madama Doré,
oh quante belle figlie.
– Son belle e me le tengo, Scudiero del re,
son belle e me le tengo.
– Il re ne domanda una, Madama Doré,
il re ne domanda una.
– Che cosa ne vuol fare, Scudiero del re,
che cosa ne vuol fare ?
– La vuole maritare, Madama Doré,
la vuole maritare.
– Con chi la maritereste, Scudiero del re,
con chi la maritereste?
– Col principe di Spagna, Madama Doré,
col principe di Spagna.
– E come la vestireste, Scudiero del re,
e come la vestireste?
– Di rose e di viole, Madama Doré,
di rose e di viole.
– Prendete la più bella, Scudiero del re,
prendete la più bella .
– La più bella l’ho già scelta , Madama Doré,
la più bella l’ho già scelta.
– Allora vi saluto , Scudiero del re,
allora vi saluto. "
(Durante il canto esce sul balcone FI che poi va a chiamare TE, entrambe si divertono alla musica - commenti "a braccio", finché appare sul balcone > )
VANNA : Cos'è tutto 'sto gridare?! Cos'è tutta questa confusione?! Ma guardali: proprio qua dovevano venire a giocare con tanto spazio che c'è in tutta la Piazza! Il signor conte vuole star quieto per ... per pensare a cose importanti. Andate via di qua! Via!
FI : Oh, mai un momento d'allegria.
TE : Ma non mi sembra un così gran vociare: sono piuttosto aggraziati direi.
VA : Mi meraviglio di voi, contessina, che mostrate tale accondescendenza a questi chiassosi popolani! Che direbbe vostra madre se lo sapesse? E vostro padre, vostro padre chiede tran-quil-li-tà. Ho l'ordine di (....)
TE : Ma almeno lasciateli terminare il canto!
VA : Ma neanche per sogno! E lo chiamate canto questo gridío? I rimproveri da vostro padre li prendo io, eh sì, alla fine. (ai ragazzi/e) Andate via, subito, o vi battezzo un'altra volta! Via da qui sotto! (continuando il canto, entra furiosa in casa)
Fi & TE : Andate, andate: monna Vanna fa sul serio! Venite più tardi; un altro giorno magari. ( escono, bambini/e via - MO resta sotto il balcone)
PIER DINCI ( entra in scena meravigliandosi dei piccoli in fuga e si ferma al centro guadando il balcone e MO; ed ecco arrivargli un getto d'acqua tirato con un bacile da VA sul balcone) : Ma che è mai?!
VA (affacciandosi): Ecco fatto! Ah, son già fuggiti ratti i topi!
PI : Ehilà: è così che si fa? Non sarebbe d'uopo che prima guardaste in basso e poi gettaste l'acqua - spero sia acqua - madonna mia?!
VA : Non era diretta a voi, ma a dei mariuoli ... E voi non sapete che non si conviene camminare proprio in mezzo alla via? Ne piovon cosa dal cielo! Forestiero, si direbbe.
PI : Non proprio; ma altrove una qualche scusa si porge in simili frangenti. Almeno chi è gentil e accostumato.
VA : Ma se non v'ho nemmeno centrato! E, quanto a "gentil", questa è la dimora del signor conte Bordotti, che ho l'incarico di servire, tanto che voi lo sappiate, messere.
MO (si pone al fianco di PI) : Abbiate rispetto per il mio padrone e signore, voi che altro non siete che una fantesca rustica e rozza. Ben per voi che siete così in alto posta onde il mio bastone giungere non può.
VA : Il vostro bastone? Quello che usate per estrarre le chiocciole dal guscio? Ah ah ah! Riverisco, signori!
MO : Ah, villica villana! D'un balzo sapre' io ghermirti sul balcone. Trattar così indegnamente il signor mio illustrissimo, Pier Dinci. Le chiocciole ...! Si vedrà, si vedrà ...!
PI : Non ti curar di lei; piuttosto, dimmi: come fu con (strabuzza gli occhi obtorto collo verso il balcone)?
MO : Ella, la contessina, gustò il canto, e la servetta fors'ancor di più! Che due fiori, che due bocciol di rosa, che due tortorelle ...! Ehm, la contessina è, naturaliter, ben più rosea, ben più leggiadra, ben più (curve del corpoaccenna alle ) ... O non è la damigella la più ...?
PI : Moléto, resta qui di vedetta, giusto in caso che ella s'affacci di nuovo, io devo andare: guarda come inzaccherate sono le mie calze, donna impertinente e villana! Una tale rozza figura accanto alla mia perla.
EMÉRITA (affacciandosi): La perla ... dove l'avete persa, cavaliere?
PI : Ella è qui, ritornerò a ... Voi chi siete, se permettete l'ardire, madamigella? Una della casa? una che può ... (abbassando la voce) confidenziare con la nobile contessina?!
EM : Io? Ma certo! Son io che amministro qui tutto il palazzo e la confidente son d'ognun di loro, senza di me nulla si fa, nulla (...)
VA (alla porta-finestra): Cosa fai lì? Sempre a chiacchierare! Con chi parli? Ancora qua quello stoccafisso?!
PI : Vado; vi lascio qui il mio servitore. (via)
EM : Adieu! (a VA) Sto dando una pulita al davanzale ché la signorina contessina s'è impolverata una manica dell'abito poc'anzi; e poi dovrebbe tornare Scapin dal mercato: sempre che si faccia aspettare 'sto èbete!
MO (scostandosi dal muro): Son qua! Chi mi vuole? Oh, ma quante belle femmine damigelle ci sono in questa casona! È contessa anche ella sorella di quest'altra che piace al mio padrone, o (...) ?
EM : Contessa? Quasi ... Mia mamma mi dice sempre che può essere che ... Beh, e voi? Servitore ... E di chi? Mi siete una faccia nuova.
