lunedì 17 novembre 2014

Immagini parlate

Immagini parlate
Giancarlo Varagnolo
Nella mia seconda giovinezza ("la vita comincia a 40 anni" si diceva nel secolo scorso) avevo incominciato a studiare la lingua giapponese per poter meglio capire/cogliere/gustare le lapidarie, ma falsamente laconiche, poesie di tre righe: gli haiku; la curiosità e l'interesse venivano anche dalle differenti se non difformi traduzioni che avevo incontrato (in inglese e italiano, più tardi in francese). Ed ecco che oggi [novembre 2014] la perplessità si ripropone in una traduzione portoghese di una poesia scritta in inglese (da Matsuo Basho, Trilha estreita ao confim.) come esempio europeo (W. Stevzns, 1917):




Among twenty snowy muontains

The only moving thing

Was the eye of the blackbird .

La traduzione è:

Entre os vinte cimos nevados

Nada movia anão ser

O olho do passáro preto .

Qui di seguito le mie due traduzioni letterali, dall'inglese viene:

Fra venti innevate montagne

l'unica movente cosa

Era l'occhio del merlo .

Dal portoghese:

Tra le venti cime nevose

Niente (si) muoveva a non essere

L'occhio del passero nero .

La trascrizione finale ... Vediamo prima quali suggestioni figurative ed emozionali provengono dai due testi (ovviamente da un parlante/traduttore italiano).

a- mettere l'articolo determinativo "le" chiude il campo visuale, ossia le cime/montagne sono proprio "20", senza articolo restringe la visione a quelle "venti" montagne sottintendendo che ve ne sono altre (alle tue spalle, che non vedi, ad esempio); il numerale potrebbe riferirsi ad una località (catena o massiccio) conosciuto come tale , in Italia: le 3 cime di Lavaredo, di nessuna utilità per il lettore ignaro.

b- con l'aggettivo già il discorso si complica in quanto interviene oggettivamente la grammatica, dove in inglese l'aggettivo precede sempre il nome, in portoghese no, però siamo nella scrittura poetica dove tutto, proprio tutto, è permesso, quindi nella traduzione si tratta di presentare o prima la neve o prima le montagne - io propendo per la neve poiché dal biancore è facile far uscire i monti, ben più arduo (lo so, sono µsecondi di differenza per un adulto intelligente) innevare boschi e prati in fiore.

c- non capisco perché le montagne in inglesi diventino riduttivamente cime in portoghese, una bella differenza di ampiezza panoramica, e di prossimità: "os cimos" devono essere lontani per vederli come tali, ne "le montagne" ci sei sopra o fra (among - entre).

d- il secondo verso è un disastro completo prospetticamente ed emotivamente parlando: nell'inglese c'è subito un'aspettativa, un'indicazione, uno stimolo percettivo: qualcosa, una solamente si muove, che sarà? Nel portoghese: calma piatta però ... E qui il traduttore o non ha capito o è un povero-di-spirito perché pone l'accento sul "nada movia" mentre nell'originale c'è il movimento, di una cosa unicamente, ma "moving" nel biancore immoto (e silente).

e- anche qui c'è la scusante della lingua, ma, per tutte le Muse del Parnaso!, nella traduzione mettimi quel "preto" prima di "passáro" perché è il nero che fa risaltare sia l'uccello nella neve sia l'occhio nel contrasto.

Fra le nevi della montagna


unico a muoversi

l'occhio del merlo .
Le omissioni: twenty non tanto per l'inutilità del riferimento geografico dato, che si suppone nel numero, come già accennato, ma ben più per l'omografia del numerale con il plurale del sostantivo /vento/ che avrebbe creato rumore ovvero ambiguità informativa; abbiamo anche focalizzato la neve del paesaggio montano ( = della montagna, apposizione della neve, divenuta plurale per indicarne l'abbondanza e le sfumature). Thing s'è integrato nel pronome riflessivo, mentre was ci sembra superfluo, e ingombrante. Rindondante ci è sembrato l'aggettivo /nero/ da unire a merlo: non possiamo pensare che il lettore non sia a conoscenza che "tutti i merli sono neri" - la cosa buffa è che esiste melro come traduzione, ma probabilmente è lusitano-europeo e non brasiliano.
Nota: haiku (o haikai), forma poetica della letteratura giapponese, di sole 17 sillabe meglio more, sullo schema 5-7-5.
VG São Paulo, dia da Proclamação da República 2014.

domenica 5 ottobre 2014

Cose.




