venerdì 9 luglio 2021

I 3 porcellini - raccontato.

 

Giancarlo Varagnolo

I 3 porcellini.

Note preliminari: il narratore ha ridotta sia la gestualità che l'uso della voce (se non il volume) ed è in piedi sempre all'interno del suo metroquadrato.

Nota grafica: tra parentesi indicazioni fisiche-temporali e, virgolettate, voci del pubblico; il doppio trattino – una pausa più lunga del punto.


Al lupo! – Al lupo! – Al lupo! E' qui, gente, ragazzimammebambini genitori e e tutti gli altri – Aiuto! Al lupo! E sì: perché l'hanno visto arrivar qui, qui da lì, lì che non è ancor qui (solo accenni con la testa), ma – sta arrivando! – Heilà! Fratellifratellinifratelloni – Erano tre, tre porcellini che vivevano inssieme lì nei campi. Uno si chiamava .. si chiamava .. E l'altro? L'altro si chiamava … E quell'altro, il terzo .. (prima stende police,indice e medio, poi ripete con indice medio e anulare, 2vv) Hanno importanza i nomi? (se interviene qualcuno ora o dopo, si prende la palla al balzo) Beh, sì, diciamo di sì altrimenti … Perché uno chiamo questo e quello chiama quall'altro e un nome ci vuole. Ecco: Romolo e Remo! Ohi, son due! Ehm, ecco: Pippo Pertica e Palla. (questo se si riesce a dirlo prima dei suggerimenti del pubblico che vanno raccolti e mediati). Bom, Che si fa? Che si fa? Scappare mi sa … Ma il terzo fratello non vuole: ferma gli altri due e suggerisce … Suggerisce di costruire una casa a prova di lupo! Sì, sì: una casa a p roca di lupo. E uno dice: Vado a raccogliere foglie! E l'altro: vado a raccogliere rami secchi! E il terzo: Macché, macchémacché! Qui ci vuol del bel mattone rosso, rosso mattone, che resta alla pioggia, al vento, e al lupo! – E gli altri due a lagnarsi, ma a lagnarsi trovando mille scuse e cento pregi delle loro case. Perché uno la voleva di foglie e rametti come gli uccelletti: le foglie eran lì attorno e pesavano poco, i rametti eran facile da mettere insieme … L'altro invece voleva peglia e vieno e rami ramacci un po' più robustacci di quelli del fratello. Vum che corrono … corrono? Si fa per dire, a raccogliere il materiale, mentre il terzo cerca diconvincere l'uno, cerca di convincere l'altro, dice spiega insiste implora, ma – E così le tre casette vengono costruite. La prima in un giorno e sembrava un albero di Natale capovolto, ma di quelli secchi che si trovano vicino ai bidoni dell'immondizia a fine gennaio. La secondo, dopo ben tre giorni tre, che sembrava un covone di fieno, ma piccolo piccolo con un portoncino ch'era il fondo di legno d'una cassetta della frutta. Al lupo! Al lupo! Si sente gridare. Al lupo, il lupo che arriva! Si salvi chi può e pom! Veramente la porta del primo porcellino fra frriuì frusciofruscio che è proprio miserella. Carina assai: con i colori delle foglie secche e i rametti che sembrano bassoriglievi, o altorilievi? Beh, insomma la porta è ben chiusa, si fa per dire perché 'sta casa, che poi è una capannuccia bona solo per ripar dal sole, e il maialino porcellino si sente al sicuro, il meschino. Zaf! Che ti arriva il lupo, non proprio correndo, ma come facendo gioggin, passettini passettini op op op. (si accenna ma senza muovere le gambe; se qualcuno si chiede del 3° fratello si anticipa la spiegazione che vien dopo) Il lupo nella sua corsetta rilassante rilassata aveva già superato la capanna di rametti e fogliame quando – Annusando, che ti annusano le sue lupose narici? Annnusoannusoannuso … Ahà! Porcellino porcellino sei nascosto qui vicino. Fatti un po' vedere o o fammici un poco pensare. Mi sa che , qui, sotto, devi stare! – E il lupo gira di qua e gira di là intorno alla capannuccia così caruccia ma non proprio soliduccia. – Fammi entrare, va', che non ho voglia di sudare: mi fa un baffo questa qua se mi punge vaghezza di entrare. E il porcellino zitto. E il lupo ripete, e il porcellio zitto e il lupo ripete e il … Ahò? Che mi son stufato! Io voglio lo stufato o l'arrosto o il brasato o quel che è. Vamos là: conto fino a tre! E che fa il lupo? Ecco proprio: si riempie ben bene i polmoni d'aria pura dei campi e – (solo movimento delle braccia verso l'alto) vuhom! La casa non c'è più. – Fortuna, fortuna che la ventata ciclonica e anticiclonica del lupo, che s'era anche un pocomoltotanto im-pol-luz-zen-ti-ta uhà! (accenno di mandar via la puzza dal naso) – Dicevo che 'sta ventata soffiata uraganata lupesca aveva fatto sì volar via tutto, e di più: il porcellino aveva preso il volo, e quando prese terra dopo questa bella spinta d'avvio, corse e corse e corse corse fin ad arrivare alla casa del fratello namber ciù (mostra le dita a V). Figurarsi il lupo che aveva trovato lì sul posto dove c'era prima le foglie fatte a capanna, delle pannacchie mezze mangiucchiate e una bottiglia per fortuna mezza piena, lui però ha detto MezzaVuotaMannaggia!, di blib! Niente pubblicità, e s'è arrabbiato ma arrabbiato che sembrava bip! Niente nomi! Inzomma non za coza farre se non … bersi la bittiglietta mezza piene e mezza vuota. Tanto aveva visto la direzione prese dal porcello e l'avrebbe raggiunto e scovato di poi facendo affidamento al suo fiuto. (alza la testa sia come