MO : Del cavaliere Pier Dinci, nobiluomo che più di lui non ce n'è - si figuri che la bistecca gliela devo tagliare io a pezzetti, altrimenti lui, con i suoi ditini (mostra come tiene le mani). Ma bravo di spada, sì (movimenti di scherma); e generoso - quando che ne ha (gesto delle dita per indicare denaro).
EM : Ohh! E vi fermate molto, voi e il vostro nobile signore qui in [Clugia] ? Avete dimora dove, se non sono indiscreta?
MO : Da quella parte lì, non so il nome della strada, ma la locanda si chiama "Alla mezza luna", mezza perché l'altra metà gliel'hanno mangiata i topi! (risata che smette vedendo EM seria) Emh; io mi chiamo Moléto, e il vostro bel nome qual è, se posso ardire il chiedere?
VA (dalla finestra): Emérita! Muoviti che Scapin è già da un'ora che ti aspetta in cucina. Emérita ...
EM : Arrivo, arrivo! Ma dove diavolo si era nascosto quel fico secco! No, non voi! Venite più tardi che mi punge vaghezza di incontrare il nobilissimo garbato vostro signore Pierrr! (via)
MO : Nespole, il castello delle tre melarance! Una donzella più bella dell'altra: la contessina ... vabbe', è contessina: non più mica essere brutta, no, se è nobile; la sua ancella ... anche lei ha un bel portamento, si sa: chi va con lo zoppo impara a zoppicare; ben, da qua in basso ho visto solo fino alle (gesto prima ampio, poi ridimensionato) tette, però anche così, ad occhio e croce e per quel che capisco io, questa ultima qua, la Ermética, mi sembra la meglio migliore e la più aperta, sì, eh. Oh, ben: nobile con nobile e non-nobile con ... No, non sempre la va così: non vorrei che al mio padrone si perturbasse per 'sta qua; questa me la voglio pappare ... (gesto indicante se stesso, ma non riesce a pronunciare io)
FI : Ehi, bel giovane! Voi, sì! Ancor qui? Siete parente o familio o conoscente del garbato signore ch'era qui pocanzi e per poco non s'è preso una lavata (sirridendo) vera di capo? Lo conoscete? Sapete chi è? Il suo nome? Donde egli vien, e (...) ?
MO : Madonna mia, se non v'acquietate la lingua e vi disponeste ad ascoltare ... ecco, io potrei parlare e rispondere al vostro domandare! E perché poi or dunque voi siete di lui, di cui son fedele congiunto, così interessata? Che vi spinge mai e (...) ?
FI : Non io, non è per me che investigo: è la mia padroncina che desidera sapere, è lei che smania per rivedere quell'elegante forestiero - egli non è fi qui, nevvero? - da cui ... di cui ... per il quale palpita più rapido il suo cuore.
MO : Di cui per il quale, ebbene, nespole, io son qui proprio per questo: ambasciator nominato dal mio signor istesso. Il nome, presto è detto: Pier Dinci, nobiluomo cavaliere; ancor non ha mestiere, ma si sa com'è la nobiltà. Anch'egli il cuor ha già trafitto, pensate, al sol aver udito parlare della bellezza della nobile Tessa, di questa giovin contessa di codesto contado. Abbiam passato la Brenta a guado, e siamo qua.
FI (prima a MO poi a TE che è dentro): Voi dite?! Madamigella udite! Colui è qui per voi e già dai dardi dell'amor trafitto fu ancor prima di (...)
TE (al balcone): Me fortunata, dalla sorte baciata! Dov'è egli ora? Non era qui pocanzi?!
MO : Egli sta per tornare, fa alla locanda a cambiare le calze che la vostra scorbutica fantesca gl'inzaccherò. Restate, restate così affacciate: due stelle dal ciel spuntate per rallegrare i cuori e fa si che ogni nobil animo s'innamori, e sospiri di letizia.
FI : Com'è garbato il vostro dire, voi ci fate arrossire e tumultuar il petto e ammollar (...)
TE : Fiammetta, mia ancella, non sta bene né si conviene mostrar la propria esultanza, una sì impudente eccitazione ... (a MO) Dite: è sicuro ch'egli sarà di volta un'altra volta quanto prima? Quest'attesa mi (..., mette le mani al petto)
MO : Viene, viene. Siam qui per questo: per conquistar l'accesso al cuore del gentil sesso e riposar in esso!
TE (contegnosa): Invece di tanto ciarlare, non sarebbe meglio per voi andare e sollecitare il vostro padrone alla venuta?! Non è di garbo sostare sul balcone a farsi mirare per troppo tempo.
FI : Avete sentito? Andate, ma tornate voi con lui. Vi aspetto; io son la Fiammetta, e voi ...?
MO : Voi mi lusingate! Moléto dal cuor d'oro, per servirla! Vado e torno; aspettate. (esce dal lato opposto all'entrata di PI)
FI : Che valentuomo, che bel dire, che garbato, che ... (sospira)
TE : Cara la mia Fiammetta ingenua e sprovveduta! Per due lèpide parolette in rima sei già caduta in affezione di quel garzone.
FI : Non mi deridete, perché anche voi, non credete, di essere, a par di me, fortemente infatuata di quella perrucca incipriata che sta per venire. Scusate il mio ardire.
TE : Ti scuso, ti scuso; però cerca di capire che il nostro mero vagheggiare, il lasciarci corteggiare, le melliflue parole scambiate è un gioco, un azzardo a cui si è portate per il piacere, intimo, d'essere ammirate, vezzeggiate, ... sospirando sospirate.
FI : Ecco, appunto: anche a me ... Proprio come di te voi, contessina, tal quale!
