venerdì 14 ottobre 2016
giovedì 13 ottobre 2016
Aspettando Godot - stenditrama
{voci: G maschile, E femminile}
G (mostra ostentatamente di stare aspettando: cammina su & giù, guarda l'orologio, fa finta di fumare la pipa, si aggiusta il cappello, ...): Ma quando arriva ma quando arriva, ma quando arriva.
E (arrivando frettolosa, con valigia vuota in mano): Eccomi qua, ciao, scusa il ritardo, ma (prende fiato e si accorge che G continua a guardare l'orologio). Ma dai, cinque minuti di ritardo ...! Guarda: neanche il tempo di mandarti un messaggino. Eccomi qua!(radiosa)
G: Sì ciao va bene, (battendo col dito sull'orologio da tasca) però lui, lui, non arriva.
E (perplessa, poi capisce): Ma dai! Cosa ti metti a fare: Estragone, Vladimiro e Lucky e Pozzo tutt'insieme? E poi, scusa eh, lasciatelo dire, anche se sono in ritardo, ma non ti sembra un poco pochino banale iniziare così (veloce accenno alla pantomima di attesa di G), gigionesco assai, se non guittesco.
G: Yeah! Ma stiamo o non stiamo, to be or not to be, aspettando Go-do-t!?
E: Sì, certo; il pubblico però lo sa, sapete leggere , non è vero? E siete venuti qui per questo (...)
G: Per aspettare Godot!
E: Sì, sì; ma noi, noi: io e te (...)
G: Ti! Tea (accenna a un tip-tap).
E: Come ti? Io e te; io e tu, o meglio, tu ed io ... Ti?
G (affettando la pronuncia British, e poi ballando & cantando): Tea; tea. Tea for two, two for tea ...
E: Oddio! Mi sa proprio che non dovevo arrivare in ritardo! (viene trascinata in alcuni passi di danza) Ma dai! Che figura ci facciamo ... Non è che dobbiamo presentare la Febbre del sabato sera o Dirty Dance!
G (continuando a ballare intorno/dietro a E): Questo è un classico, mia cara, un classico.
E: Sì, però, dai, siamo seri, e un po' meno assurdi.
G (bloccandosi e additandola con il braccio teso, profetico-esaltato): Tu l'hai detto! Assurdo; assurdo. (due passi di tip-tap e stop in stile)
E: Fermo lí, così. Assurdo, ho yes it is, è esattamente il lemma, la poralo usata per definire il tipo di teatro, di rappresentazione quale, appunto, Aspettando Godot. Il teatro dell'assurdo; e siamo negli anni '50, del secolo scorso.
G: E io c'ero ... Assurdo.
E: Ma va'! Avrai avuto un anno.
G: "(con ira improvvisa) Ma la volete finire con le vostre storie di tempo? È grottesco! Quando! Quando!" ("cammina avanti e indietro agitatissimo)
E: "E adesso?" Se continui così, "io me ne vado".
G: "Non si può."
E: "Perché?"
G: "Aspettiamo Godot."
E: "Già, è vero. (G ricomincia l'andirivieni) Non puoi stare un po' fermo?"
G: "È questione di temperamento."
E: "Di carattere.
G: "Non possiamo farci niente."
E: "Hai voglia di dimenarti."
G: "Restiamo quelli che siamo."
E: "In fondo non cambia."
G: "Non ce niente da fare."
E: "È quel che vedremo. Vediamo un po'.(concentrandosi)"
G (esplicativo): Ecco, vi abbiamo appena dato un esempio di dialogo e di azione di questa piece teatrale. I due protagonisti, Estragone e Vladimiro aspettano questo signor Godot; "Ha la barba il signor Godot? Bionda o ... (esitando) ... o nera?"
E: "(esitando) Mi pare che sia bianca, signore."
G: Il dramma è in due giorni, in due atti sempre nello stesso posto: una "strada di campagna, con un albero" davanti al quale è stato loro detto di aspettare.
E: Godot, ovviamente. Nel primo atto l'albero è senza foglie: "Che albero è?"
G: "Un salice, dire"
E: "E le foglie dove sono?"
G: "Dev'essere morto."
E: "Finito di piangere."
G: Et voilà un esempio di comicità beckettiana: salice ... piangente ... foglie ...
E: Un comico "per se stesso ridicolo poiché non riesce a creare i rapporti della comicità che implicherebbe la (...)"
