mercoledì 2 luglio 2014

Poesia in gennaio.


Giancarlo  Varagnolo

POESIA  in  GENNAIO.


 

”O amor é uma dor feliz.”

(F. Bonassi)

 

         Domani,

                           pensiamo,

  tutto cambierà.

Oh, certo

         Può tornare il sereno,

potremmo fare nuovi

                       incontri,

si pottebbe ...

potrebbe ...

         Domani

È già

       Ieri.

 

°°°

 

Le ultime ore

  hanno scompigliato la

        nostra vita came

capelli al vento che

        non sa di mare

Le pareti bianche d’una

                        stanza

con il letto troppo

           troppo

                   troppo grande

per l’assenza

          della metà del

                      cielo.

 

°°°

        

Troppe parole hanno

intessuto una speranza inconsistente

 ed è del tutto

         banalmente e

         volgarmente

                 simile a

        conati di vomito

         per le troppe

                troppe

             diomio!

         leccornie

               gioiosamente ingerite

         ieri e ieri

         e ieri

                con lei.

 

°°°

 

Di tutto questo

       resterà il ricordo

sbiadito fino a scomparire

fra altri passati e

sovrapposizione di nuovi

  e

le salaci battute di

amici

dopo una bevuta.

 

°°°

 

         Vedi, Amore,

                   gocce di rugiada

raccolte una ad una per

un brindisi in calici

                            impalpabili

ma sonori

         Ed ora?!

Un minuscolo grumo di

                            Fango

E la purezza

         è

          perduta.

 

°°°

Staccatesi dai rami

       foglie piccine

                   volteggianti

      scendono senza

                          fretta

        Coriandoli di

                        un dopo

        carnevale

                      senza maschere

                      senza musiche

      senza risate

                          con solo un lieve

      stordimento per le

                             ore passate

       a cercarmi.

 

°°°

 

Parole nella notte

o, diresti, notti

    in parole che ritornano

a farci eco

                   ciclicamente

in un tempo di valzer

 senza violini

           ma il sangue che pulsa

 un due tre

                     quattro

                     cinque

                      sei

                     mille e

                              non più mille

            E il sole

                   È in ritardo.

                                                   °°°

 

Dovremmo capire al

                        primo sguardo

se la strada è in

   discesa o salita

ma fra alberi e arbusti

 s’è posata

    con il suo sudore freddo

la nebbia

           d’un autunno

metaforicamente

                       longevo.

 

°°°

 

     Se le mie parole

Assemblate in forma di

                              poesia

non dicono più niente a

                                   te

e tantomeno sfiorano

                    il tuo cuore

beh, allora è proprio

                   finita.

 

°°°

 

    Che ne può sapere del

                            risveglio

chi non è vissuto

                       nella terra

     dove s’incontra

                              Primavera

in cui ogni attimo

              è un procedere

                   sicuro

                   certo

       verso il Sole

 

°°°

 

Ci stavamo chiedendo

         dove fosse finito

                  il Sole

   quando

                  lucente

   sorse la luna

                piena.

 

°°°

 

 In piedi

    appoggiàti al parapetto

(tubolari di metallo grigio sporco)

         Guardiamo il non-sense

 scorrere veloce sotto di noi

      in forma di

  scatole semoventi

  in ronzii meccanici.

 

°°°

 

   Una sera

   non lasciandoci guidare

dalle stelle ci

inoltreremo nel canneto

con una pigra barca

per incontrare la

             Luna

 sull’acqua immota

sfidando l’ira gelosa

   di zanzare agguerrite,

sciabordio intervallato

quasi un sospiro e

l’odore di repellente.

 

°°°

 

Oggi nessuno ha

     comperato nulla,

forse perché nulla

abbiamo esposto che

potesse essere

                   comperato.

 

°°°

   Le notizie sono così disastrose

che nessuno ci crede, e il panico scema.

 

°°°

 

Neanche il primo amore è

 il primo

Confessa

Senza arrossire

tutti gli amori inconfessati

e poi arriva Lei con

il primo bacio che

       forse

non è nemmeno

           neanche questo, povero cuore,

il primo.

     Vivo rimane

e bruciante il

  ricordo

del penultimo.

 

°°°

 

  Ed ora che

              Finalmente

sono nell’isola

        tutta mia

in un sogno sognato

   di libertà

e pensieri soffici

 e vaghi come nuvole

           mi accorgo di

essere prigioniero

          di me stesso

e mille voci

  nello sciabordio d’onde

m’invitano

                     pacate

al Carnevale quotidiano.

 

°°°

 

Certo che ne è passato

      del tempo dall’ultima

volta che

Quasi non mi riconoscevo

    nelle tue

                  parole.

 

°°°

 

Fluttuare, vagare, lasciarsi andare

Nell’acqua del mare

Nella nebbia di boschi in collina

in suoni che sono la musica

del mondo

perdersi in voci

che compongono la ballata

della vita

e pensieri che si formano

più labili e vaghi del fumo

di sigarette di palha

  Forse dovremmo cantare

  per svelare il ritmo

  del nostro cuore.

 

°°°

 

 Stoltamente

 ancora

 una volta di troppo

snoccioliamo

              parole

in frasi che

   trucioli di vecchia legna

alimentano il

            fuoco

dell’incomprensione.

 

°°°

 

        Un’alba senza sole

filtra la sua luce lattea

        fra le imposte a gelosía

uccelli radio e metrò

mischiano le loro voci

così che le note della

                canzone sognata

svaniscono e

                       una tristezza leggera

nal vago brivido del supposto freddo

di quest’alba

ci sfiora con il corpo

l’anima

e l’assenza di ieri

appare nitida

       nella sua concretezza

rugiadosa.

 

°°°

 

Il domani non è nostro.

 

 

SP, genn. 2007.

Giancarlo  Varagbolo

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