Venezia, agosto 2014; le mie pipe, i miei (2 su 4) nipoti [Sottomarina]; i miei berretti.

AnonRIVEDERCI

Giancarlo Varagnolo

ANONRIVEDERCI

¨ monologo ¨




[ Un soggiorno con pochi mobili: un divano al centro, un tavolo non-grande a s. con beauty-case e un vaso-cesto, sedie, lampada a stelo, fondo "sfumato" (né quadri né quinte); ingresso in fondo a d.]

(Suona il telefonino dal divano: motivetto allegro – samba? Entra Y spedita ma senza fretta, è in accappatoio, babbucce en pendant e asciugamano arrotolato in testa. Vagamente seccata: )

Arrivo, arrivo! Potevano chiamare fra dieci minuti, o non chiamare per niente?! Hello!? Sì, dimmi. Appena uscita dalla doccia! Sì! No! Assolutamente no! Lo so, lo so lo so, ma non m'importa proprio. Sì; no! Non incominciare di nuovo: ne abbiamo già discusso. Ho detto no, ed è definitivo. Capisco ... Non ti preoccupare: ora tu hai la tua coscienza a posto, hai fatto l'ultimo tentativo ... Macché sarcastica! Gli altri? Sai quanto me ne ... Guarda ... (ridacchia) M'è venuta in mente una citazione appropriatissima alla circostanza: "L'inferno: sono gli altri". Oddio ... Ma che cinica! Realista e salutista (...) Ah ah ah! Una buona risata ci voleva! Ahah! Sa-lu-te: la mia, non "saluti"! Va bene, ciao, scusa la mia risata. Sì. Dai: fra un paio d'ore ... Lo so, lo so; ma per me è morto già dieci, venti anni fa! Ciao, ciao; ci si sente; ciao. (spegne) Agh! I morti che si interpongono ai vivi; uff, non ho salutato con "bacio", e l'effetto doccia te lo saluto. (strofinando un po' capelli, senza togliere l'asciugamano ) Gli altri ... Palle! Oops! Beh, in fondo sono loro a ... a ... irritarti. Se devono spettegolare ... oggi avranno un argomento in più, anzi, meglio, un punto di partenza comune: non è venuta! Ma perché dovrei andare al funerale di un ... Di un che cosa? ! E poi, a me i funerali non piacciono. C'è qualcuno a cui piacciono? Gli applausi, poi ... (si lascia cadere nel divano) Bravo! Bella morte. Morto bene, benissimo! Bis!! Ahahah! Bis ... Potrei io fare un bis (guardandosi i diti dei piedi sul divano), ma alla faccia di chi? Quando hanno seppellito quella stronza gran figlia di ppuu... Calma, calma; non ho ancora smaltito il rancore dopo tutti questi anni: non è un buon segno, signora! Avrei tanto voluto tirare un paio di manciate di terra sulla bara: "Va' a farti fottere! Va' all'inferno vecchia troia!" Ah, ne dicevo di parolacce quando ero giovane, le dicevano tutti: era sentirsi grandi, vissuti. (toccando i piedi) Vediamo di mettere un po' di smalto. (si alza per prendere dal beauty-case creme, smalto, etc.) Tomba di famiglia, cemento e marmo: niente terra, niente fango – ma l'acqua c'era, almeno una spanna laggiù in basso e ne fui contenta: umidità e buio, ben ti sta! Beh, magra soddisfazione, irrisoria, irrazionale: i morti son morti, il corpo senza vita ... cadavere ... (risedendosi) Nessuna prevenzione per i cimiteri; alcuni poi sono un'accozzaglia di statue e capannucce di marmo in stretti vialetti: un poco asfissianti, meglio lo spazio aperto e le piccole sculture dei cimiteri inglesi. (mettendo i tamponi fra i diti) Rip, rip, rip. Er ai pi, er ai pi: riposa in pace. RIP, amen. Rosso fragola avinazzata? Riposa: perché, e di che? Una cattiva traduzione dal latino? Requiescere ... della 2^ o della 3^? (risata) Stanno seppellendo il mio ex-ex-ex ed io qui a chiedermi a che coniugazione latina ... Che riposi in pace o no, sono affari suoi, certo è che non romperà più le scatole a nessuno, benché, così irascibile e stronzo qual è, non si faccia zombi. (drizza il busto e flette le braccia in modo che gli avanbracci possanoascillare; co voce cavernosa:) Paurrra, devi avere paurrra! Ridicolo; era ossessivamente