G: Metti giù la valia, va'. Ce li ha tutti lì i libri di critica che ha letto su questo testo teatrale, ma così facendo complichiamo, ingarbugliamo, arzigigoliamo, sovvertiamo, ("si toglie il cappello, ci guarda dentro, ci fa scorrere la mano, lo scuote, ci picchia sopra, ci soffia dentro e lo rimette in testa") "La cosa comincia a preoccuparmi."
E: "Cosa?"
G: "Be' ... (cerca) Non sarebbe proprio indispensabile scendere ai particolari."
E: Va bene; cerchiamo di vedere senza spiegare, questo assurdo in scena. Il luogo l'abbiamo visto: "strada di campagna, con albero" nel 1° atto senza foglie, nel 2° con foglie, un pochino. I personaggi sono 5: i due principali, che già avete intravisto nelle battute di poco fa, i cui nomi, nel copione, sono Estragone e Vladimiro; (disegno) li abbiamo messi assieme, come l'altra coppia: Lucky e Pozzo. Lucky è quello con la corda al collo e capelli lunghi; Estragone è questo qui a piedi scalzi. Tutti con bombetta in testa. Il mio carissimo compromario non è riuscita a trovarne una, così ha messo un cappello normale; io ho portato la valigia, giusto per aver un oggetto di scena; qui vedete che Lucky porta anche un seggiolino pieghevole, un paniere, un cappotto; Pozzo una frusta. Il quinto personaggio è un ragazzetto che appare sempre, nei due atti, con aria spaventata, per portare il messaggio di Godot ...
G: "(d'un fiato) Il signor Godot mi ha detto di dirvi che non verrà questa sera ma di sicuro domani."
E: "Tutto qui?"
G: "Sissignore.
E: "Lavori per il signor Godot, tu?"
G: "Sissignore."
E: "E che cosa fai?"
G: "Gli guardo le capre, signore."
E: "È buono con te?"
G: "Sissignore."
E: "Non ti picchia?
G: "Nossignore, me non mi picchia."
E: "E che è che picchia?"
G: "Picchia mio fratello, signore."
E: E dopo un'altra dozzina di domande simili, Vladimiro congeda il ragazzo il quale chiede: "Che devo dire al Signor Godot?"
G: "Digli ... (esitando) Digli che ci hai visti. (pausa) Sei sicuro di averci visti, no?" (voce infantile) "Sissignore."
E: "Indietreggia, esita, si volta ed esce di corsa. In un attimo si fa notte. La luna si alza sul fondo, sale alta nel cielo, inonda la scena d'un chiarore argentato." (si mettte a guardare la luna come già sta facendo G)
G: "Che cosa fai?"
E: "Quel che fai tu, guardo quel faccione."
G: "Non ci resta più niente da fare, qui."
E: "Né qui né altrove."
G: "Ormai non ne vale più la pena. (silenzio)"
E: "È vero, ormai non vale più la pena. ( " )"
G: "Allora andiamo?"
E: "Andiamo." (pausa- immobilità)
G: E "non si muovono", "ils ne bougent pas", e cala il sipario del primo atto.
E: Che avviene nel primo atto? Alcune cose, un po', diaciamo, come osservare un quadro astratto: c'è qualcosa dipinto, ti dà una certa sensazione, ti fa meditare, forse, ma come lo spieghi, come lo racconti, lo vizualizzi poi? Una rapresentazione figurativa, una natura morta ... bene o male la si può descrivere, ma ...
G: Ma dai, che qualcosa accade: vedi quel povero Luc_y che perfino balla e Vladimiro canta, Pozzo geme e (risata di E), beh, che c'è da ridere?
E: (imitando il tono cattedrattico di G) Vladimiro canta ... e Luc_y balla, balla! Fai vedere come balla (risata). "La morte del lampionaio." (risatina)
G: Cosa ridi! È danza moderna classica simbolista ... Che ne sai ... (balla) "La danza della rete. Essere prigioniero di una rete." (ripete)
E: "Tutto qui?" Sì. Lucky è il "facchino", il servitore di Pozzo, è uno knouk ; tenuto con una corda legata al collo.
G: "Che cos'è uno knouk? Voi non siete di qui. Siete almeno di questo mondo? Una volta, c'erano i buffoni; adesso si tengono degli knouk. Chi se lo può permettere." Ovviamente.
"Lo sto conducendo al mercato di San Salvatore dove faccio conto di ricavarne qualcosa."