per bere che per fiutare) Intanto il porcellino fuggitivo era arrivato alla casa covone di grano del fratello, e aveva bussato, tre volte perché era diffidente il fratello porcello dentro casa, e poi gli aveva raccontato tutto, tutto? Del ciclone del fiatone del lupone ma con tante esclamazioni e lacrimani e singulti e tutta quella roba lì di uno che ha preso uno spavento super extralarge. Non temere, lo consolava Porcellino II, qui sei, siamo, saremo al sicuro. E gli diede da bere del brodo di bietole cotte ai fiori di zucca. E, e il lupo arrivò. Ed anche questa volta lo salvo il suo fiuto sopraffino perché non immaginava che quell specie di covone di fiene fosse una casa e nascondesse non uno ma bensì due, siore e siori, porcellini! E il lupo fu arcicontento perché così aveva e pranzo e cena e prima colazione. Nemmeno chiese che gli aprissero. Paglia e fieno? Ma con un soffio butto giù tutto come quell'altra là. Oddio, la buttò giù non proprio tutta e gli ci vollero tre tentativi, ma lihopresilihopresilihopresi! Paciuff! Il resto del fieno gli cade in testa non appena entrato dentro la casupola cosicché clòppeteclòppeteclòppete i due fratelini porcellini corrono come delfini – delfini porcellini: per la rima. Va bene, insomma trottano zampettano piroettano tatan! E arrivano … arrivano – Eh sì ciò: se è la fiaba dei tre porcellini, ecco che corrono dal terzo, quello che voleva farsi una casa casa e non una capanno o una roba così da spiaggia. E, e si è ben costruito uno una casa, piccina, giusta per i suoi bisogni, anche perché era scapolo come i suoi fratelli e loro avevano detto che mi no! Neanche mi .. Una casa di mattoni, quei bei rossi tutti pieni non forati, mattoni proprio di matton. E gli scuri de leglo, e la porta de legno con il catenaccio, e tutto l'arredo: proprio carina. – Ah, stavo per dimenticarmi il caminetto! Adesso non si usa più. Quello col foghero, quello della Befana e di Babbo Natale. Quello che piì che tirare il fumo su lo manda giù come quel caffè blib! No publicitì. Insommainsomma, quasi come la casa della nonna di Cappuccetto Rosso, e un settimo di quella dei 7 nani, eh! E poiché erano in due a parlare, a gridare, ad affannarsi, a frignare, a a piangere, questo povero terzo fratello non capiva proprio che cosa dicessero e come mai erano così tremanti e sudati per la corsa. Il lupoillulupopolupo. Il lupo. Finalmente capì e per calmarli mise sul fuoco una pentola di rape, torsoli di cavolo, patate e altri ortaggi e affini e ecologici. E arriva il lupo. E guarda la casa, è proprio una casa di mattoni, con porte e finestre e imposte e il camino e … Il lupo si riempie anche i polmoni d'aria per soffiare, anche da una bella soffiatona luuuunngaaa, ma … dlin dlin dlildlìinn! Solamente la campanellina che era appesa al lato della porta si sposta suonando. E fuori il lupo si arrabbia e dentro la paura prende i due porcellini corridori mentre il terzo calmo calmo dà una mescolatina nel pentolone. (movimento della testa circolare per “mescolare” e poi si alza seguendo il vapore-fumo) Vedendo il fumo uscire dal camino sul tetto della casa il lupo gli vien da ridere, non proprio un ridere ridere ma un ridere con la bocca storta (appena accennato). E va. Non sul tetto ma in cerca di una scala. E cerca-e-trova-la-scala-e-se-lamette-in spalla-e ritorna-allacasa-dei-3-porcellini-e- appoggia-la-scala-e sale, e uno e due e tre piolo. (il ritmo è veloce,poi diviene lento ché il lupo ha il fiatone). – Arrivastaarrivandoeccochevieneeccochesale le scale! Mi sa che manca il sale, dice il terzo porcellino, ma non credo che il signor lupo si lagnerà. E' qua! E' là! Sul teeetto. Urlano gli altri due. E il terzo li prende per i codini e li tira li tira lontani dal focolare dal fuoco e dal pentolone perché … (alcune brevi soffiatine) Dai dai che prima bolle e meglio è! Fa il porcellino-padrone-di casa. Non lo vedo più! Piagnucola un porcellino-ino. E l'altro: Povero me povero te povero lui poveri noi poveri poveri voi poveri! Sssss. (l'indice teso talla bocca va verso l'alto e poi verso la parete, volume voce in diminuendo) Ss ss ssh. – E' là! E' nel muro? E' nel camino!! Splaahh! E-qualcosa-infatti-cade-giù-dal-camino-e-va-a-finire dentro la pontola! No si no, acqua di qua brodo di là urla di su, in allontanamento. – Guardate come corre! Chi-dove? Dov'è? Il lupo. Il lupo? Il lupo! E Lupo-sedere-ustionato sta rinfrescandosi con erba e foglie e … e? Uva? Uva, perché è capitato in un vigneto ed è tempo di vendemmia e i grappoli son grossi, le uve mature. Eh che non son mica una volpe io: ché ci arrivo lassù e vi piglio e vi mangio acinini miei succosi! E con un primo bel grappolo verduzzo fra le zampe dice, anzi no, pensa poiché la bocca piena di acini è: “Meglio un'uuva oggi che una gallinella domani.” E in piedi se ne sta, per ovvi motivi, mentre i tre porcellini, seduti felici e cintenti a mangiar rape e pannocchie e quel che c'è nella casa rimasta in pie'. The End. – Or però fatemi accomodare, ché se qualcun altro vuol raccontare io e tutti noi qui ne abbiam piacere, però un poco àhie!(mima 2” mal di schiena) fatemi sedere.