VA (entrando): Ancora qui a farsi ammirare? A dar alla gente di che spettegolare su lor signore e sulla casa tutta! Mi meraviglio di voi, contessina. Comunque, la signora vostra madre chiede di voi.
TE : Va bene arrivo. Voi restate (vedendo l'espressione truce di VA), no, fors'è meglio che entriate con me. (via tutte)
PI (entra, si gurada intorno): Moléto, Moléto! Gli avevo detto di restare qui ... Figurarsi! Chissa dove si sarà cacciato; a bere, a mangiare, a ... Mah! E lassù non c'è nessuna damigella con cui parlare; non mi resta che star qui fingendo spensierato di passeggiare nell'aspettare. Ah, l'amore, e le sue pene! Ah, il palpitar ...
ER (s'affaccia e lo guarda per un po' ): Oh, bene: è tornato. Mi voglio proprio divertire; e non si sa mai come potrebbe andare a finire! (all'alzata di capo di PI) Riverisco, signoria! Aspettate qualcuno?
PI : No, no: sono qui di passaggio passeggiando ... Anzi, no, ecco, vedete ... sapreste dirmi dove il mio valletto, che avevo lasciato qui a ... ehm; dove possa essersi mai andato a cacciare?
ER : Cosa vuole che sappia! Mi tengono sempre chiusa qui in casa, meno quando fado a fare la spesa; quando andavo, perché la padrona s'è accorta che ..., no, beh, sì, qualche scheéto me lo tenevo io, ma lo fanno tutte le donne de servizio! È che stavo un pooooco troppo a chiacchierare in piazza e al mercato, così adesso mandano Scapin, un tontolone che si fa imbragliare da tutti; ma contenti loro, contento ognuno. Ditemi di voi, suvvia; non sarà indiscrezione la mia, nevvero?!
PI : Ma così obtorto collo non è facile narrare ... Ma davvero vi tengon segregata e non vi lascian passeggiare? Che peccato!
ER : A chi lo dite ... Annoiata fra il salone e la cucina, nessuno svago, nemmeno alcun con cui dilettevolmente conversare. Vedete come son pallida, emaciata, languida e rassegnata.
PI : Suvvia, non mi angosciate ... da quaggiù voi bella aulente e florida, ben gagliarda mi sembrate.
ER : Oh, lo dite sol per alleviare le mie pene mosso come siete dalla compessione ... voi animo gentil e garbato.
PI : L'animo, e il cuore mio si stringe e pulsa con appassionato addolorato desio. Non v'è possibile sortine fuori da questa prigione? Vi offrirei del MalvasÍa o un cordiale di primula odorosa o un vin brûlant con salvia, zucchero e cannella.
MO (entrato): Vin caldo, con questo caldo? [! in stagione freddda:" Vin caldo? Ben venga che ci scaldiamo il petto e il costato!"] Ma quella sopra lì non è, no, non è, ma è ...?
ER : Oh, caro il mio salvatore, cavaliere di valore, senza macchia né timore, io verrei da voi senza tremore, ma mi trattiene il femmíneo pudore ... ed, ecco vedete, giunse ora il vostro servitore.
PI : Tu qui, alla buonora! Che mai fu che da qui ti allontanasti? E ... ? Dopo, dopo me lo paleserai. Or è da aiutare madamigella leggiadrissima che l'animo afflitto ha per l'indegna cattività in cui si trova. Come farla sortire? Come farla fuggire? Come farla da me venire? Come ...?
MO : Con una scala! Appoggiamo la scala al balcone e la dama scende in un boccone: gnam! Gnam gnam gnam! (gesti allusivi sia al cibo che al sesso-corteggiamento)
ER : Una scala, voi suggerite? Ma siamo sotto gli occhi di tutta la contrada! E poi una donna le vesti intrica nei pioli. Potreste salire voi, non ora! Aspettiamo la notte ... Più agevole sarebbe per noi , ssst!, una porticina sul retro della casa.
MO : Brava! La porta è già lì, basta solo aprirla! Le souris est pris, ma che buono il formaggio!
PI : Palesatimi il quando, il dove, il come acciocché io ... voi ...
VA : Emérita! Ancora a spettegolare sul balcone?! Va in cucina che ci sono i pollastri da spennare! (EM via)
MO : Li ha già spennati qua i pollastrelli novelli, amorosi e tenerelli che si lasciano adescare da ... non certo da voi!
VA (affacciata): Voi? Voi ancora qui sotto?! Vediamo se invece d'acqua vi tiro addosso ... so io, ma per decenza non lo dico.
PI : Donna, siete rude assai! Che modi sono questi di trattare forestieri che si fermano affascinati a mirare le beltà di questa città!
VA : Una bella lingua lesta e lunga, caro il mio cavaliere, tenetela a freno e per piacere andate più in là in cerca d'altre paciose novità.
MO : Ah, voglio proprio vedere chi la vince! Adesso vado a prendere una scala e do l'assalto a Troia!
PI : Taci, bête vêtie! Troia l'hanno presa con il cavallo, e noi ora siamo a cavallo, proprio a cavallo! (cade una getto d'acqua poco distante) Sorbole!
MO : Con cavallo o senza cavallo ... meglio andare.
VA (affacciandosi con un pitalei n mano, melliflua): Ohimé! Chiedo venia a lor signori, ma io credeva che non più fossero qui sotto e già dipartiti. Le mie scuse! Oh no: non era pipì, ma sciacquatura di trippe.
MO : Sappiate, madonna mia sì malumorata, che la corda la si tira fin che rimane spezzata. (via tutti) [Attendez-vous à la pareille. - ?]
FI (esce, a TE): Venite, venite! Finalmente la Vanna se n'è andata. Oh, no! Se ne sono andati anche i due forestieri. O forse che il servonon sia qui sotto appoggiato al muro?! (si sporge e "quasi" cade) Ah, aiuto! Mariaverginessantissima! (è trattenuta da TE vociante) Che spasimo!