E : "Lei vorrebbe sbarazzarsene?" (ripetuto 6 volte, mentre G: 1- si mette gli occhiali, 2- si siede, 3- si vaporizza in gola, 4- si toglie e mette il cappello, 5- carica una pipa, 6- guarda l'ora da un orologio da tasca).
G: "Già." (pausa, E guarda G, si guardano, E fissa G accasciato)
E: E qui finisce il primo atto! Il, secondo, a-a-a...
G (sussultando, poi tono concitato ma discorsivo): Come? Ma come già al secondo?! C'è ancor un bel po' di roba dal far notare, da sottolineare, da presentare, da far sapere. La differenza fra le due coppie: Estragone e Vladimiro da una parte, che hanno ruoli paritetici differenziati psicologicamente, e il duo Pozzo-Lucky dove c'è sottomissione, violenza, ... E poi, e poi tutte le battute spiritose, e la mimica, la gestualità ("si toglie il cappello, ci guarda dentro, ci passa la mano, lo scuote, ci picchia sopra, ci soffia dentro e lo rimette in testa", ri-inizia).
E: Questa pantomima Vladimiro la fa anche alla fine del secondo atto ...
G: Ah sì, "Saremo salvati." (e ricomincia con il cappello)
E: Il secondo atto ini(...)
G: Ma vedi, però, come sei! "Saremo salvati." E tutto il dialogo finale ha senso (tace vedendo l'espressione dubbiosa di E), ha più, un pochino di più, è ... è pregnante, dovutamente, se facciamo notare come già nelle prime battute ..."Che facciamo adesso?/Aspettiamo./Sì, ma mentre aspettiamo./E se ci impiccassimo?" Impiccassimo!
E: "Oh! Ma voglio essere breve: si sta facendo tardi! E ditemelo voi, come si fa ad essere brevi e al tempo stesso chiari. Lasciatemi riflettere."
G: Bene, brava, o(t...)
E: Guarda che è una battuta di Pozzo. Non siamo qui, caro mio Didì-Gogò, per una conferenza sulla pièce teatrale, né tanto meno per ... Tanto valeva che la si recitava tutta, e buonanotte a Godot. Ciao, ci si vede; a domani! Go-do-ot ...!
G: Di' la verità, che non ti piace.
E: Ma no, non è questione di valutazione soggettiva, sta di fatto che manca completamente l'intreccio, l'intrigo: sono il linguaggio e le situazioni, gli atti, a costruire il personaggio e ad anatomizzarlo.(G comincia a cantare "impalando" E) L'assurdo è mostrato, non raccontato, per cui ..
G: "Un chien vint dans ... (si accorge di aver cominciato troppo basso, tossice, riprende più alto) Un chien vint dans l'office Et prit une andouillette. Alors à coup de luoce Le chef le mit miettes. Les autres chiens ce voyant Vite vite l'ensevelivrent ..."
E: Inizia così il secondo atto.
G: E finisce come il primo, ma ma ma con lo scambio di chi pone le domanda e chi dà la risposta: "Allora andiamo?"
E: "Andiamo." "Alors, on y va?"
G: "Allons-y. (Non si muovono.)"
[tela - buio]
Clugia minor, 4 ottobre 2016.
G (mostra ostentatamente di stare aspettando: cammina su & giù, guarda l'orologio, fa finta di fumare la pipa, si aggiusta il cappello, ...): Ma quando arriva ma quando arriva, ma quando arriva.
E (arrivando frettolosa, con valigia vuota in mano): Eccomi qua, ciao, scusa il ritardo, ma (prende fiato e si accorge che G continua a guardare l'orologio). Ma dai, cinque minuti di ritardo ...! Guarda: neanche il tempo di mandarti un messaggino. Eccomi qua!(radiosa)
G: Sì ciao va bene, (battendo col dito sull'orologio da tasca) però lui, lui, non arriva.
E (perplessa, poi capisce): Ma dai! Cosa ti metti a fare: Estragone, Vladimiro e Lucky e Pozzo tutt'insieme? E poi, scusa eh, lasciatelo dire, anche se sono in ritardo, ma non ti sembra un poco pochino banale iniziare così (veloce accenno alla pantomima di attesa di G), gigionesco assai, se non guittesco.
G: Yeah! Ma stiamo o non stiamo, to be or not to be, aspettando Go-do-t!?