irritante, noioso, becero. (cambiando piede, nel movimento una gamba resta scoperta) Ma come ci si può innamorare di coglioni simili?! Occhei: sinnonimo di innamorarsi può essere "stato comatoso con confusione mentale e fibrillazione ormonale" tipo ubriachezza molesta, per l'altro ... "mongolo" non è socoalmente corretto, e "idiota" suona classico ma poco pregnante. Ah ah: "scemo di guerra" come bofonchiava suor Giacinta! Adesso è sindrome riconosciuta, anzi più d'una, c'è persino quella per non aver fatto nulla: ad uno gli viene il senso di colpa e va fuori di testa perché gli altri suoi commilitoni morivano, ammmazzavano, torturavano, distruggevano, stupravano, venivano encomiati etc. e lui ... 'n'isba, nada, nothing. Pensa te: male non fare ... e ti becchi la sindrome di ciù-ciù o che ne so. (guardandosi le unghie dei piedi) Vediamo se non era meglio che fossi andata a seppellire lo stronz... come fanno i gatti. Ahahah ossignor! Oggi ho uno straripante sense of humour ... probabilmente per il senso di liberazione ... Ma sì, una scocciatura in meno! Quante volte non ho pensato, quante volte non hodesiderato, sì, de-si-de-ra-to, sperato che morisse?! Siamo onesti, diciamoci la verità! Allora sì, se fosse morto, sarei andata al suofunerale per sputare sulla sua bara e ridere e sorridere e brindare alla sua definitiva scomparsa, "dipartita". Ora è tardi, tutto s'è consumato, logorato, svanito nel tempo, benché trovi un certo sollievo nel saperlo finalmente ... crepato. (guardandosi, gambe allungate, i piedi) No, niente male. Qualche vecchia ruggine e le cicatrici, quelle restano, indelebili, evidenti. E poi, tutto passa e va; se dovessimo restare attaccati al passato, invischiati ... (piega le gambe, posa il mento su un ginocchio) Conviene gettare via tutto come con il calendario dell'anno trascorso; non è che ritagliamo i bei giorni e li appiccichiamo sul nuovo. (si sdraia di lato, poggiandosi ad un bracciolo) I bei ricordi!? Talvolta sono quelli che fanno male al cuore, allo stomaco ... I bei momenti che non si ripeteranno più. Che te ne fai di un bel ricordo? (stende in alto le braccia, guarda le unghie) È lo smalto che s'è seccato nella boccetta, l'abito in cui non ci entri più, il peluce d'una figlia che non vedi da mesi ... (braccio in avanti, dita aperte verso la platea) Direi che i brutti ricordi sono quelli più stimolanti, quelli per i quali ringraziare il Cielo che oggi sia un nuovo giorno e la vita continui. Da limare un poco. (si alza e, trovata la limetta, inizia a limare le unghie, in piedi) E poi si muore. Però sembra che la gente sia più preoccupata, spaventata, di invecchiare che non di morire ... Può essere che si prendano in consederazione i sintomi, i "podromi", e s'abbia ritegno dell'esitofinale? Invecchiare è morire ... di noia. (intenta a limare, muovendo piccoli lenti passi) Noia. A novanta, cento anni mi direte voi come si passano le giornate.Yes! In fondo sono le cose di tutti i giorni della vita d'ognuno: si mangia e s'aspetta di mangiare di nuovo e (risatina) che l'intestino faccia il suo dovere e la vescica tenga. E che lo smalto non si stacchi. Perché? (va verso il tavolo) C'è una ragione per farlo? Una meta, uno scopo? "Per non lasciarsi andare"; bellissima motivazione, flamboyante. (guardandosi in uno specchietto) Oh, sì, gli uomini mi guardano ancora ... Gli attempati (ride) quelli della mia età, ricordiamocelo. Se poi arriva il "giovane" ... Ma per far che? (s'aggiusta l'accappatoio) In ricordo dei bei tempi passati, alla ricerca di amplessi svaniti nel tempo; nell'illusione di godere ancora e ancora e ancora quando l'orgasmo era gioia di vivere e non fuga da ... dalla ... futilità quotidiana. (mani ai fianchi, poi in