Clugia minor, luglio 2021.

gv


martedì 6 aprile 2021

O l'una, l'una tù.

 

Giancarlo Varagnolo


O l'una, l'una tù …

* bar cabaret *

    Personaggi: Emilio, Andreina,(eventuale Musicante).

    Scena: pedana con un leggio e fogli, una sedia.


EMILIO (sulla pedana, suona una melodia lenta-”romantica” con l'armonica a bocca. All'ultima nota applauso di ANDREINA che è seduta fra il pubblico; inchino, ringrazia).

ANDREINA (ai vicini): Bravo! Bravo, neh!? L'è mio marì, l'è el mi marì! EMI (ignorandola): La serata d'oggi è interamente dedicata alla luna; la luna.

Astro lucente dimenticato e oramai offuscato dalle luci della città. (prendendo un foglio dal leggio) “Grande, placida, come un fresco luminoso oceano di silenzio, ..” E' così che la vede Ciàula uscendo a notte dalla cava di zolfo. “Egli veniva su, su, su, dal ventre della montagna … su per la scala … toccando con la fronte lo scalino che gli stava di sopra. E non vedeva ancora la buca, che lassù lassù si apriva come un occhio chiaro, d'una deliziosa chiarità d'argento. Restò sbalordito – appena sbucato all'aperto: grande, placida, come un fresco luminoso oceano di silenzio, gli stava di faccia la Luna. Sì, egli sapeva, sapeva che cos'era; ma come tante cose che si sanno, a cui non si è dato mai importanza. … Estatico, cadde a sedere … (siede, gesto del braccio col foglio) Eccola, eccola là, eccola là la Luna... C'era la Luna! la Luna! …. E... e Ciàula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo dalla grande dolcezza che sentiva, nell'averla scoperta là, mentr'ella saliva pel cielo, la Luna, col suo ampio velo di luce … “ (gridolino e un battito di mani repressi di AND mentre EMI si china per poi drizzarsi in piedi) Luna che si può vedere da ogni angolo di mondo, posta lassù nel cielo blu profondo … (recita) “Che fai tu, luna, in ciel, pallida luna? / Dimmi, che fai?/ Sorgi la sera, e vai, / contemplan...”

