martedì 6 aprile 2021

Appunti per breve video.

Giancarlo Varagnolo


Appunti per video

La ribalta è tutta un'altra

cosa.


Interno di teatro senza pubblico: ripresa dall'entrata – corridoio con avvicinamento progressivo al palco con sipario calato.

Rumori come se il teatro fosse gremito di spettatori in attesa.

* Tutto il video ha di sottofondo lo sciabordio “medio” del mare sull'arenile che viene coperto da voci e rumori.

Avvicinamento lento fino a metà sala – voce narrante fuori campo : Chi aspetta, chi va chi viene. Si accomoda nel posto assegnato, in pace, in attesa, intimidito, e chiacchiere e sorrisi e battutine per rincuorarsi-riscaldarsi, infastidito da ….

All'aprirsi del sipario si ritorna alla prospettiva iniziale dal fondo ma questa volta con sipario aperto e si vede al centro della ribalta un leggio con alcuni fogli e una comune sedia di legno, un paio di libri e una mezza risma di fogli. “... l'attesa.” La voce diviene espressiva e la videata deve dare l'impressione che sia attraverso gli occhi del dicitore (ossia un po' oscillante) “Non si aspetta propriamente, ci si dà un tono, un contegno, un atteggiamento da gestire ed esibire. Dai che ci siamo!

Foco sui gradini e la salita al palco.

Scanzonato: “Un due tre quattro cinque sei. Eh op! E vai, ed eccoci qua.Primo piano del leggio con due fogli fittamente scritti al quale si gira intorno per fermarsi e sfocarsi su una (nuova) pagina bianca: “La preghiera si alza perché è una litania, e poi un sermone, e poi una predica e poi una fabulazione e poi e poi e poi lallazione che nessuno più ascolta ma ode la voce in toni tonalità singulti, e silenzi.

Le successive letture inizieranno con un sempre più veloce cambio di foglio, primissimo piano leggibile del testo per poi allontanarsi fino a sfocarsi sfumare svanire per poi inquadrare dalle caviglie dei piedi, in piccoli movimenti, con scarpe che variano ad ogni lettura, quindi cambio foglio etc. Non vi deve essere pausa udibile, ossia è il cambio (ripetitivo) immagine che segna lo stacco tra una enunciazione e l'altra (quasi si girasse una pagina di giornale). Così per 5 o 6 volte.

L'albero io sono nel campo, l'albero solo nel prato, l'albero che abbandonato ha le sue foglie in un autunno dimenticato ché nuovi germogli già son spuntati, verdi, allogati su le cime de' remi. Albero

non son quercia né larice, né olmo né platano né cipresso che alto e schietto vada con altri in coppia chissà dove. Oh, no, vedete , io resto, con la mia parva ombra, la mia bassa altura, e le … le foglie che non san stormire.Videata che sale dal treppiede del leggio alle braccia nude intrecciate fino alle mani di cui primissimo piano fino a sfocare. “Ecco l'amore che viene, là da ponente nella sera con il sole che tramonta nel fuoco ch'egli stesso fa avvampare. Amore, amore che viene nella sera, non a passi lenti, ma nel tossicchiare educato dello scooter: amore dal casco iridato, amore sfrontato, amore talvolta … Talora, quant'altro mai … oppure, eppure ” Dallo sfocato si chiarisce l'immagine, lentamente, che è una bottiglietta di acqua minerale. “Amore sì certamente lo è, sì - lo - è . Pernot diluito, anisette sbiancata, più acqua men acqua gelata … le stagioni, la luna, forse noi, forse … o nussun...a.” Si sfoca ancora fino a mostrare una luminescenza siderea, poi, lentamente e dopo pausa, vi appare un'ombra che si definisce come labbra e bocca, per ritornare al particolare della bocca di profilo, rotazione fino al centro fermandosi nella vista centrale delle labbra leggermente aperte e immote, e in bianco & nero.Fiori. Nei campi. Fuori città. Spontanei. Di primavera, nella primavera, d'ogni primavera. Fiori. Al naturale, naturale: ché la natura, la vita, le – morte – stagioni, di ieri. Un passato che torna, in fiore. Di fiore in fiore come farfalla inebetita rinvigorita, e smarrita svolazzante e volteggiante e … batte le ali, si posa.