E: Sì, certo; il pubblico però lo sa, sapete leggere , non è vero? E siete venuti qui per questo (...)
G: Per aspettare Godot!
E: Sì, sì; ma noi, noi: io e te (...)
G: Ti! Tea (accenna a un tip-tap).
E: Come ti? Io e te; io e tu, o meglio, tu ed io ... Ti?
G (affettando la pronuncia British, e poi ballando & cantando): Tea; tea. Tea for two, two for tea ...
E: Oddio! Mi sa proprio che non dovevo arrivare in ritardo! (viene trascinata in alcuni passi di danza) Ma dai! Che figura ci facciamo ... Non è che dobbiamo presentare la Febbre del sabato sera o Dirty Dance!
G (continuando a ballare intorno/dietro a E): Questo è un classico, mia cara, un classico.
E: Sì, però, dai, siamo seri, e un po' meno assurdi.
G (bloccandosi e additandola con il braccio teso, profetico-esaltato): Tu l'hai detto! Assurdo; assurdo. (due passi di tip-tap e stop in stile)
E: Fermo lí, così. Assurdo, ho yes it is, è esattamente il lemma, la poralo usata per definire il tipo di teatro, di rappresentazione quale, appunto, Aspettando Godot. Il teatro dell'assurdo; e siamo negli anni '50, del secolo scorso.
G: E io c'ero ... Assurdo.
E: Ma va'! Avrai avuto un anno.
G: "(con ira improvvisa) Ma la volete finire con le vostre storie di tempo? È grottesco! Quando! Quando!" ("cammina avanti e indietro agitatissimo)
E: "E adesso?" Se continui così, "io me ne vado".
G: "Non si può."
E: "Perché?"
G: "Aspettiamo Godot."
E: "Già, è vero. (G ricomincia l'andirivieni) Non puoi stare un po' fermo?"
G: "È questione di temperamento."
E: "Di carattere.
G: "Non possiamo farci niente."
E: "Hai voglia di dimenarti."
G: "Restiamo quelli che siamo."
E: "In fondo non cambia."
G: "Non ce niente da fare."
E: "È quel che vedremo. Vediamo un po'.(concentrandosi)"
G (esplicativo): Ecco, vi abbiamo appena dato un esempio di dialogo e di azione di questa piece teatrale. I due protagonisti, Estragone e Vladimiro aspettano questo signor Godot; "Ha la barba il signor Godot? Bionda o ... (esitando) ... o nera?"
E: "(esitando) Mi pare che sia bianca, signore."
G: Il dramma è in due giorni, in due atti sempre nello stesso posto: una "strada di campagna, con un albero" davanti al quale è stato loro detto di aspettare.
E: Godot, ovviamente. Nel primo atto l'albero è senza foglie: "Che albero è?"
G: "Un salice, dire"
E: "E le foglie dove sono?"
G: "Dev'essere morto."
E: "Finito di piangere."
G: Et voilà un esempio di comicità beckettiana: salice ... piangente ... foglie ...
E: Un comico "per se stesso ridicolo poiché non riesce a creare i rapporti della comicità che implicherebbe la (...)"
G: Metti giù la valia, va'. Ce li ha tutti lì i libri di critica che ha letto su questo testo teatrale, ma così facendo complichiamo, ingarbugliamo, arzigigoliamo, sovvertiamo, ("si toglie il cappello, ci guarda dentro, ci fa scorrere la mano, lo scuote, ci picchia sopra, ci soffia dentro e lo rimette in testa") "La cosa comincia a preoccuparmi."
E: "Cosa?"
G: "Be' ... (cerca) Non sarebbe proprio indispensabile scendere ai particolari."
E: Va bene; cerchiamo di vedere senza spiegare, questo assurdo in scena. Il luogo l'abbiamo visto: "strada di campagna, con albero" nel 1° atto senza foglie, nel 2° con foglie, un pochino. I personaggi sono 5: i due principali, che già avete intravisto nelle battute di poco fa, i cui nomi, nel copione, sono Estragone e Vladimiro; (disegno) li abbiamo messi assieme, come l'altra coppia: Lucky e Pozzo. Lucky è quello con la corda al collo e capelli lunghi; Estragone è questo qui a piedi scalzi. Tutti con bombetta in testa. Il mio carissimo compromario non è riuscita a trovarne una, così ha messo un cappello normale; io ho portato la valigia, giusto per aver un oggetto di scena; qui vedete che Lucky porta anche un seggiolino pieghevole, un paniere, un cappotto; Pozzo una frusta. Il quinto personaggio è un ragazzetto che appare sempre, nei due atti, con aria spaventata, per portare il messaggio di Godot ...