AND (interrompendolo): Ma no, no' l'è cussì, 'milio! A te ghe sbalià. (si alza) “Che fai tu, luna, in çiel? Dimmi, che fai, delixiosa chiarità di argento., d'una / silensiosa luna?” L'è assì. (a quelli vicino sottovoce) Eh, me marì, l'è drio deventar vecio. (riprende a recitare, voce squillante) “Sorgi la sera, e vai, / contemplando i deserti; indi ti posi.” 'pera che vegno lì al microfono: a che i me sénta mejo.

EMI (costernato): Endreina. Cossa fetu? Sta' lì!

AND (giunta al microfono): “ti posi./ Ancor non sei tu paga / (fa gesto di “pagare” con espressione schifata) di riandare i sempiterni ...”

EMI (intervenedo): Basta cussì, fa mi'a bisogna de dirla tuta! El xé un inissio poetico per cominçiar.

AND: Fame finir 'sto primo tocheto, ciò, ché i parla dei sempiterni calli che saria Venessia, e queste valli dei Millecampi, de'a Fisola, dei 7 Morti e po' el primo àlbore de Ceggia.

EMI (interviene spazientito): Ara che xé albòre e no' àlbore: gnancora capìo dove che va l'açento: albò...

AND (al pubblico): El m'ha sempre da corègiarme. E gavé vistu anca vualtri come che anca lu se sbalia.

EMI: Me fetu continuar o no?

AND: Ma sì. Caro, va avanti! A so mi quanto che te ghe laurà per poer far 'sta raba achì. (al pubblico) A iò ho 'scoltà tante de che'e volte che a go imparà tuto. Bea! El ga scrito 'na bela roba. Za la luna xé bela par ela, granda, luzente, zala …

EMI: Andreina, podarèssistu (gesto di “andar via”) …?

AND: Speta! Ià ghetu achì (tocca i fogli sul leggio, alcuni cadono) … a chel poema che te me è scrito … ?

EMI: Cualo?! Vara che … (cerca di salvare i fogli dalla caduta)

AND (credendo che la volesse aiutare): Lassa pèrdare, che la so a memoria. A ià go imparà dal primo zorno che te l'ha me da' … el to primo scrito! Ah 'milio …

EMI (imbarazzato dal tentativo di effusioni della moglie): Andreina, ste' ferma, va'.

AND (urta il leggio con il corpo o le mani facendo cadere i fogli): El solito castron!

EMI (allibito si china a raccogliere i fogli): Ara achì.

AND: A ve conto la poesia che me ga scrito lu, proprio lu, me marì, quando che gerimo morosi. (si atteggia da ”dicitrice”)

O polenta mia che ti sta' sora la tola

ti me lassi sensa parola

cossì fumigante bela zala invitante

ti me scaldi el cuor al sol vardarte

e dopo anca el stomego nel magnarte

che 'po tornando a casa in bricicreta

da casa de la mia Nineta [che saria mi: Andrei-nineta]

el giasso de 'sta luna piena

a me fa un baffo apena apena.

E pedalo vardando la luna redonda bianca

in 'sta note stelata contento

de la polenta zala che go magna'

e nel to bianchin, luna,

mi vedo la pele de late

de le mamele imacolate de (…)

EMI: Tasi!! Cossa ditu? Ma situ mata!? Le xé cose intime de vergognarse ..

AND: Ma làssime continuar: a che no' i creda che ié xé 'e tete de la vaca! No! Ara chi. (sporge il petto in fuori)

EMI: Ià prossima volta te ste' casa! Ma che figura me fetu far, fémena!

AND: Mi che te voi iutar … Ma xè el belo de la direta: vero spetabile publico?