TE : Lo sai com'è la servitù: la mando per qualcosa e loro se la prendono como, comoda ...
FI : Sì, però anche il signor cavaliere non è che sia un fulmine un lampo un tuono! Quanti ci vuole a cambiarsi un paio di calze?!
TE : Può essere che non avesse calze adatte al vestito e così deve abbigliarsi completamente del tutto.
FI : O può essere che abbia mandato quel povero Moléto in giro per la città in cerca di un paio di calze nuove. Un forestiero si perde in un posto nuovo che non conosce.
TE : E se mandassimo Scapin alla locanda [citare un albergo nelle vicinanze o famoso] per vedere a che punto è (...)
FI : Sì, proprio: così perdiamo e scompare anche un altro uomo!
TE : E se andassimo noi due ... con la scusa di una commissione, o di una visita, o di una novena, o ...
FI : Uhm, non è un po' troppo da sfacciate farci vedere nei pressi della di lui locanda, così ... in queste ore ...
TE : Ma chi vuoi che si metta a pensare se siamo lì per spiare un forestiero appena arrivato e che nessuno conosce?! Basta essere serie, composte, non mostrar lo sguardo e andar diritte, altere o neghittose e schive. Si va? Va' tu a chieder il benestare di mammà. (SI via) Ah, sospiri e languori, e dolci paure e attese porta con sé l'amor che ti prese e non t'abbandona il pensiero mai, il passar de l'ore accrescono l'arsura per l'agognata fonte vagheggiata. Ah, gioie e pene, delizie e affanni con s'è reca il dardo d'Amor che ci trafisse il cuor. Eccomi: vengo, vengo; vengo! (prima verso il pubblico, poi rivolta alla casa - via)
MO (entra furtivo con un ratto o un grosso rospo o un pipistrello in mano): Eccoci qua: un regalo per madonna Iracondia Screanzata. Ah, sì: simile col suo simile! (sghignazza, ma trattenendosi) E uno, e due e ... Da qui è più sicuro che faccio centro. (si aprresta a lanciare l'animale) Uno, due (...)
EM (affacciandosi ): Bentornato, mn'sier Moletò! Che state mai facendo? E in mano che tenete?
MO (scombussolato): Moi? Niente, niente, niente! Un esercizio, così, per passare il tempo e tenersi in forma (fa altre strane movenze con braccia, gambe, fianchi), si deve essere sempre pronti e scattanti, agili e flessibili, e aver occhio! (facendo i movimenti si guarda intorno e infine si decide di lanciare la bestiola contro la porta della casa - alternativa: la nasconde su di sé)
EM : Buone nuove? Quali nuove? Dite: sta venendo? Ci si incontra? Dove? Quando? Come? Su, dite!
MO : Signora mia bella, una domanda alla volta, altrimenti non mi ricordo la prima, mi dimentico la seconda, capisco male la terza, e la quarta poi ...
EM : Ma non avete dunque un'ambasceria per me!?
MO : Certo che sì, anzi che no. Deve scusare il mio nobil signore, ma è così giovane e tanto confuso ... E, e l'acqua che gli bagnato i polpacci, quella, sapeste, un'emicrania, una cervicale, un dolor ... qua (si gira per mostrare la schiena a EM, intanto esce VA che fa entrare EM e dopo un gesto di minaccia esce) e qua, con una propagazione longitudinale etiam verticale per di qui e di lì, fin a (si gira e vede VA ritornata con un bacile in mano) vinire ...
VA (lanciando l'acqua): Son qua, et voilà! Laviamo le zucche vuote! (via)
MO (schiva in tempo il getto, recupera la carogna, però quando sta per lanciare appare FI ): Adesso vi do io quel che meritate ... Riverisco!
FI : Che avete lì in mano!?
MO : Oh, nulla più che uno straccetto per detergermi il sudore e l'acqua che la vostra amabile idratante fantesca m'ha effuso.
FI : Andate, andate; io e la contessina, noi si sta per uscire. Andate ed aspettate. (via)
MO : Non ho ben capito: vado o aspetto? Aspetto o vado? (vedendo riaffacciarsi VA) Ah, intesi ora: vado, e aspetto di là! (via)
VA (gettando ancora un catino d'acqua): Là! Ahh! Brutto scimmiotto, ti rinfresco io il pòdice prima o poi. (via; entrano >>>)
BAMBINI/E (a canone): Frère Jacques, frère Jacques, Dormez-vous? Dormez-vous? Sonnez les matines! Sonnez les matines! Ding, daing, dong. Ding, daing, dong.
VA (riaffacciandosi, conciliante): L'ultima, eh! Basta così che la commedia è finita; sì, lo so che il gentile pubblico vorrevbbe sapere, vorrebbe vedere che cosa sta per accadere a tutti questi cuori, ohi!, innamorati, ma noi oggi solamente la parte che riguarda questo balcone vi abbiamo mostrato. A rivederci; e mostrate il vostro plauso, se avete gradito, su, un bell'applauso! (s'affacciano anche le altre donne)
BAMBINI/E + MO & PI : [danza e/con canzone a tema - esempio: Viva la contrada di sant'Andrea; Com'è bella questa gioventù; Il figlio del re dha dato un ballo; ...)
Sottomarina (Clugia minor), 19 settembre 2016.
GV
Al balcone.
Azione sceneca
Persone:
Pier Dinci, nobil giovane
Moléto, suo servitore
monna Tesse, contessina
Fiammetta, sua servetta
Emérita, altra giovine serva [civettuola]
Vanna, fantesca
Scapin, un servo [che non parla, non si vede, anzi non c'è!]
bambine/i (eventuali madri) .