Si riposa baciato il fiore.” Particolare della fessura fra le labbra, quindi caleidoscopio prima vorticoso-sfocato in frenata ove si distingue che a “vorticare” erano più paia di scarpe indossate. “ No no no no! No, non dico 'Resta', no. Vai. Vai. Vai se vuoi andare, se devi. Va'. Ma però, ma, torna. Torna. Tornaaaaa!” Vista dall'alto della postazione leggio-sedia. Prospettiva lenta che si allarga obliqua immettendovi inizio platea.

Indi flash rapidi con sottofondo leggerissimo di applausi, e poi luce fissa su una poltrona vuota (senza spot di luce ma meramente inquadrata) ad ogni nuovo enunciato (breve, “mentale” lontano, voce di donna – può essere la stessa attrice ma con voce mutata). [1]

Qui, a far che? Perché son venuta, qui? Che faccio qui? Non mi interessa... Niente mi int... Andarmene, solo andarmene, via, fuori. E … E?” L'immagine si sfoca avvicinandosi alla poltrona. La successiva è lontani, ma zoommata veloce. [2]Ci siamo un po' tutti. I soliti … Ma che grullerie, che strrrr... Boh. Si spera che dopo si vada a bere qualcosa. Io avrei anche fame ..: Una coppa gelato! Chissà che 'sta lagna finisca presto.” La luce scivola di lato fino all'altra fila oltre il corridoio centrale, si posiziona su schienale-bracciolo. [3] Casco dal sonno. Ho sonno. Almeno fosse musica. O … Distesa a letto … Ahhh. Chiudo gli occhi … E chi se frega se gli altri ... Simulare-accennare caduta testa con movimento brusco schermata, un secondo di buio, indi altra poltroncina. [4] Ha ragione; ragione! Vivere il presente presente. Tornare per andare, chi resta? Quasi quasi è meglio restare. Più comodo, comodo, sì ma il nuovo è solo il buco, il non più. Ripresa della poltroncina in fronte indietreggiando. [5] A me 'ste cose non vengono. Pensieri pensieri pensieri e poi sulla carta nulla, non riesco a mettere giù niente, nemmeno una riga o sì sì sbrodolamenti … brodi lunghi come si faceva per arrivare alle due facciate nel compito di italiano! Bei tempi ...” Si passa dallo schienale al piano di seduta fino al pavimento e si continua lenti a riprendere i piedi delle poltroncine di lato dal corridoi. [5]Potremmo andare anche una settimana in montagna, tenendo conto dello sconto … E papà potrebbe anche aiutare … per i nipoti! Eh! E … e se li lasciassimo a loro? Mamma mamma: troppa grazia San An...” Rosso, rosa; buio.

In bianco & nero: palco intero visto di fronte con figura in basso a destra dell'immagine, a questa si sovrappone, centrale e a colori, fogli che s'accumulano sempre più veloci sul leggio fino a cadere (rallenti) ai piedi (nudi, sandali?) del lettore (un penultimo foglio al suolo avrà una sua immagine mezzobusto in b/n).

E dopo la pioggia / di parole / i torrenti impetuosi / di frasi / e le spruzzanti cascate / di imprecazioni / ora il fiume del / discorso / va or lento or pigro or / veloce / Sobbalzi nel fluire / mal tengono gli argini / poche le rive gli approdi / e chiuse importune moleste. / E pesci van nell'acque / e altro la corrente porta / galleggiante in superficie / e sommerso in parte / Ecco, vedi!? / e rami, e plastiche, e / informe lordura. / E intorbidente sabbia fine / pulviscolo quasi / limatura rocce sassi ciottoli / scivola giù giù giù / giù fino al mare / e la fanga s'ammota / e il limo si espande / e la terra emerge, / silenzio; / ( ultimi fogli cadono lentamente) gabbiani . Distinto lo sciabordio.

Quindi allontanamento visivo a scatti dal palco (ritornando alla distanza dell'inizio) e poi chiusura del sipario sull'immagine del viso che ha preso tutto lo schermo, e titoli di coda con picchi di brusio su risacca. – Nessuna scritta iniziale!).

Clugia minor, 4 marzo -3 april 2021

GV



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