G: "(d'un fiato) Il signor Godot mi ha detto di dirvi che non verrà questa sera ma di sicuro domani."
E: "Tutto qui?"
G: "Sissignore.
E: "Lavori per il signor Godot, tu?"
G: "Sissignore."
E: "E che cosa fai?"
G: "Gli guardo le capre, signore."
E: "È buono con te?"
G: "Sissignore."
E: "Non ti picchia?
G: "Nossignore, me non mi picchia."
E: "E che è che picchia?"
G: "Picchia mio fratello, signore."
E: E dopo un'altra dozzina di domande simili, Vladimiro congeda il ragazzo il quale chiede: "Che devo dire al Signor Godot?"
G: "Digli ... (esitando) Digli che ci hai visti. (pausa) Sei sicuro di averci visti, no?" (voce infantile) "Sissignore."
E: "Indietreggia, esita, si volta ed esce di corsa. In un attimo si fa notte. La luna si alza sul fondo, sale alta nel cielo, inonda la scena d'un chiarore argentato." (si mettte a guardare la luna come già sta facendo G)
G: "Che cosa fai?"
E: "Quel che fai tu, guardo quel faccione."
G: "Non ci resta più niente da fare, qui."
E: "Né qui né altrove."
G: "Ormai non ne vale più la pena. (silenzio)"
E: "È vero, ormai non vale più la pena. ( " )"
G: "Allora andiamo?"
E: "Andiamo." (pausa- immobilità)
G: E "non si muovono", "ils ne bougent pas", e cala il sipario del primo atto.
E: Che avviene nel primo atto? Alcune cose, un po', diaciamo, come osservare un quadro astratto: c'è qualcosa dipinto, ti dà una certa sensazione, ti fa meditare, forse, ma come lo spieghi, come lo racconti, lo vizualizzi poi? Una rapresentazione figurativa, una natura morta ... bene o male la si può descrivere, ma ...
G: Ma dai, che qualcosa accade: vedi quel povero Luc_y che perfino balla e Vladimiro canta, Pozzo geme e (risata di E), beh, che c'è da ridere?
E: (imitando il tono cattedrattico di G) Vladimiro canta ... e Luc_y balla, balla! Fai vedere come balla (risata). "La morte del lampionaio." (risatina)
G: Cosa ridi! È danza moderna classica simbolista ... Che ne sai ... (balla) "La danza della rete. Essere prigioniero di una rete." (ripete)
E: "Tutto qui?" Sì. Lucky è il "facchino", il servitore di Pozzo, è uno knouk ; tenuto con una corda legata al collo.
G: "Che cos'è uno knouk? Voi non siete di qui. Siete almeno di questo mondo? Una volta, c'erano i buffoni; adesso si tengono degli knouk. Chi se lo può permettere." Ovviamente.
"Lo sto conducendo al mercato di San Salvatore dove faccio conto di ricavarne qualcosa."
E : "Lei vorrebbe sbarazzarsene?" (ripetuto 6 volte, mentre G: 1- si mette gli occhiali, 2- si siede, 3- si vaporizza in gola, 4- si toglie e mette il cappello, 5- carica una pipa, 6- guarda l'ora da un orologio da tasca).
G: "Già." (pausa, E guarda G, si guardano, E fissa G accasciato)
E: E qui finisce il primo atto! Il, secondo, a-a-a...
G (sussultando, poi tono concitato ma discorsivo): Come? Ma come già al secondo?! C'è ancor un bel po' di roba dal far notare, da sottolineare, da presentare, da far sapere. La differenza fra le due coppie: Estragone e Vladimiro da una parte, che hanno ruoli paritetici differenziati psicologicamente, e il duo Pozzo-Lucky dove c'è sottomissione, violenza, ... E poi, e poi tutte le battute spiritose, e la mimica, la gestualità ("si toglie il cappello, ci guarda dentro, ci passa la mano, lo scuote, ci picchia sopra, ci soffia dentro e lo rimette in testa", ri-inizia).
E: Questa pantomima Vladimiro la fa anche alla fine del secondo atto ...
G: Ah sì, "Saremo salvati." (e ricomincia con il cappello)
E: Il secondo atto ini(...)