tasca) Oh, palle! Uno muore ed ecco il bel lascito che mi fa, non gli bastava avermi infastidita, irritata per anni, no! deve darmi l'ultima occasione di sentirmi depressa, seccata, quasi in colpa – gran figlio di pu-pu-pu. Fors'era meglio se andavo all'inumazione: vederlo seppellire forse ... probabilmente ... (siede al tavolo, apre un ombretto) Chissà; certo è che il pungiglione irritante di questa malefica vespa devo togliermelo da me. Atto finale, ultima vomitata e a non più, definitivamente, vederci. Meglio tardi che ... (intenta a truccarsi gli occhi) Specchietto specchietto delle mie ... Se non mi calmo, col cavolo che riesco ... Perché in fondo, sì lo so, lo so, in fondo odiamo l'altro perché siamo arrabbiate, stizzite con noi stesse; siamo state ingannate, frodate, prese per i fondelli e questo ci rende furiose e ci sfoghiamo sulla causa presunta, ché, in fondo, se abbiamo fatto la figura delle stupide, e questo ci secca moltissimo, era perché lo eravamo. Sognatrici ... Lo so, l'ho capito, ma ammetterlo, razionalmente, è una cosa, digerirlo è un'altra. La rabbia è in noi; come il bambino che se la prende con lo spigolo contro il quale è andato a sbattere. O maledicendo il palo del cartello stradale ...(ridacchia) Bel colpo! Fortuna che non c'era nessuno ed è caduto senza danno. Fortuna ... o il Caso, o ... E se non fosse stato così, come sarebbe stato? Hanno fatto un bel po' di film sul tema. Ed anche sul Paradiso che può attendere ... (ironica) Vediamo se quel figlio di cani .. Beh, di solito è nel Paradiso che ti danno una proroga ... Paradiso, inferno, purgatorio in terra ... La reincarnazione ... Lo vedrei bene come ... come ... Ma no, no! Morto e fine, con vermi e tutto il resto; ci mancherebbe altro. E poi son tutte buaggini, sciocchezze. L'assurdo è che lui, a bravo figlio di buona donna, ci credeva; io, la "santarellina", non ci credo proprio, meno che mai agli esoterici-cabalistici ... "con lo scappellamento a destra" (ride). Ma perché non ci sono esclamazioni al femminile? (guardandosi le labbra allo specchietto) Forse perché il sesso femminile è meno appariscente, nascosto, o perché Dio è macho. Devo depilarmi un poco (sfiorando le sopracciglia) qui. Le lisciava con la punta della lingua, nessun atro l'ha ..., mi vengono i brividi come la prima volta, ricordi di gioventù. (risatina) Qianto sono sciocca! E poi? Né una carezza né tanto meno un bacio, solo ... Perché tutto muore, passa e va? Cos'è che muta, che si perde, che non dura? Un bicchiere di sherry o un risotto allo zafferano lo si apprezza smpre ... Oq non titutti i giorni, forse, ma perché ... "commettere atti impuri" se non se ne ha voglia? Perché ...? Un piccolo, dolce, inaspettato, fugace bacio vale tutte le sveltne di questa banale quotidianità erotica. Erotica? Lo è di più un uovo à la coque; gnammy. Dovrei mangiare meno; o meglio. O non mangiare. Ovviamente, naturale!, continuerò così ...; ma poi chissenefrega! Soffrire ora per morire sani dopo; per sopravvivere un anno in più si vegeta per decenni: no questo, no quello, poco sesso, niente alcol, limitiamo gli zuccheri, e la caffeina e i lepidi e i lipidi e investiamo sulle lapidi. Poi collassi perlo stress o ti viene un canqer non si sa perché o scivoli e sbatti la tua bella testina appena acconciata, e ciao! Ma non poteva morire prima? (alzandosi e rassettando l'accappatoio) Non ho altro di meglio da fare che pensare alla morte. Che poi è sempre quella degli altri; e infatti ... Era meglio se non me lo dicevano; ma no! Così ci mettiamo una bela pietra tombale sopra e chi s'è visto ... non si rivede più. (scegliendo uno smalto per le unghie) No, non va in Inferno ... gli daranno le attenuanti per incapacità mentale e ridotta