¨¨¨¨¨¨¨¨
BAMBINI/E che giocano schiamazzando in strada sotto al balcone.
MOLÉTO (arriva, osserva i ragazzini e quindi confabula con i/le più grandicelli/e indicando il balcone sotto al quale si pone accompagnando il canto) :
" – Oh quante belle figlie, Madama Doré,
oh quante belle figlie.
– Son belle e me le tengo, Scudiero del re,
son belle e me le tengo.
– Il re ne domanda una, Madama Doré,
il re ne domanda una.
– Che cosa ne vuol fare, Scudiero del re,
che cosa ne vuol fare ?
– La vuole maritare, Madama Doré,
la vuole maritare.
– Con chi la maritereste, Scudiero del re,
con chi la maritereste?
– Col principe di Spagna, Madama Doré,
col principe di Spagna.
– E come la vestireste, Scudiero del re,
e come la vestireste?
– Di rose e di viole, Madama Doré,
di rose e di viole.
– Prendete la più bella, Scudiero del re,
prendete la più bella .
– La più bella l’ho già scelta , Madama Doré,
la più bella l’ho già scelta.
– Allora vi saluto , Scudiero del re,
allora vi saluto. "
(Durante il canto esce sul balcone FI che poi va a chiamare TE, entrambe si divertono alla musica - commenti "a braccio", finché appare sul balcone > )
VANNA : Cos'è tutto 'sto gridare?! Cos'è tutta questa confusione?! Ma guardali: proprio qua dovevano venire a giocare con tanto spazio che c'è in tutta la Piazza! Il signor conte vuole star quieto per ... per pensare a cose importanti. Andate via di qua! Via!
FI : Oh, mai un momento d'allegria.
TE : Ma non mi sembra un così gran vociare: sono piuttosto aggraziati direi.
VA : Mi meraviglio di voi, contessina, che mostrate tale accondescendenza a questi chiassosi popolani! Che direbbe vostra madre se lo sapesse? E vostro padre, vostro padre chiede tran-quil-li-tà. Ho l'ordine di (....)
TE : Ma almeno lasciateli terminare il canto!
VA : Ma neanche per sogno! E lo chiamate canto questo gridío? I rimproveri da vostro padre li prendo io, eh sì, alla fine. (ai ragazzi/e) Andate via, subito, o vi battezzo un'altra volta! Via da qui sotto! (continuando il canto, entra furiosa in casa)
Fi & TE : Andate, andate: monna Vanna fa sul serio! Venite più tardi; un altro giorno magari. ( escono, bambini/e via - MO resta sotto il balcone)
PIER DINCI ( entra in scena meravigliandosi dei piccoli in fuga e si ferma al centro guadando il balcone e MO; ed ecco arrivargli un getto d'acqua tirato con un bacile da VA sul balcone) : Ma che è mai?!
VA (affacciandosi): Ecco fatto! Ah, son già fuggiti ratti i topi!
PI : Ehilà: è così che si fa? Non sarebbe d'uopo che prima guardaste in basso e poi gettaste l'acqua - spero sia acqua - madonna mia?!
VA : Non era diretta a voi, ma a dei mariuoli ... E voi non sapete che non si conviene camminare proprio in mezzo alla via? Ne piovon cosa dal cielo! Forestiero, si direbbe.
PI : Non proprio; ma altrove una qualche scusa si porge in simili frangenti. Almeno chi è gentil e accostumato.
VA : Ma se non v'ho nemmeno centrato! E, quanto a "gentil", questa è la dimora del signor conte Bordotti, che ho l'incarico di servire, tanto che voi lo sappiate, messere.
MO (si pone al fianco di PI) : Abbiate rispetto per il mio padrone e signore, voi che altro non siete che una fantesca rustica e rozza. Ben per voi che siete così in alto posta onde il mio bastone giungere non può.
VA : Il vostro bastone? Quello che usate per estrarre le chiocciole dal guscio? Ah ah ah! Riverisco, signori!
MO : Ah, villica villana! D'un balzo sapre' io ghermirti sul balcone. Trattar così indegnamente il signor mio illustrissimo, Pier Dinci. Le chiocciole ...! Si vedrà, si vedrà ...!
PI : Non ti curar di lei; piuttosto, dimmi: come fu con (strabuzza gli occhi obtorto collo verso il balcone)?
MO : Ella, la contessina, gustò il canto, e la servetta fors'ancor di più! Che due fiori, che due bocciol di rosa, che due tortorelle ...! Ehm, la contessina è, naturaliter, ben più rosea, ben più leggiadra, ben più (curve del corpoaccenna alle ) ... O non è la damigella la più ...?
PI : Moléto, resta qui di vedetta, giusto in caso che ella s'affacci di nuovo, io devo andare: guarda come inzaccherate sono le mie calze, donna impertinente e villana! Una tale rozza figura accanto alla mia perla.
EMÉRITA (affacciandosi): La perla ... dove l'avete persa, cavaliere?
PI : Ella è qui, ritornerò a ... Voi chi siete, se permettete l'ardire, madamigella? Una della casa? una che può ... (abbassando la voce) confidenziare con la nobile contessina?!
EM : Io? Ma certo! Son io che amministro qui tutto il palazzo e la confidente son d'ognun di loro, senza di me nulla si fa, nulla (...)
VA (alla porta-finestra): Cosa fai lì? Sempre a chiacchierare! Con chi parli? Ancora qua quello stoccafisso?!
PI : Vado; vi lascio qui il mio servitore. (via)
EM : Adieu! (a VA) Sto dando una pulita al davanzale ché la signorina contessina s'è impolverata una manica dell'abito poc'anzi; e poi dovrebbe tornare Scapin dal mercato: sempre che si faccia aspettare 'sto èbete!