G: Ma vedi, però, come sei! "Saremo salvati." E tutto il dialogo finale ha senso (tace vedendo l'espressione dubbiosa di E), ha più, un pochino di più, è ... è pregnante, dovutamente, se facciamo notare come già nelle prime battute ..."Che facciamo adesso?/Aspettiamo./Sì, ma mentre aspettiamo./E se ci impiccassimo?" Impiccassimo!
E: "Oh! Ma voglio essere breve: si sta facendo tardi! E ditemelo voi, come si fa ad essere brevi e al tempo stesso chiari. Lasciatemi riflettere."
G: Bene, brava, o(t...)
E: Guarda che è una battuta di Pozzo. Non siamo qui, caro mio Didì-Gogò, per una conferenza sulla pièce teatrale, né tanto meno per ... Tanto valeva che la si recitava tutta, e buonanotte a Godot. Ciao, ci si vede; a domani! Go-do-ot ...!
G: Di' la verità, che non ti piace.
E: Ma no, non è questione di valutazione soggettiva, sta di fatto che manca completamente l'intreccio, l'intrigo: sono il linguaggio e le situazioni, gli atti, a costruire il personaggio e ad anatomizzarlo.(G comincia a cantare "impalando" E) L'assurdo è mostrato, non raccontato, per cui ..
G: "Un chien vint dans ... (si accorge di aver cominciato troppo basso, tossice, riprende più alto) Un chien vint dans l'office Et prit une andouillette. Alors à coup de luoce Le chef le mit miettes. Les autres chiens ce voyant Vite vite l'ensevelivrent ..."
E: Inizia così il secondo atto.
G: E finisce come il primo, ma ma ma con lo scambio di chi pone le domanda e chi dà la risposta: "Allora andiamo?"
E: "Andiamo." "Alors, on y va?"
G: "Allons-y. (Non si muovono.)"
[tela - buio]
Clugia minor, 4 ottobre 2016.
lunedì 10 ottobre 2016
De vulpe et uva
Giancarlo Varganolo
De vulpe et uva, schola
azione scenica
Fame coacta vulpes alta in vinea
uvam adpetebat, summis saliesns viribus
quam tangere ut no potuit, discenfes ait:
“Nondum matura est; nolo acerbam sumere”.
Qui, facere quae non possunt, verbis elevant,
adscribere hoc debebunt exemplum sibi.
[Fedro, IV, 3]
MAGISTER: Ave atque vale! “Ecco allora le favolette di Esopo e Fedro, che continuano senza inerruzione le fiabe delle buone nutrici, anilis fabulae. I discipuli, i pueri, imparino bene ad esporle, in lingua pura, senza voli di fantasia, e poi a stenderle con gale semplicità; in un primo momento le mettanoin prosa, poi le ricompongano con altte parole e, infine, osino la parafrasi, che permette sia di accorciare che di arricchire, salvo sempre il senso voluto dal poeta.” [Quintiliano, Oratoriae Institutiones.] Insegnamo così i rudimenta della lettura e della scrittura, e l'abbiccì della rettorica. Nonché il latinon affinche comprendiate con la mente, oltre che con il cuore, quel che vien detto nelle cerimonie della Santissima Madre Chiesa. De vulpe et uva: uva è ...? (gesto di prendere acini da un grappolo d'uva in mano – grida dei discenti: “Uva!”) Qualcuno ha detto ova? Chi è il grullo?! Dixit: uva e vulpe ... Vulpe. Dunque ... volpe, con la “o”, vOlpe, non vi dice nulla? (voce isolata: “Un homo furbo!”, poi più “sì, sì!”) Non è un uomo, ma un animale, che fin dall'antichità s'è ritenuto furbo, sagace, ingannatore talvolta. Etiam per cui si dice furbo come una volpe, e coraggioso, coraggioso come un ...? (“Toro; leone; drago; ...” vocianti) Heus, pax! Vediamo chi è il primo ad assaggiare la verga sulla testa balzana! Toro, può essere, come del resto il cinghiale che attacca i caccitori quando non ha scampo; il drago, poi, nessuno ne ha mai visti (parlottio); lo so che ci sono racconti, storie ..., ma sono leggende, mostri inventati da poeti. Invece il leone è vivo e possente, forte e senza paura. E rendiamo grazia a Dio che qui leoni non ce ne sono, e neanche volpi, se è per questo, ma nelle campagne ce ne sono assai; di volpi, non di leoni! Quelli sono in Africa, laggiù in fondo a mezzogiorno, oltre il mare. Le volpe sono come ... un piccolo cane, quasi un gatto, ma della famiglia dei cani, ovvero ... Beh, hanno il pelo rosso, ma pancia bianca; ... Optime, l'opologo di oggi narra d'una volpe che ... “costretta dalla fame, alto balzava in una vigna”. Ripetere: fame / coacta / vulpes / alta / in vinea. (non salta, ma mima il saltare) Ora tutto insieme: fame-coata-vulpes-alta-in-vinea. Optime! Uvam / adpetebat, / summis / saliens / viribus. (una seconda volta staccato, poi tutto unito, mentre M mima la volpe) Ma guarda un po' che non riesco a ghermirla! Un alto salto ... Uff! Calmi! Quiescte! (i pargoli stavano imitando M) Ripetere: Fame-coacta-vulpe / alta-in-vinea-uvam adpetebat, / summis-salien-viribus. Di nuovo (...).