visione morale ... e ottusità sensoriale. Un bel Purgatorio e vai, per almeno un paio di secoli. Nel girone ... E chi si ricorda! (prende la limetta per le unghie e limando a tratti, ride:) Ah, nel girone di quelli ... beh, com'era quella barzelletta? Non era una battuta sulle pene dell'inferno, o purgatorio, ma penso proprio che gli starebbe bene a quelpresuntuoso ranocchio: sbang! Una bella mazzata sulle pubenda allo scoccar del mnuto nella speranza che l'angelo di turno sbagli il colpo. Un angelo?! Perché no? Un angelo un po' "moro di Venezia" martellatore della campana. Lì son due, mi pare, ma due mazzate diventa pena dell'Inferno; o no?! Che poi (ultimi colpetti di lima) la pena, il castigo, la cosa ... la sofferenza non è materiale, fisica, ma psicologica, emotiva ed è tutta nell'attesa. All'Inferno uno poi, secolo dopo secolo, si fa il callo, diciamo così, ma nel Purgatorio sei lì a fare i conti: ancora tre secoli, ancora 98 anni, ancora poche settimane ... (canta) "la va a poche ore, la va a poche ore! Sior parun, da li beli braghi bianchi, fora li palanchi che-e-e" t'avem inumà; soterà. Rosso di sera (boccetta di smalto) ...Verde speranza; nero? Sarebbe indicato data la circostanza, però ... (ridacchia) "Cos'è? T'è morto il gatto, Pierino, che c'hai il lutto su tutte e dieci le unghie?!" Bom, carnicino e non se ne parli più; discreto. (smaltando) Se non è veleno questo ... Eppure ... (alla 3^ o 4^ suona il telefonino – musica minimalista) Te pareva! "Nel mezzo del cammin di nostra ..." Dimmi tutto, ma veloce ché lo smalto (... Mano alzata, dita aperte) Lo so; no, ho già detto di no. Ma non te l'ha detto (...) Ahh, nuovo tentativo (...) No-o! Per me è un completo estraneo (...) ma sì, come puµo esserlo un cantante famoso o un politco o un collega di lavoro! Per piacere non insistere, e cambia tono o chiudo! Per la bela faccia d'un morto dovrei io, viva, ... Gli altri, gli altri, sempre gli altri! Dov'erano "gli altri" quando io avevo bisogno di loro? Da che parte stavano quando quel disgraziato pezzo di mmmm... Rispetto di che?! D'una carogna (...) nella doppia accezzione, certo. (...) Va bene, va bene; sì (...) Datti una calmata, e ... buttagli una manciata di terra anche da parte mia. Ci si vede. Quando volete. (posa telefono, abbassa la mano) Uff! Vediamo se arriva la terza chiamata ... Perché insistere? Le maledette apparenze, le stramaledette consuetudini, gli obblighi sociali, i doveri; gli "altri". Ovviamente: solo quando servono, quando ci fanno comodo, quando ... non ci costano nulla. La vedova afflitta se non proprio inconsolabile. Ma se siamo divorziati! Che cacchio di vedova ...! "Oh, guarda, la sua ex-moglie: carino da parte sua ..." "Ma che sfrontata, farsi viva ora." "Ehi, cisono un bel po' delle sue ex ex ex!" "Che uomo!" "Che porcaccione." Finito! (chiude con cautela il flacconcino e stende mani-dita) Cancelliamo cancelliamo, ma il segno rimane ipresso come lo scritto nel foglio con matite dalla mina troppo dura. I bigliettini ...; le lettere ... Mille telefonate di cui non è rimasto più nulla se non il ricordo della tensione e senso d'angoscia nell'attesa dello squillo. Parole. Bisognosi, affamati, languenti per parole che non vengono proferite, per frasi che non vendono pronunciate, per suoni che non vengono emessi ... Verba volant! Come pietre, vome sassi, come frecce infuocate, come ... Uno schiaffo è lµi, ben stampato sulla guancia; il dolore è solo lµi, poi assa e si dimentca, sì, si dimentca. La parola, la frase, l'invettiva ... il monosillabico no e sì ... l'orrido, velenoso, isterico forse ... Alle azion troviamo un perché, una scusante, dei motivi ... i fatti sono concreti, "esterni", li puoi toccare, definire con un inizio