Giancarlo
Varagnolo
POESIA in GENNAIO.

”O amor é uma dor feliz.”
(F. Bonassi)
Domani,
pensiamo,
tutto cambierà.
Oh, certo
Può
tornare il sereno,
potremmo fare nuovi
incontri,
si pottebbe ...
potrebbe ...
Domani
È già
Ieri.
°°°
Le ultime ore
hanno scompigliato la
nostra vita came
capelli al vento che
non sa di mare
Le pareti bianche d’una
stanza
con il letto troppo
troppo
troppo grande
per l’assenza
della metà del
cielo.
°°°
Troppe
parole hanno
intessuto
una speranza inconsistente
ed è del tutto
banalmente e
volgarmente
simile a
conati di vomito
per le troppe
troppe
diomio!
leccornie
gioiosamente ingerite
ieri e ieri
e ieri
con lei.
°°°
Di tutto questo
resterà il ricordo
sbiadito fino a scomparire
fra altri passati e
sovrapposizione di nuovi
e
le salaci battute di
amici
dopo una bevuta.
°°°
Vedi, Amore,
gocce di rugiada
raccolte una
ad una per
un brindisi
in calici
impalpabili
ma sonori
Ed ora?!
Un minuscolo
grumo di
Fango
E la purezza
è
perduta.
°°°
Staccatesi dai rami
foglie
piccine
volteggianti
scendono
senza
fretta
Coriandoli
di
un dopo
carnevale
senza maschere
senza musiche
senza risate
con solo un lieve
stordimento
per le
ore passate
a cercarmi.
°°°
Parole nella notte
o, diresti, notti
in parole che
ritornano
a farci eco
ciclicamente
in un tempo di valzer
senza violini
ma il sangue che pulsa
un due tre
quattro
cinque
sei
mille e
non più mille
E il
sole
È in ritardo.
°°°
Dovremmo capire al
primo sguardo
se la strada è in
discesa o salita
ma fra alberi e arbusti
s’è posata
con il suo sudore freddo
la nebbia
d’un autunno
metaforicamente
longevo.
°°°
Se le mie parole
Assemblate in forma di
poesia
non dicono più niente a
te
e tantomeno sfiorano
il tuo cuore
beh, allora è proprio
finita.
°°°
Che ne può
sapere del
risveglio
chi non è vissuto
nella terra
dove
s’incontra
Primavera
in cui ogni attimo
è un
procedere
sicuro
certo
verso il
Sole
°°°
Ci stavamo chiedendo
dove fosse
finito
il Sole
quando
lucente
sorse la luna
piena.
°°°
In piedi
appoggiàti al
parapetto
(tubolari di metallo grigio sporco)
Guardiamo
il non-sense
scorrere veloce
sotto di noi
in forma di
scatole semoventi
in ronzii
meccanici.
°°°
Una sera
non lasciandoci
guidare
dalle stelle ci
inoltreremo nel canneto
con una pigra barca
per incontrare la
Luna
sull’acqua immota
sfidando l’ira gelosa
di zanzare agguerrite,
sciabordio intervallato
quasi un sospiro e
l’odore di repellente.
°°°
Oggi nessuno ha
comperato
nulla,
forse perché nulla
abbiamo esposto che
potesse essere
comperato.
°°°
Le notizie sono
così disastrose
che nessuno ci crede, e il panico scema.
°°°
Neanche il primo amore è
il primo
Confessa
Senza arrossire
tutti gli amori inconfessati
e poi arriva Lei con
il primo bacio che
forse
non è nemmeno
neanche
questo, povero cuore,
il primo.
Vivo rimane
e bruciante il
ricordo
del penultimo.
°°°
Ed ora che
Finalmente
sono nell’isola
tutta mia
in un sogno sognato
di libertà
e pensieri soffici
e vaghi come
nuvole
mi
accorgo di
essere prigioniero
di me
stesso
e mille voci
nello sciabordio
d’onde
m’invitano
pacate
al Carnevale quotidiano.
°°°
Certo che ne è passato
del tempo
dall’ultima
volta che
Quasi non mi riconoscevo
nelle tue
parole.
°°°
Fluttuare, vagare, lasciarsi andare
Nell’acqua del mare
Nella nebbia di boschi in collina
in suoni che sono la musica
del mondo
perdersi in voci
che compongono la ballata
della vita
e pensieri che si formano
più labili e vaghi del fumo
di sigarette di palha
Forse dovremmo
cantare
per svelare il
ritmo
del nostro cuore.
°°°
Stoltamente
ancora
una volta di
troppo
snoccioliamo
parole
in frasi che
trucioli di
vecchia legna
alimentano il
fuoco
dell’incomprensione.
°°°
Un’alba
senza sole
filtra la sua luce lattea
fra le
imposte a gelosía
uccelli radio e metrò
mischiano le loro voci
così che le note della
canzone sognata
svaniscono e
una tristezza leggera
nal vago brivido del supposto freddo
di quest’alba
ci sfiora con il corpo
l’anima
e l’assenza di ieri
appare nitida
nella sua
concretezza
rugiadosa.
°°°
Il domani non è nostro.
SP, genn. 2007.
Giancarlo Varagbolo
Nessun commento:
Posta un commento