MO (scostandosi dal muro): Son qua! Chi mi vuole? Oh, ma quante belle femmine damigelle ci sono in questa casona! È contessa anche ella sorella di quest'altra che piace al mio padrone, o (...) ?
EM : Contessa? Quasi ... Mia mamma mi dice sempre che può essere che ... Beh, e voi? Servitore ... E di chi? Mi siete una faccia nuova.
MO : Del cavaliere Pier Dinci, nobiluomo che più di lui non ce n'è - si figuri che la bistecca gliela devo tagliare io a pezzetti, altrimenti lui, con i suoi ditini (mostra come tiene le mani). Ma bravo di spada, sì (movimenti di scherma); e generoso - quando che ne ha (gesto delle dita per indicare denaro).
EM : Ohh! E vi fermate molto, voi e il vostro nobile signore qui in [Clugia] ? Avete dimora dove, se non sono indiscreta?
MO : Da quella parte lì, non so il nome della strada, ma la locanda si chiama "Alla mezza luna", mezza perché l'altra metà gliel'hanno mangiata i topi! (risata che smette vedendo EM seria) Emh; io mi chiamo Moléto, e il vostro bel nome qual è, se posso ardire il chiedere?
VA (dalla finestra): Emérita! Muoviti che Scapin è già da un'ora che ti aspetta in cucina. Emérita ...
EM : Arrivo, arrivo! Ma dove diavolo si era nascosto quel fico secco! No, non voi! Venite più tardi che mi punge vaghezza di incontrare il nobilissimo garbato vostro signore Pierrr! (via)
MO : Nespole, il castello delle tre melarance! Una donzella più bella dell'altra: la contessina ... vabbe', è contessina: non più mica essere brutta, no, se è nobile; la sua ancella ... anche lei ha un bel portamento, si sa: chi va con lo zoppo impara a zoppicare; ben, da qua in basso ho visto solo fino alle (gesto prima ampio, poi ridimensionato) tette, però anche così, ad occhio e croce e per quel che capisco io, questa ultima qua, la Ermética, mi sembra la meglio migliore e la più aperta, sì, eh. Oh, ben: nobile con nobile e non-nobile con ... No, non sempre la va così: non vorrei che al mio padrone si perturbasse per 'sta qua; questa me la voglio pappare ... (gesto indicante se stesso, ma non riesce a pronunciare io)
FI : Ehi, bel giovane! Voi, sì! Ancor qui? Siete parente o familio o conoscente del garbato signore ch'era qui pocanzi e per poco non s'è preso una lavata (sirridendo) vera di capo? Lo conoscete? Sapete chi è? Il suo nome? Donde egli vien, e (...) ?
MO : Madonna mia, se non v'acquietate la lingua e vi disponeste ad ascoltare ... ecco, io potrei parlare e rispondere al vostro domandare! E perché poi or dunque voi siete di lui, di cui son fedele congiunto, così interessata? Che vi spinge mai e (...) ?
FI : Non io, non è per me che investigo: è la mia padroncina che desidera sapere, è lei che smania per rivedere quell'elegante forestiero - egli non è fi qui, nevvero? - da cui ... di cui ... per il quale palpita più rapido il suo cuore.
MO : Di cui per il quale, ebbene, nespole, io son qui proprio per questo: ambasciator nominato dal mio signor istesso. Il nome, presto è detto: Pier Dinci, nobiluomo cavaliere; ancor non ha mestiere, ma si sa com'è la nobiltà. Anch'egli il cuor ha già trafitto, pensate, al sol aver udito parlare della bellezza della nobile Tessa, di questa giovin contessa di codesto contado. Abbiam passato la Brenta a guado, e siamo qua.
FI (prima a MO poi a TE che è dentro): Voi dite?! Madamigella udite! Colui è qui per voi e già dai dardi dell'amor trafitto fu ancor prima di (...)
TE (al balcone): Me fortunata, dalla sorte baciata! Dov'è egli ora? Non era qui pocanzi?!
MO : Egli sta per tornare, fa alla locanda a cambiare le calze che la vostra scorbutica fantesca gl'inzaccherò. Restate, restate così affacciate: due stelle dal ciel spuntate per rallegrare i cuori e fa si che ogni nobil animo s'innamori, e sospiri di letizia.
FI : Com'è garbato il vostro dire, voi ci fate arrossire e tumultuar il petto e ammollar (...)
TE : Fiammetta, mia ancella, non sta bene né si conviene mostrar la propria esultanza, una sì impudente eccitazione ... (a MO) Dite: è sicuro ch'egli sarà di volta un'altra volta quanto prima? Quest'attesa mi (..., mette le mani al petto)
MO : Viene, viene. Siam qui per questo: per conquistar l'accesso al cuore del gentil sesso e riposar in esso!
TE (contegnosa): Invece di tanto ciarlare, non sarebbe meglio per voi andare e sollecitare il vostro padrone alla venuta?! Non è di garbo sostare sul balcone a farsi mirare per troppo tempo.
FI : Avete sentito? Andate, ma tornate voi con lui. Vi aspetto; io son la Fiammetta, e voi ...?
MO : Voi mi lusingate! Moléto dal cuor d'oro, per servirla! Vado e torno; aspettate. (esce dal lato opposto all'entrata di PI)
FI : Che valentuomo, che bel dire, che garbato, che ... (sospira)
TE : Cara la mia Fiammetta ingenua e sprovveduta! Per due lèpide parolette in rima sei già caduta in affezione di quel garzone.
FI : Non mi deridete, perché anche voi, non credete, di essere, a par di me, fortemente infatuata di quella perrucca incipriata che sta per venire. Scusate il mio ardire.