e una fine. La parola è la tormentosa zanzara, l'intossicazione, l'emicrania del giorno dopo la sbronza, il malessere prima degli esami. "Spero che tu muoia quanto prima" vale più di una raffica di mitra o cento coltellate! "Muorimi presto, tesoruccio!" Ed inizia la paranoia, sua; ma poi mure sul serio e ci sentiamo (smorfia) nuovamente tradite, insoddisfatte; per l'attesa, forse, o per la definitiva fine. Bom (guardandosi i polpacci), finchè c'è vita c'è crema da spalmare e peli che crescono e ... (risatina) No-o-o! Com'era quella canzone? Possibile che abbia queste ... fughe? Naturale?! Nel senso: ridiamoci su e la vitacontinua, anzi deve continuare?! (canticchia indistintamente e/o a sprazzi) " ... due occhi d'acciaio ... due gambe diritte e nervose ... e una selva di peli fiorµi, oh yeah!" Ce n'era un'altra più carina ... "al imitero è bello andar lalala ... Sesei sposato o adulterin mh mh ... un posticin ..." Quando si è giovani ci si puòscherzare su anche retando il gigionesco cinico "verrà la morte, e avrà i tuoi occhi ..." Che poi la Morte sia con un bel buco cavo nero per ogni occhiaia ... cose da preti ... o da pesce lesso ... La morte, il morto ... Le foglie che cadono, morte ... Le morte stagioni ... (s'accarezza le gambe) E quelle a venire ... Se dimenticassimo ... Un po' di crema, mh ... Tutti 'sti ricordi, tutto 'sto vissuto che intasa la testa, la memoria ... E l'odiosa sensazione di déjà vu, déjà fait, già vissuto, assaporato, digerito.Comparazione melensa, inutile, sterile e dannosa – l'oggi è l'oggi e questo è (s'alza) il nuovo; l'ieri è morto, passato, finito. Rinascere ogni giorno invece che morire! Nostalgia di che? Dell'estate in inverno e della fresca neve lell'afa di luglio? Del primo bacio? Del primo amplesso? Del primo o decimo o millesimo ... cosa? Spazzatura; latte scaduto, acqua sgasata; caramella scioltasi nel fondo della borsetta. Delete, delete! Cancellare via tutto. Se fosse possibile ... Avrei detto: "Poverino", e avre pensato: "Oh, che bell'occasione per mettere il largo cappello scuroil vestito nero scollato in vita", invece ... eccomi qua a ...Ehi! Ma non è mai troppo tardi! Ci vado! (fingendo affanno) Scusate, scusate il ritardo, ma vedete ... sapete ... il traffico ...! Ahahah: e vai! Cogli l'attimo! (s'avvia, ma suona il telefono – musica classica) Uh! Due ... ed ecco il tre. Sµi, arrivo; datemi il tempo di (...) Cosa?? Ah, non sei lì. Capisco; sí, io sono a casa; sì. Ti capisco benissimo! Non serve (...) Certo ... io stavo per ... Va bene: mi vesto e arrivo; anzi, meglio, passa tu a prendermi, mi ci vorranno venti minuti. Va bene, mess'ora, lo sai meglio di me. Ne parliamo, e comunque non so se siamo ancora in tempo per la cerimonia. Ah, non sapevo fosse così tardi ... non era abituato ad alzarsi presto ... Scusa. Ne parliamo dopo. Bacio, cioa! (guardando il telefonino) E adesso? Una si autoconvince che ... chissenefrega andiamo che è più semplice e sano, e subito-un-istante-dopo aver mutato idea le arriva un sostegno che ora è un impicci. Ma perché sempre dopo dopo dopo? Perché 'sti sfasamenti? Poteva morire prima? Poteva anche non morire ... Beh, non esageriamo. In nero, e bianco ... Il cappello no, non è proprio il caso. (Strofinando l'asciugamano) Non ho nessuna voglia di discutere, e di consolare non se ne parla proprio. Consolare di che? Dell'ultima fuga d'un uomo che non è stato mai presente? Questa volta magari voleva rsare ... qui, in questo mezzo paradiso, mezzo purgatorio, mezzo inferno, mezzo ... coso, là, ... terra di nessuno con ore, giorni senza stori, vuoti, sfocati, nulli ... Che poi, ma sì, sono i migliori! Passano, senza lasciare traccia. (lancia, di schiena, l'asciugamano sul divano, esce)