Ed ora: quam / tangere / ut / non / potuit, / discedens / ait. (mima quel che dicono all'unisono, più volte, poi :) Che fa la volpe? (gridio: “Va, se ne va, va via!”) Optime! Se ne va: vedendo che non può prendere l'uva, non ci riesce proprio a raggiungerla tangere con i suoi salti perché è troppo in alto, andandosene discedens dice: “Non è ancora matura, non mi va di coglierla acerba!” Capite? Con i suoi salti non ci arriva e allora quindi ... Nondum / matura / est; / nolo / acerbam / sumere. (ripetono) Dice il vero la volpe? (risposte schiamazzanti) Se ne va perché veramente l'uva e acerba, o perché ... essa ... non ...? (risposte, strepito) Satis, vale! "Chi non sa fare quel che non può, trova sempre delle scuse; questo esempio valga anche per voi!" Qui, / facere / quae / non / possunt, / verbis / elevant, / adscribere / hoc / debebunt / exemplum / sibi. Repetita: qui, / facere / (...) Tota: qui-facere-quae-... Optime! Sono sei versi, nunc et simpliciter li ripeteremo uno ad uno; (gli allievi ripetono quel che declama M) Fame coacta vulpes alta in vinea (discenti: fame coacta ...). Uvam adpetebat, ....Pulchre! Optime! Ora dividetevi in tre gruppi: destra, centro, sinistra. Due ragazzi qui: voi fate la vigna, bene le braccia distese e le dita delle mani verso il basso per simboleggiare i grappoli d'uva; una bambina che fa la volpe! Bene; ora voi "vigneti" fermi, e tu volpe segui la declamazione: cerchi di prendere l'uva, che è questa (tocca le 4 mani), non con le mani! Sei una volpe! Con la bocca, effe mia!
Destra: 1° verso e 4°, centro: 2° verso e 5°, sinistra: 3° e 6°. Fame coacta ... uvam ... quam ... Optime atque pulcherrimus!
Rursus! Ultima volta, tutti insieme, e poi ... a casa. Fame coacta vulpes ... Ite, sic vales, bona!
Clugia minor, 9 ottobre 2016.
G V
De vulpe et uva, schola
azione scenica
Fame coacta vulpes alta in vinea
uvam adpetebat, summis saliesns viribus
quam tangere ut no potuit, discenfes ait:
“Nondum matura est; nolo acerbam sumere”.
Qui, facere quae non possunt, verbis elevant,
adscribere hoc debebunt exemplum sibi.