Mi farìa anche un bel aplauso de incoragiamento a … ME MARI! (indica)

EMI (alterato): Grazie, grazie. Però adesso va' … (cercando di riordinare allocchito i fogli) Come fasso …

AND (raccogliendone alcuni): Ara qui: beo 'stochì (fa per darlo, ci ripensa e legge) “Odono e non intendono, simili a sordi. … (guarda EMI che fa gesti) Perché veniamo atrati da ogeti, persone, çircostanse, timori, che plasmano la nostra energia pisichica (a EMI) te capì? e anca è 'traggoni atra-atraggono le nostre acque interiori, proprio, ste' 'tenti! come la luna, la luna con le acque del mare, el mare, creando le alte e le basse maree. Eee gli sbalsi (cupamente) di umore, l'incostanza, i improvizzi scati de ràbia de de d'ira, le subi-ta-ne-e-e risatine stridule - che sarave cossa? (a EMI che mima e”stridula” poi sottovoce guardato stralunato da AND). Bom. Tutto - questo - è - determinato - dall'instabilitàa - dele acque – interiori … De la luna. Cxé assìta, 'milio?!

EMI (imbarazzato): Sì sì, xé acsì: la luna regola le maree del mare e degli oceani, e sembra che influisca non solo su piante e animali, ma anche sulla psicche umana, sul comportamento degli uomini …

AND: E dele done! A ghe ne cognossi mi a che ià iùna le la ga de traverso, de sbiego, de drito, de storto, de …. (mimando)

EMI: Ma no ti pol lézare un toco cossì come ch'el vien!

AND (tenendo i fogli in mano a ventaglio grida): Oheee! Cu mme cantaaaat ...

EMI (spaventato-sbalordito): Andreina?! Ohe!?

AND (accennando ai fogli e sventagliandosi “canta”): Oheee cu mme cantate 'sta canzone. (a EMI veloce ma chiaro) Ara che te toca a ti dopo! (drammatica) Vùje ca suffrite 'e ppene dell'ammore …. (vicinissima a EMI e tirandolo verso il microfono) Dai: taca! (tenendo i fogli a vista)

EMI (canta con “eco” di AND): Ooh luna luna tu luna caprese
ca fàje sunna’ l’ ammore ‘e ‘nnammurate

adduorme ‘a nenna mia che sta scetata
e fall’ annammura’ cu na bucia
tu, luna luna tu, luna buciarda,
famme passa’ ‘sti ppene ‘e gelusia
e fa ca nenna fosse tutta mia
tu luna luna tu, luna caprese
AND
: luna bugiarda.

EMI: caprese.

AND (dandogli una gomitata, poi una pedata): Bugiarda!

EMI (occhiatacce): Caapreese. (poi all'unisono) Luuunaa! (si guardano male poi sorridono al pubblico)

AND (allontanandosi da EMI e indicando con ambo le braccia): Tuto grassie a lu. El xé lu che xé bon cantar. Grasie! Grasie. Ah se venìa chel simiòto del Gioni co' ià so' ghitara a se andava mejo, se andava. No ste fidarve de çerti amiçi ...che i va apunto a lune come che ghemo apena dito.

EMI: Lassa perder e fame andar avanti.

AND ( guarda smarrita lui, il pubblico e lui): Ma ditu che i gàbia capìo? Le parole de la cason. Gaveu …? 'sti chi a i capisse melio l'ingrese! (canticchia cercando il foglio con il testo) Blue moon you iù iù iuiù.. Eccoha chi. Vai, 'milio! Bluuuu....

EMI (canta superlentoromntico): Blue moon you saw me standing alone
Without a dream in my heart
Without a love of my own

AND (quasi recitativo, ma più veloce): Ma tu, pallida luna, perché
sei tanto triste, cos’è,
che non risplendi per me.

Lassù,

tu puoi vederlo il mio cuore,

la delusione d'amore,

questo mio grande dolor.

EMI: Blue moon!
Now I'm no longer alone
Without a dream in my heart
Without a love of my own . Blue moon.

AND (sovrapponendosi e terminando sola): Pallida luna. (accenni d'inchino)

EMI (parlato): I raggi di luna che (…)

AND (cantando): Tin tin tin raggi di luna! Tin tin tin baciano (zittita da EMI, languidamente pronuncia:) te. (leziosa, parlato) A credìa che cantassimo 'n'antra canson, a credia. (si “dimena” canticchiando a bocca chiusa)

EMI (imbarazzato): Cossa fetu? Va' a sentarte! (al pubblico) Scusate scusatela scusateci. Questa che era una conferenza scientifica … seria … (pretendendo di aver colto un commento del pubblico) Ah! La luna piena, el ciaro de luna … (gesto) le lune, i matessi … (guardando AND) Vate sentar fame finir che dopo, cantemo.