.



Giancarlo Varagnolo

Cartenton (Oxon), 15-22 settembre 2014.





 

Nota: Le canzoni, 1- Canto delle mondine (tradizionale?); 2 - Mc Coy due peluzzi, 3- Al cimitero è bello andar dei Gufi [anni '60].


mercoledì 2 luglio 2014

Poesia in gennaio.


Giancarlo  Varagnolo

POESIA  in  GENNAIO.


 

”O amor é uma dor feliz.”

(F. Bonassi)

 

         Domani,

                           pensiamo,

  tutto cambierà.

Oh, certo

         Può tornare il sereno,

potremmo fare nuovi

                       incontri,

si pottebbe ...

potrebbe ...

         Domani

È già

       Ieri.

 

°°°

 

Le ultime ore

  hanno scompigliato la

        nostra vita came

capelli al vento che

        non sa di mare

Le pareti bianche d’una

                        stanza

con il letto troppo

           troppo

                   troppo grande

per l’assenza

          della metà del

                      cielo.

 

°°°

        

Troppe parole hanno

intessuto una speranza inconsistente

 ed è del tutto

         banalmente e

         volgarmente

                 simile a

        conati di vomito

         per le troppe

                troppe

             diomio!

         leccornie

               gioiosamente ingerite

         ieri e ieri

         e ieri

                con lei.

 

°°°

 

Di tutto questo

       resterà il ricordo

sbiadito fino a scomparire

fra altri passati e

sovrapposizione di nuovi

  e

le salaci battute di

amici

dopo una bevuta.

 

°°°

 

         Vedi, Amore,

                   gocce di rugiada

raccolte una ad una per

un brindisi in calici

                            impalpabili

ma sonori

         Ed ora?!

Un minuscolo grumo di

                            Fango

E la purezza

         è

          perduta.

 

°°°

Staccatesi dai rami

       foglie piccine

                   volteggianti

      scendono senza

                          fretta

        Coriandoli di

                        un dopo

        carnevale

                      senza maschere

                      senza musiche

      senza risate

                          con solo un lieve

      stordimento per le

                             ore passate

       a cercarmi.