TE : Ti scuso, ti scuso; però cerca di capire che il nostro mero vagheggiare, il lasciarci corteggiare, le melliflue parole scambiate è un gioco, un azzardo a cui si è portate per il piacere, intimo, d'essere ammirate, vezzeggiate, ... sospirando sospirate.
FI : Ecco, appunto: anche a me ... Proprio come di te voi, contessina, tal quale!
VA (entrando): Ancora qui a farsi ammirare? A dar alla gente di che spettegolare su lor signore e sulla casa tutta! Mi meraviglio di voi, contessina. Comunque, la signora vostra madre chiede di voi.
TE : Va bene arrivo. Voi restate (vedendo l'espressione truce di VA), no, fors'è meglio che entriate con me. (via tutte)
PI (entra, si gurada intorno): Moléto, Moléto! Gli avevo detto di restare qui ... Figurarsi! Chissa dove si sarà cacciato; a bere, a mangiare, a ... Mah! E lassù non c'è nessuna damigella con cui parlare; non mi resta che star qui fingendo spensierato di passeggiare nell'aspettare. Ah, l'amore, e le sue pene! Ah, il palpitar ...
ER (s'affaccia e lo guarda per un po' ): Oh, bene: è tornato. Mi voglio proprio divertire; e non si sa mai come potrebbe andare a finire! (all'alzata di capo di PI) Riverisco, signoria! Aspettate qualcuno?
PI : No, no: sono qui di passaggio passeggiando ... Anzi, no, ecco, vedete ... sapreste dirmi dove il mio valletto, che avevo lasciato qui a ... ehm; dove possa essersi mai andato a cacciare?
ER : Cosa vuole che sappia! Mi tengono sempre chiusa qui in casa, meno quando fado a fare la spesa; quando andavo, perché la padrona s'è accorta che ..., no, beh, sì, qualche scheéto me lo tenevo io, ma lo fanno tutte le donne de servizio! È che stavo un pooooco troppo a chiacchierare in piazza e al mercato, così adesso mandano Scapin, un tontolone che si fa imbragliare da tutti; ma contenti loro, contento ognuno. Ditemi di voi, suvvia; non sarà indiscrezione la mia, nevvero?!
PI : Ma così obtorto collo non è facile narrare ... Ma davvero vi tengon segregata e non vi lascian passeggiare? Che peccato!
ER : A chi lo dite ... Annoiata fra il salone e la cucina, nessuno svago, nemmeno alcun con cui dilettevolmente conversare. Vedete come son pallida, emaciata, languida e rassegnata.
PI : Suvvia, non mi angosciate ... da quaggiù voi bella aulente e florida, ben gagliarda mi sembrate.
ER : Oh, lo dite sol per alleviare le mie pene mosso come siete dalla compessione ... voi animo gentil e garbato.
PI : L'animo, e il cuore mio si stringe e pulsa con appassionato addolorato desio. Non v'è possibile sortine fuori da questa prigione? Vi offrirei del MalvasÍa o un cordiale di primula odorosa o un vin brûlant con salvia, zucchero e cannella.
MO (entrato): Vin caldo, con questo caldo? [! in stagione freddda:" Vin caldo? Ben venga che ci scaldiamo il petto e il costato!"] Ma quella sopra lì non è, no, non è, ma è ...?
ER : Oh, caro il mio salvatore, cavaliere di valore, senza macchia né timore, io verrei da voi senza tremore, ma mi trattiene il femmíneo pudore ... ed, ecco vedete, giunse ora il vostro servitore.
PI : Tu qui, alla buonora! Che mai fu che da qui ti allontanasti? E ... ? Dopo, dopo me lo paleserai. Or è da aiutare madamigella leggiadrissima che l'animo afflitto ha per l'indegna cattività in cui si trova. Come farla sortire? Come farla fuggire? Come farla da me venire? Come ...?
MO : Con una scala! Appoggiamo la scala al balcone e la dama scende in un boccone: gnam! Gnam gnam gnam! (gesti allusivi sia al cibo che al sesso-corteggiamento)
ER : Una scala, voi suggerite? Ma siamo sotto gli occhi di tutta la contrada! E poi una donna le vesti intrica nei pioli. Potreste salire voi, non ora! Aspettiamo la notte ... Più agevole sarebbe per noi , ssst!, una porticina sul retro della casa.
MO : Brava! La porta è già lì, basta solo aprirla! Le souris est pris, ma che buono il formaggio!
PI : Palesatimi il quando, il dove, il come acciocché io ... voi ...
VA : Emérita! Ancora a spettegolare sul balcone?! Va in cucina che ci sono i pollastri da spennare! (EM via)
MO : Li ha già spennati qua i pollastrelli novelli, amorosi e tenerelli che si lasciano adescare da ... non certo da voi!
VA (affacciata): Voi? Voi ancora qui sotto?! Vediamo se invece d'acqua vi tiro addosso ... so io, ma per decenza non lo dico.
PI : Donna, siete rude assai! Che modi sono questi di trattare forestieri che si fermano affascinati a mirare le beltà di questa città!
VA : Una bella lingua lesta e lunga, caro il mio cavaliere, tenetela a freno e per piacere andate più in là in cerca d'altre paciose novità.
MO : Ah, voglio proprio vedere chi la vince! Adesso vado a prendere una scala e do l'assalto a Troia!
PI : Taci, bête vêtie! Troia l'hanno presa con il cavallo, e noi ora siamo a cavallo, proprio a cavallo! (cade una getto d'acqua poco distante) Sorbole!
MO : Con cavallo o senza cavallo ... meglio andare.
VA (affacciandosi con un pitalei n mano, melliflua): Ohimé! Chiedo venia a lor signori, ma io credeva che non più fossero qui sotto e già dipartiti. Le mie scuse! Oh no: non era pipì, ma sciacquatura di trippe.