[Fedro, IV, 3]
MAGISTER: Ave atque vale! “Ecco allora le favolette di Esopo e Fedro, che continuano senza inerruzione le fiabe delle buone nutrici, anilis fabulae. I discipuli, i pueri, imparino bene ad esporle, in lingua pura, senza voli di fantasia, e poi a stenderle con gale semplicità; in un primo momento le mettanoin prosa, poi le ricompongano con altte parole e, infine, osino la parafrasi, che permette sia di accorciare che di arricchire, salvo sempre il senso voluto dal poeta.” [Quintiliano, Oratoriae Institutiones.] Insegnamo così i rudimenta della lettura e della scrittura, e l'abbiccì della rettorica. Nonché il latinon affinche comprendiate con la mente, oltre che con il cuore, quel che vien detto nelle cerimonie della Santissima Madre Chiesa. De vulpe et uva: uva è ...? (gesto di prendere acini da un grappolo d'uva in mano – grida dei discenti: “Uva!”) Qualcuno ha detto ova? Chi è il grullo?! Dixit: uva e vulpe ... Vulpe. Dunque ... volpe, con la “o”, vOlpe, non vi dice nulla? (voce isolata: “Un homo furbo!”, poi più “sì, sì!”) Non è un uomo, ma un animale, che fin dall'antichità s'è ritenuto furbo, sagace, ingannatore talvolta. Etiam per cui si dice furbo come una volpe, e coraggioso, coraggioso come un ...? (“Toro; leone; drago; ...” vocianti) Heus, pax! Vediamo chi è il primo ad assaggiare la verga sulla testa balzana! Toro, può essere, come del resto il cinghiale che attacca i caccitori quando non ha scampo; il drago, poi, nessuno ne ha mai visti (parlottio); lo so che ci sono racconti, storie ..., ma sono leggende, mostri inventati da poeti. Invece il leone è vivo e possente, forte e senza paura. E rendiamo grazia a Dio che qui leoni non ce ne sono, e neanche volpi, se è per questo, ma nelle campagne ce ne sono assai; di volpi, non di leoni! Quelli sono in Africa, laggiù in fondo a mezzogiorno, oltre il mare. Le volpe sono come ... un piccolo cane, quasi un gatto, ma della famiglia dei cani, ovvero ... Beh, hanno il pelo rosso, ma pancia bianca; ... Optime, l'opologo di oggi narra d'una volpe che ... “costretta dalla fame, alto balzava in una vigna”. Ripetere: fame / coacta / vulpes / alta / in vinea. (non salta, ma mima il saltare) Ora tutto insieme: fame-coata-vulpes-alta-in-vinea. Optime! Uvam / adpetebat, / summis / saliens / viribus. (una seconda volta staccato, poi tutto unito, mentre M mima la volpe) Ma guarda un po' che non riesco a ghermirla! Un alto salto ... Uff! Calmi! Quiescte! (i pargoli stavano imitando M) Ripetere: Fame-coacta-vulpe / alta-in-vinea-uvam adpetebat, / summis-salien-viribus. Di nuovo (...).
Ed ora: quam / tangere / ut / non / potuit, / discedens / ait. (mima quel che dicono all'unisono, più volte, poi :) Che fa la volpe? (gridio: “Va, se ne va, va via!”) Optime! Se ne va: vedendo che non può prendere l'uva, non ci riesce proprio a raggiungerla tangere con i suoi salti perché è troppo in alto, andandosene discedens dice: “Non è ancora matura, non mi va di coglierla acerba!” Capite? Con i suoi salti non ci arriva e allora quindi ... Nondum / matura / est; / nolo / acerbam / sumere. (ripetono) Dice il vero la volpe? (risposte schiamazzanti) Se ne va perché veramente l'uva e acerba, o perché ... essa ... non ...? (risposte, strepito) Satis, vale! "Chi non sa fare quel che non può, trova sempre delle scuse; questo esempio valga anche per voi!" Qui, / facere / quae / non / possunt, / verbis / elevant, / adscribere / hoc / debebunt / exemplum / sibi. Repetita: qui, / facere / (...) Tota: qui-facere-quae-... Optime! Sono sei versi, nunc et simpliciter li ripeteremo uno ad uno; (gli allievi ripetono quel che declama M) Fame coacta vulpes alta in vinea (discenti: fame coacta ...). Uvam adpetebat, ....Pulchre! Optime! Ora dividetevi in tre gruppi: destra, centro, sinistra. Due ragazzi qui: voi fate la vigna, bene le braccia distese e le dita delle mani verso il basso per simboleggiare i grappoli d'uva; una bambina che fa la volpe! Bene; ora voi "vigneti" fermi, e tu volpe segui la declamazione: cerchi di prendere l'uva, che è questa (tocca le 4 mani), non con le mani! Sei una volpe! Con la bocca, effe mia!
Destra: 1° verso e 4°, centro: 2° verso e 5°, sinistra: 3° e 6°. Fame coacta ... uvam ... quam ... Optime atque pulcherrimus!
Rursus! Ultima volta, tutti insieme, e poi ... a casa. Fame coacta vulpes ... Ite, sic vales, bona!
Clugia minor, 9 ottobre 2016.
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