AND (sedendo sulla sedia in pedana): questo mio grande dolore. EMI (con gesto, voce suadente e bassa): Dopo, cantiamo (sorriso esagerato). AND: Sto achì, no' me muvo; te meto 'posto 'e pagine (lo fa in maniera clownesca: le gira e rigira, guarda e riguarda, mischia, …, alla fine cade quasi tutta la risma) EMI (guadando a tratti vedendo le reazioni del pubblico al fare di AND di sbieco con curiosità/stizza/apprensione): La Luna … La luna la luna! fa cadere cadere i suoi raggi d'argento sulla terra nel pavimento in notte placida (sbarrando gli occhi contro AND) e calma e silente (chinandosi e sibilando sottovoce) Va' sentarte lì! (raccogliendo dei fogli) Raggi di luna che ammantano nella notte le cose d'un'algida luce riflessa che ridisegna il paesaggio in una prospettiva bidimensionale e bi... (guarda sorpreso AND che lo guarda a bocca aperta stupita-ammirata ancora lì in piedi, cenno interrogativo con la testa riflesso da AND che esclama “sottovoce”:) AND: A ti si bravo! A gho i brigidi su 'a pe'e. Va vanti, va. (si volta verso il pubblico stringendo i fogli al petto) EMI: I raggi … della luna … AND (dopo essersi girata a guardarlo): Danno al paesaggio una prospettiva bidimensionale e bitonale (tono didattico-annoiato) cioè viene a mancare la profondità, lo spessore delle cose, xè tuto piato come pitturato, e 'po de do co'ori: bianco e nèero, (enfatica) il bianco argentato dei raggi della luna che rivela profili e cantòni immersi nella tenebre … no, nellA tenebrA notturna. (colloquiale) Basta che vardì fora dal balcon e vedì tuta sta roba. Ma a mi me piasarìa saver del lupo manaro, del lipantribus: ghei? No' ghei? So mina mi! (si volge ad EMI) EMI: Il LICANTROPO … Ma sono leggende, favole, cose non [provate ….] AND: Ah, i ghe iera, i ghe iera! Adesso magari ghe 'na cura co' i ragi ics o co' i ormoni o co' 'a plastica lì: i ghe tàia le onge, el pe'o e ...chel coso lì e zac! no' 'l deventa pì lovo a luna piena. Conta. (al pubblico) Vero che vulì ch'l conta?! EMI (indugiando): I miti, le leggende, le “fantasticherie” legate alla luna, al plenilunio, le tenevo per finale, per dessert, però … (alzata di spalle, cenno a AND che applaude e “lovo! Lovo!”). Ho poc'anzi detto come la luna influenzi natura e psiche. AND: Sì, achèla lì: la pisiche! Che la sarìa come … come … (gesti con le mani) Sì sì, va avanti ti, Amerigoamore! AME: Andreinaaa! Piaga del Signor! Stetu …

AND (s'alza e grida-recita): “Ma che avete? - gli gridò Sidora, raccapricciata.  Batà mugolò di nuovo, si scrollò tutto per ..” ( a AME, colloquiale sottovoce) Mùvite! No' te te recordi: ià xé chela storia de Pitarelo … (scambio d'occhiate d'intesa dei due e dopo che AME ha pronunciato esasperato ma sottovoce “Pirandello”, AND riprende) “si scrollo in un possente sussulto convulsivo, che parve gli moltiplicasse le membra; poi, col guizzo d'un braccio ...” Sguissa! Col brasso! “indicò il cielo, e urlò:” Urlòoo!
         
AME (ripete più volte fino a trovare il tono giusto): La luna! La luna! La luna!

AND : La luna affocata, violacea, enorme, appena sorta dalle livide alture ... crescente, invincibile, ... udì gli ululi lunghi, ferini, del marito che si scontorceva fuori, là davanti alla porta, in preda al male orrendo che gli veniva dalla luna, e contro la porta batteva il capo, i piedi, i ginocchi, le mani, e (il recitativo diventa sempre più concitato mentre AME si blocca del tutto, immoto espressione neutra) graffiava, come se le unghie gli fossero diventate artigli, e sbuffava nell'esasperazione d'una bestiale fatica rabbiosa, quasi volesse sconficcarla, schiantarla, quella porta, e ora latrava, latrava, come se avesse un cane in corpo, e daccapo tornava a graffiare, sbruffando, ululando, e a battervi il capo, i ginocchi. (con voce roca, poi tace) Ajuto! ajuto!

AME (applaude dapprima meccanicamente poi sempre più vivacemente, e): Brava! Brava le me fémena! Brava! (inchini di AND , abbraccio) Non ho più parole. Scusate, io finirei qui.