 

°°°

 

Parole nella notte

o, diresti, notti

    in parole che ritornano

a farci eco

                   ciclicamente

in un tempo di valzer

 senza violini

           ma il sangue che pulsa

 un due tre

                     quattro

                     cinque

                      sei

                     mille e

                              non più mille

            E il sole

                   È in ritardo.

                                                   °°°

 

Dovremmo capire al

                        primo sguardo

se la strada è in

   discesa o salita

ma fra alberi e arbusti

 s’è posata

    con il suo sudore freddo

la nebbia

           d’un autunno

metaforicamente

                       longevo.

 

°°°

 

     Se le mie parole

Assemblate in forma di

                              poesia

non dicono più niente a

                                   te

e tantomeno sfiorano

                    il tuo cuore

beh, allora è proprio

                   finita.

 

°°°

 

    Che ne può sapere del

                            risveglio

chi non è vissuto

                       nella terra

     dove s’incontra

                              Primavera

in cui ogni attimo

              è un procedere

                   sicuro

                   certo

       verso il Sole

 

°°°

 

Ci stavamo chiedendo

         dove fosse finito

                  il Sole

   quando

                  lucente

   sorse la luna

                piena.

 

°°°

 

 In piedi

    appoggiàti al parapetto

(tubolari di metallo grigio sporco)

         Guardiamo il non-sense

 scorrere veloce sotto di noi

      in forma di

  scatole semoventi

  in ronzii meccanici.

 

°°°

 

   Una sera

   non lasciandoci guidare

dalle stelle ci

inoltreremo nel canneto

con una pigra barca

per incontrare la

             Luna

 sull’acqua immota

sfidando l’ira gelosa

   di zanzare agguerrite,

sciabordio intervallato

quasi un sospiro e

l’odore di repellente.

 

°°°

 

Oggi nessuno ha

     comperato nulla,

forse perché nulla

abbiamo esposto che

potesse essere

                   comperato.

 

°°°

   Le notizie sono così disastrose

che nessuno ci crede, e il panico scema.

 

°°°

 

Neanche il primo amore è

 il primo

Confessa

Senza arrossire

tutti gli amori inconfessati

e poi arriva Lei con

il primo bacio che

       forse

non è nemmeno

           neanche questo, povero cuore,

il primo.

     Vivo rimane

e bruciante il

  ricordo

del penultimo.

 

°°°

 

  Ed ora che

              Finalmente

sono nell’isola

        tutta mia

in un sogno sognato

   di libertà

e pensieri soffici

 e vaghi come nuvole

           mi accorgo di

essere prigioniero

          di me stesso

e mille voci

  nello sciabordio d’onde

m’invitano

                     pacate

al Carnevale quotidiano.

 

°°°

 

Certo che ne è passato

      del tempo dall’ultima

volta che

Quasi non mi riconoscevo

    nelle tue

                  parole.

 

°°°

 

Fluttuare, vagare, lasciarsi andare

Nell’acqua del mare

Nella nebbia di boschi in collina

in suoni che sono la musica

del mondo

perdersi in voci

che compongono la ballata

della vita

e pensieri che si formano

più labili e vaghi del fumo

di sigarette di palha

  Forse dovremmo cantare

  per svelare il ritmo

  del nostro cuore.

 

°°°

 

 Stoltamente

 ancora

 una volta di troppo

snoccioliamo

              parole

in frasi che

   trucioli di vecchia legna

alimentano il

            fuoco

dell’incomprensione.

 

°°°

 

        Un’alba senza sole

filtra la sua luce lattea

        fra le imposte a gelosía

uccelli radio e metrò

mischiano le loro voci

così che le note della

                canzone sognata

svaniscono e

                       una tristezza leggera

nal vago brivido del supposto freddo

di quest’alba

ci sfiora con il corpo

l’anima

e l’assenza di ieri

appare nitida

       nella sua concretezza

rugiadosa.

 

°°°

 

Il domani non è nostro.

 

 

SP, genn. 2007.

Giancarlo  Varagbolo