MO : Sappiate, madonna mia sì malumorata, che la corda la si tira fin che rimane spezzata. (via tutti) [Attendez-vous à la pareille. - ?]
FI (esce, a TE): Venite, venite! Finalmente la Vanna se n'è andata. Oh, no! Se ne sono andati anche i due forestieri. O forse che il servonon sia qui sotto appoggiato al muro?! (si sporge e "quasi" cade) Ah, aiuto! Mariaverginessantissima! (è trattenuta da TE vociante) Che spasimo!
TE : Lo sai com'è la servitù: la mando per qualcosa e loro se la prendono como, comoda ...
FI : Sì, però anche il signor cavaliere non è che sia un fulmine un lampo un tuono! Quanti ci vuole a cambiarsi un paio di calze?!
TE : Può essere che non avesse calze adatte al vestito e così deve abbigliarsi completamente del tutto.
FI : O può essere che abbia mandato quel povero Moléto in giro per la città in cerca di un paio di calze nuove. Un forestiero si perde in un posto nuovo che non conosce.
TE : E se mandassimo Scapin alla locanda [citare un albergo nelle vicinanze o famoso] per vedere a che punto è (...)
FI : Sì, proprio: così perdiamo e scompare anche un altro uomo!
TE : E se andassimo noi due ... con la scusa di una commissione, o di una visita, o di una novena, o ...
FI : Uhm, non è un po' troppo da sfacciate farci vedere nei pressi della di lui locanda, così ... in queste ore ...
TE : Ma chi vuoi che si metta a pensare se siamo lì per spiare un forestiero appena arrivato e che nessuno conosce?! Basta essere serie, composte, non mostrar lo sguardo e andar diritte, altere o neghittose e schive. Si va? Va' tu a chieder il benestare di mammà. (SI via) Ah, sospiri e languori, e dolci paure e attese porta con sé l'amor che ti prese e non t'abbandona il pensiero mai, il passar de l'ore accrescono l'arsura per l'agognata fonte vagheggiata. Ah, gioie e pene, delizie e affanni con s'è reca il dardo d'Amor che ci trafisse il cuor. Eccomi: vengo, vengo; vengo! (prima verso il pubblico, poi rivolta alla casa - via)
MO (entra furtivo con un ratto o un grosso rospo o un pipistrello in mano): Eccoci qua: un regalo per madonna Iracondia Screanzata. Ah, sì: simile col suo simile! (sghignazza, ma trattenendosi) E uno, e due e ... Da qui è più sicuro che faccio centro. (si aprresta a lanciare l'animale) Uno, due (...)
EM (affacciandosi ): Bentornato, mn'sier Moletò! Che state mai facendo? E in mano che tenete?
MO (scombussolato): Moi? Niente, niente, niente! Un esercizio, così, per passare il tempo e tenersi in forma (fa altre strane movenze con braccia, gambe, fianchi), si deve essere sempre pronti e scattanti, agili e flessibili, e aver occhio! (facendo i movimenti si guarda intorno e infine si decide di lanciare la bestiola contro la porta della casa - alternativa: la nasconde su di sé)
EM : Buone nuove? Quali nuove? Dite: sta venendo? Ci si incontra? Dove? Quando? Come? Su, dite!
MO : Signora mia bella, una domanda alla volta, altrimenti non mi ricordo la prima, mi dimentico la seconda, capisco male la terza, e la quarta poi ...
EM : Ma non avete dunque un'ambasceria per me!?
MO : Certo che sì, anzi che no. Deve scusare il mio nobil signore, ma è così giovane e tanto confuso ... E, e l'acqua che gli bagnato i polpacci, quella, sapeste, un'emicrania, una cervicale, un dolor ... qua (si gira per mostrare la schiena a EM, intanto esce VA che fa entrare EM e dopo un gesto di minaccia esce) e qua, con una propagazione longitudinale etiam verticale per di qui e di lì, fin a (si gira e vede VA ritornata con un bacile in mano) vinire ...
VA (lanciando l'acqua): Son qua, et voilà! Laviamo le zucche vuote! (via)
MO (schiva in tempo il getto, recupera la carogna, però quando sta per lanciare appare FI ): Adesso vi do io quel che meritate ... Riverisco!
FI : Che avete lì in mano!?
MO : Oh, nulla più che uno straccetto per detergermi il sudore e l'acqua che la vostra amabile idratante fantesca m'ha effuso.
FI : Andate, andate; io e la contessina, noi si sta per uscire. Andate ed aspettate. (via)
MO : Non ho ben capito: vado o aspetto? Aspetto o vado? (vedendo riaffacciarsi VA) Ah, intesi ora: vado, e aspetto di là! (via)
VA (gettando ancora un catino d'acqua): Là! Ahh! Brutto scimmiotto, ti rinfresco io il pòdice prima o poi. (via; entrano >>>)
BAMBINI/E (a canone): Frère Jacques, frère Jacques, Dormez-vous? Dormez-vous? Sonnez les matines! Sonnez les matines! Ding, daing, dong. Ding, daing, dong.
VA (riaffacciandosi, conciliante): L'ultima, eh! Basta così che la commedia è finita; sì, lo so che il gentile pubblico vorrevbbe sapere, vorrebbe vedere che cosa sta per accadere a tutti questi cuori, ohi!, innamorati, ma noi oggi solamente la parte che riguarda questo balcone vi abbiamo mostrato. A rivederci; e mostrate il vostro plauso, se avete gradito, su, un bell'applauso! (s'affacciano anche le altre donne)
BAMBINI/E + MO & PI : [danza e/con canzone a tema - esempio: Viva la contrada di sant'Andrea; Com'è bella questa gioventù; Il figlio del re dha dato un ballo; ...)
Sottomarina (Clugia minor), 19 settembre 2016.
GV
lunedì 12 settembre 2016
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