AND : Ma no. 'ndemo 'vanti!

AME (ostentando commozione, gola secca e guardando l'orologio): Mi digo … Penso che basti così. Spettabile pubblico …. (inchini) Alla prossima luna piena!

AND : Alla prossima! L'una la luna, due il bue, tre la figlia del re, quattro …

AME (brevissimo riff con l'armonica a bocca): Andreina!!!!

AND : Amedeo!!

INSIEME (cantano, ritmo fox-trot): Che fai tu luna in ciel Guardi gli amanti, e gli amanti, o luna, gurdan …... (cenno di charleston , saluti). Alla prossima luna piena!




The end.


Appunti per breve video.

Giancarlo Varagnolo


Appunti per video

La ribalta è tutta un'altra

cosa.


Interno di teatro senza pubblico: ripresa dall'entrata – corridoio con avvicinamento progressivo al palco con sipario calato.

Rumori come se il teatro fosse gremito di spettatori in attesa.

* Tutto il video ha di sottofondo lo sciabordio “medio” del mare sull'arenile che viene coperto da voci e rumori.

Avvicinamento lento fino a metà sala – voce narrante fuori campo : Chi aspetta, chi va chi viene. Si accomoda nel posto assegnato, in pace, in attesa, intimidito, e chiacchiere e sorrisi e battutine per rincuorarsi-riscaldarsi, infastidito da ….

All'aprirsi del sipario si ritorna alla prospettiva iniziale dal fondo ma questa volta con sipario aperto e si vede al centro della ribalta un leggio con alcuni fogli e una comune sedia di legno, un paio di libri e una mezza risma di fogli. “... l'attesa.” La voce diviene espressiva e la videata deve dare l'impressione che sia attraverso gli occhi del dicitore (ossia un po' oscillante) “Non si aspetta propriamente, ci si dà un tono, un contegno, un atteggiamento da gestire ed esibire. Dai che ci siamo!

Foco sui gradini e la salita al palco.

Scanzonato: “Un due tre quattro cinque sei. Eh op! E vai, ed eccoci qua.Primo piano del leggio con due fogli fittamente scritti al quale si gira intorno per fermarsi e sfocarsi su una (nuova) pagina bianca: “La preghiera si alza perché è una litania, e poi un sermone, e poi una predica e poi una fabulazione e poi e poi e poi lallazione che nessuno più ascolta ma ode la voce in toni tonalità singulti, e silenzi.

Le successive letture inizieranno con un sempre più veloce cambio di foglio, primissimo piano leggibile del testo per poi allontanarsi fino a sfocarsi sfumare svanire per poi inquadrare dalle caviglie dei piedi, in piccoli movimenti, con scarpe che variano ad ogni lettura, quindi cambio foglio etc. Non vi deve essere pausa udibile, ossia è il cambio (ripetitivo) immagine che segna lo stacco tra una enunciazione e l'altra (quasi si girasse una pagina di giornale). Così per 5 o 6 volte.

L'albero io sono nel campo, l'albero solo nel prato, l'albero che abbandonato ha le sue foglie in un autunno dimenticato ché nuovi germogli già son spuntati, verdi, allogati su le cime de' remi. Albero

non son quercia né larice, né olmo né platano né cipresso che alto e schietto vada con altri in coppia chissà dove. Oh, no, vedete , io resto, con la mia parva ombra, la mia bassa altura, e le … le foglie che non san stormire.Videata che sale dal treppiede del leggio alle braccia nude intrecciate fino alle mani di cui primissimo piano fino a sfocare. “Ecco l'amore che viene, là da ponente nella sera con il sole che tramonta nel fuoco ch'egli stesso fa avvampare. Amore, amore che viene nella sera, non a passi lenti, ma nel tossicchiare educato dello scooter: amore dal casco iridato, amore sfrontato, amore talvolta … Talora, quant'altro mai … oppure, eppure ” Dallo sfocato si chiarisce l'immagine, lentamente, che è una bottiglietta di acqua minerale. “Amore sì certamente lo è, sì - lo - è . Pernot diluito, anisette sbiancata, più acqua men acqua gelata … le stagioni, la luna, forse noi, forse … o nussun...a.” Si sfoca ancora fino a mostrare una luminescenza siderea, poi, lentamente e dopo pausa, vi appare un'ombra che si definisce come labbra e bocca, per ritornare al particolare della bocca di profilo, rotazione fino al centro fermandosi nella vista centrale delle labbra leggermente aperte e immote, e in bianco & nero.Fiori. Nei campi. Fuori città. Spontanei. Di primavera, nella primavera, d'ogni primavera. Fiori. Al naturale, naturale: ché la natura, la vita, le – morte – stagioni, di ieri. Un passato che torna, in fiore. Di fiore in fiore come farfalla inebetita rinvigorita, e smarrita svolazzante e volteggiante e … batte le ali, si posa.

Si riposa baciato il fiore.” Particolare della fessura fra le labbra, quindi caleidoscopio prima vorticoso-sfocato in frenata ove si distingue che a “vorticare” erano più paia di scarpe indossate. “ No no no no! No, non dico 'Resta', no. Vai. Vai. Vai se vuoi andare, se devi. Va'. Ma però, ma, torna. Torna. Tornaaaaa!” Vista dall'alto della postazione leggio-sedia. Prospettiva lenta che si allarga obliqua immettendovi inizio platea.

Indi flash rapidi con sottofondo leggerissimo di applausi, e poi luce fissa su una poltrona vuota (senza spot di luce ma meramente inquadrata) ad ogni nuovo enunciato (breve, “mentale” lontano, voce di donna – può essere la stessa attrice ma con voce mutata). [1]

Qui, a far che? Perché son venuta, qui? Che faccio qui? Non mi interessa... Niente mi int... Andarmene, solo andarmene, via, fuori. E … E?” L'immagine si sfoca avvicinandosi alla poltrona. La successiva è lontani, ma zoommata veloce. [2]Ci siamo un po' tutti. I soliti … Ma che grullerie, che strrrr... Boh. Si spera che dopo si vada a bere qualcosa. Io avrei anche fame ..: Una coppa gelato! Chissà che 'sta lagna finisca presto.” La luce scivola di lato fino all'altra fila oltre il corridoio centrale, si posiziona su schienale-bracciolo. [3] Casco dal sonno. Ho sonno. Almeno fosse musica. O … Distesa a letto … Ahhh. Chiudo gli occhi … E chi se frega se gli altri ... Simulare-accennare caduta testa con movimento brusco schermata, un secondo di buio, indi altra poltroncina. [4] Ha ragione; ragione! Vivere il presente presente. Tornare per andare, chi resta? Quasi quasi è meglio restare. Più comodo, comodo, sì ma il nuovo è solo il buco, il non più. Ripresa della poltroncina in fronte indietreggiando. [5] A me 'ste cose non vengono. Pensieri pensieri pensieri e poi sulla carta nulla, non riesco a mettere giù niente, nemmeno una riga o sì sì sbrodolamenti … brodi lunghi come si faceva per arrivare alle due facciate nel compito di italiano! Bei tempi ...” Si passa dallo schienale al piano di seduta fino al pavimento e si continua lenti a riprendere i piedi delle poltroncine di lato dal corridoi. [5]Potremmo andare anche una settimana in montagna, tenendo conto dello sconto … E papà potrebbe anche aiutare … per i nipoti! Eh! E … e se li lasciassimo a loro? Mamma mamma: troppa grazia San An...” Rosso, rosa; buio.

In bianco & nero: palco intero visto di fronte con figura in basso a destra dell'immagine, a questa si sovrappone, centrale e a colori, fogli che s'accumulano sempre più veloci sul leggio fino a cadere (rallenti) ai piedi (nudi, sandali?) del lettore (un penultimo foglio al suolo avrà una sua immagine mezzobusto in b/n).

E dopo la pioggia / di parole / i torrenti impetuosi / di frasi / e le spruzzanti cascate / di imprecazioni / ora il fiume del / discorso / va or lento or pigro or / veloce / Sobbalzi nel fluire / mal tengono gli argini / poche le rive gli approdi / e chiuse importune moleste. / E pesci van nell'acque / e altro la corrente porta / galleggiante in superficie / e sommerso in parte / Ecco, vedi!? / e rami, e plastiche, e / informe lordura. / E intorbidente sabbia fine / pulviscolo quasi / limatura rocce sassi ciottoli / scivola giù giù giù / giù fino al mare / e la fanga s'ammota / e il limo si espande / e la terra emerge, / silenzio; / ( ultimi fogli cadono lentamente) gabbiani . Distinto lo sciabordio.

Quindi allontanamento visivo a scatti dal palco (ritornando alla distanza dell'inizio) e poi chiusura del sipario sull'immagine del viso che ha preso tutto lo schermo, e titoli di coda con picchi di brusio su risacca. – Nessuna scritta iniziale!).

Clugia minor, 4 marzo -3 april 2021

GV